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martedì 30 luglio 2019

"Trottole" di Tillie Walden (Mondadori), "Un grido nelle rovine" di Kevin Powers (La nave di Teseo); Mindsommar



Sto leggendo parecchio in questi giorni di vacanza, alterno romanzi, saggi e graphic novel.

Un'altra splendida graphic novel che mi è toccata di leggere in questi giorni è stata l'autobiografico “Trottole” di Tillie Walden (Mondadori, traduzione di Marta Maria Casetti), vincitore del premio Eisner 2018 e, come espresso dall'autrice classe 1996, apparentemente esclusivamente dedicato al mondo del pattinaggio artistico praticato sin da bambina da Tillie (e quindi allenamenti, figure, trasferte, gare, vittorie, sconfitte, medaglie, squadra, insegnanti) e invece in grado di raccontare i turbamenti dell'adolescenza, i rapporti familiari, il coming out con cui Tillie rivela pubblicamente di essere una lesbica, la difficoltà di crescere e di accettare ciò che si è, di cambiare strada, di abbandonare, con una scelta liberatoria, il pattinaggio, di poter amare e essere amati.

Una graphic novel che vi straconsiglio e non l'ora di poter leggere altre opere di questa autrice.

Intanto vi lascio le righe finali delle note dell'autore che ho trovato molto simili a come intendo io la letteratura e in generale le cose:

La gente continua a chiedermi di cosa parla davvero questo libro. Io rispondo sempre che parla di pattinaggio, perché è la risposta più semplice. Ma è una domanda complessa: di cosa parla questo libro? Come artista, sono felice se i miei libri non contengono tutte le risposte. Non ho bisogno di comprendere fino in fondo tutto il mio passato per poterlo raccontare in un fumetto. E ora che Trottole sarà letto da altre persone, penso sempre di più che dare risposte non sia il mio compito. Lascio i lettori liberi di decidere, avanzare teorie, provare a indovinare. Mi ricordo come durante le lezione di inglese del liceo l'insegnante parlasse continuamente delle intenzioni dell'autore. Mi chiedevo sempre se ci fosse un autore che non avesse alcun intenzione di dare un significato nascosto alle sue parole, e un significato potesse emergere per caso. Penso di essere io, quell'autore."

Mentre lo leggevo ho pensato alla liberazione che provai quando mollai il calcio.
Oltre ad altri problemi ero stanco dei cicli di allenamento, dei compagni di squadra, della tensione che provavo tutta la settimana, delle aspettative, dei limiti da superare, delle vittorie, delle sconfitte, delle docce, della preparazione fisica, dei sabati/domeniche da dedicare alle partite, dei tifosi, degli allenatori.

Soprattutto ero stanco di mio padre.


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Altro libro che ho letto è “Un grido nelle rovine” di Kevin Powers (La nave di Teseo, traduzione di Carlo Prosperi), già autore dell'acclamato "Yellow Birds" (Einaudi, traduzione di Matteo Colombo) con cui aveva raccontato le sue esperienze di guerra in Iraq. 
Romanzo dalle chiare atmosfere faulkneriane che racconta una storia tragica ambientata durante gli anni degli schiavitù negli Stati Uniti e della Guerra Civile con una coda che arriva fino agli anni '80 del secolo scorso. Una storia feroce che racconta la vita nelle piantagioni, le atrocità commesse ai danni degli schiavi (torture, esecuzioni sommarie, gravidanze indesiderate), le figure dei padroni del Sud, le loro magioni poi andate in fumo, la voglia di ribellione, la ferocia di un conflitto, il desiderio di vendetta, l'arrivo di un nuovo mondo che non è poi molto diverso da quello precedente. Una storia di riscatti che non arrivano o che se arrivano sono tutti da comprendere, di vendette che si fanno cadaveri, un passato che ritorna e che porta solo flebili possibilità di pace. Personaggi incredibili e conturbanti come il proprietario terriero Antonhy Levallois che vede il futuro in arrivo e non si fa problemi a prendere tutto ciò che vuole, lo schiavo Rawls e la sua amata Balia, la giovane Emily, sposa bambina di Levallois che cova per anni la vendetta contro il marito/ilmondo/ilpassato/ilpresente/ilfuturo, il piccolo idiota John disposto a sacrificare tutto per un'ipotesi d'amore e poi il piccolo/vecchio George, bambino scampato all'orrore attorno a cui ruota tutta la vicenda, che a 90 anni cerca di ritrovare la casa dove fu accolto, disperatamente cercando di sapere chi fossero i suoi genitori.
Un romanzo che vi prende alla gola, tragico, distruttivo, folle per certi versi nella sua durezza e cruda realtà.

Onore all'autore (che per questo romanzo si è ispirato a un fatto realmente accaduto proprio nei luoghi dove lui é nato) anche per essersi anche ricordato ne “Un grido nelle rovine” dei nativi americani che vivevano in quei luoghi prima dello sbarco dei coloni, in particolare dei Croatan, trattati e segregati al pari dei neri, affidando a loro, gli ultimi degli ultimi, un ruolo decisivo in questo romanzo oltre che una delle sezioni più commoventi e toccanti dell'intera narrazione.

Un romanzo che vi consiglio in questa estate e che è per me la consacrazione di un grande autore.


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domenica 28 luglio 2019

Marzi, Marzena Sowa, Sylvain Savoia, noi donne e uomini delle pulizie


"Marzi, la Polonia vista con gli occhi di una bambina" scritto dalla polacca classe 1979 Marzena Sowa e illustrato dal marito francese Sylvain Savoia (Corriere della Sera/Rizzoli) è una splendida graphic novel che offre un vivido e anche divertente spaccato della vita in Polonia dal 1984 al 1987 di una mia coetanea.

Mentre lo leggevo m'interrogavo sui punti di contatto fra la mia infanzia e la sua vissuta durante la dittatura comunista: la vita familiare, la prima comunione, la prima confessione, la scuola, gli amici e le amiche coi quali condividere giochi e strazi ma poi anche tutte le differenze: la dittatura, le restrizioni, le tessere, i carro armati per strada, le privazioni.

Ma mentre leggevo riflettevo anche su cosa abbia significato per tutti i miei parenti aver vissuto durante la dittatura fascista.

Il mio nonno paterno era del 1918, la mia nonna paterna era del 1924 e praticamente erano cresciuti (l'avvento del Fascismo lo conosco bene) durante la dittatura mentre la mia nonna materna era del 1902 e il mio nonno materno era del 1897 e aveva combattuto durante la Prima Guerra Mondiale da cui ne era uscito distrutto nel fisico e nel cuore.

Dai miei nonni paterni ho ricevuto tante informazioni ma soprattutto tanto astio perché le loro famiglie erano antifasciste: mio nonno paterno, Cesare, è stato un partigiano, mia nonna paterna, Teresa, viene da una famiglia socialista col mio bisnonno socialista muratore ed era difficile estorcergli racconti sulla dittatura perché avevano vissuto tante, troppe sofferenze che gli toglievano ancora il sonno e allora l'unica vera persona al quale son riuscito a estorcere qualche racconto sugli anni del fascismo è stato mio zio Ezio, nato nel 1930, fratello di mia madre.

La mia famiglia materna era poverissima, ma veramente poverissima, e fino a metà degli anni '70 mia madre e mia nonna hanno vissuto in una stamberga con topi che giravano ovunque ma quando parlavo con mio zio lui non faceva che elogiare il fascismo perché durante quegli anni fu mandato in colonia e l'educazione Balilla gli offrì un minimo di autostima, di possibilità di studiare ed emergere.

