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mercoledì 30 maggio 2018

In breve su "Il tempo delle ciliegie" di Marco Rovelli (eléuthera)


Che bello in un giorno di riposo alzarsi presto, fare una lunga camminata lungo il fiume e poi trovare una panchina isolata, a due metri dall'acqua, e terminare questo emozionante e appassionante libro a piu' voci di Marco Rovelli "Il tempo delle ciliegie" (eléuthera) dedicato alla straordinaria figura di Louise Michel e alla Comune di Parigi di cui Louise fu una delle animatrici e simboli.
In un tempo come questo dominato dalle urla di politici imbarazzanti, di ruspe e dittature digitali, mercati finanziari, spread, tecnicismi, talk show, di una sinistra in macerie, inguardabile e impresentabile la speranza è che sboccino il prima possibile altre Louise Michel e dei nuovi comunardi.


E a breve mi dedichero' a questi due libri:


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martedì 29 maggio 2018

Dischi sparsi


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Dischi sparsi, di vari colori e umori, perché questo maggio è fatto di grandine, pioggia continua, 30 gradi, sudore, camminate, esami del sangue, allergie, sbalzi d'umore devastanti, funerali. 
L'estate sarà durissima.


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Due estratti da "La vedova incinta" di Martin Amis (Einaudi)



Martin Amis è uno degli scrittori che mi ha tenuto più compagnia negli ultimi anni. Tenere uno dei suoi romanzi sulla scrivania o dentro la borsa, leggendoli e rileggendoli, in attesa del prossimo e del prossimo ancora è diventata un'operazione votata al benessere.


“Pensare di leccarla a Scheherazade e pensare di farselo leccare da Scheherazade erano, come già aveva scoperto, due cose ben diverse; e pensare di fare le due cose insieme era un'altra cosa ancora. Ma adesso il giovedì incombeva, e Keith si sentiva come un uomo in procinto di essere incarcerato per un tempo fantastico (e indubitabilmente impossibile a sopravviversi, così come le sentenze di mezzo millennio a carico dei peggiori autori di stragi mai visti negli Stati Uniti), o come un asceta che si ritira in una grotta in Suriname, impegnandosi a restarci fino all'arrivo di Cristo o del Mahdi (o alla Fine dei Tempi), o come... Keith si girò dall'altra parte e cercò di fermare i pensieri. Stava accuratamente prendendo il sole in giardino (ritoccava il lato posteriore delle gambe), con “Il nostro comune amico” gettato sull'erba (“Toglietevi il reggiseno, signorina Pettigrew. Ebbene siete”...), e di tanto in tanto assimilava un'inaspettata frase, o proposizione (“Toglietevi le mutandine, signorina Pettigrew...Chi l'avrebbe mai detto?”): stava leggendo dello scapestrato John Harmon, e di quella civetta prezzolata di Bella Wilfer...
Di Timmy la cosa che meno gli piaceva era il fatto che fosse spensierato. So com'è Timmy. E lo sapete anche voi. E sarebbe proprio da lui, non vi pare – fare la pelle a un paio di orsi bruni, fermare una jeep, prendere il primo volo da Amman, e presentarsi sulla porta con lo zaino in spalla? L'orologio di Keith ormai non faceva manco più lo sforzo di stare al passo. Un attimo. Ha fatto un tic. E poi, dopo un po', ne fece un altro. Incredibilmente, erano solo le nove e un quarto.
Aspettativa, non vedere l'ora, non come stato passivo, ma come la più intensa e vivace delle attività: questa era la giovinezza. E dall'attesa trasse anche un insegnamento letterario. Adesso capiva perché, per secoli, morire era stato sinonimo poetivo del compimento maschile dell'atto sessuale (“E vivere così perennemente – o svenire altrimenti nella morte”). In quel momento, ma non prima, potevi anche morire.” (pp. 237-238)

“Una frase chiave. Il sesso pornografico è un tipo di sesso che può essere descritto. Il che, a suo parete, la diceva lunga sulla pornografia e sul sesso. Ai tempi di Keith, il sesso aveva divorziato dal sentimento. E la pornografia era l'industrializzazione di questa rottura...
E come andavano le cose con lo specchio?
Disinnamorarci del proprio riflesso è il nostro comune destino. Ma Narciso impiegò un giorno e una notte a morire – noi ci impieghiamo mezzo secolo. Non è vanità, non è mai stata vanità. È sempre stato qualcos'altro.
Keith guardò la macchia d'ombra sullo specchio. E la cosa più assurda era che quello, quello lì nello specchio (il perfetto ghoul, l'esemplare demone necrofilo), sarebbe rimasto nella sua memoria come qualcosa di tutto sommato non male – al confronto. Questo, perfino questo, precisamente questo... Video indecente, per dirla a chiare lettere, questo film dell'orrore, era in procinto di trasformarsi in snuff movie, ma ben prima di ciò lui ne sarebbe stato il trailere. Sarebbe stato un spot per la morte.
Morte – l'oscuro sfondo che uno specchio necessita per poterci mostrare a noi stessi.
Non è vanità, non è mai stata vanità. È sempre stata la morte. Era questa la vera e universale metamorfosi: l'angosciosa trasfigurazione da uno stato a un altro – dallo stato della vita a quello della morte.” (pag. 417)

sabato 26 maggio 2018

25 maggio

Ieri mia madre avrebbe compiuto 72 anni.
Da quattro anni, a gennaio e maggio, la sua migliore amica le porta una rosa bianca sulla tomba.
È rimasta vedova da poco tempo questa sua amica.
Un'amicizia che è nata nell'infanzia.
Insieme a me, mia sorella e mio padre ha visto mia madre morire.
È una donna straordinaria e di una delicatezza che mi commuove ogni volta che la vedo.
Quando ci vediamo mi afferra sempre per un braccio e mi chiede "Andrè ma quanto ci manca tua madre?"
Io di solito piango e vado via.
Ogni giorno mi sento in colpa per tutte le occasioni perse con mia madre.
Avessi una casa con un giardino vorrei far nascere rose e ortensie solo per vedere ancora una volta il volto di mia madre.

giovedì 24 maggio 2018

"LOve. Discorso generale sull'amore" di Fulvio Abbate (La nave di Teseo) e un intermezzo


Lascio due estratti tratti da “LOve. Discorso generale sull'amore” di Fulvio Abbate (La nave di Teseo) separati da una breve interruzione personale. 

