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sabato 30 novembre 2019

Sul Piedibus




Hanno chiesto a mio padre di diventare un volontario del Piedibus e lui ha risposto di no.
E per una volta sono d'accordo con mio padre.
Questa storia del Piedibus, ovvero quel servizio offerto da comuni/volontari per accompagnare i bambini a scuola, non è che la capisco tanto in un paesino come quello dove sono cresciuto.
Se per andare a scuola i nostri genitori ci avessero obbligati al Piedibus o al trasporto con macchine familiari io e i miei amici e amiche del cortile ci saremmo subito dati alla macchia.
Posso concederlo ai bambini di prima e seconda elementare o in una qualche metropoli (seppur anche qui mantengo molti dubbi) ma poi cazzo in un paesino come quello dove sono nato è facilissimo raggiungere solitari o in gruppo la scuola elementare o anche le medie e se per caso si vive in una qualche frazione isolata o zona distante c'è sempre il pullman che ti puo' portare.
Qualcuno mi ha risposto: Ma cosi' i bambini sono piu' al sicuro.
Quelli che mi muovevano dubbi erano nati pressapoco nei miei stessi anni.
A loro ho risposto che io, mia sorella e tutti gli altri ragazzini del nostro rione siamo andati sempre da soli a scuola e all'asilo in pullman.
Che anche loro se l'erano sempre cavata alla grande.
Una sola lunga linea retta per arrivare a scuola.
Facilissima da ricordare e da percorrere.
Con qualche cicatrice e qualche incubo.
E poi un tempo la situazione era davvero piu' pericolosa: non c'erano marciapiedi, sulla strada si poteva parcheggiare dove si voleva e soprattutto c'erano tante fabbriche e fabbrichette con ogni genere di tir, furgoncini in movimento. 
Erano gli anni '80.
E poi c'era il gruppo di tossici fuori dalla chiesetta.
Non tutto filava liscio, ovvio, ma che bello non avere intorno genitori e adulti di ogni genere a organizzare i nostri tempi e movimenti.
Sembra quasi che oggi siamo circondati ovunque da pedofili, assassini, incidenti, rapimenti, violenze.
Ma sappiamo bene che le cose non sono messe in questo modo.
Ho il dubbio che queste iniziative siano solo una scusa per occupare il tempo dei pensionati.
Per costruire una comunità fondata sulla paura.
E per continuare a diffondere questa paura giorno dopo giorno.
Per irreggimentare la vita dei bambini.
Per accontentare la voglia di sicurezza.
Per evitare la bellezza di andare da soli in un bosco.




venerdì 29 novembre 2019

Hong Kong, La libertà di tutti; un romanzo italofono dimenticato, un calzolaio e Polanski



Sto seguendo con grande interesse e apprensione quanto sta accadendo a Honk Kong e ieri c'era questo incontro che potete riascoltare su Radio Radicale e promosso da Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e Fratelli d'Italia.

Sono intervenuti: Enrico Aimi (senatore, capogruppo in Commissione Affari esteri, emigrazione, Forza Italia - Berlusconi Presidente (gruppo parlamentare Senato)), Adolfo Urso (senatore e presidente della Fondazione Farefuturo, Fratelli d'Italia), Giulio Terzi di Sant'Agata (ambasciatore, già Ministro degli Esteri), Laura Harth (rappresentante del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito presso l'ONU), Joshua Wong (attivista pro democrazia di Hong Kong e segretario generale dell'ONG Demosisto), Valeria Fedeli (senatrice, membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Partito Democratico), Andrea Delmastro Delle Vedove (deputato, capogruppo in Commissione Affari esteri e comunitari, Fratelli d'Italia), Fabio Rampelli (vice presidente della Camera dei Deputati, Fratelli d'Italia), Maria Novella Rossi (giornalista del TG2 RAI), Ersilia Barracca (PAI - Partito Anti Islamizzazione).

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Sull'inserto gratuito Ticino 7 ho trovato un articolo dedicato a “Il fondo del sacco”, romanzo del 1970 dello scrittore ticinese Plinio Martini, che si apre con queste parole: “Se a pubblicarlo fossero stati Einaudi o Bompiani, ora Il fondo del sacco sarebbe nel canone della grande letteratura italofona del secondo Novecento, accanto a certi libri di Gadda e Silone che paiono definirne il campo magnetico. Ma l'Italia non è meno provinciale di noi, alle volte, e quindi il Sacco resta qui in Ticino. Pazienza: lo culliamo come un bel segreto ignoto ai foresti.

Parole che posso solo condividere per poi consigliarvi la lettura di questo splendido romanzo.


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Mi son fatto risuolare un paio di scarpe eleganti da un calzolaio molto discreto, di poche parole, onesto nei prezzi e ho ripensato a quello stronzo di calzolaio che riparava le scarpe della mia famiglia. Un vero stronzo di bottegaio di merda che mi trattava sempre da schifo e litigavo sempre con mia madre quando mi mandava in bicicletta a ritirare le sue scarpe che si era fatta riparare. Lo so che era bravissimo ma quanto mi trattava di merda perché ero timido, riservato, perché non sapevo parlare in dialetto. Soprattutto perché non sapevo parlare in dialetto. Diventato più grande, tipo alle medie, cominciai a rispondergli “Mi parli in italiano altrimenti non la pago” e lui tirchio, al limite dell'usura, subito smozzicava parole di irritazione in un italiano schifoso e volgare per poi mettersi come sempre a piangere miseria.


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Non so se è il suo migliore, sono sempre un po' di parte con Polanski per vari motivi.
Uno di questi è che ha sposato la mia amata Emmanuel Seigner.



mercoledì 27 novembre 2019

Leggere racconti (Malamud/Shirley Jackson); Houellebecq, Nadine Carina e altro




Ho terminato il primo volume dei racconti di Malamud e non ho parole per descrivere quanta bellezza ci ho trovato. Sono rimasto sbalordito. Ce n'è per esempio uno ambientato a Roma (altri sono ambientati nella Capitale) intitolato "L'ascensore" che quando l'ho terminato mi son chiesto come è riuscito Malamud a costruire un racconto perfetto come questo. Anche la mia compagna l'ha letto ed è rimasta senza parole pure lei.


Stessa sensazione coi racconti della Jackson che è una scrittrice incredibile per come riesce a inquietarti e lo fa sottilmente, in maniera quasi impercettibile, trasmettendo tutto l'orrore che si nasconde dietro la normalità.


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Con l'assistente di direzione parlo spesso di problemi legati alla scuola, all'educazione dei figli, ai social. Oggi arriva Frozen al cinema, praticamente comincia la stagione, e ci siamo messi a parlare dei vecchi cartoni animati e dei libri che abbiamo letto a scuola e mi ha raccontato che una giovane mamma l'ha redarguita perché lei e suo marito ogni tanto fanno vedere alle figlie i cartoni animati anni '80 che hanno trovato in cofanetti: i robottoni, Candy Candy, Lady Oscar, eccetera. 
La mamma le ha detto che sono diseducativi, incitano alla violenza, sono perversi, ambigui. 
Allora sono tornato a casa e ho cercato su Youtube i miei vecchi cartoni animati e non ho ancora capito cosa ci sia di diseducativo in Candy Candy o Daitarn 3 e nemmeno in Lamù e anche quell'ambiguità che aveva Georgie era vissuta da noi bambini in modo strano, di scoperta.
Cazzo quanto ci siamo divertiti-

Mi fa paura questa tendenza in atto da molto tempo quella di depurare i contenuti, di costruire libri/fumetti/cinema educativi/puliti volti a mantenere per tutta la vita i bambini/adulti in un limbo preconfezionato dove tutto è giusto, limpido, solidale, senza dolore, senza sangue, senza violenza, senza odio, senza voglia di vendetta, senza solitudine.