Ma ogni volta che mio zio mi parlava di quegli anni e voleva elogiare il fascismo e le opportunità che Mussolini avrebbe dovuto offrire alla nostra famiglia gli si rompeva sempre la voce perché nemmeno il Fascismo si era opposto ai padroni del paese, anzi... e la nostra famiglia aveva sempre vissuto nella povertà... e il mio nonno, eroe di guerra, divenne pure un lavoratore coatto in Germania...

C'è una foto che ritrae mio zio Ezio vestito da Balillae con un fucile di legno in spalla.
Ma mio zio non sorride, non è serio, non si atteggia ma è solo immensamente triste...

Avrei avuto anche un altro zio materno, Adriano, morto nel 1944 a 16 anni e dal quale mia madre nel 1946 avrebbe ereditato il nome e mia nonna aveva 44 anni quando la partorì
Uno di quelli che se fosse nato in altre famiglie sarebbe divenuto un concertista, avrebbe suonato il pianoforte, avrebbe studiato all'università e che invece morì in un ospedale come una bestia perché era una merda del popolo...

Perché i figli dei poveri arrivavano sempre per ultimi.

E arrivano per ultimi anche oggi.

Una volta quando ero bambino la mia nonna materna, Bernardina Romilda, mi disse: 

Ci sono stati i fascisti, i democristiani, i comunisti, i socialisti a bussare alla nostra porta, a prometterci ogni cosa ma noi siamo sempre rimasti in fondo. Peggio delle bestie. Perché tutti leccano prima o poi il culo o i piedi a qualcuno. Ma va bene così, che facciano quello vogliono. Noi non abbiamo mai perso la nostra dignità. Abbiamo sofferto tanto ma non ci siamo mai piegati. Non lasceremo niente dietro di noi. Case, soldi, ricordi. Ma non ci siamo mai piegati. Non siamo mai diventati accomodanti. Siamo stati quello che eravamo. Teniamoci stretti Andrea.

e a quel punto mi abbracciava.


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Oggi su Repubblica è uscito questo articolo.

Bello, puntuale e anche un po' commovente per uno come me che di lavoro fa le pulizie e che ha una compagna che vive nel mondo alberghiero/pulizie da più di vent'anni. 

Potrei parlare di diritti, contratti, soldi ma prima di tutto non sarebbe male che i cittadini, i turisti, i clienti e i fantomatici cittadini consumatori si ricordassero di me, di lei, di noi.

E ci rispettassero.


sabato 27 luglio 2019

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - IRAN: CONDANNE A MORTE PER SPIONAGGIO E IMPICCAGIONI DI DONNE

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 19 - n. 30 - 27-07-2019 

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: CONDANNE A MORTE PER SPIONAGGIO E IMPICCAGIONI DI DONNE
2.  NEWS FLASH: USA: DOPO 16 ANNI TORNANO LE ESECUZIONI FEDERALI
3.  NEWS FLASH: PAKISTAN: CONDANNATO A MORTE OMICIDA DI UN TRANSGENDER
4.  NEWS FLASH: FILIPPINE: DUTERTE CHIEDE AL PARLAMENTO DI REINTRODURRE LA PENA DI MORTE
5.  NEWS FLASH: IRAQ: CONDANNATI A MORTE DUE MEMBRI DELLO STATO ISLAMICO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 


IRAN: CONDANNE A MORTE PER SPIONAGGIO E IMPICCAGIONI DI DONNE

L'Iran ha reso noto di aver arrestato 17 presunte spie al servizio della CIA, emettendo condanne a morte nei confronti di alcune di loro.

Il ministero dell'intelligence di Teheran ha affermato che i sospettati stavano raccogliendo informazioni nel settore nucleare, militare e in altri settori.
L'Iran ha detto che le spie che presumibilmente lavoravano per la Central Intelligence Agency sono state arrestate in un periodo di 12 mesi fino a marzo di quest'anno.
I 17 sono tutti cittadini iraniani che lavoravano in "centri sensibili" nelle strutture militari e nucleari e nel settore privato che avrebbero agito indipendentemente l'uno dall'altro, ha detto ai giornalisti un alto funzionario dell'intelligence iraniana.
Non ha detto quanti siano stati condannati a morte o quando le sentenze siano state pronunciate.
"Sono state emesse sentenze per queste spie, alcune delle quali devono essere messe a morte come "corruttori sulla terra" (un'accusa punibile con la morte in base alle regole islamiche in Iran), ha dichiarato il capo del dipartimento di spionaggio del ministero dell'intelligence, riportato dalla Iranian Students News Agency (ISNA).
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha respinto le accuse iraniane, definendole come "totalmente false".
Sempre in Iran, due donne, Arasteh Ranjbar e Nazdar Vatankhah, sono state impiccate nella prigione di Urmia il 23 luglio 2019. La notizia è stata riportata inizialmente da diverse fonti “libere”, e il giorno dopo confermata anche da fonti filogovernative. Arasteh Ranjbar era accusata di aver ucciso il marito, e Nazdar Vatankhah, sorella della vittima, era accusata di complicità nello stesso fatto. Entrambe avevano trascorso 15 anni nel braccio della morte. Lo scorso mese era stato notificato loro che avevano un mese di tempo per cercare un accordo con i familiari della vittima, ossia gli stessi figli di Arasteh Ranjbar, per evitare l’esecuzione. L’accordo non è stato trovato, e le due donne sono state messe a morte. Con loro sale a 93 il numero delle donne impiccate da quando, nell’agosto 2013, è stato eletto presidente Hassan Rouhani. Secondo HENGAW e KHRN le due donne erano di etnia curda.
(Fonti: bbc.com, 22/07/2019, IHR, ncr-iran.org, HENGAW, KHRN)

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

USA: DOPO 16 ANNI TORNANO LE ESECUZIONI FEDERALI
Il dipartimento della Giustizia ha annunciato la ripresa delle esecuzioni capitali nel sistema di giustizia federale, dopo una moratoria durata oltre 15 anni. Nel suo comunicato, il dipartimento riferisce che il ministro della Giustizia, William Barr, ha chiesto al direttore dell'Ufficio carcerario federale di programmare le esecuzioni di cinque detenuti che si trovano nel braccio della morte per condanne per omicidio. La prima esecuzione è stata fissata per il 9 dicembre.
"Il Congresso ha espressamente autorizzato la pena di morte attraverso la legislazione adottata dai rappresentanti del popolo in entrambe le camere del Congresso e firmata dal presidente", ha detto Barr. "Il dipartimento di Giustizia sostiene lo stato di diritto e dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie l'esecuzione delle sentenze imposte dal nostro sistema giudiziario".
La decisione annunciata oggi avrà effetto solamente sul sistema di giustizia federale, poiché gli Stati Usa decidono autonomamente se adottare la pena di morte nei propri ordinamenti giudiziari. Sebbene l'ultima condanna a morte nel sistema di giustizia federale sa stata eseguita nel 2003, la magistratura federale ha continuato in ambito processuale a chiedere condanne alla pena capitale.
La prima condanna a morte che verrà eseguita il 9 dicembre, riferisce il dipartimento di Giustizia nel suo comunicato, sarà quella di Daniel Lewis Lee, membro di un gruppo di suprematisti bianchi, che nel 1999 venne condannato per l'omicidio di una famiglia di tre persone, compresa una bambina di otto anni.
Le cinque esecuzioni programmate avranno luogo tra il 9 dicembre e il 15 gennaio del 2020 nel penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Altre esecuzioni "verranno programmate in date successive". Si tratta, spiega il dipartimento, di condannati a morte che hanno esaurito tutti i gradi di appello e le disposizioni successive alla condanna e per i quali, al momento, non ci sono impedimenti legali che ne impediscano l'esecuzione.(Fonti: Adn, 25/07/2019)
Sotto è riportato il link per ascoltare l’intervista a Sergio D’Elia sul ripristino delle esecuzioni federali negli Usa.