Ecco il primo estratto:

Ovviamente chi ha un po' di conoscenza del mondo sa bene che così non è, anzi, è esattamente l'irregolarità, l'imperfezione, il buco nero a mettere in moto la dinamo dell'eccitazione. Era il caso di Sabina, una vicina di casa, non bella, perfino sbiadita nei tratti, cioè non proprio regolari, quasi fosse nata da una gomma pane, che ogni volta che si avvicinava mi suscitava un'erazione, un vero sommovimento alla bocca dello stomaco. Un giorno, per caso, incontrandola su un autobus, non so come ho sentito il suo bacino brillare addosso al fianco insieme al suo sguardo, alla fine mi è sembrato che non potessi fare a meno di toccarla, così quando è scesa alla fermata prevista mi sono sentito come Jurij Zivago in preda allo strazio della separazione e del distacco. Il talento erotico di Sabina era davvero inspiegabile, nessuno sarebbe mai riuscito a dimostrarlo. Ancora adesso, a volte, mentre sto sui mezzi pubblici, come in un'apparizione, immagino di ritrovarla, mi penso addirittura  a fare l'amore con lei, in piedi nei posti in fondo, anzi meglio, immagino che si sieda accanto a me e prenda a sbottonarmi e a masturbarmi, sento di venire nel palmo della sua mano, come un miracolo inspiegabile, pura meraviglia che corrisponde a un'insignificanza fisica, nessuno infatti darebbe un centesimo alla sua sensualità.” (pp. 43, 44 da “Imperfezione”)


Leggendo questo libro non ho potuto che ricordare tutti gli stravolgimenti di cuore e cazzo adolescenziali. Forse fu Kerri Green dei Goonies, la prima che ricordo, con le mutandine bianche e le cosce al vento ma la memoria si fa vana, che mi stravolse il mondo che conoscevo perché una volta che uscii dal cinema le ragazze e le donne intorno a me erano cambiate e dentro alle mie mutande c'era qualcosa che si era indurito e nel petto il cuore che batteva all'impazzata e poi ci fu l'infermiera che mi rasò il pube prima di essere operato all'appendicite e Emmanuel Seigner il sogno della mia vita e Kim Deal e una morettina di vent'anni con le mani delicate che si leccò le labbra quando mi comparve l'erezione e Cristina che stava in classe con me alle medie coi suoi capezzoli duri e i riccioli sugli occhi verdi e Raffaella con la gobba sul naso e la carnagione olivastra che mi sembrava una principessa indiana e alla quale dedicai tante poesie e Lucilla una ragazzina di Seregno/Sirmione/Padova (chi se lo ricorda più) che prendeva il sole in bikini a Pesaro e le unghie rosse delle mani e che mi raccontò che suo padre era un architetto e che spendeva troppi soldi e io intanto cercavo di accarezzarle la schiena e lei che si allontanava dicendomi che ero un malato di mente e poi sorrideva e si toglieva la parte sopra del bikini e mi diceva Vieni Andre, vieni a farti il bagno e io che le raccontava di Melville e di un on the road statunitense e poi Martina che sul treno faceva seghe e pompini a tutti tranne a me che non avevo soldi ma che mi raccontava tutte le schifezze possibili del mondo e ascoltava Rancid e Battisti e Selen che scopava e scopava e quell'altra che lavorava con mio padre e che poi in età adulta mi ha ricordato tanto Christy Charming che si masturba e Chiara che sedeva davanti a me in Collegio e mi chiedeva di infilarle matite nei suoi capelli setosi e muoverli e accarezzarglieli e io che avrei voluto baciarla, toglierle i vestiti, leccarle la fica profumata delle sue vacanze a Davos e che poi è diventata un'avvocata di successo e donna bellissima e Masha che saliva una fermata dopo la mia e che si vestiva da troia e indossava magliette dei Nirvana e Simona di Bellagio coi riccioli biondi che si muoveva come un angelo nei corridoi del Collegio sorridendomi quasi eterea con le poesie di Verlaine in mano e una ricciola che veniva ai concerti che avrei voluto invitare a bere una birra e che mi sfuggiva sempre perchè sono sempre stato un ragazzo timido e depresso. 
Qualche volta una ragazzina divenuta ormai donna mi disse che per due anni aveva sognato di baciarmi, stare con me ma che tutte le volte che mi incontrava stavo sempre male, avevo la faccia incazzata oppure scomparivo improvvisamente.
Quando me l'ha raccontato io l'ho guardata e le ho accarezzato la mano e abbiamo sorriso tutti e due,  mezzi ubriachi e senza futuro, quasi sul punto di piangere.

Secondo estratto:

Ma è altrettanto vero che la bellezza molto spesso ci evita, ci scansa, addirittura ci insulta. La bellezza, nella persona di una “bella ragazza” o “donna”, come già la cassiera Susanno, ci guarda con disprezzo fiammeggiante, sembra così dirci che non abbiamo titoli per accedere a lei. A quel punto, quando accade, ripenso a mio cugino Emanuele, il nostro dongiovanni, ritrovo il giorno in cui portò a casa a nostra Caterina, la dea, il collo di pelo di agnello di Mongolia, i grandi occhi verdi, solo venticinquenne, eppure assoluta nella sua apparenza femminile, la condusse fino a casa nostra per farla conoscere a Totò, mio papà, suo zio.
La guarda passare in corridoio diretta in soggiorno dov'è mio padre in poltrona, sotto la stampa di Il Rabbino di Vitebesk di Chagall, la guardo da un'altra stanza, quasi abbia timore di mostrare la mia inadeguatezza di sedicenne, e comprendo ciò che ho comunque sempre saputo e detto, che la bellezza è potere da uno stato di quiete. Perchè la bellezza non va dimostrata, c'è, è, lì, ci guarda dalla sua trincea silenziosa, ci tiene dentro il suo mirino.” (pp. 236-237)

mercoledì 23 maggio 2018

Un maestro e un amico


Dico addio a uno scrittore che mi ha insegnato tantissimo, mi ha fatto innamorare, mi ha rubato notti e regalato emozioni e consolatomi quando la morte ha bussato alla porta della mia casa.
Grazie.