Ne scrive spesso Loredana Lipperini e proprio ieri ha scritto un post che condivido in toto: "GIU' NEL LATO OSCURO: LA LETTERATURA, IL BOSCO, IL LUPO"

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lunedì 25 novembre 2019

Una ragazza fuori da un minimarket, i Fanfarlo e Simone Cattaneo



Ci sono volte che la cattiveria degli esseri umani mi fa venire voglia di morire.
Ieri fuori da un distributore di benzina/minimarket/bar c'era una ragazza con problemi di droga che elemosinava qualche soldo. Barcollava e dalla bocca le uscivano parole confuse delle canzoni che stava ascoltando in cuffia.
Ho ascoltato di tutto dentro e fuori da quel distributore uscire dalla bocca dei bravi cittadini e delle brave cittadine.
Volgarità, cattiverie, parole piene di violenza e odio e superiorità morale, sberleffi che mi hanno distrutto dentro e mi hanno fatto ricordare la volta che tanti anni fa quando non avevo un soldo e dovevo assolutamente bere qualcosa mi misi a elemosinare qualche spicciolo nel parcheggio fuori da un circolo e me ne sentii dire di ogni fino a quando una ragazza uscì dal circolo e mi diede un pezzo di pizza e una birra. Mi sedetti in riva al lago e piansi tutta notte.
Alla fine ho lasciato due monete e una brioche nella mano della ragazza e subito il suo viso si è illuminato di gioia e un semplice Grazie mi è stato urlato prima che risalissi in macchina.
Mi mancava il fiato e volevo solo tornare a casa.
So già come avrà usato quei soldi e una brioche non le salverà di certo la vita e so anche che molto spesso questi piccoli gesti di carità servono anche solo a noi stessi per sentirci in pace con la coscienza ma ho sempre disprezzato chi deride, odia, picchia, mette ai margini gli ultimi, i diversi, chi vive ai margini, quelli che hanno perso ogni speranza, quelli che sono finiti in un tunnel senza via d'uscita.
Basterebbe un briciolo di compassione, di carità, di comprensione, di silenzio, di rispetto.
Quando sono tornato dal lavoro la mia compagna mi ha chiesto perché sembravo così scosso e dopo averglielo spiegato ho riempito la vasca e mi ci sono immerso per non farmi travolgere da tutto il dolore, da tutti i ricordi che mi stavano salendo dentro e dal desiderio di morire.


-e questi due pezzi perché sono affezionato a questo album-


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Quanto mi manchi Simone

"Troppo bello per essere un pugile,
troppo brutto per fare il magnaccia
camminavo nel centro di Buccinasco
senza lavoro e inzuppato di grano
aspettando l’ora dell’aperitivo
quando mi sale la voglia di farmi fare le carte dalla vecchia strega del quartiere.
In realtà i suoi tarocchi non sono altro che
pezzi di bibite strappati a dentate ma alla fine ci si arrangia con quel che si può.
Rifilato un carico da venti alla vecchia le chiedo brutale
quando morirò, lei mi sorride e risponde presto a ventisette compiuti.
La informo dei miei ventinove e la mia anziana strega di Buccinasco mi
conforta dicendomi, vedi allora sei un uomo fortunato.
I soldi migliori spesi negli ultimi dieci anni."



domenica 24 novembre 2019

Se mio padre dovesse risposarsi




Da quando mia madre è morta mio padre conduce una vita molto solitaria. Io e mia sorella viviamo lontano. Non ha nipoti. Il suo fratello/amico preferito è morto e sono morti anche i suoi migliori amici. 
Una volta andato in pensione pensava di potersi godere anni in felicità e invece prima il tumore benigno al viso (ha una parte del cranio ricostruita) e l'epilessia e poi mia madre che si ammala e in sei mesi muore. 
Mia madre, il tempo trascorso con lei e il lavoro erano tutto per lui.
Aveva provato a riciclarsi come consulente ma ormai il suo fisico non reggeva più i ritmi lavorativi e si è dovuto accontentare di qualche ora di volontariato al mese, controvoglia, in paese. 
So benissimo che non troverà mai una nuova compagna o moglie anche se mio padre è sempre stato un uomo molto desiderato e ancora oggi un sacco di vedove gli fanno la corte, in particolare una che non ha nessuna chance perché è la classica brianzola che parla in dialetto e mio padre detesta quel genere di donne.  
Non avrei nulla da ridire se mio padre trovasse un nuovo amore o una compagna con la quale condividere l'ultima parte della sua vita. 
Anzi, ne sarei felice perché sarebbe una specie di nuovo inizio.
Sarebbe qualcosa di nuovo e affascinante anche per me.
Ci sarebbe una nuova presenza nella nostra famiglia.
Per mia sorella invece è diverso. 
Gli ha messo dei paletti del tipo: Se ti trovi una nuova donna cambi subito appartamento oppure Una al massimo di cinquant'anni perché se mi porti a casa una ventenne ti uccido ma poi mi dico che ci fai con una cinquantenne? E se per caso poi dovesse trovare davvero una donna credo che gliela farebbe lasciare immediatamente oppure andrebbe a minacciare la signora in questione.
Molto possessiva mia sorella.
L'amore che mio padre prova ancora per mia madre mi fa comunque escludere ogni possibilità di una nuova compagna ma poi sorrido quando, in un supermercato, una cassiera quarantenne ogni volta che lo vede gli fa degli occhi dolci che sembrano voler dire “Ho una gran voglia di scopare con te” e io vorrei dirle “Prenoto una stanza a tuo nome in un motel e portacelo ma per favore basta con questo teatrino

In questi giorni sono tornato a pensare all'eventualità che mio padre si rifaccia una vita perché l'autunno e l'inverno gli fanno malissimo e poi anche perché una mia amica mi ha scritto che suo padre, vedovo da una decina di anni, si sta per sposare con una thailandese di venticinque anni.
"Anche se lui lo fa solo per scopare e lei per motivi economici, a me piace vederli insieme, mano nella mano che camminano lungo il fiume" mi fa la mia amica che già sta pensando pure lei a vacanze in Thailandia.

Sorrido quando penso alla mia ex collega vietnamita che sei mesi dopo la morte di mia madre davanti a mio padre che era venuto a Lugano gli fa “Tu bello uomo, tu tlovale subito donna nuova. Io sposata ma se non sposata io stale bene con te. Ma meglio thailandesi. Thai fanno tutto tutto nel sesso. Se tu ploblemi con Thai tu dile Andlea e io fale conoscele te mia nipote, bella donna, faccio vedele subito foto”.

Una delle poche volte che ho visto mio padre andare in confusione in mia presenza.

Ma alla fine penso solo che mio padre sia liberissimo di fare quel cazzo che vuole.

Ovviamente.

Senza chiedere un cazzo a me.


sabato 23 novembre 2019

Ancora Sciascia, Malamud, Annie Dewitt, Novanta, sardine, Abolire il carcere minorile, Tirzah




Altro scalino di Sciascia con la rilettura di “A ciascuno il suo” ma da oggi, forse, mi prendo una pausa dallo scrittore siciliano perché ho bisogno di tempo per recuperare il resto delle sue opere in mio possesso.