PAKISTAN: CONDANNATO A MORTE OMICIDA DI UN TRANSGENDER

L’omicida di una persona transgender è stato condannato a morte dal tribunale distrettuale di Peshawar il 22 luglio 2019. La sentenza è stata annunciata dal giudice Saadia Andaleeb nel caso dell’omicidio di Alisha, uccisa con arma da fuoco da Fazal Dayan Alias Fazal Gujar nel maggio 2016.
La sentenza è stata emessa sulla base della dichiarazione in punto di morte della vittima alla polizia in ospedale. Un altro accusato nel caso, Rahmat Ullah, è stato liberato in quanto la polizia non ha potuto presentare alcuna prova del suo coinvolgimento nel caso di omicidio.
Il caso è stato seguito in tribunale dal capo della TransAlliance, Farzan Jan, attraverso il suo avvocato Gul Rahman.
Taimur Kamal, attivista della società civile di Peshawar, ha detto a TNN che per la prima volta l'assassino di una persona transgender è stato condannato a morte da un tribunale. Ha espresso soddisfazione per la sentenza e ha affermato che una punizione severa sarà utile per contrastare i crescenti crimini contro i transessuali nel Paese.
(Fonti: tnn.com.pk, 22/07/2019)


FILIPPINE: DUTERTE CHIEDE AL PARLAMENTO DI REINTRODURRE LA PENA DI MORTE

Il presidente filippino Rodrigo Duterte il 22 luglio 2019 ha esortato i parlamentari a reintrodurre la pena di morte, come parte della sua repressione contro i narcotici in cui la polizia ha già ucciso migliaia di persone.
Sostenuto da alti indici di gradimento nel Paese e da un parlamento dominato dai suoi alleati, Duterte ha usato il suo discorso annuale sullo stato della nazione per avanzare la richiesta.
"Chiedo rispettosamente al congresso di ripristinare la pena di morte per crimini gravi legati alla droga e al saccheggio", ha detto riferendosi anche al problema della corruzione profondamente radicato nella nazione.
"Miei connazionali, è una triste constatazione che non possiamo distinguere il nostro bisogno dalla nostra avidità, i nostri principi dai pregiudizi", ha detto a centinaia di legislatori, diplomatici e celebrità riuniti a Manila.
(Fonti: Afp, 22/07/2019)


IRAQ: CONDANNATI A MORTE DUE MEMBRI DELLO STATO ISLAMICO
Un tribunale iracheno ha condannato a morte due uomini dopo averli giudicati colpevoli di essersi uniti al gruppo dello Stato Islamico, ha reso noto la magistratura.
Uno dei due è stato ritenuto implicato in attacchi terroristici contro le forze di sicurezza vicino alla raffineria di petrolio di Baiji e all'Università di Tikrit nella provincia a maggioranza sunnita di Salahuddin, ha detto in un comunicato il Supremo Consiglio Giudiziario il 18 luglio 2019, riportato da Baghdad Today.
L'altro imputato avrebbe confessato di aver gestito un'officina per veicoli-bomba dello Stato Islamico nel 2014, secondo la dichiarazione.
(Fonti: IraqiNews.com, 23/07/2019)


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Per maggiori informazioni: http://www.nessunotocchicaino.it

giovedì 25 luglio 2019

Vivian Girls, Debby, Juli Zeh, Maudits, Mattia Feltri



Debby è stata una delle mie migliori colleghe al Cinema.
Una giovane madre con alle spalle una vita complicata.
Una che si è fatta da sola.
Una che lavorava anche 12-14 ore al giorno per poter regalare un futuro migliore a suo figlio e pagare tutti i debiti e le assenze dell'ex marito. 
È lei che mi ha insegnato a lavorare a contatto col pubblico. 
Una donna fiera, dura che non si è mai fatta mettere i piedi in testa dai responsabili. 
Ma con addosso una malinconia totalizzante capace di prenderti alla gola e lasciarti senza fiato.
Sono stato felicissimo di rivederla per caso in un supermercato insieme al suo splendido e timidissimo compagno e al secondogenito appena nato. 
La vita adesso le sta andando un po' meglio, ha trovato un lavoro stabile e ha più tempo da trascorrere coi suoi figli e da dedicare a se stessa. 
Ha il viso meno stanco anche se poi si sveglia prima dell'alba per lavorare in un panificio luganese. 
È anche una delle donne più belle e avvenenti con le quali io sia mai stato a contatto. 
Non era facile lavorarle affianco o almeno non lo era all'inizio, quando la conoscevo poco. 
Impossibile non guardarle quel suo culo perfetto, il tanga che spuntava dai pantaloni, il seno durissimo, la scollatura, i capezzoli durissimi, quei suoi occhi azzurri, le labbra rossissime e i capelli biondi. 
Difficile non andare in confusione quando parlava senza alcuna preoccupazione di seghe, pompini, scopate, sborra, ingoio con altre colleghe e io affianco, girandosi poi verso di me e chiedendomi cosa mi piaceva e cosa non mi piaceva. 
È stato un incontro decisivo anche perché Debby mi ha dato la forza di resistere, di rispondere a tono e soprattutto mi ha aperto gli occhi sull'ipocrisia di molti colleghi, responsabili e sull'ex direttore. 
Mi ha sempre detto, Andre tu sei diverso da tutti questi, fatti i cazzi tuoi, lavora ma non farti invischiare in queste trame del cazzo. 
Ci ho messo un po' a capire i suoi consigli ma ormai al cinema ci vado solo per lavorare e di tutto il resto me ne sbatto: niente cene, niente uscite, niente confidenze, niente richieste. 
Niente di niente.
Non son mai nemmeno riuscito a ringraziarla Debby perché lei detesta tutto questo genere di smancerie. 
È una donna di poche parole, concreta, con due mani che sono la prova vivente di quanto abbia lavorato nella sua vita. 

Però oggi mi prendo questo spazio per dirle: Grazie Debby, grazie per tutto.


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Mattia Feltri è uno straordinario giornalista, ecco il suo Buongiorno del 24 luglio:

"Un uomo ha cinquantaquattro anni la mattina in cui riceve un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. 
Ne ha cinquantacinque quando, nella stessa indagine, finisce in prigione per nove mesi e ai domiciliari per tredici. 
Ne ha cinquantasette quando viene scarcerato. 
Ne ha sessantadue quando viene pronunciata l'assoluzione in primo grado. 
Ne ha sessantatré quando la procura fa ricorso. 
Ne ha quasi sessantaquattro quando viene condannato in appello. 
Ne ha sessantasei quando la Cassazione ordina la ripetizione dell'appello definendo la sentenza di condanna un perfetto esempio del modo in cui una sentenza non andrebbe mai concepita né scritta. 
Ne ha sessantanove quando l'ulteriore appello lo assolve. 
Ne ha settanta quando la procura oppone un nuovo ricorso. 
Ne ha quasi settantuno quando la Cassazione lo assolve in via definitiva. 
Ne ha settantadue quando viene indagato nell'ambito della (presunta) trattativa fra Stato e mafia con l'accusa di attentato a corpo politico dello Stato. 
Ne ha settantatré quando viene rinviato a giudizio. 
Ne ha settantasei quando, con rito abbreviato (e si sottolinea abbreviato), viene assolto in primo grado. 
Ne ha settantasette quando la procura fa ricorso in appello. 
Ne ha settantanove quando viene assolto anche in secondo grado, due giorni fa. L'uomo, che fra un mese compirà ottant'anni, si chiama Calogero Mannino, è stato cinque volte ministro democristiano e da venticinque anni e cinque mesi è sotto il sequestro di uno Stato incivile.

