I primi dieci minuti di Rambo (Ted Kotcheff, 1982) sono per me una delle sequenze più coinvolgenti e commoventi della storia del cinema. Scoppiai a piangere la prima volta che vidi sullo schermo di casa questo reduce del Vietnam coi capelli lunghi, il volto perso e cupo, che riceve da una madre la notizia che uno dei suoi amici/commilitoni è morto di tumore e le consegna la foto con suo figlio. Devastato, solo, senza uno scopo, una casa risale la collina e si mette a camminare lungo una strada buia, in mezzo alle montagne, in sottofondo, ma dentro allo stomaco e nelle lacrime, la musica di Jerry Goldsmith e poi arriva un cazzo di sceriffo che dopo avergli dato un passaggio gli fa capire che da quelle parti la gente come lui non la vogliono e che è meglio che se ne vada fuori dai coglioni. C'è una tavola calda a trenta miglia, gli consiglia. E tu vedi negli occhi di Rambo che qualcosa si è rotto definitivamente, capisci che lui è pienamente consapevole non ci sarà mai più posto per lui nel mondo ma oggi, lui in quella cazzo di città vuole mangiare qualcosa e riposarsi.
Ecco, quando mi sono messo a leggere il romanzo di Chris Offutt “Country Dark” (Minimum Fax, traduzione di Roberto Serrai) ho pensato istintivamente a Rambo, perché il protagonista è un giovanissimo reduce della guerra di Corea che si chiama Tucker e che aveva mentito sull'età pur di andare a combattere, di dare una svolta alla propria vita, lasciare una famiglia del cazzo o anche perché arruolarsi, in quel momento, era la cosa più naturale al mondo. Tucker sta tornando a casa a piedi direzione Kentucky riassaporando la bellezza dei boschi, della propria terra, dei fiumi, degli alberi, dei serpenti e anche Tucker riceve un passaggio da parte di un uomo che pensa che sia facile approfittarsi di lui senza sapere che quel ragazzino silenzioso è un uomo che sa come mantenere la calma nei momenti peggiori e non si fa problemi a uccidere. Uccidere un uomo o un serpente sono la stessa cosa per Tucker. Sempre sulla strada incontrerà la donna della sua vita, una ragazzina come lui, Rhonda, che salverà da un tentativo di stupro e con la quale tornerà sulle proprie colline, costruendo una famiglia e combattendo contro le avversità e adattandosi, modificandosi come i paesaggi, ai ritmi e alle tragedie che la vita propone.
Probabilmente in molti commentando “Country Dark” scriveranno, giustamente, di come Tucker sia un esponente di quel popolo bianco che ha votato Trump, della povertà di queste colline dimenticate (che ho conosciuto grazie alla letteratura, alla serie Justified, al documentario Harlan County) che sembrano un'America lontana anni luce da noi e da New York, ancora di più in questi giorni confusi di derive reazionarie, ma personalmente io sono rimasto più sbalordito dalla capacità tutta letteraria e stilistica espressa da questo scrittore, che avevo già ammirato nei racconti d'esordio di "Nelle terre di nessuno" di tenere insieme, senza cedimenti, una storia bellissima dal sapore biblico, quasi alla McCarthy se si ascolta Tucker che dialoga coi figli memorabili sono i racconti-confessione-educazione-lezione che il padre contrabbandiere instaura col figlio nato idrocefalo, Big Billy, o con la figlia Jo, l'unica, fra tutti i figli, nata senza disabilità prima dell'arrivo quasi miracoloso di un bambino sano e depositaria di alcuni segreti del padre (le pagine dedicate ai figli e figlie disabili sono fra le migliori e piu' commoventi del romanzo), quasi melvilliano nell'ossessione che Tucker e la moglie Rhonda hanno di proteggere la propria famiglia, di sacrificarsi per loro, e Tucker uccide ed è disposto a farlo ogni qualvolta qualcuno decide o si propone di smembrare la sua famiglia (che sia un emissario del Governo che vuole confiscare, proprio come beni materiali, i figli disabili o il boss contrabbandiere per cui Tucker lavora da anni che non gli versa i diecimila dollari promessi e necessari per la sopravvivenza della famiglia) come d'altronde ben espresso dalle parole di Daniel Boone “Tornai a casa dalla mia famiglia, deciso a portarla al più presto a vivere nel Kentucky, che per me era un secondo paradiso; a qualsiasi prezzo, anche a costo della vita”, con passaggi che sono affreschi noir ferocissimi (splendida l'uccisione dell'emissario del Governo e tutto il siparietto e la conclusione del rapporto fra Tucker e il nipote del boss del contrabbando) o altri invece naturalistici coi boschi e i fiumi che sembrano riempire di profumi e suoni le pagine o il realismo, mai da cartolina, con cui ritrae questi uomini e donne, le loro famiglie, le loro case, queste lande abbandonate e immobili come all'epoca della Frontiera. E poi si viene turbati da quella speranza, tutta fatta di ferocia, sangue e abbracci e sguardi e fiducia, che è difficile trovare in questo genere di libro e che qualche lettore troverà forse disturbante ma Tucker e la sua gente hanno sempre vissuto in questo modo.
Non è questione di bene o di male ma di cosa è giusto fare o non fare in determinate circostanze, combattendo, giorno dopo giorno. Tucker è disposto persino a finire in prigione (gli avevano parlato di sei mesi e invece sconterà un sacco di anni, rischiando la vita piu' volte) proprio perché la famiglia viene prima di tutto ma sempre infondendo ai suoi figli e a sua moglie la bellezza di una vita semplice ma dignitosa (i figli disabili erano amati e curati, coccolati e sfamati). Tucker, e anche sua moglie, non si limitano solo a una semplice vita ritirata nei boschi e all'insegna della tradizione, perché regalano continuamente ai p propri figli i semi di una vita diversa, di un possibile futuro di rinnovamento, custodendoli con la bontà, gli insegnamenti, i valori, i baci, le parole e anche coi coltelli e la pistola.
"Country Dark" è un romanzo che affascina e convince, che commuove e dilania.
Scritto con una prosa minimale ed efficace, con dialoghi brillanti e mai fuori luogo ed esplosioni di violenza che non sono mai gratuite ma perfettamente giustificate e con la voce di Offutt, mai enfatica e patetica, che risuona placida come un fiume che scorre e continuerà a scorrere fra le colline, si ingrosserà e andrà in secca, lascerà sugli argini arbusti e cadaveri e che risuonerà come una casa in mezzo ai boschi dalle mille voci, lutti, problemi ma soprattutto tanto tanto amore.
Scritto con una prosa minimale ed efficace, con dialoghi brillanti e mai fuori luogo ed esplosioni di violenza che non sono mai gratuite ma perfettamente giustificate e con la voce di Offutt, mai enfatica e patetica, che risuona placida come un fiume che scorre e continuerà a scorrere fra le colline, si ingrosserà e andrà in secca, lascerà sugli argini arbusti e cadaveri e che risuonerà come una casa in mezzo ai boschi dalle mille voci, lutti, problemi ma soprattutto tanto tanto amore.