NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
Anno 20 - n. 10 - 07-03-2020
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, LA CAMPAGNA 'I VOLTI DELLA REPRESSIONE' IN IRAN ARRIVA AL PE
2. NEWS FLASH: CORONAVIRUS. NESSUNO TOCCHI CAINO, SERVE UNA MORATORIA DELL'ESECUZIONE PENALE
3. NEWS FLASH: EGITTO: GIUSTIZIATO IL NOTO MILITANTE ISLAMISTA HISHAM AL-ASHMAWY
4. NEWS FLASH: ALABAMA (USA): NATHANIEL WOODS GIUSTIZIATO
5. NEWS FLASH: YEMEN: TRIBUNALE HOUTHI CONDANNA A MORTE 35 DEPUTATI PRO-GOVERNO
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
IRAN. NESSUNO TOCCHI CAINO, LA CAMPAGNA 'I VOLTI DELLA REPRESSIONE' IN IRAN ARRIVA AL PE
L’associazione Nessuno tocchi Caino - Spes contra spem, che ha promosso una campagna per l’aggiornamento della lista europea dei membri del regime iraniano sottoposti a misure restrittive per violazione dei diritti umani denominata “I volti della repressione”, saluta l’interrogazione a risposta scritta che gli euro parlamentari Antonio Tajani e Massimiliano Salini, entrambi di Forza Italia, hanno rivolto al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza proprio su questo.
L’interrogazione parte dalla considerazione che “dall'elezione di Hassan Rouhani a Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran, nel giugno 2013, oltre 3800 prigionieri sono stati giustiziati. Nel solo 2019 hanno avuto luogo 285 esecuzioni, tra cui quelle di otto minorenni e diciassette donne.” Prosegue poi dando conto del fatto che “Negli scorsi mesi, durante le manifestazioni in piazza contro il regime, ci sono stati almeno 1500 morti e 4000 feriti, fra cui donne e bambini. Sono stati eseguiti oltre 12000 arresti: di questi iraniani, ad oggi, non se ne sa più nulla.”
I parlamentari Tajani e Salini fanno poi presente che “l'Unione europea ha già predisposto una lista di membri del regime iraniano sottoposti a misure restrittive per violazione dei diritti umani. Tale lista va aggiornata entro il 13 aprile, come da disposizione del Consiglio europeo 2019/562.”
Chiedo quindi: “Quali azioni intende intraprendere l'Alto Rappresentante nei confronti del regime iraniano che non è soluzione ma causa di continue crisi e principale elemento di instabilità in Medio Oriente? In che modo e con quali criteri l'Alto Rappresentante intende aggiornare la lista degli esponenti del regime iraniano sottoposti a sanzioni economiche e finanziarie per le loro gravi violazioni dei diritti umani? L'Alto Rappresentante intende vietare visti e permessi di ingresso in Europa agli autori di questi crimini?”
(Fonti: NTC, 05/03/2020)
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
CORONAVIRUS. NESSUNO TOCCHI CAINO, SERVE UNA MORATORIA DELL'ESECUZIONE PENALE
L'associazione "Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem" di fronte all'emergenza legata al coronavirus in carcere e alle misure restrittive con cui la si sta affrontando, chiede che il principio di prevenzione della "rarefazione sociale", come affermato dal Vice Ministro per la Salute Pierpaolo Sileri, volto a evitare ogni forma di aggregazione, trovi applicazione anche in carcere.
Per i dirigenti dell'associazione Sergio d'Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti, il carcere è in una situazione di gravissimo sovraffollamento con 61.230 detenuti per 47.231 posti effettivi disponibili.
"Questi dati connotano il carcere come un luogo di concentramento e segregazione sociale, di per sé fuori legge, dove ogni rischio, anche quello sanitario, è amplificato. Se si chiudono scuole o stadi per evitare che troppe persone stiano insieme, allora la principale misura da adottare anche in carcere deve essere quella di una moratoria immediata dell'esecuzione penale volta a ridurre drasticamente i numeri della popolazione carceraria con provvedimenti che potrebbero riguardare ad esempio i casi di detenzione per brevi pene o residui di pena da espiare. In Italia ci sono 8.682 detenuti che hanno un residuo pena da scontare inferiore ai 12 mesi e altri 8.146 che devono scontare pene tra 1 e due anni.
Per D'Elia, Bernardini e Zamparutti non è infatti chiudendo ai colloqui, alle attività esterne o alle misure alternative che si può fronteggiare il rischio di epidemia in carcere. Anzi, la sospensione di norme fondamentali dell’ordinamento penitenziario aggrava ulteriormente la situazione strutturale di illegalità nell’esecuzione della pena nel nostro Paese.
Moratoria dell’esecuzione penale e provvedimenti come amnistia ed indulto si confermano essere le uniche misure idonee a riportare le carceri e la giustizia nell’alveo dello Stato di Diritto, unica alternativa a tutte le emergenze. La crisi legata al corona virus conferma quanto la soluzione della costruzione di nuove carceri – anziché il sistematico ricorso alle misure alternative - sia assolutamente inadeguata ad affrontare i problemi legati al carcere e alla recidiva.
(Fonti: NtC, 04/03/2020)
EGITTO: GIUSTIZIATO IL NOTO MILITANTE ISLAMISTA HISHAM AL-ASHMAWY
Il noto militante islamista egiziano Hisham al-Ashmawy è stato giustiziato il 4 marzo 2020 dopo essere stato riconosciuto colpevole di diversi attacchi di alto profilo, ha detto il portavoce militare del Paese.
