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giovedì 31 ottobre 2019

Congresso italiano del Partito Radicale - 31 ottobre - 2 novembre Napoli presso la Fondazione FOQUS, fondazione quartieri spagnol



Da oggi comincia a Napoli il Congresso italiano del Partito Radicale che potrete ascoltare direttamente su Radio Radicale. Per motivi di lavoro e soldi purtroppo non posso parteciparci. Vabbè ho alcuni amici e compagni laggiu' che mi sapranno dire e poi ascoltero' tutto in diretta ma soprattutto in podcast su Radio Radicale.

Questo è il lancio:

"Il congresso annuale degli iscritti italiani al Partito Radicale si terrà dal 31 ottobre al 2 novembre prossimi a Napoli presso la Fondazione FOQUS, fondazione quartieri spagnoli, con inizio dei lavori alle ore 15 di giovedì 31.

In questa occasione saranno eletti altri 25 membri del consiglio generale, che si aggiungeranno ai 25 eletti nel congresso di luglio e che si riuniranno a Napoli il 3 novembre per eleggere il presidente del Consiglio generale.

All’ordine del giorno del Congresso c’è la centralità del Caso Italia a partire dalla questione giustizia e informazione.

Questione Giustizia che trova in alcune delle 8 proposte di legge del Partito, sulle quali abbiamo lavorato negli scorsi anni, centralità della nostra azione: amnistia e indulto; revisione del sistema delle misure di prevenzione e delle informazioni interdittive antimafia e delle procedure di scioglimento dei comuni per mafia; riforma del sistema di ergastolo ostativo e del regime del 41 bis e abolizione dell’isolamento diurno; abolizione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Senza dimenticare la responsabilità civile dei magistrati, l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, la separazione delle carriere dei magistrati. Mentre sul fronte informazione rilanciamo la nostra proposta sulla riforma della RAI “fuori i partiti dalla RAI” e la campagna per la vita del servizio pubblico Radio Radicale.

Dal Congresso partirà la campagna per la chiusura delle carceri minorili coordinata da Don Ettore Cannavera e Irene Testa. Mentre la Professoressa Carla Rossi illustrerà la proposta di distribuzione controllata di eroina quale misura sanitaria per il trattamento dei tossicodipendenti refrattari a qualsiasi altro trattamento.

Come avrai saputo, l’iniziativa ‘ferragosto in carcere’ ha visto la partecipazione anche dell’Unione Camere Penali, tra avvocati e militanti del Partito Radicale sono state impegnate circa 300 persone che hanno visitato 72 istituti penitenziari.

Infine, abbiamo costituito il “Comitato promotore del referendum contro la riduzione dei parlamentari” al quale abbiamo già raccolto l’adozione di diversi costituzionalisti. Appena sarà votata per la quarta e ultima volta la riforma costituzionale, avremo tre mesi di tempo per raccogliere 500mila firme: un impegno molto gravoso, oggi anche molto impopolare, ma dovuto: dobbiamo resistere e resistiamo alla ulteriore degenerazione e putrefazione della democrazia italiana. La richiesta di referendum sarà accompagnata da una proposta per l’elezione diretta del presidente della Repubblica, e per l’elezione del parlamento in collegi uninominali."

e questi alcuni degli interventi diciamo esterni ma anche no:

"PARTITO RADICALE – IL CONGRESSO A NAPOLI DAL 31 OTTOBRE.
L’ON. ROBERTO FICO, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, PRESENZIERÀ ALLA TAVOLA ROTONDA CARCERI MINORILI: RIFORMARE, CONVERTIRE O ABOLIRE?

Dal 31 ottobre a partire dalle ore 15 al 2 Novembre si apriranno a Napoli, presso la Fondazione FOQUS, a Via Portacarrese a Montecalvario 69, i lavori del 9° Congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale. Un congresso che avrà al centro del dibattito il “Caso Italia” e quindi la necessità, a partire dal nostro paese, di una transizione verso lo Stato di diritto democratico federalista laico e i diritti umani civili politici sociali.

Oltre agli interventi di Maurizio TURCO ed Irene TESTA, Segretario e Tesoriere, sono previsti i seguenti interventi

Giovedì 31 ottobre
Giulio Maria TERZI, Ambasciatore, già Ministro degli Affari Esteri, Presidente d’Onore del Partito Radicale
Thubten WANGCHEN, deputato del Parlamento tibetano in esilio

Alle ore 16 Roberto FICO, Presidente della Camera dei Deputati, presenzierà alla Tavola Rotonda “Carceri minorili: riformare, convertire o abolire?” .

Venerdì 1° novembre
Giuseppe ROSSODIVITA, avvocato, che relazionerà su “Il Caso Italia: questione giustizia, legalità Stato di diritto”
Simona MALPEZZI, Senatrice, Sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento
Federico MOLLICONE, Deputato, Fratelli d’Italia
Gregorio DE FALCO, Senatore, Gruppo Misto
Alfonso Pecoraro SCANIO, già Ministro dell’Ambiente

Sabato 2 novembre
Thhai MAKARAR, rappresentante in Europa del Partito Di Salvezza Nazionale Della Cambogia
Gennaro MIGLIORE, Deputato, Italia Viva
Andrea CANGINI, Senatore, Forza Italia.

martedì 29 ottobre 2019

"Gun Love" di Jennifer Clement (Bompaini); Il Riformista; Loredana Lipperini sulle elezioni umbre



Ci sono romanzi imperfetti, sfilacciati nella trama, appesantiti talvolta da troppi dosi di moralismo e affreschi poetici ma che riescono a conquistare per la bellezza e semplicità della storia che raccontano. Per come sanno ammaliare, commuovere, irretire, lasciare un segno nel lettore. 

È un po' il caso di “Gun Love” di Jennifer Clement (Bompiani, traduzione di Silvia Castoldi) che racconta la storia in prima persona di Pearl, una ragazzina albina che vive assieme alla madre dentro a  una vecchia Mercury parcheggiata in un campo per un roulotte, in Florida, a pochi metri da una discarica e da paludi tossiche. Una storia toccante che affronta la tragedia delle morti causate dalla diffusione incontrollata delle armi negli Stati Uniti, la povertà causata da un sistema iniquo e classista, il dramma dei bambini che finiscono nelle maglie del sistema degli affidi, l'immigrazione da quel Messico che è un altro paese costellato da croci. È un romanzo che non può lasciare inermi perché ha il coraggio di mostrare come anche in mondi dominati dalla violenza e dalla brutalità siano presenti spiragli di bellezza e amore, di amicizia e solidariteà ma che non cede a un finale ipocritamente consolatore. Anzi, le ultime pagine sono, nel loro canto folle di libertà, così crudeli, feroci, tombali, assassine da far sanguinare il cuore.


E uno snodo importante del romanzo è legato a Rachmaninoff:







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Sono un lettore della Lipperini. 
Non sempre condivido le sue idee ma le voglio e le vorro' sempre un gran bene.
Un pezzo che si intreccia a "Bianco" di Bret Easton Ellis.