Queste letture/riletture mi fanno star male se penso a quanti scrittori e scrittrici italiani contemporanei si fregiano o vengono incensati e definiti in maniera del tutto gratuita e incomprensibile come scrittori sociali, antisistema, rivoluzionari che scavano negli angoli bui del Paese.
L'anima civile del Paese.
Quanto mi piacerebbe leggere uno scrittore italiano contemporaneo che su determinati temi sappia colpirmi, trasformarmi, incupirmi, divertirmi, trascinarmi, mettermi in dubbio come sa fare Sciascia.
Con una devozione allo stile assoluta.
Più facile scrivere e farsi apprezzare i fascistometri, i noir accomodanti, le storielle antisistema camuffate da questo o da quell'altro, gli articoli di giornale travestiti da romanzi e altre robe del genere che generano i soliti infiniti dibattiti, le solite reazioni, la solita indignazione, le solite questioni che ascolto da quarant'anni. Libri e pseudo saggi che quando finiscono fra le mie mani mi fanno salire un'incazzatura devastante che mi rovina la giornata, oltre che mettermi addosso una noia infinita.



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Sono partito con la lettura dei racconti di Malamud.
E mi sono già perso/innamorato nelle sue variazioni sulla stessa ambientazione
Perché questi racconti sono uno stimolo per tutti quelli che vogliono scrivere, dipingere, suonare, filmare.
Le possibilità sono immense anche se scrivi di un negozio e di chi ci lavora.
O di un ubriacone che torna nel suo quartiere e finisce per piangere mentre gli fanno la barba.
Incredibile scrittore.


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Mi hanno chiesto delle sardine.
A me le sardine piacciono perché sono dei pesci.
Un tempo le mangiavo anche e mi piacevano parecchio.
Quando però le sardine diventano un certo tipo di essere umani mi piacciono meno.
E ci si può sentire lontanissimi da Salvini senza per questo sentirsi vicini alle sardine e a tutte le varie piazze piene che ormai sto vedendo da anni incensate da tv, giornalisti, social, intellettuali vari?
Descritte, spesso da sinistra, come le piazze piene della gente migliore
Il futuro.
I bravi cittadini.
La risposta a questo e a quell'altro.
Siamo contro questo e quell'altro.
Poi ci sono le piazze piene di brutta gente che per qualcun altro sono bella gente e per altri ancora bruttissima gente.
Queste piazze che si stanno riempiendo non mi trasmettono nulla.
Anche se sono ovviamente liberissimi di farlo.
E non c'entra un cazzo che siano giovani o vecchi o di quel tal partito o di quell'altro o senza partito e altre cazzate del genere.
Non mi entusiasmo a prescindere per le piazze piene.
Queste ultime mi ricordano un po' i girotondini e non mi sono mai piaciuti i girotondini.
Ho provato a leggere il loro manifesto e vabbè.
Ma fa niente.


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NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - LA REPRESSIONE IN IRAN NON E’ SOLO DI QUESTI GIORNI, DURA DA 40 ANNI

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 19 - n. 43 - 23-11-2019

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : LA REPRESSIONE IN IRAN NON E’ SOLO DI QUESTI GIORNI, DURA DA 40 ANNI – DI E. ZAMPARUTTI
2.  NEWS FLASH: USA: EX GIUDICI STATALI E FEDERALI, PUBBLICI MINISTERI, FUNZIONARI DI POLIZIA E PARENTI DELLE VITTIME ESORTANO IL GOVERNO FEDERALE A SOSPENDERE LE ESECUZIONI
3.  NEWS FLASH: NIGERIA: NESSUN GOVERNATORE SOSTIENE LA PENA DI MORTE PER I DISCORSI DI ODIO
4.  NEWS FLASH: SIERRA LEONE: DICIOTTENNE CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER OMICIDIO
5.  NEWS FLASH: THAILANDIA: CONFERMATA CONDANNA A MORTE DI CITTADINO SPAGNOLO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


LA REPRESSIONE IN IRAN NON E’ SOLO DI QUESTI GIORNI, DURA DA 40 ANNI – DI E. ZAMPARUTTI

Il popolo iraniano è oggi protagonista delle cronache per le rivolte che si sono estese a oltre 130 città a causa dei rincari del costo della benzina.

Ci giungono notizie di centinaia di morti e migliaia di feriti per la cieca repressione in atto da parte dei Pasdaran, complice il black-out di internet e delle comunicazioni imposto dal regime.
A ben vedere, in Iran la repressione è in atto da quarant’anni, da quando, nel 1979, la rivoluzione komeinista ha portato al potere un regime teocratico che ha fatto della sistematica violazione dei diritti umani la leva del suo dominio. Nella giornata mondiale dell’infanzia con Nessuno tocchi Caino abbiamo voluto far conoscere lo scempio di quella norma internazionale, una delle poche cogenti, che vieta le esecuzioni di minorenni e che pone l’Iran in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato.
Nel 2019, sono stati impiccati almeno 6 minorenni al momento del fatto secondo quanto riportato da fonti non-ufficiali. Erano stati 7 nel 2018 (comprese due ragazze per l’omicidio del marito che erano state costrette a sposare a 13 e 15 anni), 5 nel 2016, 3 nel 2015 e almeno 17 nel 2014.
La Fondazione Abdorrahman Boroumand ha documentato almeno 140 esecuzioni di minorenni in Iran dall’inizio del 2000. Nel Rapporto ufficiale dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite per l’Iran Javaid Rehman, reso pubblico lo scorso 23 ottobre, vi sarebbero almeno 90 minorenni nei bracci della morte iraniani.
L’Iran primeggia anche tra quei pochi altri Paesi in cui negli ultimi sei anni abbiamo registrato esecuzioni di minori, con un numero di ragazzi impiccati che è più del doppio di quanti mandati al patibolo da Arabia Saudita, Pakistan, Sudan del Sud e Yemen messi insieme.
In base alla legge iraniana, le femmine di età superiore a nove anni e i maschi con più di quindici anni sono considerati adulti e, quindi, possono essere condannati a morte, anche se le esecuzioni sono normalmente effettuate al compimento del diciottesimo anno d’età.
A seguito delle richieste della comunità internazionale, il regime iraniano ha dato ad intendere che il nuovo codice penale – approvato nella sua ultima versione dal Consiglio dei Guardiani nell’aprile 2013 – abolisce la pena di morte per gli adolescenti di età inferiore a 18 anni.
Tuttavia, ai sensi degli articoli 145 e 146 del nuovo codice penale, l’età della responsabilità penale è ancora quella della “pubertà”, cioè nove anni lunari per le ragazze e quindici anni lunari per i ragazzi. Quindi, l’età della responsabilità penale non è cambiata affatto nel nuovo codice penale. Per i reati Hudud, come sodomia, stupro, fornicazione, apostasia, consumo di alcool per la quarta volta, moharebeh (fare guerra a Dio) e i reati Qisas, come l’omicidio, resta per i giudici il potere discrezionale di decidere se un bambino ha capito la natura del reato e, pertanto, se può essere condannato a morte.
Sento dire che di fronte alle proteste di piazza c’è il rischio che alle prossime elezioni si affermino le forze conservatrici. Lo trovo ridicolo se penso che l’attuale Ministro della Giustizia del Governo “riformista” di Hassan Rohani è l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, 60 anni, conosciuto per avere condannato a morte decine di migliaia di prigionieri politici negli anni Ottanta, ovvero durante il decennio successivo alla rivoluzione khomeinista. Non esiste il volto buono del regime, non esiste il “moderato” Rohani con il quale proseguire nella politica di appeasement, perché la natura di questo regime è sempre la stessa: quella che riconosce nella Guida Suprema il suo fondamento e nel disconoscimento dei diritti umani come internazionalmente riconosciuti la sua ragion d’essere.
Per questo sconcerta il silenzio del Governo italiano sulle esecuzioni e le condanne a morte, a partire da quelle dei minori, che continuano in Iran, sconcerta l’assenza di una parola a sostegno del popolo iraniano e di condanna della repressione in atto, sconcerta la prosecuzione della politica di accondiscendenza che anziché sostenere un cambio democratico in Iran assimila, rendendoci indifferenti alle quotidiane atrocità a danno del popolo iraniano, i nostri regimi cosiddetti democratici sempre più a quello iraniano.