Ashmawy, un ex ufficiale delle forze speciali egiziane, ha guidato Ansar Bayt al-Maqdis, con base nel Sinai, il gruppo militante più attivo dell'Egitto, prima di giurare fedeltà allo Stato Islamico nel 2014.
Si trasferì quindi con un gruppo di seguaci nel Deserto Occidentale dell'Egitto, in seguito attraversò il confine con la Libia per unirsi all'Ansar al-Sharia, collegato ad al Qaeda, secondo i funzionari egiziani.
Era stato catturato nella città libica orientale di Derna alla fine del 2018 e trasferito in Egitto a maggio 2019.
Ashmawy era stato condannato in relazione a diverse accuse tra cui la pianificazione di un attacco del 2014 che uccise 22 militari e il tentativo di assassinio di un ex ministro degli interni nel 2013.
Tribunali militari e civili lo avevano condannato a morte prima e dopo la sua estradizione.
Il portavoce militare egiziano ha pubblicato su Twitter una foto di Ashmawy con una folta barba e vestito con una tuta arancione da prigione. "Questa mattina la condanna a morte è stata eseguita per il terrorista Hisham al-Ashmawy", ha scritto.
I media locali, tra cui il giornale di stato al-Ahram e fonti della sicurezza, avevano dichiarato la scorsa settimana che Ashmawy fosse stato giustiziato, anche se i siti informativi in seguito avevano tolto la notizia.
Lo scorso 2 marzo Ashmawy era stato condannato a morte insieme ad altri 36 imputati dal Tribunale penale del Cairo che li aveva riconosciuti colpevoli di terrorismo.
La decisione del tribunale è giunta dopo l’approvazione da parte del Grand Mufti delle loro condanne capitali.
(Fonti: Reuters, 04/03/2020)
ALABAMA (USA): NATHANIEL WOODS GIUSTIZIATO
Nathaniel Woods, 42 anni, nero, è stato giustiziato in Alabama il 5 marzo 2020. Woods era stato condannato a morte il 10 dicembre 2005 per il ruolo avuto nell’omicidio di tre poliziotti e nel ferimento di un quarto. Le vittime, il 17 giugno 2004, furono Carlos “Curly” Owen, 58 anni, Harley Chisholm III, 40 anni, e Charles Robert Bennett, 33 anni. Michael Collins rimase ferito. Gli agenti furono uccisi mentre, facendo irruzione in una crack-house, cercavano di eseguire un mandato di arresto su Woods per un reato minore. Oltre ai parenti di Woods, diversi attivisti erano intervenuti in sua difesa, insistendo soprattutto sul fatto che anche dagli atti processuali risultava che non fosse stato Woods a sparare agli agenti, ma il suo coimputato, Kerry M. Spencer, il quale tra l’altro, dal braccio della morte, in una intervista alla CNN poche ore prima dell’esecuzione ha confermato di essere stato lui a sparare. Martin Luther King III, Bart Starr Jr., Kim Kardashian, il rapper T. I. e gli avvocati di Woods avevano chiesto alla Governatrice Kay Ivey un provvedimento di clemenza, che la Ivey ha però negato. Gli analisti segnalano che Woods è stato “vittima” di due peculiarità della legge capitale dell’Alabama: la sua condanna a morte fu decisa da una giuria popolare con un voto non unanime, 10-2, e ai sensi di una legge che consente esplicitamente la massima punizione anche per chi non ha materialmente commesso un omicidio. La teoria dell’accusa in questo processo è che non si sia trattato di una irruzione imprudente in un locale con pregiudicati sotto effetto di crack, ma di un “agguato” organizzato da Woods. Del resto nella storia della polizia dell’Alabama mai tanti agenti sono stati colpiti in servizio nella stessa operazione. Woods diventa il 1° giustiziato di quest’anno in Alabama, il 67° da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1983, il 5° dell’anno negli Usa, e il n° 1.517 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.
(Fonti: AL.com, CNN, thedailybeast, 05/03/2020)
YEMEN: TRIBUNALE HOUTHI CONDANNA A MORTE 35 DEPUTATI PRO-GOVERNO
Il tribunale Penale Specializzato nella capitale yemenita Sanaa, controllato dagli Houthi, il 3 marzo 2020 ha condannato a morte 35 deputati pro-governo con l’accusa di aver collaborato con la coalizione araba a guida saudita.
Tra i condannati figurano il presidente del parlamento Sultan al-Burkani, il suo vice Abdulaziz al-Jabari, il governatore di Jawf, Amin al-Akimi, e il capo di stato maggiore Sagheer bin Aziz.
Gli Houthi li accusavano di "tradimento" per il loro sostegno al governo legittimo e alla coalizione araba guidata dai sauditi e chiedevano che fossero giustiziati e che le loro proprietà fossero confiscate.
Un deputato incluso nella sentenza, Mohammad Muqbel Ali Al-Humair, ha dichiarato ad Asharq Al-Awsat: “Lo considero un onore in quanto dimostra che abbiamo colpito gli Houthi, aiutato a sconfiggere il loro programma e resistito a questo movimento razzista che è un'estensione del progetto persiano ostile agli arabi e all'islam".
Ha detto che gli Houthi promuovono un progetto di morte, non di vita e di sviluppo, aggiungendo che la condanna a morte non è diretta solo contro i parlamentari che si oppongono, ma contro l'intero popolo yemenita.
Al-Humair ha lasciato Sanaa per Taiz nel 2015. Si era opposto alle milizie molto prima del loro colpo di stato contro il governo legittimo nel 2014.
L'anno scorso, gli Houthi hanno costretto i parlamentari sotto il loro controllo a Sanaa a revocare l'immunità dei deputati che sostengono il governo legittimo dopo che il parlamento si è riunito a Seiyun ad aprile.
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