Vi copio la parte finale che sottoscrivo totalmente:

"Sono brani da "Bianco" di Bret Easton Ellis. Vi consiglio di leggerlo, che apprezziate o meno l'autore. Personalmente lo apprezzo moltissimo, e penso che "American Psycho" sia un capolavoro, il miglior romanzo in grado di raccontare gli anni Ottanta, e che lo sia anche "Lunar Park". "Bianco" è una sorta di autobiografia, ma non solo. E mentre fin qui ci si è concentrati sulla gustosissima ascendenza che l'horror ha avuto su Ellis (ne parla nelle prime pagine), il consiglio è di arrivare alle ultime, dove descrive con molta lucidità il nodo del nostro scontento.
In poche parole, che credo di aver scritto fino allo sfinimento: accusare gli elettori di essere brutti e sporchi e ignoranti non solo non serve, ma denota un sentimento di superiorità morale ingiustificato. La politica, e il vivere insieme, presuppongono che ci si sappia mettere nei panni degli altri: non  per porgere l'altra guancia, ma per capire. Per capire, ripeto, cosa che nessuno sembra aver voglia di fare.
A proposito dei risultati delle elezioni regionali in Umbria, per esempio: qui si è parlato spesso del caso Castelluccio di Norcia e di quell'idea della precedente gestione che il territorio fosse solo una faccenda per turismo e commercio, e non altro. Ma non è neanche questo il punto, perché è molto facile che i vincitori governino decisamente peggio. Il punto è capire, maledizione. Capire. Capire. Capire. Scacciare quell'"io sono meglio" che non serve, e anzi serve solo a una cosa: quella che è accaduta ieri e che di certo accadrà ancora. Nelle Marche sicuramente, forse persino in Emilia Romagna. Purtroppo."

Saro' in minoranza.
Ma continuo a pensarla a questo modo.



Andrea Consonni, 29 settembre 2019

domenica 27 ottobre 2019

Libri



Sono letteralmente circondato da romanzi, film, fumetti distopici, post-apocalittici, eccetera eccetera. Mondi al collasso, dittature orwelliane, sfruttamento dei corpi, segregazione, morti viventi. 
Metafore di questo e di quell'altro. 
Perdonatemi la stringatezza di commento ma non è facile trovare qualcosa di nuovo e veramente disturbante in questa sterminata produzione molto alla moda. 
Almeno per i miei gusti fra i molti libri consigliati in circolazione.  
(
Niente consigli sulla Atwood, eccetera, eccetera, perché la conosco eccome)

Ho letto “Il libro di Joan” di Lidia Yuknavitch (Einaudi, traduzione di Laura Noulian) perché un'amica mi aveva detto che, visto che sono molto legato alla figura di Giovanna d'Arco, avrei dovuto assolutamente leggerlo.
E poi alla fine l'ho letto trovandoci evidentemente la figura di Giovanna d'Arco ma senza che mi prendesse più di tanto per come l'autrice l'ha riadattata alla narrazione e in generale ho trovato il romanzo un bel po' macchinoso, rigido, ideologico. 
Le parti migliori sono quelle relative agli innesti, alla “marchiatura” e tutte le pagine di chiara impronta erotica mentre il resto mi ha fatto un bel po' sbadigliare senza aggiungere niente di nuovo.

Ma nello stesso tempo mi ha fatto pensare a:

- le due immagini di Giovanna d'Arco che mi sono state regalate da una fervente cattolica che pensava di convertirmi al cattolicesimo e ovviamente a tutto quello che ho visto, letto, ascoltato su Giovanna d'Arco
- a una ragazza bellissima che aveva metà del corpo ricoperta di marchiature e a quanto piacerebbe anche a me farmi marchiare una balena sulla schiena
- al fascino che mi trasmettono i corpi in mutazione e con possibili innesti tecnologici
-a tutti quelli che parlano di isterismo ecologico quando cerco di discutere con loro dei cambiamenti climatici
- a Ursula K. Le Guin che è stata ed é una scrittrice immensa


.....



Quando ho preso in mano questo libro ho pensato a come cambia l'atteggiamento verso le tragedie a seconda dell'opportunità politica e delle convenienze e ho ritrovato un tweet di Sergio Scandura, uno di quei giornalisti che meriterebbe tanti tanti tanti tanti abbracci per il suo lavo, che riassume esattamente l'indifferenza del nuovo governo e di gran parte dell'opinione pubblica rispetto a quanto sta continuamente accadendo nel Mediterraneo e nei lager libici. 

Eccolo:

"#OceanViking con 104 naufraghi bloccati in mare da 7 giorni.

#AlanKurdi: 90 salvati con due scafi libici che sparavano.

#OpenArms ne salva 43 alla deriva 32 miglia sotto Lampedusa, che l'Italia non smuove unità oltre le 12 miglia.

Fosse stato Salvini al governo, apriti cielo."

Ma si vive sempre sull'onda delle emozioni del momento: migranti, curdi, Siria, Hong Kong, Cile, Umbria e domani sarà un'altra emergenza. 

A seconda di come tira il vento dell'indignazione.

Personalmente vi dico una cosa: ho letto che ci sono aziende orologiere che stanno soffrendo economicamente per le proteste a Hong Kong.

Lo so è dura, mi dispiace, ma c'è in ballo la libertà. Se non ripartiamo da questa parola, Libertà, che ha un connotato molto concreto, molto fisico, molto individuale, poi non si possono affrontare altri discorsi. 

C'è un prezzo da pagare.

(e prezzo come parola mi fa schifo ma almeno ci siamo intesi)




sabato 26 ottobre 2019

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - RGASTOLO: NESSUNO TOCCHI CAINO, LA CONSULTA APRE UNA BRECCIA NEL MURO DI CINTA DEL FINE PENA MAI

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 19 - n. 40 - 26-10-2019

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ERGASTOLO: NESSUNO TOCCHI CAINO, LA CONSULTA APRE UNA BRECCIA NEL MURO DI CINTA DEL FINE PENA MAI
2.  NEWS FLASH: ESPERTO ONU: L'IRAN CONTINUA A GIUSTIZIARE MINORENNI, NE HA 90 NEL BRACCIO DELLA MORTE
3.  NEWS FLASH: BANGLADESH: 16 CONDANNATI A MORTE PER L’OMICIDIO DELLA STUDENTESSA BRUCIATA VIVA
4.  NEWS FLASH: CINA: CORTE SUPREMA CHIEDE AI TRIBUNALI CONTROLLO RIGOROSO DELLA PENA DI MORTE
5.  NEWS FLASH: TANZANIA: CORTE D’APPELLO CONFERMA TRE CONDANNE CAPITALI
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


ERGASTOLO: NESSUNO TOCCHI CAINO, LA CONSULTA APRE UNA BRECCIA NEL MURO DI CINTA DEL FINE PENA MAI

Per l’associazione Nessuno tocchi Caino, da anni impegnata, con il Partito Radicale, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo, la decisione della Corte Costituzionale “apre una breccia nel muro di cinta del fine pena mai.”