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un album che adoro.

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e ci saranno piccole novità definitive su questo blog fra qualche tempo.
buone giornate.

lunedì 21 maggio 2018

Lars Von Trier; A margine di "Abbasso i tolleranti"; Four Great Points; libri; leggerezza web/Lucille/Neegan


-bentornato Lars e speriamo di riuscirti a vedere presto-

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Leggendo "Abbasso i tolleranti. Manuale di resistenza allo sfascismo" di Claudio Cerasa (Rizzoli) ho pensato al fratello di mia madre, Ezio. A lui penso e di lui ho spesso scritto su questo blog e su quello vecchio. Era un filibustiere, cattolico praticante, berlusconiano, milanista, trombettista, melomane, innamorato del Fascismo durante cui era nato e cresciuto, portiere di grandi speranze, venditore di caramelle, squattrinato cronico, zoppo fin da giovane, ex tisico, viso da divo anni '50, curioso di tutto e l'uomo che mi ha insegnato a discutere, continuamente. Mi criticava continuamente ma lo faceva con garbo, ruvida gentilezza, ascolto continuo e inviti a non crollare, a non cadere nel mio pessimismo cosmico, a non guardare solo il lato negativo dell'esistenza. Lui che dalla vita aveva raccolto poco, che pronto a partire per l'Argentina aveva quasi perso una gamba e addio sogni di gloria e di soldi per aiutare sua madre e la mia madre, tredici anni piu' piccola di lui.
Scrivo di mio zio perché in questo libro di Cerasa ci sono molti punti che non mi convincono perché non ho una grande fiducia nella tecnologia, negli OGM, nel futuro, nel compromesso ma Cerasa invita a fermarsi a considerare il presente e il futuro con occhi che non cadano nella demagogia, nel complottismo, nello "sfascismo", nel guardare solo il lato negativo del mondo. A considerare con criticità non solo negativi termini come gerarchia, merito, scuola, politica, giornalismo. Sono delle punture di spillo scritte da un bravissimo giornalista che mi ha commosso quando si dedica al concetto di fallimento ed è li' che ho pensato con intensità a mio zio quando, dopo aver mollato l'università, rimasto senza soldi e disprezzato dalla mia famiglia, cominciai a lavorare in Cooperativa e gli dissi che mi sentivo un fallito totale e lui mi rispose perentorio che invece da quel fallimento avrebbero potuto nascere delle nuove opportunità e nuove strade.
Quando lo guardai aveva gli occhi gonfi di lacrime come me e in quel momento lo mandai a fanculo e me ne andai.
Ma aveva perfettamente ragione.
E fu l'unico in tutti quegli anni che precedettero la sua morte a non smettere mai di darmi fiducia, coraggio e a incitarmi a sognare un futuro diverso.

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Ovviamente vivendo di contraddizioni, il buon della parte sopra viene stemperato dalla rabbia che ho provato ieri pomeriggio. Era stata una giornata tranquilla, tantissimo lavoro ma alla fine ero tornato a casa  verso le due e anche se tardi avevo cucinato un risotto allo zafferano, c'era il Giro in tv, poi ho scoperto che il mio numero di telefono era stato dato, con moltissima leggerezza e senza chiedermi nulla, a una persona del mio paese che non sentivo da una vita. Una bravissima persona ma della quale non me ne frega piu' un cazzo. Tutto nella classica modalità da social/internet: Ho visto Andrea, guardate gli ho fatto una foto, ecco qui e bla bla bla bla bla.
In quell'istante ho sognato di avere fra le mani la mazza avvolta nel filo spinato di Neegan di The Walking Dead e che si chiama Lucille.
Ancora adesso, mentre sto scrivendo, al pensiero di Lucille sento scorrermi dentro alle mani tanta energia positiva e rilassante e conciliante col futuro.
L'importante è che la gente non mi rompa i coglioni.

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Un disco bellissimo e ne hanno scritto vent'anni dopo qui.

E cosa dire di questo:




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Libri che leggero' fra non molto:


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domenica 20 maggio 2018

due estratti da "Questo ero io" di Curtis Dawkins (Mondadori)



I racconti di “Questo ero io” di Curtis Dawkins (Mondadori, traduzione di Maurizia Balmelli), ergastolano, mi hanno regalato grandi emozioni e spunti stilistici su cui riflettere a lungo. 
C'è tutta l'umanità che vive rinchiusa in un carcere. Le loro storie, le loro menzogne, il prima e il dopo, le strategie per sopravvivere, le telefonate, gli incontri, le malattie, la giovinezza che precede una vita andata storta, l'improbabile ritorno a casa, le droghe, i silenzi, le sigarette, i fantasmi, i tentativi di fuga, i tatuaggi.
Li ho letti tutti d'un fiato e poi li sto rileggendo cogliendone ogni giorno nuove sfumature, punture di spillo, parola. 
C'è un racconto che mi è esploso in testa in maniera diversa dalla primavolta o forse soltanto perché l'ho riletto in maniera migliore. Ci sono alcuni di questi prigionieri che li ho proprio visti in casa. Non c'è dubbio, Curtis Dawkins è un vero scrittore.