Elisabetta Zamparutti

Tesoriere di Nessuno tocchi Caino e Componente il Comitato europeo per la prevenzione della tortura per conto dell’Italia
(Fonti: NtC, 20/11/2019)


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

USA: EX GIUDICI STATALI E FEDERALI, PUBBLICI MINISTERI, FUNZIONARI DI POLIZIA E PARENTI DELLE VITTIME ESORTANO IL GOVERNO FEDERALE A SOSPENDERE LE ESECUZIONI

Centinaia di ex giudici statali e federali, pubblici ministeri, funzionari di polizia e penitenziari, e parenti delle vittime di omicidio hanno firmato una serie di lettere per sollecitare il governo federale a fermare le cinque esecuzioni federali previste per dicembre 2019 e gennaio 2020.
In quattro lettere separate indirizzate al presidente Donald Trump e al procuratore generale William Barr, 175 familiari di vittime di omicidio, 65 ex giudici statali e federali, 59 pubblici ministeri statali e federali e funzionari di polizia in servizio o ex, e 26 ex funzionari penitenziari hanno offerto diverse prospettive sul perché le esecuzioni non dovrebbero aver luogo. I familiari delle vittime di omicidio sono il gruppo più numeroso. Quando il procuratore generale Barr ha annunciato il 25 luglio che il governo federale avrebbe ripreso le esecuzioni dopo una pausa di 16 anni, ha tentato di giustificare quella decisione come un servizio alle famiglie delle vittime. Barr all’epoca disse: "È un dovere nei confronti delle vittime e delle loro famiglie portare avanti la pena imposta dal nostro sistema giudiziario". Sono 175 i familiari di vittime che non sono d’accordo, ed hanno preso una posizione collettiva contro il concetto stesso di pena di morte. “La pena di morte n
 on previene la violenza. Non risolve il crimine. Non fornisce servizi a famiglie come la nostra. Non aiuta a risolvere gli oltre 250.000 casi di omicidio irrisolti negli Stati Uniti. Esacerba il trauma di perdere una persona cara e crea un'altra famiglia in lutto. Spreca anche molti milioni di dollari che potrebbero essere meglio investiti in programmi che riducano effettivamente il crimine e la violenza e che rispondano ai bisogni di famiglie come la nostra." Gli altri gruppi non hanno sostenuto l'abolizione della pena di morte, ma hanno criticato i difetti sistemici nella pena di morte federale per come è attualmente amministrata, e hanno affermato che le esecuzioni dovrebbero essere fermate. La lettera dei giudici federali e statali sosteneva che "ci sono troppi problemi con il sistema federale di pena di morte e troppe domande senza risposta sulla procedura di esecuzione recentemente annunciata dal governo, per consentire alle esecuzioni di procedere". I giudici hanno scritto c
 he, in base alla loro esperienza professionale, "il pregiudizio razziale, le disparità geografiche e l’assistenza legale inadeguata hanno inquinato in maniera troppo forte le decisioni di chiedere e imporre la pena di morte". La lettera di funzionari delle forze dell'ordine e pubblici ministeri afferma che "il sistema capitale federale è contrassegnato da molti degli stessi problemi preoccupanti riscontrati nei sistemi statali", confermando le stesse preoccupazioni dei giudici, e aggiungendo un riferimento alla “allarmante frequenza di condanne che poi si rivelano sbagliate”.
I funzionari penitenziari hanno parlato direttamente dell'effetto delle esecuzioni sul personale carcerario che le deve eseguire. "Il bilancio psicologico dell'esecuzione di una condanna a morte è ben documentato", hanno scritto. “Quelli di noi che hanno partecipato alle esecuzioni hanno vissuto di persona il trauma, mentre altri hanno visto il peso che ha avuto sui colleghi. Riteniamo che il governo federale stia aggravando il rischio per il personale penitenziario programmando queste esecuzioni così ravvicinate tra loro”. La loro lettera sottolinea il rischio presentato dal nuovo protocollo, la linea temporale accelerata delle esecuzioni e la carenza di personale nelle carceri. “I nostri colleghi sono dei professionisti, ma spetta ai dirigenti evitare di porre i dipendenti pubblici in condizioni in cui affrontano un rischio reale di danni o errori. Ci auguriamo che le esecuzioni programmate vengano riconsiderate per garantire la sicurezza e il benessere dei dipendenti delle prigioni federali". Il governo degli Stati Uniti ha programmato cinque esecuzioni in un periodo di cinque settimane tra il 9 dicembre 2019 e il 15 gennaio 2020, di cui tre previste dal 9 dicembre al 13 dicembre. In una richiesta separata, Earlene Peterson ha chiesto al presidente Trump di commutare la condanna a morte di Daniel Lewis Lee, che dovrebbe essere giustiziato il 9 dicembre per gli omicidi della figlia, del genero e della nipote di Peterson. Un tribunale federale ha sospeso l'esecuzione dell'11 dicembre di Lezmond Mitchell. La lettera dei familiari delle vittime includeva individui in casi di alto profilo - come Bud Welch, la cui figlia, Julie, è stata uccisa nell'attentato di Oklahoma City e diversi familiari di persone uccise negli attacchi terroristici dell'11 settembre - oltre a numerosi familiari delle vittime nei casi in cui i pubblici ministeri non hanno chiesto la pena di morte o in cui l'omicidio rimane irrisolto. La lettera sottolinea che "l'attuale sistema divide le famiglie delle vittime di omicidi in maniera casuale tra chi riceverà molta attenzione e molte risorse dedicate e che, senza un processo capitale, non ne riceverà". Questo, dice, "invia il messaggio offensivo che alcuni omicidi sono peggiori di altri e alcune vittime contano più di altre, anche se la maggior parte di noi non riceve mai i servizi di cui abbiamo bisogno dopo aver subito la violenza". Sia i giudici che i pubblici ministeri hanno esortato il Procuratore Generale a intraprendere una revisione sistematica della pena di morte federale per porre rimedio all'arbitrarietà sistemica nella sua attuazione. I giudici hanno scritto: "Proprio come solo il 2% delle contee americane produce la maggior parte delle condanne a morte degli stati, vediamo la stessa concentrazione geografica nel sistema federale. Solo tre stati - Texas, Missouri e Virginia - rappresentano quasi la metà di tutte le attuali condanne a morte federali. E mentre l'America sta facendo i conti con l'ingiustizia razziale, vediamo che le persone di colore costituiscono il 55% di quelle nel braccio della morte federale.” “La disparità razziale è particolarmente forte negli stati con più condanne a morte federali.” Oltre alle disparità razziali, i giudici hanno evidenziato che, "in modo schiacciante", i condannati a morte nel sistema federale "sono poveri, soffrono di malattie mentali e / o sono stati sottoposti a traumi negli anni dello sviluppo. In altre parole, la pena di morte federale non viene imposta ai "peggiori tra i peggiori". Invece, proprio come negli stati, viene applicata in modo parziale contro le popolazioni più vulnerabili". I pubblici ministeri hanno sollevato preoccupazioni simili e hanno anche messo in dubbio la decisione di spostare le già limitate risorse federali su procedure che comporteranno inevitabilmente costose azioni penali e ricorsi." “I casi di pena di morte sono estremamente costosi", hanno scritto, "richiedono molte più risorse umane e finanziarie rispetto ai casi in cui la pena di morte non viene perseguita. Ci sono domande ragionevoli sul fatto che queste risorse possano essere utilizzate meglio su altre priorità di sicurezza pubblica, come garantire che gli agenti delle forze dell'ordine in tutto il paese abbiano accesso alle attrezzature e alla tecnologia necessarie e espandere le unità dedicate alla risoluzione dei casi irrisolti". I pubblici ministeri hanno affermato di "essere profondamente preoccupati che il governo federale abbia intenzione di procedere con le esecuzioni nonostante le serie domande sull'equità e l'affidabilità del sistema che ha emesso le condanne". Hanno scritto: "Vi esortiamo a prevenire questa ingiustizia revocando le date delle esecuzione programmate e ordinando che non si effettuino esecuzioni federali fino a quando non sarà possibile completare una revisione completa del sistema".
(Fonti: The Washington Post, Reuters, 12/11/2019)