Si recepisce così, almeno per i permessi premio, quanto già stabilito dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo nella sentenza Viola vs Italia che già aveva fatto cadere la presunzione di pericolosità assoluta nei confronti dei detenuti per reati di cui all’art 4 bis, primo comma.
“La decisione della Corte Costituzionale è un primo passo nell’affermazione del diritto alla speranza ed infrange il totem della collaborazione come unico criterio di valutazione del ravvedimento”, hanno dichiarato i dirigenti di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti. “Ora la Corte deve affermare lo stesso per gli altri benefici penitenziari secondo la progressività del trattamento penitenziario. Continueremo in questa lotta, consapevoli di aver fatto bene a perseguire, già quattro anni fa, la via dei ricorsi alle Alte Giurisdizioni per scalfire quello che sembrava intoccabile in nome di una malintesa antimafia che poco ha a che fare con i principi costituzionali, cioè la collaborazione con la giustizia come unico criterio di valutazione del ravvedimento, della rottura con logiche criminali del passato e del cambiamento dei detenuti per i reati dell’art 4 bis. La Consulta ha tratto coraggio dalla sentenza CEDU – hanno dichiarato i dirigenti di Nessuno tocchi Caino - a conferma di quel dialogo tra le corti nazionali e sovranazionali che le rafforza reciprocamente nell’affermazione dello Stato di Diritto, a partire dal divieto di tortura e di ogni trattamento inumano e degradante. Continueremo a monitorare l’attuazione della sentenza Viola e a tal fine, con l’Avv. Andrea Saccucci, abbiamo comunicato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (Rule 9(2)) di tenere conto del monitoraggio che Nessuno tocchi Caino condurrà sull’esecuzione della sentenza CEDU. Inoltre, abbiamo incardinato la prima azione collettiva di 252 ergastolani ostativi al Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite e abbiamo sollevato il problema anche nel processo di Revisione Periodica Universale (UPR) dell’Onu nei confronti dell’Italia che sarà discusso a novembre a Ginevra.”
D’Elia, Bernardini e Zamparutti hanno concluso affermando: “Oggi ha vinto la speranza contro la paura, ha vinto lo Stato di Diritto contro la Ragion di Stato che per troppi anni, in nome dell’emergenza, ha stravolto i principi costituzionali. Ha vinto Spes contra spem, motto di una vita di Marco Pannella, che ci ha animato in questi anni, e i detenuti di Opera protagonisti del docu-film di Ambrogio Crespi Spes contra Spem - Liberi dentro che contro ogni speranza sono stati speranza, determinando con il loro cambiamento anche l’orientamento dei giudici della Consulta. Si invera oggi quel pensiero che fu di Leonardo Sciascia per il quale la mafia non la si combatte con la terribilità della pena ma con lo Stato di Diritto.”
(Fonti: NtC, 23/10/2019)

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ESPERTO ONU: L'IRAN CONTINUA A GIUSTIZIARE MINORENNI, NE HA 90 NEL BRACCIO DELLA MORTE

L’Iran ha giustiziato sette minorenni l'anno scorso e due finora quest'anno, anche se la legge sui diritti umani proibisce la pena di morte per chiunque sia minorenne, ha dichiarato il 23 ottobre 2019 un esperto indipendente Onu sui diritti umani.
Javaid Rehman ha anche detto al Comitato per i Diritti Umani dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di avere "informazioni credibili", che ci siano almeno 90 persone attualmente nel braccio della morte in Iran che erano minorenni al momento del reato.
Rehman, investigatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran, ha espresso profonda preoccupazione per l'uso complessivo della pena di morte nella Repubblica islamica, affermando che il suo tasso di esecuzione "rimane uno dei più alti al mondo" anche dopo un calo registrato recentemente. Le esecuzioni infatti sono state 507 nel 2017, e 253 nel 2018. Finora nel 2019, ha affermato, "stime prudenti indicano che sono state eseguite almeno 173 esecuzioni".
Ha accolto con favore un emendamento a una legge antidroga iraniana nel 2017 che ha portato alla riduzione delle esecuzioni nel 2018, ma ha affermato che "c'è ancora molto lavoro da fare". Ha anche affermato di sentirsi incoraggiato dal miglioramento del dialogo tra le autorità iraniane e l'Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani "sull'amministrazione della giustizia e sulle esecuzioni di minori."
Per quanto riguarda la situazione generale dei diritti umani in Iran nell'ultimo anno, Rehman ha citato una serie di fattori negativi, tra cui una situazione economica in declino che, ha affermato, viene "aggravata dall'impatto delle sanzioni, con gravi conseguenze per la realizzazione di diritti sociali".
Gli Stati Uniti hanno aumentato le sanzioni contro l'Iran da quando il presidente Donald Trump si è ritirato l'anno scorso dall'accordo tra potenze mondiali e Iran del 2015 sul nucleare.
L'amministrazione americana sostiene, in parte supportata dall’osservatorio sulle attività nucleari delle Nazioni Unite, che l'Iran non stia rispettando l'accordo, e sta sollecitando anche altri paesi a intensificare la pressione su Teheran.
In tale contesto economico, ha affermato Rehman, coloro che chiedono il rispetto dei diritti umani "sono stati intimiditi, attaccati, arrestati e detenuti".
"Tra settembre 2018 e luglio 2019, almeno otto importanti avvocati sono stati arrestati per aver difeso prigionieri politici e difensori dei diritti umani, molti dei quali hanno ricevuto lunghe condanne".
Inoltre, ha affermato Rehman, i manifestanti che chiedono una migliore protezione dei diritti dei lavoratori presso lo zuccherificio Haft Tappeh sono stati arrestati con accuse di attentare alla sicurezza nazionale. Sette di loro sono stati recentemente condannati a pene tra i sei e i 19 anni, sebbene il capo della magistratura abbia ordinato una revisione delle condanne.
Rehman, un britannico di origine pachistana, professore di diritto islamico, ha affermato che i giornalisti che hanno denunciato la protesta di Haft Tappeh e altre questioni relative ai diritti dei lavoratori sono stati arrestati e detenuti.
Almeno 32 persone sono state arrestate da gennaio 2018 per aver protestato contro le leggi sul velo obbligatorio, la maggior parte delle quali donne che in molti casi hanno subito pene più severe rispetto alle loro controparti maschili. Ha detto che persone che lavorano nel campo dell’arte e della cultura "sono state ripetutamente oggetto di arresti e detenzioni per il loro lavoro".
Rehman ha affermato che le minoranze etniche e religiose sono rappresentate in modo sproporzionato sia tra le persone giustiziate per motivi di “sicurezza nazionale”, sia, nel complesso, tra i detenuti per motivi politici.
"Sono soggetti a arresti arbitrari e detenzione per la loro partecipazione a una serie di attività pacifiche come la difesa dell'uso delle lingue minoritarie, l'organizzazione o la partecipazione a proteste pacifiche e l'affiliazione con i partiti dell'opposizione".
Nella costituzione dell'Iran sono riconosciute solo 3 minoranze religiose: cristiani, ebrei e zoroastriani, ha affermato Rehman. Ha esortato a modificare la costituzione per consentire a tutte le minoranze religiose e coloro che non detengono alcuna credenza religiosa "di godere pienamente dei loro diritti".
(Fonti: Associated Press, 23/10/2019)


BANGLADESH: 16 CONDANNATI A MORTE PER L’OMICIDIO DELLA STUDENTESSA BRUCIATA VIVA

Il preside di una scuola religiosa in Bangladesh è tra le 16 persone condannate a morte il 24 ottobre 2019 per l'omicidio di una ragazza che si era rifiutata di ritirare una denuncia per molestie sessuali contro di lui, ha detto il pubblico ministero.
Gli omicidi versarono cherosene su Nusrat Jahan, 18 anni, dandole fuoco sul tetto della sua madrasa ad Aprile nel distretto sud-orientale di Feni. Secondo la polizia l'omicidio della studentessa fu eseguito per ordine del preside.
"La sentenza dimostra che nessuno è al di sopra della legge", ha dichiarato il pubblico ministero Hafez Ahmed ai giornalisti dopo il verdetto della corte.
Ha aggiunto che gli avvocati della difesa hanno tentato senza successo di stabilire che Jahan si era suicidata.
L'avvocato della difesa Giasuddin Nannu ha dichiarato che i suoi clienti presenteranno appello presso l’ Alta Corte.
La morte di Jahan suscitò indignazione pubblica e manifestazioni di massa che chiedevano la punizione dei suoi assassini. A marzo la ragazza aveva subito pressioni per ritirare una denuncia alla polizia contro il preside della scuola per tentato stupro, ha detto la sua famiglia.
Il primo ministro Sheikh Hasina aveva incontrato la sua famiglia e aveva promesso di consegnare gli assassini alla giustizia.
"Non posso dimenticarla per un momento. Sento ancora il dolore che ha attraversato", ha detto la madre Shirin Akhtar mentre scoppiava a piangere a casa sua dopo il verdetto.
Il fratello di Jahan, Mahmudul Hasan Noman, ha chiesto che le condanne a morte siano eseguite rapidamente e ha chiesto protezione per la sua famiglia dalle vendette.
“Viviamo nella paura. Siamo stati minacciati anche oggi in aula ”, ha detto Noman.
Il Bangladesh ha visto un drammatico aumento del numero di casi di stupro negli ultimi mesi, con 217 donne e minori stuprati a settembre, il numero più alto in un solo mese dal 2010, secondo un rapporto pubblicato dal Bangladesh Mahila Parishad, un gruppo per i diritti delle donne.
Molti altri casi non vengono denunciati perché le donne temono di essere stigmatizzate. Gli attivisti per i diritti attribuiscono il crescente numero di stupri a una mancanza di consapevolezza, alla cultura dell’impunità, decadenza morale e persone influenti che proteggono i sospetti stupratori per motivi politici.
(Fonti: Reuters, 24/10/2019)


