Basta cominciare a leggere il romanzo grafico “Lo scontro quotidiano” (Coconino Press/Fandango) di Manu Larcenet per accorgersi che si è di
fronte a uno dei migliori disegnatori in circolazione in Europa e non
solo. Questa è un'opera di una maturità urticante e commovente con disegni
e storia che si intrecciano in maniera indimenticabile: il
protagonista è Marco, un fotografo affermato che decide di mollare tutto e
ritirarsi in una casa isolata per prendersi una pausa e respirare. È in cura psichiatrica
da tempo, non sa/non vuole una relazione stabile, vede pochissimo i
propri genitori, non sa cosa fare della propria vita, non sa più
cosa fotografare eppure questa solitudine e questo ritirarsi gli offrono la possibilità di nuovi incontri (un gatto, un reduce dell'Algeria, una veterinaria che diventerà
la sua compagna), una nuova carriera fotografica (un reportage sulla
chiusura del cantiere navale dove ha lavorato il padre malato ormai
d'Alzheimer) e infine una figlia. Larcenet racconta così la storia di un
uomo fragilissimo, dipendente dalle medicine, che cerca un rapporto
col padre, col mondo, col proprio passato, con le donne, con la
genitorialità, che disprezza profondamente i salotti artistici e che
non può fare a meno del fratello e come sfondo una Francia
disgregata, con l'avanzare del Front National, la scomparsa della sinistra, l'annientamento/confusione/solitudine della classe
operaia/lavoratrice, una Francia che non ha mai veramente fatto i
conti col proprio passato coloniale e con la terribile guerra
d'Algeria. Riesce a raccontare tutta questa fragilità e commozione
con dei disegni che uniscono ilarità, personaggi quasi dai tratti
infantili a pagine livide e indimenticabili come quelle col
protagonista che piange con lacrime bianche su sfondo nero o le
sedute psichiatriche che ricordano quasi i Peanuts ma con un tasso di
drammaticità elevatissimo o riuscendo a trasmettere tutta l'ilarità
di un incontro tra fratelli fra scherzi e mani alzate e urla che ti fanno
subito ridere e poi quei volti/disegni/fotografie degli operai
sconfitti oppure le crisi di panico che conosco bene e che sono
proprio quell'attimo in cui tutto si ferma e non siamo più niente e
finiamo all'ospedale quando invece avremmo dovuto occuparci di nostra
nipote.
Le ultime due pagine dell'opera sono state per me da
lacrimoni.
Mmm..
RispondiEliminaInteressante!
Poi io ho un'adorazione per i peanuts!
È molto bello. Te lo consiglio.
EliminaMe lo segno..ciao!Et400
RispondiEliminaCiao e grazie
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