Vi lascio due estratti per far capire quante cose diverse ci siano in questa raccolto e ho evitato, appositamente, di trascrivere brani estratti da racconti ambientati in carcere:

C'è qualcosa che succede quando frequenti tipi come Pazz, tipi che vivono soli, senza genitori, lontano dalla scuola e da qualsiasi altra responsabilità. Ti fanno credere che la vita può essere spassosa e straordinaria per sempre, che loro hanno capito tutto. Ma quanto ti rendi conto che non è così, quando quella facciata da quattro soldi si sgretola e li vedi in tutta la loro debolezza, capisci che non potrai mai più tornare indietro, che l'erba che ti è rimasta nella borsa sarà l'ultima, perché la magia se n'é andata per tutti e non avrà più la stessa dolcezza. Nessuno di noi si beccò quel che aveva ucciso i cigni. A me venne uno sfogo su entrambe le braccia e pensai che potesse essere l'inizio di qualcosa, ma la domenica dopo era sparito. Non facemmo la festa della Classe '86 da Pazz. Per quel che ci riguardava, quel luogo era contaminato, forse per sempre. Era la nostra Chernobyl. 
Facemmo la festa di maturità in un pascolo vuoto nella tenuta di uno dei nostri compagni di classe. Un falò e lo stereo della Trans Am erano il punto focale della serata.
C'era un enorme fusto di Budweiser ghiacciata, e mentre tutti diventavamo sempre più ubriachi, alcuni compagni iniziarono a staccare da terra e lanciare nel fuoco vecchie torte di sterco bovino secco, che bruciavano allegramente sfrigolando e scoppiettando come il rogo di cigni della settimana prima. Verso mezzanotte la folla iniziò a diradarsi. Portai un'altra birra a Lisa Tolliver, studentessa carina e brillante che aveva tenuto il discorso di commiato alla cerimonia di chiusura. Era appoggiata contro la Trans Am. Sul nastro Joe Walsh cantava di come siamo tutti così diversi, mentre lui non é cambiato, la vita finora l'ha risparmiato. Abbozzammo un brindisi coi nostri bicchieri di plastica, poi la blandii cercando di convincerla a fare un tiro dalla canna di afghana di Pazz. Ero curioso. Avrebbe pianto? Vomitato? Tutt'e due le cose? Mi avrebbe premuto addosso i suoi seni destinati a Princepton e poi baciato appassionatamente contro l'alettone posteriore della macchina di Ricky?
Ma Lisa non fece niente di tutto ciò. Finì la sua birra e mi restituì il bicchiere vuoto. Mi disse che per evadere lei non aveva bisogno di droghe. Sperava che un giorno anch'io sarei approdato in un posto da cui non avrei avuto bisogno di evadere." (pp. 128-130, Cigni)

e il secondo:

Ha preso il televisore sottobraccio e pescato una caramella dal piatto. È sceso in cantina, ha acceso la candela e si è cacciato in bocca la caramella. Ha posato il televisore per terra e l'ha collegato al cavo dell'antenna. Sulle prime la caramella era dolce, poi è diventata rapidamente di un amaro tipo marshmallow bruciato, sopportabile finché  non si é sprigionato il piccante, manco fosse un peperoncino candito. Gli ha scorticato la lingua e provocato un prurito alla testa e sudori freddi. Clyde ha acceso la televisione. I canali andavano fino a cento e non trasmettevano altro che interferenze. Ha staccato e riattacato il cavo ma non è cambiato niente. Ha fatto zapping e la stanza passava dai bagliori della sabbia a un'oscurità rossastra tipo grezza luce strobo. Ha spento la TV, poi ha sputato l'abominevole caramella nella pozza di biglie di cera in liquefazione.
È rimasto un istante in piedi chino sulla fiamma, ad assorbire le pulsazioni luminose della candela. Dov'era? Fisicamente lo sapeva – 572 Lancelot Lane, poco fuori Kalamazoo. Ma doveva trovare un lavoro. Doveva prendere la patente e contattare il suo funzionario di sorveglianza. A metà della vita era di nuovo all'inizio, e tutte le cose belle sembravano alle spalle: la crescita dei figli, la costruzione di una carriera, le gite in famiglia che tutti avrebbero ricordato per sempre. La formazione di questi ricordi doveva essere il “bello” della vita, e lui aveva passato quegli anni d'oro dietro le sbarre. L'avevo capito allora; la notte, da quella vita mancata irradiavano vampata di dolore, e lo scuotevano moti di intensa tristezza. E adesso lo sferzava un dolore simile, intenso quanto il piccante di quell'orribile caramella.
Ha sentito il cane guaire in cima alle scale. Non era fantastico essere lì? Non era fantastico essere liberi? Clyde sentiva la propria faccia riscaldata dalla fiamma della candela.
Avrebbe amato Melissa come doveva. Avrebbe dato di nuovo il suo contributo alla società. Avrebbe aggiustato il cavo in cantina, insegnato al cane a scendere le scale e trascorso molte ore lì a curarsi con quel cane accanto. E una volta guarito, una volta sistemata questa cosa, avrebbe fatto tutto meglio di quanto avesse mai fatto – appena si fosse sentito più a casa. Appena avesse sentito che che quella era la sua cantina, Melissa la sua compagna, Margo il suo cane, il giardino e la casa – tutto suo. Quando questo mondo gli fosse di nuovo sembrato suo, avrebbe cominciato." (pp. 208-209, Leche Quemada)