CINA: CORTE SUPREMA CHIEDE AI TRIBUNALI CONTROLLO RIGOROSO DELLA PENA DI MORTE

La Corte Suprema del Popolo (SPC) il 17 ottobre 2019 ha chiesto ai tribunali di vari livelli di osservare rigorosamente la politica cinese di controllo rigoroso e applicazione prudente della pena di morte.
I tribunali dovrebbero assicurarsi che la pena di morte sia amministrata solo per un numero estremamente limitato di criminali condannati per reati estremamente gravi, ha affermato la SPC in una conferenza sulla giustizia penale.
La SPC ha il dovere di rivedere tutte le decisioni sulla pena di morte emesse dai tribunali inferiori.
Nel trattare i casi legati alla droga dovrebbero essere proseguite sia le punizioni severe che le repressioni mirate.
I processi penali non dovrebbero essere indifferenti all'opinione pubblica, né dovrebbero essere dettati dall'opinione pubblica, secondo la SPC, e le sentenze penali dovrebbero garantire che si faccia giustizia in ogni caso.
(Fonti: Xinhua, 17/10/2019)


TANZANIA: CORTE D’APPELLO CONFERMA TRE CONDANNE CAPITALI

Una Corte d'Appello della Tanzania ha confermato le condanne a morte inflitte a tre residenti del villaggio di Ihumwa nella municipalità di Dodoma per aver ucciso nel novembre 2011 un abitante del loro villaggio, cui avevano rubato 59 capi di bestiame, secondo quanto riportato dal Daily News il 20 Ottobre 2019.
Nel loro giudizio emesso di recente a Dodoma, i giudici della Corte d'Appello hanno notato dalle prove che Philimon Chimwagamwaga, la vittima, il cui corpo fu trovato nella boscaglia, fu ucciso mentre pascolava il bestiame e che gli autori dell’omicidio se ne andarono via con gli animali.
I giudici Batuel Mmilla, Sivangilwa Mwangesi e Jacobs Mwambegele si sono pronunciati contro i tre ricorrenti, Wyclife Salum, alias Nyendo, Shaban Kefa, alias Njulumui e John Mangwela, respingendo l’appello presentato contro la sentenza dell’Alta Corte.
"Riteniamo che l’accusa contro i ricorrenti sia stata sufficientemente provata per cui l'appello risulta privo di merito. Senza ulteriori indugi, lo respingiamo nella sua interezza", hanno concluso i giudici.
(Fonti: The Daily News, 20/10/2019)

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Per maggiori informazioni: http://www.nessunotocchicaino.it

venerdì 25 ottobre 2019

William Brittelle, Denis Johnson, Eartheater, un libro immenso che mi regalerò, carcere/ergastolo e il ritorno de Il Riformista




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Non mi sono mai piaciuti i furbi.
E soprattutto i furbi ignoranti.
Quelli che ti fregano e sorridono perché ti dicono che loro sanno come gira il mondo.
E magari te lo dicono in nome di una presunta solidarietà proletaria.
E magari ti dicono pure che sono degli sfruttati ma poi quello che dovrebbero fare loro te lo fanno fare a te.
Che si lamentano e lamentano e piangono e intanto tu lavori e loro parlano e parlano e piangono.
E se ne fregano di te e lasciano a te tutta la merda possibile.
E alla prima occasione di chiarezza, di confronto, di scontro si nascondono e leccano il culo a tutti perché poi l'importante è pararsi il culo, sopravvivere, mangiare.
Ecco, vedete nella mia vita ho conosciuto persone che hanno preso anni di carcere e denunce per vari motivi ma che quando stavano al lavoro con persone molto diverse da lavoro per idee, provenienza, aspirazioni, stili di vita non hanno mai smesso di fare il loro e hanno aiutato/supportato anche persone che votavano a Destra o quella sinistra che non hanno mai amato.
Sono uno di quelli.
Quando lavoro prima penso a fare il mio lavoro come Dio comanda e poi penso a parlare.
Ma sono stanco di tutta questa merda.
Davvero.


Mia madre mi direbbe: Hai sopportato abbastanza Andrea questa massa di stronzi del cazzo. È ora di partire.

Ascolto un vecchio pezzo dei The World is A Beautiful Place.

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Alla fine è arrivata fra le mia mani l'ultima opera di Denis Johnson, “La generosità della sirena” (Einaudi, traduzione di Silvia Pareschi). Cinque racconti.Non credo che riuscirò mai a scriverne. Perché Denis Johnson, scomparso nel 2017, per la mia vita, non solo di lettore, è stato qualcosa di catartico, distruttivo, bellissimo. 

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Un libro che mi regalo nei prossimi giorni  Mille pagine con tutti i racconti di Malamud. E poi leggerli e affrontare l'inverno.

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E sempre restando nel campo garantista, il 29 ottobre torna in edicola Il Riformista con la direzione congiunta del giornalista Piero Sansonetti e della deputata di Forza Italia, Deborah Bergamini. Speriamo che possa anche solo sopravvivere per qualche tempo. Tiratura 15 mila copia. Nutro alcune perplessità su alcune firme previste (tipo Bertinotti o anche Maria Elena Boschi anche se alla Boschi per motivi strettamente personali perdono tutto seppur con molta incazzatura) ma sicuramente comincero' ad acquistarlo. 



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-qui-



giovedì 24 ottobre 2019

Qualcosina da "Bianco" di Bret Easton Ellis (Einaudi)



Me lo sono letteralmente divorato “Bianco” di Bret Easton Ellis (Einaudi, traduzione di Giuseppe Culicchia) anche se conoscevo già gran parte del contenuto degli scritti e del pensiero, polemiche di Ellis. È stato un libro che mi ha consolato, nel senso che mi ha fatto sentire meno solo, di sapere che esistono tante altre persone, spesso silenti, che non ne possono più di questa cappa di conformismo, moralismo, pulizia di comportamento, allarmismo, politicamente corretto. Ho molto apprezzato tutte le sue riflessioni sull'avvento/elezione di Trump (che tra l'altro Ellis detesta e basta aver letto “American Psycho” per saperlo) e sull'isteria/crollo/bigottismo di un certo mondo liberal/progressista. Pagine che mi hanno fatto pensare a come in questi anni un certo mondo di sinistra italiano (non tutto, ovviamente) abbia per esempio ritratto i votanti di destra o coloro che magari vogliono dialogare con tutti, parlare, quantomeno ascoltare. Potrei dilungarmi oltre ma ho già scritto abbastanza. 

Vi lascio due estratti (anche se si fa un torto a Ellis estrapolando alcuni passaggi perché si perde la complessità del discorso).