( Mattia Feltri )





Andrea Consonni, per curare la depressione, 25 luglio 2019

martedì 23 luglio 2019

John Grant, Sparklehorse, Malamud, Proust (e una coda sugli applausi per gli arresti, etc)



-Don't know what to want from this world
I really don't know what to want from this world
I don't know what it is you wouldn't want from me-

E poi le giornate dure, faticose finiscono anche quelle e i primi giorni di ferie sono per me sempre i più duri perché ho ancora nella testa il lavoro, lo spazio che mi circonda si riempie di tutta la stanchezza accumulata e ho il nervosismo a mille. Quest'anno sembra ancora peggio perché sono settimane che la depressione si è fatta sentire e l'idea di avere davanti a me giorni interi a disposizione mi angoscia e mi mette addosso una paura terribile. 
Oggi mi tocca sbrigare alcune commissioni.
Venerdì ho il rinnovo della patente.
Per fortuna ci sono le tappe del Tour.
E poi proverò a mettermi a scrivere senza fare altro.
Tufi quando non c'è nessuno e poi una dieta ferrea, sempre che non ricaschi nei miei soliti vizi.
10-15 chilometri a piedi tutti i giorni.
Metto su dischi che mi mangiano da dentro come Queen of Denmark di John Grant, tutti i dischi degli Sparklehorse e quanto mi manca Mark Linkous e nello stesso tempo quanto mi dispiace non avergli stretto la mano quel giorno a Milano che mi passò vicino e gli dissi Ciao Mark e lui, Ciao e poi scappai via perché non so mai parlare con le persone neanche quando vorrei parlarci.


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E poi ieri sono andato in libreria per comprare il romanzo di Chaon ma sono uscito invece con "Il commesso" di Malamud:




e poi basta acquisti in queste vacanze perché mi dedicherò alla rilettura de "Alla ricerca del tempo perduto".


"Oh yeah
Here come the painbirds
Oh yeah
Here come the painbirds"

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Ieri ho visto la coda di Blob dedicata a Mani Pulite e mi è venuto il voltastomaco ricordandomi i vari Funari, i talk show, Santoro, gli applausi in diretta per gli arresti, i cappi sventolati in Parlamento, la giustizia forcaiola, la missione salvifica di questo o di quell'altro. So benissimo quali fossero le responsabilità di quel quadro politico e mi faceva orrore ma non mi è mai nemmeno andato di stare vicino a  quelli che applaudivano e applaudono per gli arresti, che gridano onestà onestà o resistere, resistere, eccetera, eccetera.

E pur avendolo combattuto da sempre e non stato facile perché parte della mia famiglia è ciellina, sono lieto che Formigoni sia andato ai domiciliari.
Lo stesso trattamento dovrebbe essere esteso anche a tantisissimi altri detenuti.


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domenica 21 luglio 2019

Giorni di lavoro

Sono tornato dal lavoro molto stanco.
Nel gran numero di lavori che devo svolgere prima della chiusura mi sono ritrovato anche a sbrigare lavori che avrebbe dovuto fare qualcun altro.
Ma soprattutto sento sostanze chimiche che si stabilizzano nelle mie narici, nelle mie mani, nel mio corpo.
La monospazzola che lucida le piastrelle dei bagni del cinema e che continua a muoversi nella mia testa.
I secchi di acqua bollente da riempire e quelli di acqua nera da svuotare.
I tempi da rispettare.
La maglietta e il pantalone che si sporcano di merda, capelli, sangue, piscio e vanno buttati.
Domani devo lavare tutto da solo la moquette delle sale.
Un lavoro distruttivo che un tempo si faceva in due e che adesso me lo devo sorbire tutto da solo.
Mi bevo qualche birra e guardo un meraviglioso Tour de France.
Ma domani uscito dal lavoro non vado a casa ma cambio maglietta e prendo la macchina e mangio un panino, un tuffo nel lago velocissimo dove in pochi vanno e un libro da acquistare.
Ho la testa pesante.
E sono sfinito.


-qui-



sabato 20 luglio 2019

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 19 - n. 29 - 20-07-2019 

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE
2.  NEWS FLASH: UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO IN NESSUN PAESE CON LA PENA DI MORTE'
3.  NEWS FLASH: SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA MORTE
4.  NEWS FLASH: CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL PAKISTAN RIVEDA LA CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA
5.  NEWS FLASH: IRAN: CONDANNATI A MORTE AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI ORGANI
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 


ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE
Un membro della famiglia reale saudita, che è anche il governatore della regione saudita di Asir, è intervenuto per fermare l'esecuzione di un uomo riconosciuto colpevole di omicidio.

Il principe Turki bin Talal ha mediato tra il condannato e la famiglia della vittima, ed è riuscito a convincere la famiglia a perdonare l'assassino del figlio, salvandolo quindi dalla pena di morte, ha riferito il quotidiano saudita Muwatin.
Il principe Bin Talal ha detto che una guida saggia implica che venga fatta giustizia, ma che si promuova anche il perdono.
La legge saudita stabilisce la retribuzione per i crimini, inclusa la morte. La Sharia islamica consente la cancellazione di una condanna a morte nel contesto della vendetta se la famiglia della vittima decide di rinunciare al diritto di vedere la punizione eseguita.
(Fonti: middleeastmonitor.com, 18/07/2019)

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO IN NESSUN PAESE CON LA PENA DI MORTE'
Il ministro di Stato britannico per l'Europa e le Americhe, Alan Duncan, ha riaffermato che il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, non verrà estradato "in nessun posto dove potrebbe essere condannato a morte", ha riportato l'agenzia spagnola EFE.
Il comunicato ha citato Duncan nel suo discorso durante una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ecuadoriano Jose Valencia, secondo cui un accordo rilevante sull'estradizione di Assange è stato concluso all'inizio di questo mese e che Londra è preoccupata per la sua salute.
Duncan aveva dichiarato ad aprile che il Regno Unito non estraderà Assange negli Stati Uniti qualora rischiasse lì la pena di morte.
"È la nostra politica generale in tutte le circostanze, quindi vale anche per Julian Assange, che non verrà estradato se rischiasse la pena di morte", disse all’epoca a Sky News il diplomatico britannico.
Nel Regno Unito, una decisione sull'estradizione è presa personalmente dal ministro degli Esteri del Paese, che tuttavia si attiene alle norme stabilite dalla legge europea e britannica.
Secondo la legislazione del Regno Unito, "l'estradizione è proibita dalla legge se una persona rischia la pena di morte (se il ministro non riceve le dovute garanzie scritte che questa persona non sarà condannata a morte, o se condannata, questa sentenza non sarà eseguita)" .
(Fonti: en.news-front.info, 16/07/2019)


SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA MORTE

A seguito di un’azione legale dei detenuti contro l’eccessivo uso dell’isolamento nel braccio della morte, l’Amministrazione Penitenziaria del South Carolina (SCDOC) l’11 luglio 2019 ha trasferito tutti i 38 condannati a morte dal Kirkland Correctional Institution al vicino Broad River Correctional Institution, dove nel 1988 era stato costruito un braccio della morte che poi non era mai stato utilizzato. 
La nuova struttura dovrebbe consentire di allentare le misure di sicurezza, che fino ad oggi confinavano ogni singolo detenuto all’interno di una piccola cella senza finestre per 23 ore al giorno, e lo teneva in isolamento anche nell’ora d’aria quotidiana. L’Amministrazione ha ritenuto così di anticipare una probabile sentenza negativa da parte della Corte d’Appello del 4° Circuito, la corte d’appello federale che ha giurisdizione su Maryland, North Carolina, e Virginia. La Corte federale infatti, il 3 maggio 2019 aveva dichiarato “incostituzionale” il regime detentivo del braccio della morte della Virginia, regime anch’esso basato su un uso estensivo dell’isolamento. In realtà all’epoca la Virginia aveva già “ammorbidito” il regime detentivo (sempre a seguito di un’azione legale dei detenuti), ma voleva riservarsi la possibilità di tornare ad usare massicciamente l’isolamento. Nel nuovo braccio della morte, secondo quanto dichiarato dall’Amminist
 razione Penitenziaria del South Carolina, i detenuti potranno svolgere alcune mansioni lavorative, come passare il vitto, pulire le aree comuni, lavanderia, o assistere i detenuti invalidi. Inoltre potranno partecipare alle funzioni religiose. Nella sentenza della Virginia la Corte federale aveva rilevato che "Le informazioni in rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti nocivi della detenzione in isolamento collocano questo caso in un contesto in cui si deve prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di detenzione, e di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della corte d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono il braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti. Come hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni penitenziarie di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di reclusione pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, u
 n rischio significativo di danni psicologici ed emotivi sostanziali".
(Fonti: Associated Press, The State, 11/07/2019)


CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL PAKISTAN RIVEDA LA CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA

La Corte Internazionale di Giustizia il 17 luglio 2019 ha ordinato al Pakistan di rivedere la condanna a morte di una presunta spia indiana, dichiarando che Islamabad ha violato i diritti di Nuova Delhi alle visite consolari dopo il suo arresto. 
L'ex ufficiale della marina indiana Kulbhushan Sudhir Jadhav fu arrestato in Pakistan nel marzo 2016, nella provincia occidentale del Balochistan, con l'accusa di spionaggio, e condannato a morte da un tribunale militare l'anno successivo.
Il tribunale internazionale dell'Aia ha ordinato "l'effettiva revisione e la riconsiderazione del giudizio di colpevolezza e della condanna", secondo un documento sul sito web della Corte.
I giudici della Corte delle Nazioni Unite hanno stabilito che il Pakistan abbia violato la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, che attribuisce ai Paesi il diritto all'accesso consolare quando i propri cittadini vengono arrestati all'estero.
Il Pakistan "ha privato la Repubblica dell'India del diritto di comunicare con il sig. Kulbhushan Sudhir Jadhav, di fargli visita nel corso della detenzione e di organizzare la sua rappresentanza legale", hanno affermato i giudici.
"Una duratura sospensione dell'esecuzione costituisce una condizione indispensabile per l'efficace revisione e riconsiderazione della condanna di Kulbhushan Sudhir Jadhav", hanno dichiarato.
L'India ha salutato la sentenza come una "vittoria completa".
"L’ordine dato al Pakistan di seguire la Convenzione di Vienna è una vittoria completa per noi. Ciò apre la possibilità di un accesso consolare e di un nuovo processo in un tribunale civile ", ha detto un funzionario del governo indiano.
"Se il Pakistan vuole migliorare i rapporti, dovrebbe liberarlo e restituirlo a noi".
(Fonti: Afp, 17/07/2019)


IRAN: CONDANNATI A MORTE AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI ORGANI

L'Iran prevede la “donazione” di organi da parte dei condannati a morte. Lo ha detto Ebrahim Raeesi in una conferenza stampa. Raeesi (anche scritto Raisi) nel marzo 2019 è stato nominato a capo del sistema giudiziario dell’Iran, praticamente è il ministro della giustizia. Raeesi è stato nominato direttamente dalla Guida Suprema, Ali Khamenei, la principale carica politica e religiosa dell’Iran, ed è conosciuto in patria e all'estero per aver fatto parte della cosiddetta “Commissione della morte” che nel 1988 ordinò l’esecuzione di massa di 30.000 prigionieri politici. Illustrando una recente modifica al codice penale, ha spiegato che ora i detenuti del braccio della morte verranno autorizzati a “offrire” i propri organi, sia prima che dopo l’esecuzione. 
La “donazione” dovrà essere approvata da un giudice, dal Ministero della Giustizia, e in ultima istanza da un medico legale che dovrà appurare se gli organi sono idonei alla donazione. 
La nuova legge è stata criticata pesantemente dall'Associazione Iraniana dei Chirurghi, da cui è stata definita “estremamente preoccupante, lesiva della nostra professione e della reputazione dell’Iran agli occhi del mondo civilizzato”. 
L’agenzia filogoverantiva ISNA ha intervistato un professore, non identificandolo, che lavora nell'unità dei trapianti di fegato al cosiddetto “Khomeini hospital” di Teheran. Il professore ha detto che “nessun chirurgo specializzato seguirebbe la legge, perché è immorale e contro tutti i valori della nostra professione”. “Nessuna persona condannata a morte, ha argomentato il professore, sarebbe nelle adeguate condizioni mentali di offrire “volontariamente” i propri organi, a meno che non sia obbligata a farlo sotto enormi pressioni. I membri della nostra associazione dei chirurghi non rispetteranno mai questa legge”. 
La legge nasce forse dal fatto che allo stato attuale l’Iran ha un enorme deficit di organi per i trapianti, soprattutto reni, cuori e fegati, e soprattutto per coloro che non sono in grado di pagare. Secondo Katayoun Najafizadeh, direttore dell’Associazione Donatori Iraniani, sono oltre 25.000 i pazienti in lista d’attesa, ma gli organi disponibili sono in media meno di 1.000 l’anno. Nel 2018 ad esempio si sono resi disponibili 926 organi, la maggior parte da vittime di incidenti automobilistici. Inoltre, a complicare la situazione, poiché in Iran è legale vendere organi, migliaia di pazienti da altre nazioni del Medio Oriente si rivolgono a cliniche private iraniana per effettuare trapianti a pagamento, scavalcando così sia la lista d’attesa nei loro paesi. La mancanza di organi, e la crescente povertà della popolazione, ha creato un mercato nero degli organi, dove un rene può essere venduto a circa 200 euro. 
(Fonti: ncr-iran.org, 07/07/2019)

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Per maggiori informazioni: http://www.nessunotocchicaino.it

giovedì 18 luglio 2019

Ventuno, Mineral, l'attualità politica


Finalmente mi è arrivato il pacco con "Ventuno" di Guillem López (Eris Edizioni, traduzione di Francesca Bianchi, illustrato da Sonny Partipilo) del quale ho amato tantissimo il precedente "Challenger" e che gioia aprirlo e trovare queste tre citazioni:


e in questi giorni di depressione assoluta, antibiotici, incapacità di camminare per strada, zero voglia di alzarmi per andare al lavoro o fare spesa sono solo la mia compagna, i libri, la musica, i fumetti a darmi una ragione per svegliarmi la mattina.