sabato 19 maggio 2018

essere presi a schiaffi. una dedica



è giusto per me essere presi a schiaffi e magari a pugni
mi è successo e mi accadrà
meglio di multe, chiacchiere e altre stronzate
anche una bastonata
inchiodatemi la lingua
gli occhi
il cuore
uccidetemi
avevo un'amica che mi prendeva a schiaffi quando la facevo incazzare
mi picchiava
una tizia mi ha quasi rotto una costola per dimostrarmi quanto fossi una merda
io non rispondevo e stavo zitto
ne ho conosciuta un'altra che si chiudeva in camera e manco mi parlava
poi la stessa notte picchiavo la testa contro la porta e mi segnavo di lividi la fronte
fuori c'era un bambino che chiedeva di nascondere giocattoli dietro alla sua schiena
io lo prendevo in braccio e lo baciavo sulla fronte
mi svegliavo e mi trovavo sdraiato dentro a un bagno pensando all'ultima volta che avevo parlato con mia madre
lo sballo era stato perfetto
intenso
dilaniante
cattivo
l'autostrada era intasata di automobili, camper e tir in travaglio vacanziero
stavo digerendo un pranzo fatto di una lattina di fagioli e pomodori a fette cercando di non seppellirmi le dita dentro al mio stomaco
e mi mettevo alla finestra con in testa il libro di Curtis Dawkins
che rileggo e rileggo
per imparare
sentite
il suono delle parole
non abbiate paura di restare zitti
pensando alla mia prigione e a Scibo che in prigione ci era stato e mi aveva fatto sentire vivo
offrendomi quella sera una sigaretta
un'altra
un'altra ancora
e chiedendomi di non morire
e poi ho visto la tizia croata che resta incinta ogni anno con le unghie rosse e la borsa Gucci legata al collo
il mio riflesso gonfio e stravolto appannato nel vetro
e ho bevuto un'altra birra chiedendo scusa al Branco per tutti i miei sfoghi
pensando a Eli e a i suoi sogni tossici di reali inglesi incoronati e fughe provinciali
il profilo delicato del suo viso bellissimo
le sue labbra
il suo cuore
e ho pianto
solo pianto
a dirotto.





giovedì 17 maggio 2018

Piccole cose che mi commuovono e rilassano; disgusto per Lega/Stellati e i possibili uomini e donne di un mio governo




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Ci sono piccole cose, storie, volti che mi hanno commosso e rilassato in questi giorni: un padre in lacrime che su un autobus cerca di spiegare alla figlia che la madre sta per andare in cielo, una sorella minore che ascolta a bocca aperta il racconto del primo bacio della sorella maggiore, le papere addormentate ai bordi del fiume, il gatto Milos che strapazza le gambe di un vecchio rompicoglioni, questa canzone/poesia, la mia compagna che mezza ubriaca stira e si muove al ritmo della musica che tiene nelle cuffie, una barista biondo platino che col tanga in vista fa girare la testa ai muratori di un cantiere mentre io sto bevendo una birra che non avrei dovuto bere, le tombe degli sconosciuti, un mazzo di fiori in un cestino dell'immondizia, un caffè bevuto con l'impiegata tristissima e stanca che mi racconta del Brasile e di film per bambini, la cassiera del supermercato che mi dice che ho la faccia stravolta e che sbaglia a darmi il resto.

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Provo assoluto disgusto per questo, forse, possibile, governo nascente.
Disgusto assoluto.
E in questi giorni mia cugina, una socialista che ha smesso di votare, mi ha lanciato una provocazione invitandomi a ipotizzare un possibile governo, fra il serio e il faceto. 
Il suo è un incrocio fra uomini e donne che hanno fatto la storia e il peggior trash anni '80.

Questo è il mio governo fra il serio e il molto ma molto faceto, familistico e ogni tanto con qualche spiegazione e tante tante contraddizioni...prendetela con brio e sorridete...perché questo governo esprime tanta tanta cupezzzzzzzza....avrei potuto fare il pesantone ma non mi andava e l'ho dovuta compilare in pochi minuti.

E ogni governo è un governo di merda.

Presidente del Consiglio: Lapo Elkan, perché é l'incarnazione del genio italiano e sogno un Presidente del Consiglio con l'amante trans
Sottosegretaria unica alla Presidenza del Consiglio: Nicole Minetti, tutta la vita, da salvaguardare e proteggere e impedire che vada in carcere. Una vera prigioniera politica. Da brividi se si presentasse in tenuta da infermiera
Rapporti con il Parlamento: mia zia, una donna inflessibile con decenni di esperienza come spalla di manager e industriali
Semplificazione e pubblica amministrazione: non so ma io non posso minimamente pensare che Maria Elena Boschi scompaia dalla scena pubblica, vorrebbe dire perdere per la seconda volta mia cugina
Affari regionali: Carlo Cattaneo
Coesione territoriale e mezzogiorno: Fulvio Abbate. Affronterebbe con creatività questo arduo problema
Sport: Angelo Renzetti, patron del Football Club Lugano che mi ha restituito la gioia di vedere una partita di calcio
Esteri: Bobo Craxi, Laura Arconti e la mia ex vicina di casa prostituta rumena che conosce sette lingue e ha lavorato praticamente in tutti i paesi dell'Ue e non solo e mi ha detto che ogni cazzo e ogni figa e ogni buco del culo e corpo e seno e capezzolo e lingua parla a suo modo....
Interni: Mister No
Giustizia: Piero Sansonetti, Rita Bernardini, Luigi Manconi e Annalisa Chirico
Difesa: Ethan Edwards perché se avete visto il film lo capite...
Economia e finanze: onestamente sarei curioso di vedere cosa potrebbe combinare un urlatore come Oscar Giannino...ovviamente lo so...niente di buono...ma cosi', tanto per capire...
Sviluppo economico: qua davvero sono andato in crisi perché è giusto il mio lato pesantone...ma c'è davvero bisogno di sviluppo economico?...e qui si capisce quanto avrei voluto mandare a puttane tutto questo elenco...
Infrastrutture e trasporti: il pendolare del Besanino, linea locale lecchese, che ogni giorno vive le pene dell'inferno
Politiche agricole: Giulia Innocenzi, cosi', tanto per capire cosa ci darà da mangiare e a quale prezzo...perché il problema sta tutto li'...e a me sembra che invece tutta questa retorica sul biologico/vegano/vegetariano/ stimoli soltanto i consumi....quindi diciamo che questo ministero è solo una grande presa per il culo....
Lavoro: Paul Lafargue
Istruzione: Sally dei Peanuts perché ha sempre mostrato voglia e dedizione
Beni culturali: questo non lo assegnamo. I musei mi mettono l'ansia e mi fanno pensare alle prediche di mia sorella che in un museo ci lavora
Salute: Lucy van Pelt, la piu' straordinaria psichiatra mai nata sulla Terra. Da brividi.
Pari opportunità: Simone Buttazzi, con anche deleghe al cinema e foreste. Sarebbe un ministro straordinario che potrebbe finalmente cancellare anche solo il problema del pari opportunità