Il primo:

“Se sei una persona bianca intelligente a cui succede di essere stata tanto traumatizzata da qualcosa al punto di parlare di te stessa come di una “sopravvissuta-vittima” probabilmente dovresti contattare il Centro nazionale per le vittime e chiedere loro aiuto. Se sei un adulto di origini “caucasiche” che non può leggere Shakespeare o Melville o Toni Morrison perché questo potrebbe far scattare qualcosa che finirebbe col ferirti e perché testi simili potrebbero pregiudicare la tua esperienza di autodefinirti per mezzo della tua vittimizzazione, allora hai bisogno di vedere uno specialista, affrontare una terapia o prendere qualche psicofarmaco. Se pensi di subire una “microaggressione” quando qualcuno ti chiede da dove provieni oppure ti dice “Puoi darmi una mano in matematica?” o esclama “Che Dio ti benedica” quando starnutisci, o un tizio ubriaco cerca di metterti le mani addosso a una festa di Natale, o qualche coglione ti si struscia addosso di proposito per palparti mentre siete in coda, o qualcuno semplicemente ti insulta, o il candidato per cui hai votato non è stato eletto, o qualcuno ti identifica correttamente col tuo genere sessuale, e tu consideri tutto ciò un enorme insulto sociale, che ti minaccia e a causa del quale hai bisogno di un ambiente sicuro, allora devi cercare di farti aiutare da un professionista. Se sei afflitto dalle conseguenze di un evento traumatico anni prima, e che ti porti ancora dietro anni dopo, allora probabilmente stai male e hai bisogno di cure. Ma fare la vittima è come una droga – ti senti così bene, attiri così tanto l'attenzione del prossimo, finisce davvero per definirti, è una botta di vita, e ti fa sentire persino importante nel momento in cui mostri le tue presunte ferite in modo che la gente possa leccartele. Non hanno forse un sapore così buono?
L'onnipresente epidemia di autovittimizzazione – in cui definisci te stesso essenzialmente per mezzo di una cosa negativa, un trauma che hai subito in passato e a cui hai permesso di definirti – è a tutti gli effetti una malattia. Ed è qualcosa che dovresti risolvere per poter far parte del tessuto sociale, perché altrimenti non farai solo del male a te stesso  ma irriterai seriamente anche famigliari e amici, vicini di casa ed estranei che non hanno a loro volta vittimizzato se stessi. Il fatto che non si possa sentire una battuta  o vedere una certa immagina (si tratti di un quadro o anche solo di un tweet) e che ogni cosa possa essere connotato come razzista o sessista (legittimamente o no) e sia dunque considerata nociva e intollerabile – e che dunque nessuno altro debba avere modo di ascoltarla o vederla o tollerarla – è un nuovo tipo di mania, una psicosi che la nostra cultura ha incoraggiato. Questa illusione spinge le persone a pensare che la vita dovrebbe essere una dolce utopia progettata e costruita per le loro sensibilità delicate ed esigenti, e fondamentalmente le sprona e restare per sempre nell'infanzia, vivendo una favoletta di buone intenzioni. Per un bambino o un adolescente è impossibile superare certi traumi e dolori, ma la stessa cosa non vale necessariamente per un adulto. La sofferenza può esserti utile perché può motivarti e spesso fornisce i materiali da costruzione per creare grandi libri, composizioni e opere d'arte. Ma pare che la gente non voglia più imparare dai traumi del passato ripercorrendoli ed esaminandoli nel loro contesto, cercando di capirli, analizzarli nel dettaglio, metterli da parte e andare avanti.” (pagg. 143-145)



e questo è il secondo che mette su carta un discorso che cerco disperatamente, inascoltato, di fare con molte persone anche su altre questioni:



“Ma la storia di Sinatra in realtà è fatta di pragmatismo, di sconfitta, di perdita, di sofferenza e della delusione amorosa (incarnata da Ava Gardner) che quasi lo distrussero, e del modo in cui lui trasformò queste cose, quei sentimenti e questo dolore, in arte, dando un'altra profondità alle canzoni che stava semplicemente interpretando (non ne scrisse nessuna). Attraverso la forza della sua arte, a un tempo afferrò e plasmò lo stato d'animo di una nazione ed entrò in sintonia con un pubblico così vasta da essere impensabile oggi. Non sto parlando di raccattare un miliardo di click su YouTube, ma di un intero Paese che ne fu colpito in maniera duratura.
Il lavoro di Gibney aggira alcuni passaggi fondamentali, tra cui la morte della madre e i film hollywoodiani che Sinatra fece negli anni Sessanta e Settanta, e a volte ti fa ricordare che il documentario è stato prodotto con l'autorizzazione degli eredi. In certi passaggi sembra di assistere a un regolamento di conti, specie quando viene spiegata la delusione di Sinatra nei confronti di John Fitzgerald Kennedy dopo avergli fatto incessantemente campagna elettorale per poi essere sbattuto fuori dalla Casa Bianca a causa di quegli stessi legami con la mafia che Sinatra aveva usato per aiutare Kennedy a vincere. Ma All or Nothing at All resta concentrato sul fatto che Sinatra era un artista, e che il dolore e il rimpianto e la perdita informavano i suoi più grandi lavori, e anche se non era un autore riscriveva le canzoni che cantava coi suoi fraseggi e la sua voce e con un tenebroso pragmatismo che permeava ogni cosa da That's Life a Summer Wind a It Was a Very Good Year. Sinatra si apriva anche nelle interviste e scherzava brillo sul palco con il Rat Pack: un artista dell'Impero che credeva nella forza dell'Impero. Come non avrebbe potuto? L'Impero lo aveva creato. Lui lo aveva influenzato. Sinatra all'apparenza diceva e faceva tutto quello che voleva. Libero, bianco e maschio, poteva risultare disinvolto e divertente, a volte contraddittorio, diretto e giocoso, di tanto in tanto un prepotente, oppure tormentato, affascinante, polemico, o anche solo strano – ossia semplicemente un uomo, senza dover chiedere scusa a nessuno.
Sinatra non aveva mai chiesto scusa di niente perché quel tipo di cultura non esisteva – un mondo in cui chiunque, anche se in vista, poteva essere ammutolito in modo poliziesco – nonostante fosse occasionalmente attaccato dalla stampa per via del suo appetito per le donne e per gli ambigui anni del Rat Pack a Las Vegas, che lui da solo reinventò come una mecca per i turisti. Conosceva tutti, un grande e strabiliante cast che andava da Hollywood a New York a Washington D.C. Sinatra in qualche modo andò a picco alla fine degli anni Sessanta, incapace di immaginare come riposizionarsi nel momento in cui venne circondato dai Beatles e dai Doors, e quando si ritirò nel 1971 la gente ritenne che fosse il momento giusto, in quell'era rock in cui lui aveva l'aria di essersi vagamente fossilizzato. Eppure, con una tipica mossa alla Sinatra, la sua incapacità di star fermo lo riportò sul palco per il tour del ritorno sulle scene nel 1974, dopodiché continuò a esibirsi in stadi esauriti – il pubblico intanto cresceva di numero – fino alla morte nel 1998. 
Mentre guardavo  All or Nothing at All, mi venne in mente che non ci potrà mai essere un altro Sinatra perché né la cultura pop né la nostra società funzionano più a quel modo – un modo che consente a qualcuno di fallire ripetutamente e rialzarsi di nuovo, di agire in modo sfrontato, e talvolta cattivo, senza chiedere scusa. La cultura pop di oggi esiterebbe a invitare a tornare uno come Sinatra (o Miles Davis o James Brown), e mentre guardavo il documentario di Gibney mi sentii gelare rendendomi conto che forse questa democratizzazione non era stata poi una gran cosa per la cultura pop. Come se la sarebbe cavata uno qualunque di quegli artisti in una società che si autocensura, in cui tutti camminano in punta di piedi cercando di accontentare ogni categoria che potrebbe sentirsi offesa da una qualche opinione contraria, fondamentalmente mettendo a tacere le eccellenze creative a causa delle paure e delle insicurezza e dell'ignoranza altrui? Si sarebbe potuto costringere uno come Sinatra a cantare canzoni che ci facessero solo sentire idealmente meglio riguardo alle nostre identità, e dunque ignorando le dolorose realtà della vita e dell'esistenza umana? E mentre il documentario volgeva al termine, mi venne da chiedermi cosa sarebbe potuto accadere ai nostri giorni a Sinatra se, per esempio, avesse cantato “the lady is a tramp”, Misoginia! Un esponente del patriarcato maschilista bianco! Mascolinità tossica! Non comprate questo disco, compagni! Boicottate la casa discografica! Sinatra sarebbe stato disgustato dal tenore orwelliano di questa nostra attualità, ma non riesco a immaginarmelo nell'atto di piegare la schiena. Mai e poi mai.” (pagg. 212-215)