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I Mineral sono uno di quei gruppi di cui non parlo mai ma che sono dentro al mio cuore. 
Sono appena usciti due pezzi nuovi e questo book commemorativo:



e poi c'è questo video: 


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Potrei scrivere molte cose sull'attuale situazione politica.
Su Salvini, Di Maio, le opposizioni, le levate di scudi ma mi viene addosso una noia incredibile solo a pensarci.
Non preoccupatevi che le mie battaglie le porto avanti.
Appaio forse laterale, distante ma son fatto a questo modo.
Ma di sicuro la tv la tengo spenta.

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Andrea Consonni, Aurora, 18 luglio 2019

mercoledì 17 luglio 2019

Al fianco di Rita Bernardini; Stephen King e consigliare libri; Chelsea e Kazu; Diiv; Camilleri



Oggi è stata fermata dai Carabinieri Rita Bernardini che da tempo aveva reso pubblico di autocoltivare marijuana sul terrazzo di casa per sollecitare il pieno utilizzo a fini terapeutici. 

Rita è una donna straordinaria, una compagna alla quale devo tantissimo e le sono vicino in questa battaglia.



"FERMO RITA BERNARDINI - PARTITO RADICALE: LA LEGALIZZAZIONE DELLA MARIJUANA PER UNA POLITICA DI SICUREZZA VOLTA AL CONTENIMENTO DELLA CRIMINALITA'.

Roma, 17 luglio 2019 - Dichiarazione di Maurizio Turco e Irene Testa, Segretario e Tesoriere del Partito Radicale:

Dopo anni che ciclicamente sponsorizza pubblicamente la sua iniziativa nonviolenta di autocoltivazione di marijuana sul terrazzo di casa per sollecitare il pieno utilizzo a fini terapeutici, finalmente Rita Bernardini, dirigente del Partito Radicale, è stata fermata dai Carabinieri.

Sarà una buona occasione per aprire un dibattito al quale la classe dirigente di questo paese si è sempre sottratto e continua a sottrarsi.

La legalizzazione della marijuana e la distribuzione controllata di eroina fanno parte di una politica di sicurezza volta al contenimento della criminalità che - grazie alle leggi in vigore - agisce sul mercato in regime di monopolio.

Con l'alibi di tutelare le persone le si consegnano nelle mani di organizzazioni senza scrupoli che vendono sostanze pericolose, pericolo dovuto alla proibizione."

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Quando uscì il nuovo "IT" parlai del film con un adolescente appena uscito dalla sala, di Stephen King e del romanzo che lui non aveva letto. Gli dissi che il romanzo era bellissimo. Lui mi ripromise di leggerlo. Poi ho rivisto questo ragazzino in occasione dell'uscita di Pet Sematary e lui mi fa "Ho letto il romanzo, straordinario e ti anticipo, vado a leggermi anche questo". Tre giorni fa sto tornando dal lavoro e incontro lui e la sua fidanzatina supergoth. Mi fermano tutti e due e mi dicono "Grazie, grazie davvero perché i romanzi e i racconti di King sono bellissimi e stiamo andando spesso in biblioteca". 

Mi hanno un po' commosso questi ragazzini che si tenevano mano nella mano.

Non mi sono mai visto a lavorare in una libreria, in una biblioteca o in un giornale.
Forse potrei avere solo uno spazio del genere in uno scantinato in una metropoli asiatica.
Mi basta tenere in vita questo piccolo blog dove consiglio libri e qualche occasione quando, se posso, consiglio timidamente un libro.
Sono cosi' silenzioso e riservato che molto spesso resto zitto, mi nascondo e lascio perdere.

Una volta mio nonno mi disse che consigliare un libro significa spesso rivelare all'altro alcuni nostri segreti.

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Non voglio sembrare sgradevole ma in queste ore qualcuno mi ha parlato della morte di Camilleri chiedendomi cosa ne pensassi.
Mi dispiace per la sua morte, per la morte di un uomo con la schiena diritta.
Ma che per me resta uno scrittore mediocre.
Concordo con alcune parole che sono state espresse oggi da uno scrittore siciliano all'interno di un programma della Rete2 svizzera.
Lo si è paragonato alcune volte a Sciascia, ecco per me il paragone con Sciascia è abbastanza imbarazzante e fuori luogo.
Tutta la vita Sciascia.
Poi è questione di gusti ma anche no.

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martedì 16 luglio 2019

Elliott Smith, Resina, il paese, l'eutanasia



 Altri 7 giorni di lavoro.
Sono stanco.
Davvero stanco. 
E devo pure rinnovare la patente e per farlo devo scontrarmi con le solite stronzate italiane.
Le solite prebende medioevali che ingrassano questo e quell'altro.
E sul cuore il peso dei confini, dello Stato, della burocrazia, delle nazionalizzazioni, della precarietà, delle prese per il culo, dell'ennesimo rinnovo del permesso di lavoro, dei tribunali, delle marche da bollo. 
E per sbollire la rabbia e la stanchezza me ne resto in casa con la bronchite, l'emicrania e l'umore nero.
E ascolto solo e soltanto Elliott Smith.
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Finalmente trovato in una biblioteca "Resina" di Ane Riel (Guanda, traduzione di Ingrid Basso) e non posso che essere felicemente colpito dall'incipit: 

"Era buio nella stanzetta bianca, quando mio padre ammazzò mia nonna. Io ero là. C'era anche Carl, ma loro non se ne accorsero. Era il mattino della vigilia di Natale e nevischiava, anche se quell'anno non fu esattamente un bianco Natale."

MA CHE TRISTEZZA E RABBIA MI METTE LA GUANDA CHE SUL SITO NON SEGNALA MAI IL NOME DELLA TRADUTTRICE E DEL TRADUTTORE.

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Io non li invidio quelli che quando tornano a casa, nel loro paesino si sentono bene.
Non mi interessa.
Perché per me tornare a casa da mio padre è sempre e soltanto una sofferenza.
Vedere l'oratorio, la piazza, le fabbriche, il mio quartiere, il mio palazzo, i miei vicini mi mette addosso un'inquietudine che mi rovina il cervello.

Mi sento bene soltanto al cimitero che si arricchisce mese dopo mese, anno dopo anno di persone che conosco e dove posso camminare in silenzio e recitare qualche preghiera laica per tutti e tutte.

Ma ho espresso la volontà di non essere seppellito in quel cimitero dove sono seppelliti mia madre e tutta la mia famiglia materna.
Che poi alla fine quando si muore non potrai mai per fortuna sapere come andranno le cose.
Alla fine è sempre e soltanto una faccenda per i disgraziati che restano in vita.

Preferirei essere disperso in un bosco, senza una croce, una tomba, senza nulla.

La mia speranza è che finalmente in Italia e ovunque venga approvata una legge sull'eutanasia che possa garantire a persone come me di morire come vogliono.

Sapete perché ne scrivo oggi?

Primo perché quella sul fine vita è una battaglia che mi porto dietro da una vita; secondo perché avendo rischiato di finire in un certo modo non potrei mai sopportare di trascorrere la vita come una vegetale o non nel pieno possesso delle mie facoltà; terzo perché in questi ultimi giorni ho rischiato piu' volte di essere investito sulle strisce pedonali; quarto perché se volessi suicidarmi e non ci riuscissi non vorrei essere tenuto in vita, anche se poi tutti i giusti suicidi finiscono sempre nella maniera migliore.