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mercoledì 16 maggio 2018

Ciao Tom e grazie! ... e poi Hitch, Mary Lattimore


In questi giorni se ne è andato Tom Wolfe.
Straordinario giornalista e scrittore.
Per me il suo "Il falò delle vanità" fu uno dei tanti e migliori ingressi, letterari e non solo, nell'adolescenza e nell'età adulta. Lo lessi giovanissimo. 
Ne capii metà ma lo amai alla follia, poi lo rilessi anni dopo e lo apprezzai ancora di piu'. 
Lo si ricorda principalmente per quel radical-chic di cui oggi ne abusano un po' troppo tutti, eppure io vorrei invitarvi a leggere i suoi romanzi, che è vero, non sempre sono perfettamente riusciti e in molti passaggi sono legnosi ma sono degli affreschi memorabili di tutte le contraddizioni della contemporaneità e dell'essere umano, con dei personaggi difficili da dimenticare.
Quando penso a lui io poi penso al mio amato e scomparso Hitch.



Giorni fa il figlio di un amico di mio padre mi ha scritto una mail ringraziandomi per avergli prestato mesi fa questo libro memorabile perché gli ha cambiato la vita e ha deciso di intraprendere gli studi per diventare un giornalista che era poi la cosa che gli ronzava nella testa da anni..in bocca al lupo M.:


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martedì 15 maggio 2018

Leggere per respirare, Juli Zeh, Milena Jesenská, pompini, Arctic Monkeys



Leggere è respirare per me. 
Non come.
È. 
Ancora di piu' quando torno a casa dal lavoro stanchissimo, stravolto e pieno di rabbia, con le ginocchia doloranti e le mani gonfie, un padre del cazzo che vuole solo provocarmi e farmi incazzare usando metodi degni della Stasi.
Mettersi li' alla scrivania dopo un bagno caldo e leggere.
Oppure come in un giorno libero come oggi he mi sono svegliato sempre alle 4 e mezza e mi sono messo a leggere e mi sento benissimo quando riesco a leggere trecento pagine di fila e terminare "Turbine" di Juli Zeh (Fazi Editore, traduzione di Roberta Gado e Riccardo Cravero) e poi mettermi alla finestra con una tazza con una moka da sei e rifletterci. 
Sentire la bellezza delle pagine dentro al cuore, alla carne, il cervello che respira e poi spalmarmi addosso un po' di Assan Gel sulle articolazioni doloranti, prendere un'Aspirina e buttare giu' due appunti su questo splendido romanzo che vale mille discussioni politiche. 

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Di questo interessantissimo libro se ne parla oggi sul cartaceo de Il Dubbio.

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Poi esco per sbrigare due cose con questa canzone in testa e mi siedo in un bar per un altro caffè.
Accanto a me due donne mature discutono per venti minuti di pompini, amanti, club prive, crociere, negri col cazzo gigante, ragazzini che leccano la figa.
Quando se ne vanno lasciano una cospicua mancia sul tavolo e mi lanciano sorrisi passandomi accanto.
Dieci minuti dopo le ritrovo alla stazione degli autobus.
Mi guardano insistentemente.
Mi siedo lontano da loro e a una fermata sale a sorpresa una mia collega che mi chiede se c'è qualcosa che non va e io le racconto delle due donne in questione che in quel momento si sono messe a fissarci con le lingue che si leccano le labbra.
Lei sorride e poi mi dice "Te lo ricordi l'avvocato? Tutte le mattine voleva un pompino prima di uscire ma da quelle due se fossi in te io non mi farei nemmeno toccare"

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Quando ascolto (o leggo di) gli Arctic Monkeys io penso sempre alla mia amica Brit Pat. 
Una donna alla quale devo tantissimo. 
Se il mio sangue continua a scorrere è anche in gran parte merito suo.

sabato 12 maggio 2018

Prime pagine di giornale da vomito; Curtis Dawkins; due bellissimi blog: Corvi Neri/Neuroni


Ieri mattina presto mentre osservavo questa prima pagina quasi stavo per vomitare il caffè latte con le fette biscottate e la marmellata ai lamponi. Berlusconi mi fa schifo. Ma davvero schifo da sempre. Lui e il suo mondo. Le sue televisioni. La sua filosofia di vita. Ma mi fanno anche schifo i decaloghi. E questo decalogo è un decalogo che presuppone un'impostazione mentale degna di un magistrato/sbirro/grillino/leghista/berlusconiano/giornalista di merda. 
Ed è soprattutto la negazione di qualsiasi concezione politica/intellettuale. 
Non c'è alcun rimando in questa merda di decalogo all'ambiente, alla cultura, alla scuola, alla sanità, ai trasporti pubblici e si potrebbe andare avanti all'infinito...
Niente.
Significa semplicemente che quando i giornalisti del Fatto hanno pensato al massimo dell'opposizione  possibile si sono arenati qui....
Su questo decalogo.
Imbarazzante, poverissimo, culturalmente poverissimo.
Vergognoso e preoccupante.
Poi mi verrete a dire che il giornale bisogna leggerlo, che ci sono le firme e bla bla bla...ma è meglio che lasciate perdere.