mercoledì 23 ottobre 2019

Ai cittadini di Costa Masnaga (e non solo) che passano da questo blog

-qui-


Cari cittadini di Costa Masnaga che passate da questo blog volevo informarvi che da oggi potete recarvi in comune e firmare per permettere il referendum contro il taglio dei parlamentari. 
Potete essere favorevoli o contrari a questa riforma, che io considero un vero e proprio obbrobrio, ma poter votare su questo tema sarebbe un grande segnale di partecipazione democratica.
Tutto qui.

L'invito è poi rivolto a tutti a firmare per permettere questo referendum.
Troverete fra un po' banchetti nelle varie città, con la speranza che queste 500 mila firme (un'enormità) non siano necessarie e che il referendum si possa fare grazie al Parlamento o alle regioni.

Ciao
Andrea

martedì 22 ottobre 2019

Halfsleeper



Oggi avrei tanto voluto godermi il mio giorno libero.
E invece no.
Per fortuna c'è Chelsea.



Andrea Consonni, 22 ottobre 2019

lunedì 21 ottobre 2019

Sopportare, Caoimhín Ó Raghallaigh & Thomas Bartlett, Audiobaton, Scommessa su un fantino morto, Manta Ray/OOY

Provo a non farmi prendere dalla rabbia e dalla violenza quando sto al lavoro e riesco quasi sempre a rimanere calmo, a non commettere  gesti avventati, a non dire cose di cui poi mi pentirei o che avrebbero conseguenze nefaste. Ma tutta questa insofferenza e insoddisfazione mi lacerano da dentro e mi sfogo con me stesso. Oggi uscito dal cinema ho preferito non aprire l'ombrello e camminare per mezz'ora sotto il diluvio universale e entrare anche a far la spesa fradicio, aggirandomi fra le corsie come un fantasma. Sono tornato a casa e mi sono messo a mollo nell'acqua calda aspettando il ritorno della mia compagna. Nelle cuffie avevo questo disco di Caoimhín Ó Raghallaigh & Thomas Bartlett:


e quando lei è tornata è stato bellissimo vederla tutta sporca di fango.

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Ne scrivo prossimamente ma quanto mi manca andare a vedere una corsa di cavalli.
Lo so che al giorno d'oggi è quasi impronunciabile un desiderio del genere ma adoro gli ippodromi.
Come, e l'ho scritto tantissime volte, amo tantissimo la boxe e le sale degli incontri.






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Senza l'aiuto di un'amica non avrei mai visto questo bel film thailandese che mi ha fatto pensare, in realtà ci penso spesso, a Ooy, la mia ex collega e responsabile thailandese. Una donna incredibile, folle, una che lavorava 250 ore al mese per mandare i soldi alla famiglia (dalle 6 di mattina all'una di notte) e comprarsi valanghe di borse. Una con una vita sessuale scatenata. Una ragazza di compagnia. Una di quelle che si beccherà sempre della troia. Una di quelle che se ne vanno all'improvviso. In silenzio. Quasi in fuga. Ma che lasciano vuoti abissali. Una grande amica. 

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sabato 19 ottobre 2019

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - ELISABETTA ZAMPARUTTI: ‘LA MANCATA CONFERMA AL CPT CONFERMA IL MIO VALORE E QUELLO DELLE BATTAGLIE DI NESSUNO TOCCHI CAINO’

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - ‘LA MANCATA CONFERMA AL CPT CONFERMA IL MIO VALORE E QUELLO DELLE BATTAGLIE DI NESSUNO TOCCHI CAINO’ 

Anno 19 - n. 39 - 19-10-2019

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ELISABETTA ZAMPARUTTI: ‘LA MANCATA CONFERMA AL CPT CONFERMA IL MIO VALORE E QUELLO DELLE BATTAGLIE DI NESSUNO TOCCHI CAINO’
2.  NEWS FLASH: INVITO: A SPOLETO IL 19 OTTOBRE ‘MOVIMENTIAMOCI’
3.  NEWS FLASH: UGANDA: NON SARA’ IMPOSTA LA PENA DI MORTE PER IL SESSO GAY
4.  NEWS FLASH: SOMALIA: AL-SHABAAB GIUSTIZIA UOMO DI 82 ANNI
5.  NEWS FLASH: INDIA: CORTE SUPREMA COMMUTA CONDANNA A MORTE IN ERGASTOLO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


ELISABETTA ZAMPARUTTI: ‘LA MANCATA CONFERMA AL CPT CONFERMA IL MIO VALORE E QUELLO DELLE BATTAGLIE DI NESSUNO TOCCHI CAINO’

“Considero una medaglia al mio valore e al valore delle cose che ho fatto e che continuerò a fare per l'abolizione dell'ergastolo ostativo e l'isolamento, la decisione del Governo italiano di non confermarmi nel secondo mandato al Comitato europeo per la prevenzione della tortura.
Una decisione arrogante, quella del Governo italiano, che viola la consuetudine di confermare l'uscente, tanto più che ero stata scelta dalla delegazione parlamentare italiana al Consiglio d'Europa in tutte le sue componenti di opposizione e di maggioranza che ringrazio, eccetto i 5 Stelle, che ero stata votata all'unanimità dall'Assemblea parlamentare di Strasburgo con indicazione a favore della mia riconferma anche del Bureau del CPT.
Il successo della sentenza Viola contro Italia e la visita ad hoc del CPT quest'anno sul 41 bis e l'isolamento è certamente qualche cosa di insopportabile per questo Governo, in particolare nella sua componente grillina, come insopportabili sono le lotte e la visione radicale, nonviolenta e liberale. Lo abbiamo visto su Radio Radicale, lo vediamo oggi sulla mia cancellazione dal CPT con il voto che c'è stato il 9 ottobre al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa dove 20 Paesi hanno votato a mio favore e 25 contro. Se la mia elezione nel 2015 è stata anche un atto di riconoscenza nei confronti di Marco Pannella, in particolare da parte dell'allora Ministro della Giustizia Andrea Orlando nei cui confronti continuo a nutrire un senso di riconoscenza anche per il sostegno datomi per la riconferma. Quanto accaduto pochi giorni fa a Strasburgo si iscrive invece nel tentativo di cancellazione scientifica di ogni traccia di quella visione di Marco Pannella, di quella sua azione semp
 re volta a mutare in meglio le istituzioni e non a farsi da queste cambiare a partire dalla istituzione carcere, intesa come comunità di detenuti e di personale penitenziario che lui ha sempre considerato ed amato.
Continuerò ad impegnarmi con Nessuno tocchi Caino ed il Partito Radicale in quell'opera di riconversione dalla violenza alla nonviolenza che in questi ultimi quattro anni abbiamo sperimentato con i detenuti condannati all'ergastolo ostativo nei laboratori Spes contra spem.
Ti chiedo di sostenere questa lotta, questo impegno, iscrivendoti quest'anno a Nessuno tocchi Caino.
Ne ho, ne abbiamo bisogno!
Un abbraccio,