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Perdonatemi se oggi sono stato troppo cupo.
Ma son fatto a questo modo.


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domenica 14 luglio 2019

Una bozza di libro emozionante, un libro molto bello e uno molto deludente + Uzeda


Laura Arconti ha 94 anni.
Una donna incredibile che ho l'onore di conoscere.
Dura, non facile da frequentare ma anche dolcissima.
L'incarnazione vivente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito.
In questa bozza di libro con la prefazione di Liliana Cavani c'è la storia di una donna che arriva dalla campagna, della sua emancipazione, delle sue battaglie, della sua incredibile voglia di vivere e lottare fino all'ultimo respiro.

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Sono un fedele lettore di Jonathan Lethem, uno di quelli che è stato segnato dalla lettura de “La fortezza della solitudine” e da altre sue opere ma gli ultimi romanzi dello scrittore statunitense mi stanno deludendo. Specifico meglio, mentre le sto leggendo non mi dispiacciano, mi divertono, mi fanno stare lì ma poi alla fine, col tempo, dopo una rilettura non sento nulla, anzi, provo una grande delusione. Di non aver letto nient'altro che intrattenimento. 

È successo anche con “Il detective selvaggio” (La nave di Teseo, traduzione di Andrea Silvestri) , un romanzo con cui Lethem ritorna al genere poliziesco ma in modo noioso, ridondante, molto statunitense in quel modo che poco mi piace. Non sto qui a raccontarvi la trama ma tutto il romanzo, che vorrebbe giocare sugli stilemi del genere e indagare sugli Stati Uniti segnati dall'elezione di Trump, gli emarginati e le strane tribù che vivono fuori dal sistema, nel deserto, per strada mi è sembrato un giocattolino inoffensivo, noioso, prevedibile, con una voce narrante femminile insostenibile, con svolte narrative prevedibili, e con caratterizzazioni sociali che sembrano uscite da CSI. Un romanzo del tutto superfluo. 
E mi dispiace ma non riesco proprio a provare empatia umana per tutti questi liberal turbati dall'elezione trumpiana. 
Dico solo che mentre lo leggevo ho pensato spesso a Vizio di forma che, seppur opera tarda di Pynchon, ha tutto un altro spessore, tutta un'altra visionarietà, tutta un'altra visione apocalittica e lisergica dell'esistenza. 

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Ho acquistato “Febbre” di Ling Ma (Codice Edizioni, traduzione di Anna Mioni) a scatola chiusa, volevo staccare un po' da letture impegnative, prendermi un respiro prima di andare a Roma, farmi assorbire da letture apocalittiche alla The Walking Dead e per fortuna ne sono uscito travolto, sorpreso, soddisfatto. L'autrice utilizza gli stilemi del genere apocalittico per raccontare di sfruttamento capitalistico, ansia da shopping, solitudine, immigrazione, amore, New York, genitorialità, morte e per analizzare i rapporti di classe e le basi delle relazioni umane e della società. 
E sapete come arriva l'apocalisse? 
Con  una febbre proveniente dalla Cina che agisce sul cervello facendo ripetere fino alla consunzione ai malti azioni che contraddistinguono la quotidianità polverosa della vita: guidare un taxi, apparecchiare tavola, scrivere al computer, provarci dei vestiti, leggere, scopare. 
C'è un'inquietudine straordinaria che avvolge tutto il romanzo, sia quando l'autrice racconta dell'apocalisse sia quando descrive le relazioni familiari, la vita in Cina.
Un'inquietudine tutta letteraria che vi scaverà dentro mentre starete leggendo questo splendido e sorprendente romanzo.

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NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - CORTE SUPREMA RIFIUTA DI ESTRADARE CITTADINO CINESE

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS 

Anno 19 - n. 28 - 13-07-2019 

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : SVEZIA: CORTE SUPREMA RIFIUTA DI ESTRADARE CITTADINO CINESE
2.  NEWS FLASH: SRI LANKA: LA CORTE SUPREMA SOSPENDE LE ESECUZIONI FINO AL 30 OTTOBRE
3.  NEWS FLASH: YEMEN: CORTE HUTHI EMETTE 30 CONDANNE A MORTE PER SPIONAGGIO
4.  NEWS FLASH: INDIA: CORTE SUPREMA SOSPENDE SETTE ESECUZIONI
5.  NEWS FLASH: GAZA: EMESSA CONDANNA A MORTE PER OMICIDIO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DONA IL 5 X 1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO


SVEZIA: CORTE SUPREMA RIFIUTA DI ESTRADARE CITTADINO CINESE

La Corte Suprema svedese ha dichiarato il 9 luglio 2019 di rifiutare l'estradizione di un cittadino cinese accusato di crimini economici, dal momento che l'uomo rischierebbe la persecuzione e la pena di morte in Cina.

Qiao Jianjun, ex funzionario dell'amministrazione statale sul grano che ha vissuto principalmente negli Stati Uniti dal 2011, è ricercato da Pechino nell’ambito di una vasta campagna governativa contro la corruzione.
È accusato di aver sottratto oltre 200 milioni di yuan (39,5 milioni di dollari), secondo i documenti delle autorità cinesi forniti alla Svezia.
Qiao Jianjun contesta le accuse mosse contro di lui e afferma di essere inviso a Pechino da quando è entrato nel "Partito Democratico Cinese" nel 2010.
"Lui nega i crimini e viene perseguitato dalle autorità cinesi perché pensano che non sia fedele al partito (comunista)", ha detto il suo avvocato, Henrik Olsson Lilja, all'Afp.
La Corte Suprema svedese ha affermato che esiste un "rischio reale" che l'imputato possa essere condannato a morte, e che le assicurazioni fornite dalle autorità cinesi non possano essere considerate sufficientemente solide da giustificare l'estradizione.
"La Corte Suprema afferma che c'è il rischio che sarà sottoposto a persecuzione a causa della sua attività politica e che sarà sottoposto a trattamento in violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani", ha detto in una nota il giudice Petter Asp.
"A queste condizioni, l'estradizione non può aver luogo", ha aggiunto.
Qiao Jianjun è stato arrestato e detenuto in Svezia nel giugno 2018 su richiesta della Cina.
È stato rilasciato il 19 giugno 2019 solo per essere nuovamente arrestato una settimana dopo in un altro caso, questa volta per volere degli Stati Uniti, dove le autorità lo sospettano di riciclaggio di denaro commesso nel 2015.
La Svezia ha dato agli Stati Uniti fino al 2 agosto per presentare un resoconto più dettagliato dei crimini di cui è sospettato prima che decida una potenziale estradizione.
Sulle estradizioni è il governo svedese a prendere ufficialmente le decisioni finali, ma è obbligato a seguire le sentenze della Corte Suprema.
(Fonti: Agence France-Presse, 09/07/2019)