E non c'è niente uscito dalla mente dei giornalisti del Fatto che valga una sola delle pagine scritte da un ergastolano come Curtis Dawkins:


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Due blog molto belli che vi consiglio: iperletterari/musicali e scritti benissimo. 
Colei che sta dietro Corvi Neri è una donna/madre straordinaria. Arrivare su di lei è ritrovare un'ancora di salvezza tutta statunitense e non solo. Ma è impossibile scrivere e parlare di Corvi Neri. Sarebbe tutto riduttivo.
Eccoli qui: 


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Non bello come i precedenti ma quando li ascolto io precipito.

giovedì 10 maggio 2018

Ospizi, Giardini, Nicole Minetti


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Ieri con la mia compagna sono stato in visita in un ospizio dov'è ricoverato da tanti anni suo zio. Menomato fisicamente, malato terminale di tumore ma lucido di testa. Sono entrato in questi ospizi/case di cura/case anziani sin da bambino e se allora provavo un misto di disgusto per la puzza, paura e noia, diventato adolescente ho ascoltato e mandato a memoria storie familiari, provato rabbia per le condizioni di molti istituti e pazienti e commozione per tutti quei drammi. 
Ieri, in un istituto dov'ero già stato almeno un'altra decina di volte, ho pensato all'eutanasia (attiva e passiva), al fine vita, al testamento biologico. 
Passatemi pure per nazista, non m'interessa un cazzo, ma cio' che ho visto ieri e molte altre volte nella mia esistenza non è piu' davvero vita ma è solo ed esclusivamente sofferenza fine a se stessa. Gratuita. Elargita al mondo intero in maniera anche banale, ripetitiva, come una telenovela ininterrotta con le infermiere che si muovono coi loro carrelli, i cateteri, le urla, il cervello e i corpi che si distruggono come le puree che vengono distribuite e nemmeno mangiate, sputate sugli asciugamani.
E badate bene che conosco sulla mia carne cosa significhi perdere un parente in questo modo e ho sempre provato rabbia verso i miei parenti che hanno permesso quello scempio.
Si parla tanto di natura. Di decorso naturale. Di speranza. Carità cristiana.
Ma è solo ipocrisia. Paura. Incapacità di accettare la morte e anche di darla, quando è giusto darla.
Almeno per me.
Ma quello che ho visto ieri è uno schifo totale.
Sempre nel rispetto di quelle persone, di quelle carni, di quelle storie.
Ma ripeto, è uno schifo totale.

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E sempre ieri notte, come da contraltare alla giornata in divenire, ho fatto un sogno stranissimo. Ho sognato che ero un investigatore privato e che venivo assunto da Nicole Minetti per ritrovarle il suo barboncino. Era cosi' sfatta, dark, irresistibile, erotica. Con quel seno rifatto. Le labbra di gomma che mi si appoggiavano alle guance. Ed era tutto un sogno cupissimo ambientato fra Lugano, Londra, Lecco e Milano, praticamente impossibile. Mi avrebbe pagato semplicemente spogliandosi. 
Purtroppo il sogno si è interrotto col suono della sveglia.
E comunque preferisco tutta la vita Nicole Minetti e il resto delle olgettine alla totalità dei parlamentari eletti fra Camera e Senato che si dibattono con ritmo masturbatorio per la formazione del prossimo e solito governo di merda.
E soprattutto di qualsiasi parlamentare grillino.


(Sottovoce, in questo momento, provo grande tenerezza e anche rispetto per Giorgia Meloni, lontana da me, ma non vorrei essere nei suoi panni)

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Poi alla fine ieri sono tornato a casa e mi sono messo a leggere, per quietarmi, le solite poesie.
E quello che sentivo e sento anche adesso mentre scrivo sono le lacrime.
Perché sono giorni che ho il magone addosso, le lacrime facili, tanto dolore.
Lo affronto come posso.
Come riesco.
Mio nonno diceva che verso maggio il vento e il caldo creano quello strano umore che ti fa crollare il mondo addosso.
Aveva forse ragione. 



"E voi, ultimi arrivati
Amici dei giorni peggiori,
Prigionieri rinchiusi dalle sbarre,
Custodite le mie ultime ore di condannato
Custodite il freddo e il fastidio:
Per chi non avrà neanche questi,
Essi sono dei tesori.
Ed io l'ho conosciuti con voi."

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martedì 8 maggio 2018

Andreas Moster; Libri/Il Foglio/Richard Millet; libri regalati da un'amica; dischi; western



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Dal 12 maggio con Il Foglio ci saranno alcuni libri.
Maggiori informazioni qui.
Fra i libri ce n'è anche uno di Richard Millet, un autore che vi consiglio caldamente.

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Ero in macchina e ascoltavo Oscar Giannino che parlaba di questo libro:





e scopro che mi stanno arrivando per posta in regalo da un'amica che crede agli angeli, al Partito Socialista e colleziona uomini senza sosta, stropicciandoli e distruggendoli. baci...

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Amo il genere western e a questo proposito prossimamente arriverà questo film che racconta insieme di una donna incredibile e (semplificando) dell'ultimo tragico capitolo delle guerre indiane:


e vi segnalo anche questo libro che uscirà fra non molto:


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Un po' di musica:


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E domandona:

ve la ricordate Tank Girl?
Io ci sono fidanzato a una Tank Girl.



domenica 6 maggio 2018

Mio padre, A Whiter Shade Of Pale, Juli Zeh,come stanno in piedi i cinema

Non vado d'accordo con mio padre ma quando lo vedo,  in procinto di partire per un viaggio di nove ore direzione mia sorella, preoccupato mentre prepara la valigia, in lacrime e disperatamente solo senza mia madre, mi sono commosso pure io e io gli ho messo una mano sulla spalla augurandogli buone cose. 

Poi sono andato al lago e ho aspettato che l'angoscia se ne andasse. 
Sapendo che non se ne sarebbe mai andata. 
Ho incontrato una ragazzina che piangeva.
E mi sono sentito la morte addosso.
E una felicità inesprimibile a parole.
E poi sono tornato a casa.
E mi sono messo a bere birra sfogliando giornali da buttare via.
Domani mi aspetta un'altra giornata di lavoro.
Poi giorni d'indecisione e perdizione.
Ma davvero a voi ve ne frega qualcosa di chi governerà l'Italia?
Sono tutti feccia.


-uno dei pezzi preferiti di mio padre e di suo fratello, morto a cinquant'anni nel 1997, che mio padre stava ascoltando oggi quando sono entrato in casa-

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-comincio a leggerlo domani e Juli Zeh è una scrittrice straordinaria...per quanto mi riguarda una delle vette della narrativa europea contemporanea-

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Come stanno in piedi i cinema?