Elisabetta Zamparutti
Tesoriera di Nessuno tocchi Caino


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

INVITO: A SPOLETO IL 19 OTTOBRE ‘MOVIMENTIAMOCI’
UN RICHIAMO ALLE COSCIENZE PER UN’ITALIA PIU’ EFFICIENTE

Spoleto 19 ottobre 2019 h. 15,30 Sala Monterosso - Complesso di Villa Redenta - Via Flaminia, 141

Il Tribunale delle Libertà Marco Pannella, costituito per dare voce a tutti coloro che abbiano subito gravi violazioni nel loro diritto alla giustizia, alla dignità, alla conoscenza, al lavoro e alla vita, ha il piacere di invitare la S.V. alla lettura della motivazione della Decisione assunta a conclusione del “Processo alla Ricostruzione post sisma 2016” .
L’evento, previsto per il prossimo 19 ottobre, sarà un’occasione importante per illustrare e commentare il documento, dibattere, confrontarsi ed individuare percorsi che accelerino la fase della ricostruzione del tessuto sociale, oltre che delle strutture crollate o lesionate, fase che sconta, purtroppo, l’inadeguatezza dell’impianto normativo su cui si basano gli interventi dello Stato e degli Enti locali quando devono far fronte alle calamità naturali, con tutte le ovvie drammatiche conseguenze sulle popolazioni colpite.
Con il Patrocinio della Provincia di Perugia

Per qualsiasi informazione contattare:
Avv. Elisabetta Rampelli – Presidente Vicario Tribunale delle Libertà Marco Pannella marcopannella_tribun@virgilio.it avvelisabettarampelli@virgilio.it 063231846
Dott.ssa Porzia Addabbo – Direttore Artistico/Organizzativo mitiemaiuscole@libero.it 347 6845216



UGANDA: NON SARA’ IMPOSTA LA PENA DI MORTE PER IL SESSO GAY

L'Uganda non imporrà la pena di morte per il sesso gay, ha detto un portavoce presidenziale il 14 ottobre 2019, dopo che i principali donatori internazionali avevano dichiarato di voler monitorare un piano da parte della nazione africana per reintrodurre una legge comunemente nota come "Uccidi i Gay".
Il ministro dell'Etica e dell'Integrità ugandese, Simon Lokodo, il 10 ottobre aveva annunciato la volontà del governo di reintrodurre in parlamento una legge anti-omosessualità entro poche settimane, per frenare la diffusione dell'omosessualità nella nazione dell'Africa orientale.
La dichiarazione di Lokodo è stata ampiamente diffusa in tutto il mondo e donatori internazionali come l'Unione Europea, la Banca Mondiale, gli Stati Uniti e il Fondo Globale hanno dichiarato di monitorare attentamente la situazione e di difendere i diritti delle persone LGBT+.
Un portavoce del presidente Yoweri Museveni il 14 ottobre ha dichiarato che il governo non ha in programma di introdurre la legislazione che imponga la pena di morte per il sesso gay.
"Il governo non ha in programma di introdurre una legge del genere", ha detto Don Wanyama, addetto stampa del presidente Museveni, alla Thomson Reuters Foundation.
"Abbiamo il codice penale che gestisce già i problemi di comportamento sessuale innaturale, quindi non è in arrivo alcuna legge".
La scorsa settimana Lokodo aveva riferito alla Thomson Reuters Foundation e alla stampa locale che il disegno di legge stava per essere presentato nel Paese cristiano in gran parte conservatore dove il sesso gay è attualmente punibile con l'ergastolo ai sensi della legge coloniale britannica.
(Fonti: reuters.com, 14/10/2019)


SOMALIA: AL-SHABAAB GIUSTIZIA UOMO DI 82 ANNI

Il gruppo degli Al-Shabaab, secondo quanto riferito, ha giustiziato un uomo di 82 anni a Jowhar, la capitale dello stato di Hirshabelle.
Ali Abdullahi Hassan era stato condannato a morte in un tribunale distrettuale di Al-Shabaab a Fidow, dopo essere andato lì per testimoniare contro un clan su una questione legata alla terra.
La famiglia contro cui ha testimoniato nel caso ha detto al giudice che Ali era un funzionario governativo del distretto di Jowhar e che non poteva quindi essere un testimone nel caso.
Al-Shabaab arrestò quindi Ali per ulteriori indagini, e in seguito lo condannò a morte.
Ali era un capo del distretto di Bula Sheikh nella città di Jowhar.
(Fonti: Somali Affairs, 13/10/2019)


INDIA: CORTE SUPREMA COMMUTA CONDANNA A MORTE IN ERGASTOLO

Più di otto anni dopo aver condannato a morte un uomo per aver ucciso sua moglie e quattro bambini, compreso uno di 10 mesi, nel distretto di Nanded nel Maharashtra, la Corte Suprema indiana ha ora riscontrato un errore nel suo verdetto, commutando la pena in ergastolo, ha riportato il Times of India il 2 ottobre 2019.
Dopo aver riesaminato minuziosamente tutte le prove, il panel di giudici NV Ramana, MM Shantanagoudar e Indira Banerjee ha dichiarato che la Corte, pronunciando il verdetto nel 2011, ha commesso due errori - in primo luogo dando credito erroneamente alla confessione extragiudiziale fatta dall’imputato alla sua ex moglie che non era stata verificata e in secondo luogo osservando che lo schiacciamento del volto di sua moglie non era dimostrato da prove mediche.
Secondo la Corte le prove circostanziali sono abbastanza forti da ritenere l'imputato colpevole, ma l'estrema punizione della condanna a morte non è giustificata.
Secondo la polizia, il condannato aveva un rapporto extra-coniugale che avrebbe portato a frequenti liti con la moglie. Non essendoci testimoni oculari del crimine, il tribunale e l’alta corte si basarono su prove circostanziali – dal momento che l’imputato restò latitante per un mese dopo il reato e la defunta fosse stata vista l'ultima volta con lui - per condannarlo.
La battaglia legale di otto anni si è conclusa con la commutazione della pena capitale. Tuttavia tenendo conto di alcune attività illegali svolte dall’uomo in carcere, la Corte Suprema ha stabilito che resterà in prigione per il resto della vita.
(Fonti: The Times of India, 02/10/2019)



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venerdì 18 ottobre 2019

Due righe su "Margine di fuoco" di John Smolens (Mattioli 1885)