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

SRI LANKA: LA CORTE SUPREMA SOSPENDE LE ESECUZIONI FINO AL 30 OTTOBRE

La Corte Suprema dello Sri Lanka il 5 luglio 2019 ha emesso un ordine provvisorio che sospende l'applicazione della pena di morte fino al 30 ottobre.
L'ordine è stato emesso dal panel di tre membri comprendente i giudici Buwaneka Aluvihare, Prasanna Jayawardena e Gamini Amarasekara.
La Corte Suprema  ha richiamato 12 petizioni sui diritti fondamentali depositate presso la Corte per chiedere un ordine di sospensione delle esecuzioni.
Il consigliere del Presidente MA Sumanthiran in relazione a una petizione presentata dall'avvocato KH Geeganage ha sottolineato che la decisione del Presidente di imporre l’esecuzione solo a quattro dei prigionieri condannati a morte ha violato il diritto fondamentale alla parità di trattamento in conformità alla legge garantita dalla Costituzione.
Il consigliere del Presidente ha chiesto alla Corte di emettere un'ingiunzione provvisoria che impedisca l'attuazione della sentenza per non violare i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.
Il sostituto procuratore generale dello Stato, Nerin Pulle, intervenendo per il procuratore generale, ha dichiarato in tribunale che la pena di morte è una punizione prevista dalla legge dello Sri Lanka. Pertanto, ha sostenuto che la direttiva del Presidente non violi i diritti fondamentali.
Tuttavia, dopo aver esaminato le osservazioni, la Corte Suprema ha stabilito che tutte le richieste relative ai diritti fondamentali saranno prese in considerazione il 29 ottobre. Di conseguenza, la Corte Suprema ha emesso un'ingiunzione che impedisce l'applicazione della pena di morte fino al 30 ottobre.
(Fonti: colombopage.com, 05/07/2019)


YEMEN: CORTE HUTHI EMETTE 30 CONDANNE A MORTE PER SPIONAGGIO

Una corte gestita nello Yemen dai ribelli huthi il 9 luglio 2019 ha condannato a morte 30 accademici, sindacalisti e religiosi con l’accusa di aver spiato in favore della Coalizione guidata dai sauditi, ha reso noto una fonte giudiziaria. Gli uomini, tra i 36 imputati processati dalla corte penale nella capitale Sanaa controllata dai ribelli, sono stati detenuti nell'ultimo anno, ha detto la fonte all'AFP.
"Il tribunale penale oggi (9 luglio) ha emesso un verdetto che condanna a morte 30 persone con l'accusa di spionaggio per i Paesi aggressori", ha detto la fonte, aggiungendo che gli altri sei sono stati prosciolti. Ha aggiunto che gli uomini sono stati condannati per aver fornito alla Coalizione informazioni sulle località per attacchi aerei.
La Coalizione è intervenuta nello Yemen a marzo 2015, pochi mesi dopo che i ribelli sciiti huthi alleati dell’Iran hanno preso Sanaa.
(Fonti: timesnownews.com, 09/07/2019)


INDIA: CORTE SUPREMA SOSPENDE SETTE ESECUZIONI

La Corte Suprema indiana il 4 luglio 2019 ha sospeso l'esecuzione delle condanne a morte di sette uomini accusati dello stupro e omicidio di una donna con problemi mentali a Rohtak nel 2015.
Sospendendo le esecuzioni di Rajesh, Pawan, Sunil (alias Mada), Padam, Sarwar, Manbir e Sunil (alias Sheela), i giudici Ranjan Gogoi e Deepak Gupta hanno ammesso i loro appelli contro il verdetto del 19 marzo dell’Alta Corte del Punjab e Haryana che confermava la loro pena capitale.
I condannati hanno sostenuto che né il tribunale di primo grado né l’Alta Corte abbiano effettuato alcuna valutazione individuale delle circostanze attenuanti a favore di ciascuno degli accusati. Le corti sottostanti hanno semplicemente valutato la natura brutale del crimine, ha detto l'avvocato Vibha Datta Makhija, che ha rappresentato i condannati davanti alla Corte Suprema. 
La vittima di 27 anni, originaria del Nepal, risiedeva con sua sorella a Rohtak. Agendo dopo una soffiata, la polizia ha arrestato Padam, che ha vuotato il sacco durante l'interrogatorio, portando all'arresto di altri sei imputati. 
Il tribunale di primo grado ha emesso le condanne all’impiccagione nel dicembre 2015.
(Fonti: tribuneindia.com, 04/07/2019)


GAZA: EMESSA CONDANNA A MORTE PER OMICIDIO

Il Tribunale di primo grado di Gaza il 9 luglio 2019 ha emesso una condanna all’impiccagione nei confronti di J. M. (69 anni), da Jabalia, dopo averlo riconosciuto colpevole dell'omicidio di A. A. commesso il 15 febbraio 2018.
Il Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) ha condannato l'uso della pena di morte nella Striscia di Gaza chiedendo alle autorità di rispettare gli obblighi internazionali della Palestina ai sensi del Secondo Protocollo opzionale del Patto internazionale sui diritti civili e politici, finalizzato all'abolizione della pena di morte (Accesso nel giugno 2018).
Dall'inizio del 2019, sono state emesse tre condanne a morte nelle aree controllate dall'Autorità Palestinese (AP).
(Fonti: imemc.org, 10/07/2019)

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DONA IL 5 X 1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO

Sostieni la lotta per l'affermazione del diritto alla speranza per chi è condannato alla pena di morte e alla pena fino alla morte che nel nostro Paese si chiama "ergastolo ostativo". Spes contra spem è il motto di una vita di Marco Pannella che continua ad orientare l'impegno di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale. 
Aiutaci ad essere speranza quando tutto intorno sembra remare contro. 
Scrivi il codice 96267720587 nel riquadro “Sostegno del volontariato...” della tua dichiarazione dei redditi.


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Per maggiori informazioni: http://www.nessunotocchicaino.it

venerdì 12 luglio 2019

Sui 6 mila lavoratori Fincantieri; Andrzej Wajda; Ian McEwan; Mario Vargas LLosa; i dottori

Su un argomento del genere ne ho già scritto in passato.
Negli ultimi tempi leggo, ascolto, mi raccontano di lavoratori che non si trovano di qua e di là.
L'ultima è quel boss di Fincantieri che parla di 6 mila lavoratori che non si trovano.
Ecco, anche questa volta ripeto lo stesso concetto: prima di qualunque riflessione/riforma/strategia vorrei che tutti questi boss, commentatori, giornalisti, filosofi, politici, economisti, etc, indirizzino i loro figli, nipoti, parenti verso questo tipo di professione: saldatori, carpentieri, muratori, camerieri, pizzaioli, cuochi, raccoglitori di pomodoro, macellai, elettricisti, gessatori e via dicendo.
Cominciate voi a raccontare ai vostri figli che il lavoro manuale è una figata e che le condizioni di lavoro sui cantieri, nelle fabbriche, per strada, negli alberghi sono straordinari.
Iscriveteli a istituti tecnici o professionali.
Non lo farete, parlerete e parlerete dei mali del mondo e troverete ogni giorno un colpevole diverso.
Assumetevi la responsabilità dei vostri fallimenti, della vostra ipocrisia, della vostra spocchia, del non sapere, e di questo ormai ne sono convinto, di cosa sia il mondo del lavoro.
Anzi, lo sapete ma non ve ne frega un cazzo.
Tutto il resto è noia.


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Il dottore qualche giorno fa mi ha detto hai bisogno di riposare, dormire, non lavorare, prenderti una vacanza.
-Dottore, come faccio? 
-Hai le difese immunitarie basse e ti prenderai sicuramente qualcosa.
Ed ecco che dopo essere tornato da Roma sono arrivate l'influenza, l'herpes e la totale mancanza d'appetito.
Sto scrivendo dopo una giornata di lavoro trascorsa con la febbre, un fottuto mal di gola e le croste  gialle sulle labbra ma per fortuna domani sono a casa.
Rimarro' a letto tutto il giorno a dormire, leggere, ascoltare musica.
Ancora 12 giorni di lavoro e poi vacanze.

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