NIGERIA: NESSUN GOVERNATORE SOSTIENE LA PENA DI MORTE PER I DISCORSI DI ODIO

I governatori dei trentasei stati della Nigeria, sotto l'egida del Forum dei Governatori della Nigeria (NGF), hanno dichiarato il 20 novembre 2019 che nessun governatore sostiene la pena di morte proposta per chi pronuncia discorsi di odio.
Rivolgendosi ai giornalisti ad Abuja alla fine della riunione dei governatori, il vice presidente del Forum e governatore dello stato di Sokoto, Aminu Tambuwal, ha dichiarato che nessun governatore ha voluto sostenere la pena di morte come punizione per i discorsi di odio.
Rispondendo alle domande dei giornalisti poco dopo il briefing, Tambuwal, che ha esortato l'Assemblea Nazionale a condurre un'audizione pubblica sul disegno di legge sui discorsi di odio, ha affermato che le opinioni della gente devono essere prese molto sul serio.
Sul ddl anti-odio ha detto: "Non sono sicuro di aver sentito alcun governatore esporsi e dire che è a sostegno della pena di morte per i discorsi di odio.
"Credo che l'Assemblea Nazionale dovrebbe tenere un'audizione pubblica su quel disegno di legge, e seguire il giusto processo legislativo in modo che le opinioni dei nigeriani e non solo dei governatori siano incluse in quel disegno di legge per rispettare le opinioni dei nigeriani qualunque direzione prenda il dibattito e l'eventuale approvazione o meno del ddl."
All'incontro hanno partecipato i governatori degli Stati di Bauchi, Sokoto, Yobe, Zamfara, Kebbi, Nasarawa, Niger, Imo, Adamawa e Kwara.
Altri Stati rappresentati dai Vice Governatori erano Gombe, Enugu, Edo, Rivers, Akwa Ibom, Oyo, Ebonyi, tra gli altri.
(Fonti: Vanguard Nigeria News, 21/11/2019)


SIERRA LEONE: DICIOTTENNE CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER OMICIDIO

Il diciottenne Osman Kamara è stato condannato all’impiccagione per omicidio il 14 novembre 2019 dall’Alta Corte situata a Siaka Stevens Street a Freetown, in Sierra Leone. Kamara avrebbe ucciso il 22enne James Alieu Bangura durante una lite per una stecca di “ash” (cenere), una droga derivata dalla cannabis sativa. L'uccisione sarebbe avvenuta ad Alousa, un night club lungo Guard Street a Freetown il 2 gennaio 2019.
Prima della sentenza, il procuratore statale Adrian Fisher nel suo discorso aveva esortato i giurati a emettere un verdetto di colpevolezza contro l'imputato.
Il procuratore ha anche fatto riferimento alla testimonianza del patologo del governo, il dott. Simeon Owizz Koroma, secondo cui il decesso del 22enne è dovuto a un omicidio. Il condannato in sua difesa ha affermato che la vittima lo aveva provocato chiamandolo "Tolo Ebola".
(Fonti: awokonewspaper.com, 19/11/2019)


THAILANDIA: CONFERMATA CONDANNA A MORTE DI CITTADINO SPAGNOLO

La Corte Suprema della Thailandia il 20 novembre 2019 ha confermato la condanna a morte del cittadino spagnolo Artur Segarra Princep, 40 anni, per l'omicidio premeditato del connazionale David Bernat, 41 anni, commesso nel 2016.
Segarra è stato prelevato dalla Prigione Centrale di Bang Kwang per ascoltare il verdetto presso la Corte Penale Centrale a Ratchadaphisek Road a Bangkok. Ha salutato diversi giornalisti spagnoli in attesa lì mentre entrava nell'edificio della corte.
Lo spagnolo è stato dichiarato colpevole di reati tra cui omicidio premeditato, occultamento di cadavere, detenzione illegale e furto.
I pubblici ministeri in precedenza avevano detto alla corte che parti umane erano state trovate nel fiume Chao Phraya nelle province di Bangkok, Nonthaburi e Pathum Thani la mattina del 30 gennaio 2016. È stato successivamente dimostrato che provenivano dalla vittima, Bernat.
La Corte ha basato la sua sentenza su prove circostanziali e registrazioni di telecamere di sorveglianza, dichiarazioni di testimoni tra cui una cameriera e una fidanzata di Segarra e campioni di DNA di Segarra e della vittima raccolti da un congelatore e da una sega elettrica.
La Corte ha concluso che Segarra abbia portato il suo amico di affari Bernat in una stanza del PG Condominium Rama IX nel distretto di Huay Kwang il 19 gennaio 2016. Qui Segarra lo avrebbe ucciso, avrebbe poi congelato il corpo, smembrato con la sega elettrica, abbandonando poi i sacchetti contenenti le parti del corpo nel fiume Chao Phraya, in diversi punti.
L'avvocato di Segarra ha reso noto che il suo cliente eserciterà il suo diritto di chiedere la grazia e di essere rinchiuso in una prigione in Spagna.
(Fonti: bangkokpost.com, 20/11/2019)

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mercoledì 20 novembre 2019

Il giorno della civetta, Valter Vecellio, La strategia dell'emozione, Greet Death



Questi sono i classici giorni di flessione di lavoro al cinema prima della tempesta che si scatenerà da questo fine settimana e che proseguirà fino a Pasqua e sto cercando di sfruttarli leggendo tutto quello che riesco, sistemare pagine nuove, dormire un po' perché poi le giornate saranno ingestibili.
Nella mia rilettura/scoperta dell'opera di Sciascia sono tornato a "Il giorno della civetta" che lessi la prima volta alle medie e l'ho ritrovato ancora splendido con quel mirabile passaggio fra il capitano Bellodi e don Mariano.
Durante la rilettura ho ripensato a due persone che ho conosciuto tempo fa: un professore di sostegno siciliano che minimizzava sempre il fenomeno mafioso e mi diceva che era un invenzione letteraria di noi settentrionali e poi a una ragazza che era scappata dalla Sicilia proprio perché non riusciva più a sopportare l'omertà, la mafia, la mancanza di prospettive, il marcio che la stava consumando da dentro e per farlo aveva dovuto rompere con la sua famiglia e in particolare coi due fratelli. L'ultima volta che l'ho incontrata camminava per strada con le sue due figlie e mi ha detto, prevedendo la mia domanda, che no, non aveva mai portato le sue figlie in Sicilia e che sentiva solo sua madre per telefono. "Tu non hai idea di cosa significhi per una donna siciliana tagliare i rapporti con la propria famiglia". 