Mi stuzzicano sempre le opere che sfuggono alle definizioni dentro cui vengono imprigionate. È il caso per esempio di “Margine di fuoco” di John Smolens (Mattioli 1885, traduzione di Sebastiano Pezzani) che apparentemente potrebbe sembrare un thriller ambientato in Michigan sulle rive del Lago Superiore e invece è molto di più: è un'intensa, fisica, sconvolgente e toccante storia d'amore fra Hannah e Martin (non a caso si fanno i nomi di due scrittori come Jim Harrison e Andre Dubus III), due sconfitti che cercano di rifarsi una vita e che si incontrano per caso come accade nelle storie d'amore: lei, una splendida diciannovenne con un aborto alle spalle e un futuro nero davanti a sé, lui un trentenne che per tornare a respirare ha deciso di restaurare una vecchia casa di famiglia; è un thriller serrato e dolente perché il ritorno di Sean, l'ex fidanzato di Hannah e ossessionato dalla sua perdita, segna l'inizio di una serie di eventi che sconvolgerà e travolgerà la vita di tutti quanti i protagonisti; è il racconto di un microcosmo provinciale simile, restando agli autori contemporanei, a quello raccontato da Tom Drury: cittadine anonime ma che nascondono piccole e grande storie, drammi e dolori, figure indimenticabili come Pearly, alcolizzato e incarnazione contemporanea delle aspirazioni di di libertà di Thoreau o la cronista alla ricerca di verità di giustizia o il giudice dispensatore di sentenze apparentemente folli o la madre alcolizzata di Sean o l'indiana alcolizzata più simile a un Spirito sacro che a un essere umano; ma soprattutto “Margine di fuoco” è un romanzo che sorprende perché Smolens evita di offrire la classica storia da thriller di classifica, scansando la facile dicotomia colpevolezza e innocenza o i clichè della punizione come purificazione scegliendo invece di scavare nelle pieghe dell'irrisolto quotidiano, nell'indescrivibile delle decisioni avventate, dei crolli inspiegabili, delle indecisioni, dei segreti, delle apparenze familiari, della vita che quasi mai va come si vorrebbe che andasse e illuminando, quasi magicamente, impreviste ma reali possibilità di riscatto, se non di redenzione, per chi si è rovinato la vita e ha rovinato quella altrui. 
Il finale, che non vi rivelo, oltre che a farmi ricordare tutta la mia vita e mi ha fatto pensare (so che farò storcere la bocca) alla conclusione del cartone animato Anna dai capelli rossi.
E sapete perché ho pensato a quel finale? 
Perché questo romanzo di John Smolens vuole quasi ricordarci che talune volte, direi quasi sempre, quella vita che immaginavamo immensa e colma di opportunità e successi si restringe invece a un sentiero dimenticato da Dio ma quel sentiero, stretto, buio, se solo lo si vuole percorrere con coraggio è in grado di regalare prima o poi delle curve o una sosta inaspettata e delle sorprese e a chi lo vuole percorrere è in grado d'insegnare che dalle piccole cose, quelle minime, dimenticate o considerate superflue, dalla sofferenza, dagli sbagli, dalla malattia, dal dolore, dalla morte possono sbocciare fiori, parole, cambiamenti e sguardi gravidi di emozioni, bellezza, amore e sogni che magari dureranno anche solo un giorno ma sarà quel giorno che avevamo voluto vivere.


giovedì 17 ottobre 2019

Problemi mentali e lettura, Bret Easton Ellis, Hubert Selby Jr



Attorno a Ellis, questo libro e a molto altro ha scritto un bellissimo e lunghissimo articolo Tommaso Pincio: Horror Bianco.

Sono molto legato a Ellis, ma davvero tanto (Ellis è uno dei fili che mi lega alla mia compagna), (e anche a Culicchia e Pincio) e ricordo ancora quando da ragazzino trovai “American Psycho” in biblioteca e cominciai a leggerlo uscendone immediatamente travolto. Qualche giorno dopo ero in giro per il paese con mia madre e la bibliotecaria, una gigantesca rompicoglioni, ci fermò e disse scandalizzata a mia madre:
Non sa che libro ho trovato in mano a Andrea. Deve avere proprio dei grossi problemi per leggere sempre quella roba!” e mia madre le rispose: “Sì, li ha e infatti lo stiamo portando dal dentista a Milano”. 

La prima volta che tornai dal dentista, mentre mi stavano lavorando in bocca, lei uscì dallo studio e andò a comprarmi il libro di Ellis in quella Libreria del Corso, in Corso Buenos Aires a Milano, uno dei luoghi indimenticabili della mia vita.

Ricordo ancora che quel giorno il treno fece un ritardo colossale, mia madre strappo' i biglietti e li lancio' dal finestrino e quando arrivo' il controllore per farci la multa io dissi a quello stronzo "Lei non sa che cos'ha mia madre nella borsa" e quello stronzo se ne corse via.

Mia madre mi guardo' e mi disse "Sei un coglione ma tu non hai idea di cosa gli avrei potuto fare a quella merda umana"

Ecco, vedete, voi non avete idea di che cos'era in grado di fare mia madre.



E poi fra non molto tornerà in libreria, grazie a Sur e alla traduzione di Adelaide Cioni, un altro degli incredibili romanzi di quello scrittore dal quale non ho mai smesso di trarre ispirazione, letteraria e umana, ovvero Hubert Selby Jr e il romanzo è “Requiem per un sogno” di cui magari qualcuno di voi avrà visto il film di Aronofsky con Jared Leto e Jennifer Connelly. 
Ecco, il film è molto bello (anche se forse un po' troppo patinato per i miei gusti) e il regista ha cercato di rendere sullo schermo lo stile e le atmosfere di Selby ma vi consiglio, se non lo avete mai letto, di recuperare questo romanzo perché è tutta un'altra storia e ne uscirete travolti, stravolti, innamorati.

Ricordo che quando lo acquistai lo lessi tutto d'un fiato, poi presi tre birre e un pacchetto di sigarette e mi misi sul lago per riprendere fiato, non farmi travolgere dalle lacrime e dal suono di quello stile che mi si era conficcato in testa. 

Ha questa cosa lo stile di Selby che mi ha sempre sballato.





martedì 15 ottobre 2019

Kim Gordon; Le catene; Simone Galimberti; Alberto Mingardi; La vita invisibile




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Un carissimo amico romano e compagno di Partito sapendo che in questi giorni ho l'umore nero ha pensato che il modo migliore per scuotermi fosse quello di inviarmi uno dei soliti orribili articoli di Marco Travaglio. Un articolo intitolato Viva le manette che parlava di evasioni, manette, ricchi, Stati Uniti, eccetera, insomma niente di nuovo sul fronte Travaglio/FattoQuotidiano/Manettaro ma c'era questo passaggio (collegato a quanto accade negli Stati Uniti) che mi ha fatto letteralmente inorridire: "Ecco, io questi ladri vorrei vederli in manette (e magari pure in catene)" e credo ormai di essere rimasto in compagnia di poche persone a provare orrore per simili affermazioni.

Mia sorella ha visto detenuti in catene in Egitto e anche negli Stati Uniti e mi ha detto che è una delle immagini piu' spaventose che le è capitato di vedere nella sua vita.

Sullo squallore della politica italiana (e di un certo giornalismo) contemporanea non mi esprimo, tranne per constatare come il "tutti contro Salvini/Meloni" sia una pagliacciata che ha quietato le anime confuse di una certa sinistra.

Da Zingaretti & co ci si può aspettare di tutto (col beneplacito di tv e giornalisti) : un ministero delle scie chimiche, l'intitolazione del Parlamento alla piattaforma Rousseau, Grillo presidente della Repubblica, Di Maio erede politico di Di Vittorio, Raggi sindaca a vita di Roma, Fassina premio Nobel per l'economia, Travaglio (Davigo/Caselli) ministro della Giustizia e via andare.



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Simone Galimberti è un ragazzo, molto in gamba, del mio paese, presidente dell'associazione L'Asino di Buridano, e che qualche anno fa per le elezioni comunali si presentò nella stessa lista (sconfitta) con mio padre. Rilancio un evento che si terrà a Molteno, paese confinante col mio, con la presentazione del libro di Alberto Mingardi: "La verità, vi prego, sul neoliberismo" (Marsilio)


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