Con i blockbuster e il cibo spazzatura.
Con i bambini e gli adolescenti che mangiano e bevono e mangiano e bevono e piu' mangiano e bevono e piu' i cinema stanno in piedi.
Con i popcorn e tutto la merda proposta.
Con i Checco Zalone e i colpi di culo di qualche film spacciato per film artistico.
Con le famiglie che non vogliono scaricare.
Con i supereroi.
Con i Natali e le feste comandate.
Ma la verità è che i cinema stanno morendo.
Se sopravvivono e vivono lo devono solo a inventarsi il business....oppure dedicandosi alle sovvenzioni statali, ai festival sovvenzionati dallo stato, eccetera, eccetera....e le perdite da sovvenzionare con altri aiuti, sponsorizzazioni, eventi, sconti...
Triste vero?
Anche no, mi viene da pensare certe volte.
Perché se i cinema devono morire, che muoiano.

Ovviamente mi mancheranno gli schermi e le sale.

Vedere Melancholia al cinema è tutta un'altra roba che vederselo in tv.

E questo vale per tutti i film.
O almeno per quelli che interessano a me.

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giovedì 3 maggio 2018

Due splendide centroamericane; un'ipotetica presentazione del mio libro; alcuni libri che leggero'

Sabato e domenica alle 5 e 40 di mattina, quando entro al lavoro, fuori dal cinema a mangiare dal baracchino di Togo c'è ancora un sacco di gente. Guardie di sicurezza a fine turno, cadaveri ambulanti pieni di droga e alcool, gente che ha bruciato tutto su una pista da ballo e ha tanta fame, altri che cercano a tutti i costi di prolungare la serata e di scambiare le ultime chiacchiere o numeri di telefono o i prossimi appuntamenti, taxisti scocciati e poi anche due bellissime pantere centroamericane che non ho mai capito da quale Paese provengano veramente. Anche a meno dieci sotto zero sono sempre in tacchi altissimi e fasciate da mezzo metro di tessuto. Hanno la voce rauca perché hanno gridato tutta sera, sono piene d'alcool e sesso che gli cola dall'interno cosce e fame chimica che gli fa divorare panini con la salamella. Quando le incrocio la mattina sono tutte gentili, salutano affettuose, Chico Pompino?, È un peccato che lavori!, Andy stai fuori a bere una birra, Dove vai?, Ci offri un caffè? Ci fai pisciare? Fai proprio un lavoro di merda. 
Quando invece le incrocio di giorno, fuori da un loro punto di ritrovo, in tute elastiche super attillate, fanno finta di non riconoscermi quando le saluto, anzi, girano la testa come se fossi un fantasma e allora ho smesso di salutarle, passo via e basta. 
Poi l'altro ieri entro in un bar e al bancone ci sono loro due con una bambina con una splendida testo afro. 
Ordino il caffè e sto sfogliando un giornale quando una delle due, la meno formosa, mi dice "Hijo de puta, non saluti nemmeno? Che stronzo pezzo di merda...Ti vergogni di noi Andrè?". 
Il barista mi guarda in cagnesco come se fossi il peggior stronzo sulla faccia della terra  e allora mi volto e la guardo e tutti e due sappiamo che sta recitando la parte della troia e allora le chiedo "Volete qualcosa da bere? Un caffè?". "Amore..." e si volta verso il barista sorridendo. 
Sapevo già che non sarebbero arrivati i caffè ma qualche cocktail o cinque birre in due. 
Sorrido e pure Maria si mette a ridere. 
Lascio una banconota sul bancone senza aspettare il resto che tanto non ci sarebbe stato. 
Sto per andarmene quando la bambina mi blocca con una mano e mi sorride. 
Mi ero dimenticato di offrire qualcosa anche a lei.

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Detesto le presentazioni, i festival, le assemblee, le conventions e se dovessi in futuro pubblicare un nuovo romanzo porrei come condizione prioritaria quella di evitare tutto cio'. 
Se proprio la casa editrice mi obbligasse, io non mi presenterei e manderei su uno schermo questa canzone/video:



che mi permetterebbe di rispondere in 4 minuti da dove vengo, quali sono i miei gusti, su cosa mi sono formato e lo stile? Lo stile? E il riscaldamento globale? E lo sfruttamento animale? E il futuro della sinistra? E il populismo? E il cibo biologico? E quella merda di Bergoglio? E bblllllllabbbbbbbbblllla.....cazzo me ne frega..poi ovviamente la masturbazione dei presenti sarebbe raffreddata (anche se penso che in tanti si masturberebbero lo stesso), cazzo questo evento me l'ero segnato, questo scrittore imperdibile di sta minchia ma poi giornalisti/lettori/editor/blogger/recensori/stronzi/pubblico pagante/parenti/invitati/imbucati/ladri/fotografi/contestatori di ogni genere potrebbero divertirsi a organizzare per i cazzi loro una serata karaoke, revival, un'orgia sessuale/cibaria, tutti a cantare i pezzi della loro vita, a leggersi brani dei loro romanzi preferiti, a scattarsi foto con gli uffici stampa superfighi e fighe delle case editrici piu' cool, a raccontarsi di rivoluzioni e importanza della lettura e del futuro della scuola, a mangiare frittate e salame. Sono sempre bravi a fare queste cose. Le facciano senza di me.

E comunque sarebbe lo stesso una presentazione.
E le presentazioni mi fanno venire l'orticaria. 
Per questo non aspettatevi nemmeno questo.
Niente presentazioni, come ho già scritto.
Ho troppo rispetto per i Sonic Youth.

Niente presentazioni, niente tour, niente festival, niente assemblee, niente supermercati, niente saloni, niente interviste radiofoniche, niente televisione.
Dovessi pubblicare un nuovo romanzo questa sarà la mia richiesta da controfirmare su un contratto.
Faro' solo quello che vorro', e quando lo vorro', con le persone a me piu' care. 
Nient'altro.

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