La prima pagina, in tema, de Il Riformista di oggi e ieri sempre su questo giornale c'era un bell'approfondimento di Valter Vecellio: "Il paradosso di Sciascia: denunciò i professionisti dell’antimafia e gli diedero del mafioso"

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martedì 19 novembre 2019

La pazienza; Duca Lamberti; László Krasznahorkai; George Saunders; un altro dei miei dischi dell'anno

Perdo la pazienza spesso.
M'incazzo facilmente e per questo motivo ho combinato anche alcune grandissime cazzate.
Ma quando deve insegnare qualcosa a qualcuno tendenzialmente non mi incazzo mai.
E capisco perché mi dicevano che avrei dovuto insegnare.
Mi viene naturale.
Non me ne accorgo nemmeno, non mi forzo, mi viene e basta.
Mi successe in Cooperativa quando dovevo insegnare ai disabili e seguire alcune persone difficili da reinserire nella società.
Lo sto vedendo in questi giorni con la mia nuova collega che praticamente non è fatta per il lavoro per cui è stata assunta ma piano piano sto cercando di insegnarle tutto quello che le serve. 
Ascolto le sue domande, le rifaccio vedere, la correggo senza alzare la voce, le mostro gli errori che ha commesso, le dico di rifare tutto da capo, di sbrigarsi, le svelo alcuni trucchi per non crollare sotto il peso delle tante mansioni giornaliere, la aiuto quando capisco che proprio non ce la fa.
Questo ancora per qualche tempo e poi dovrà in un modo o nell'altro cavarsela da sola.
Tanta pazienza.
Anche perché siamo due persone proprio agli antipodi e lei è un concentrato di tantissime cose che disprezzo degli esseri umani e della società.
Non so se che tipo di professore sarei stato (lei dice che sono molto severo e preciso) ma sicuramente avrei avuto tanta pazienza coi miei studenti.

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Ogni volta che riprendo in mano uno dei romanzi della quadrilogia di Giorgio Scerbanenco non posso che avere la conferma che Duca Lamberti è uno dei personaggi migliori della letteratura italiana del Ventesimo secolo. E Livia Ussaro una dei personaggi femminili piu' affascinanti e "belli" in assoluto.
Con una Milano che pulsa, vibra, marcisce in maniera splendida.
Certe volte mi chiedo cosa ne penserebbe James Ellroy di questa quadrilogia.
E continuo anche a chiedermi come non ci sia uno straccio di regista italiano contemporaneo che voglia girare un film sul Duca e poi forse mi rispondo che forse è meglio visto il livello medio del cinema/tv italiano.

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Gli Have a Nice Life sono uno di quei gruppi che mi scavano dentro, che mi provocano una reazione catartica quando li ascolto. Deathconsciousness del 2008 è uno di quei dischi che mi rovinarono le orecchie per quanto lo ascoltai. Quest'anno è uscito "Sea of Worry" che seppur non è un capolavoro è uno di quei bellissimi che ascolto e riascolto e che mi portero' dentro al cuore.



domenica 17 novembre 2019

Ancora Sciascia, Valter Vecellio, Pierluigi Battista, Vaclav Havel, Lara Comi, Elastica




Nella mia esplorazione dello sterminato catalogo di Sciascia sono arrivato a “I pugnalatori” e confesso di averlo trovato un po' noioso. E segnalo anche l'uscita del libro di Valter Vecellio: "Leonardo Sciascia. La politica, il coraggio della solitudine" (Edizioni Ponte Sisto)


E sempre restando ai libri mi sta per arrivare questo di Pierluigi Battista:







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Qualche giorno è stata arrestata Laura Comi. Sul suo arresto in differita e a mezzo stampa nutro molte perplessità e sorrido perché il giorno dopo l'arresto mentre aspettavo mio padre e sfogliavo Il Riformista è passata una persona di mia conoscenza che mi ha gridato “Lader de merda”, ovvero Ladro di merda. 
Ma non voglio entrare in discussioni troppe tecniche o di carattere giudiziario o magari solo ricordare come la Comi fosse particolarmente odiata dai leghisti ticinesi e in generale da tutta la destra ticinese/svizzera per la sua “difesa” dei frontalieri ticinesi (la definiscono "La Giovanna d'Arco dei frontalieri") ma non è nemmeno di questo che voglio parlare ma di come ci sono talvolta persone che finiscono nei pasticci e che però ci stavano simpatiche o lo diventano.
Una simpatia anche solo a pelle e penso a X. che faceva il rigattiere, riciclava rottami, mobili, ciarpame e che ogni tanto in cortile ci regalava macchinine, palloni, soldatini, aeroplani, Barbie rendendoci felici e anche se a distanza di tanti anni nutro (ne ho avuto anche qualche conferma) qualche dubbio sulla provenienza di tutta quella roba che stava lì ammassata in quel deposito e sulle persone che frequentava io continuo a volergli un sacco di bene per tutti quei regali che ci faceva e a conservare ricordi di un uomo buono che mi chiedeva sempre, anche sul letto di morte, come stavo.
Non lo so, c'è qualcosa di così complesso, difficile nell'esistenza che non so mai dividere buoni e cattivi con la stessa facilità manifestata da tanti che mi stanno intorno. 
Ma è una questione solo mia e non ho voglia di insegnare nulla o convincere qualcuno ma se sono ancora vivo è in parte anche grazie ai reietti, ai cattivi, agli evasori, ai carcerati, ai tangentari, agli odiati borghesi pieni di soldi, ai folli e a tutti quelli che in tanti vorrebbero vedere dietro le sbarre, sottoterra o tassati fino all'inverosimile.




sabato 16 novembre 2019

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - CAMERA DEI DEPUTATI: CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SU VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI DEI MINORI IN IRAN

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 19 - n. 42 - 16-11-2019

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : CAMERA DEI DEPUTATI: CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SU VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI DEI MINORI IN IRAN
2.  NEWS FLASH: IRAN: 15.000 GIUSTIZIATI PER REATI DI DROGA DAL 1979
3.  NEWS FLASH: IRAN: MANO AMPUTATA PER FURTO
4.  NEWS FLASH: SOMALIA: GIUSTIZIATI NEL PUNTLAND CINQUE MEMBRI DI STATO ISLAMICO E AL SHABAAB
5.  NEWS FLASH: SRI LANKA: PRESIDENTE SIRISENA GRAZIA UN CONDANNATO A MORTE
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : ROMA: 16 NOVEMBRE RICORDO DEI MARTIRI PER LA LIBERTÀ IRANIANI


CAMERA DEI DEPUTATI: CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SU VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI DEI MINORI IN IRAN

Sala Stampa Camera dei Deputati, 20 novembre 2019, ore 16.00, Via della Missione 4, Roma.

Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò nel 1989 la Convenzione ONU sui diritti dei minori.
Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione. In Italia la sua ratifica è avvenuta nel 1991. In questa giornata le Associazioni Nessuno Tocchi Caino, il Tribunale delle Libertà Marco Pannella, l’UIF, Unione Italiana Forense, vogliono portare all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale le condizioni dei minori condannati a morte nella Repubblica Islamica dell’Iran.
In Iran attualmente vi sono novanta minorenni nel braccio della morte, lo scorso anno sono state eseguite sette pene capitali e sei quest'anno. Il 23 ottobre una relazione dell’inviato speciale Onu ha espresso “profonda preoccupazione” per l'uso complessivo della pena di morte da parte dello Stato iraniano, ricordando come, se proporzionato alla popolazione, nessuno nel mondo compie altrettante esecuzioni. In tale contesto coloro che chiedono il rispetto dei diritti umani sono intimiditi, arrestati e detenuti. Almeno 32 persone sono state arrestate da gennaio 2018 per aver protestato contro le leggi sul velo obbligatorio, la maggior parte delle quali donne che hanno subito pene più severe rispetto ai loro coimputati maschi. Inoltre molti esponenti di varie etnie religiose e del mondo della cultura, sono soggetti ad arresti arbitrari e detenuti per la loro partecipazione a una serie di attività pacifiche come la difesa dell'uso delle lingue minoritarie, l'organizzazione o la partecipazione a manifestazioni pubbliche e l’adesione ai partiti di opposizione. Le notizie, seppure approssimative che riescono a superare i controlli dei guardiani della rivoluzione, sono allarmanti. E’ urgente mobilitarsi per chiedere che lo Stato dell’Iran rispetti i diritti umani e i diritti fondamentali dei minori.
Nel corso della conferenza stampa sarà presentato un Rapporto sullo stato dei diritti umani e sull’uso della pena capitale in Iran con interventi di relatori, testimonianze e video.

Simonetta Matone, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Roma
Azar Karimi, rappresentate dell’associazione dei giovani iraniani in Italia
Elisabetta Rampelli, avvocato, presidente dell’UIF e presidente vicaria Tribunale delle libertà Marco Pannella
Giovanna Reanda, giornalista parlamentare, Radio Radicale
Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno tocchi Caino, già rappresentante del CPT al Consiglio d’Europa
Federico Mollicone, deputato, componente FdI Commissione Cultura, Scienza, Istruzione.

Associazione Nessuno Tocchi Caino

06-68979378/330 3358000577 info@nessunotocchicaino.it Via di Torre Argentina 76 00186 Roma
Per gli accrediti inviare mail a info@nessunotocchicaino.it entro il 18 novembre, per gli uomini si ricorda di indossare giacca e cravatta.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

IRAN: 15.000 GIUSTIZIATI PER REATI DI DROGA DAL 1979

Sono 15.000 i giustiziati in Iran per reati di droga dal 1979, anno di fondazione della Repubblica Islamica.
Il dato è stato fornito da Jalil Mohebbi, un religioso di medio rango che ricopre l’incarico di “segretario del personale del Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio”, un organo di supervisione/controllo religioso della moralità in Iran. Mohebbi ha fornito il conteggio nel corso di una riunione alla quale partecipava anche Ebrahim Raisi, il presidente della Corte Suprema iraniana, in pratica il capo del sistema giudiziario.
Richiesto di un commento Parviz Esmaeili, direttore del quotidiano filogovernativo Teheran Times e anche vice capo della comunicazione del governo, avrebbe detto all’agenzia di stampa Fars che i dati sono "inaccurati" e "privi della precisione richiesta", e come tali non dovrebbero essere pubblicati.
C’è da ricordare che tutte le cifre relative alla repressione in Iran sono di solito sottostimate, perché le autorità non forniscono dati ufficiali, e contrastano l’attività delle organizzazioni umanitarie che si occupano di queste cose, organizzazioni che quasi nella loro interezza devono operare dall’estero. Dopo la Cina, la Repubblica Islamica dell'Iran, l'Arabia Saudita, il Vietnam e l'Iraq sono rispettivamente i principali paesi al mondo in cui viene eseguita la pena di morte. Secondo molte fonti, l’Iran è primo in questa “graduatoria” se si considera la proporzione con la popolazione. Secondo molte fonti l’Iran è anche il paese che mette a morte più minorenni nel mondo, in un contesto in cui i paesi che ancora giustiziano i minorenni sembra siano ridotti a 4: appunto l’Iran, il Pakistan, l’Arabia Saudita e lo Yemen.
"Per anni, le autorità iraniane hanno usato la pena di morte per diffondere un clima di paura nello sforzo inutile di contrastare il traffico di droga, ma non ci sono prove che dimostrino che questo è un metodo efficace per combattere il crimine", aveva detto nel 2015 Said Boumedouha, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa.
Nel suo ultimo rapporto, il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran, Javaid Rehman, ha osservato che mentre le esecuzioni nel paese sono diminuite da 507 nel 2017 a 253 nel 2018, il paese ha ancora uno dei più alti numeri di esecuzioni al mondo.
Un emendamento del 2017 alla legge sui reati di droga ha svolto un ruolo fondamentale nel ridurre il numero di esecuzioni in Iran.
(Fonti: radiofarda.com, iran-hrm, 04/11/2019)


IRAN: MANO AMPUTATA PER FURTO

Le autorità iraniane hanno amputato 4 dita a un uomo, non identificato, che era stato riconosciuto colpevole di furto.
La notizia è stata riportata in inglese da Iran Human Rights, secondo cui il fatto sarebbe avvenuto nella prigione della città di Sari. IHR cita come fonte originaria della notizia Mizan Online, il sito filogovernativo considerato organo “ufficiale” del sistema giudiziario iraniano. Mizan ha pubblicato la notizia il 23 ottobre 2019, ma non è detto che questa sia anche la data in cui è avvenuta l’amputazione. Secondo Mizan, l’uomo è stato condannato ai sensi dell’articolo 201 del codice penale, ossia “furto”. Il furto rientra tra i 6 reati definiti “Hodud” (o Hudud), reati considerati “insindacabili” perché citati espressamente nel Corano e le cui pene sono severissime ed indiscutibili. I 6 reati Hudud sono: l’apostasia (Riddah), la fornicazione e l’adulterio (Zina), la falsa accusa di fornicazione e di adulterio (Qadf), il furto (Sariqa), il saccheggio a mano armata (Hiraba) e il bere alcolici (Shurb al Khamr). Questi sei reati sono considerati partico
 larmente gravi perché ritenuti molto pericolosi per il benessere e la pacifica coesistenza della Ummah Islamica nel suo complesso. L’art. 201 prevede che per una prima condanna per furto la punizione sia l’amputazione di 4 dita della mano destra, per una seconda condanna l’amputazione del piede sinistro, per una terza condanna l’ergastolo, e per una quarta condanna l’impiccagione.
(Fonti: IHR, 25/10/2019)


SOMALIA: GIUSTIZIATI NEL PUNTLAND CINQUE MEMBRI DI STATO ISLAMICO E AL SHABAAB

Cinque uomini appartenenti ai gruppi dello Stato Islamico e Al Shabaab Amniyaad il 7 novembre 2019 sono stati fucilati in pubblico per ordine del tribunale militare del Puntland.
Gli uomini sono stati identificati come Ibrahim Guudow, Farah Said Farah, Abdulkadir Sheikh, Shafici Hussain Moalim e Hassam Lamoh Aden, che erano stati arrestati durante un'operazione di sicurezza nella città di Bosaso. Secondo i media, le autorità lanciarono l’operazione dopo che una base militare fu attaccata dai militanti nel giugno 2017, uccidendo decine di persone nel villaggio di Af-Urur. Gli uomini giustiziati avevano tra i 19 e i 39 anni. Secondo il giudice del tribunale militare regionale, Awil Ahmed Farah, uno degli uomini era un attivista dello Stato Islamico che era stato condannato per l'omicidio di un agente di polizia. Il giudice ha dichiarato: "Voglio confermare che essere un terrorista significa ... una condanna a morte".
Il giudice ha poi sottolineato che “uccidere qualcuno a Mogadiscio o Bosaso è la stessa cosa. Hanno ammesso di aver combattuto a Mogadiscio e di aver ucciso persone. Tutti e cinque sono stati giustiziati pubblicamente da tiratori nella regione semi-autonoma del Puntland. Altri quattro uomini accusati di appartenere ad Al-Shabaab Amniyaad sono comparsi separatamente davanti a un tribunale militare a Mogadiscio, capitale della Somalia".
(Fonti: garoweonline.com, 07/11/2019; beninwebtv.com, 08/11/2019)


SRI LANKA: PRESIDENTE SIRISENA GRAZIA UN CONDANNATO A MORTE

Il Presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena nell'ultima settimana del suo mandato ha graziato un prigioniero del braccio della morte che era stato condannato per l’omicidio di un’adolescente svedese nel 2005, secondo quanto riferito dai media locali il 9 novembre 2019. La Corte d'Appello dello Sri Lanka nel 2012, ribaltando una pena detentiva di 12 anni imposta dall'Alta Corte di Colombo, aveva condannato a morte Shermantha Jude Jayamaha per l'omicidio della diciannovenne Yvonne Jonsson avvenuto nei lussuosi Royal Park Condominiums a Rajagiriya nel luglio 2005. Recentemente, il presidente Maithripala Sirisena aveva dichiarato che avrebbe preso in considerazione la concessione della grazia al sig. Jayamaha avendo egli tenuto una buona condotta e completato il dottorato in prigione. "È finito in prigione all'età di 19 anni per un episodio di irrequietezza", ha detto il Presidente annunciando la sua intenzione relativamente alla richiesta di perdono. Il Presidente dell'Ufficio per le Persone Scomparse, Saliya Peiris, ha chiesto come il Presidente abbia scelto il detenuto del Royal Park tra migliaia di detenuti nel braccio della morte per concedere un perdono presidenziale. "Questa non è una grazia di routine in cui dopo decenni di carcere il prigioniero viene rilasciato. Questo è un perdono molto speciale. E’ un caso in cui il verdetto dell'Alta Corte che ha condannato l’imputato per omicidio colposo, che non equivale a un omicidio volontario, è stato annullato dalla Corte d'Appello che lo ha riconosciuto colpevole di omicidio e ha imposto la condanna a morte. La Corte Suprema ha poi respinto il ricorso. Sono trascorsi meno di 10 anni dalla sua condanna per omicidio. Il procuratore non era altro che l'attuale capo della giustizia, l’allora SG aggiunto Jayantha Jayasuriya PC. Ci sono altri prigionieri condannati per reati minori che languono in prigione da anni e che hanno buoni motivi per essere trattati con clemenza. Che tipo di messaggio manda questo perdono alla società? Quale giustizia per la vittima nel momento in cui le persone parlano di protezione delle vittime?", ha chiesto Peiris sulla sua pagina Facebook. Peris ha aggiunto che l'Ordine degli Avvocati dovrebbe intervenire in questo caso in quanto viene compromesso gravemente lo Stato di Diritto.
(Fonti: ColomboPage News Desk, 09/11/2019)

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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA


ROMA: 16 NOVEMBRE RICORDO DEI MARTIRI PER LA LIBERTÀ IRANIANI

Nell’estate del 1988 il regime teocratico iraniano in poche settimane ha impiccato più di 30.0000 prigionieri politici. I responsabili di questo eccidio, molti dei quali tuttora in carica nella struttura del regime, devono essere processati e rispondere dei crimini commessi, che sono crimini contro l’umanità!
La Comunità iraniana celebra il ricordo dei martiri per la libertà sabato 16 novembre a Roma in Piazzale della Farnesina,  di fronte al Ministero degli Affari Esteri.
La Comunità iraniana, appellandosi  ai sostenitori della libertà e della  giustizia, invita vivamente tutti alla partecipazione.
Luogo: Piazzale della Farnesina, Roma
Giorno: 16 novembre 2019; Ora: 14,30

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venerdì 15 novembre 2019

I regali che mi faccio e le città dove vorrei vivere


Non mi faccio molti regali però alla fine non sono riuscito a rinunciare al cofanetto con tutti i racconti di Malamud (Minimum Fax, traduzioni di Giovanni Gabellini, Igor Legati, Vincenzo Mantovani, Donata Migone e Ida Omboni).
Due volumi.
Quasi 1000 pagine di racconti.
Da perdersi.
Da star bene. 

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Questo post di Maria mi ha fatto pensare ai luoghi dove mi piacerebbe vivere, se non fossi qui.

Ho perso il cuore e la testa a Creta e soprattutto in Cornovaglia e a Rodi ma anche in tante città e metropoli. Io e la mia compagna sogniamo talvolta di poterci trasferire nella città vecchia di Rodi o a Stegna e io le parlo della Cornovaglia e delle distese di erica dove da adolescente mi sono sentito vivo.

Ma poi penso a come non potrei fare a meno di vivere in una città, in una metropoli e allora ho cercato di buttar giù, in maniera molto infantile, una specie di fantasiosa lista di luoghi dove mi piacerebbe provare a vivere. 
Mescolando esperienze personali e resoconti di chi in quei luoghi ci vive o ci ha vissuto o ci ha trascorso lunghi periodi.

Parto per assurdo da Caracas, perché la mia famiglia ci si sarebbe dovuta trasferire con un contratto faraonico, da imperialista (me lo mostrò mia madre), negli anni '70 e mia madre aveva già fatto le valigie prima che mio padre preferisse rimanere in Italia e poi eccoli i luoghi dei miei sogni:

-Milano
-Genova
-Londra
-Zurigo
-Copenaghen
-Berlino
-Tallin
-Salonicco
-Edimburgo
-le metropoli statunitensi
-Tunisi
-Marsiglia
-Tel Aviv
-Hong Kong
-Bangkok
-Hanoi
-Saigon

Poi ci sono città come Calcutta, Varanasi, Lhasa dove andrei per esplorazioni spirituali.

E poi c'è la mia città, cittadina, paesotto di provincia, chiamatelo come volete.
Dove ho studiato.
Dove sta il mio cuore.
Dove ho bisogno almeno una volta al mese di trascorrerci un'oretta, di camminarci, di rivedere facciate, porte, di berci un caffè.
Lecco.
Dove ho lasciato una parte della mia vita.
E dove per vari motivi non potrò mai vivere.
Oggi dopo il lavoro ci sono stato per motivi familiari.
Ho visto la Grigna e il Resegone pieni di neve e faceva un freddo bestiale come qui.
Io sto già mettendo il cappello e mi copro il viso di merda che ho con la sciarpa di lana per proteggermi il cuore da tutto il dolore che mi sta scivolando addosso.