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venerdì 30 giugno 2017

Slowdive, L'Unità, il fiume


Praticamente non ascolto che loro.

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A me L'Unità non è mai piaciuta. 
Ed è passata parecchie volte fra le mie mani fin da piccolo. 
Accendo la tv di sera e ascolto Padellaro che si dispiace per il funerale del giornale e mi fa sganasciare perché quella di Colombo/Travaglio/Padellaro, quella che incarnava la presunta sinistra/incarnazione della società migliore, faceva veramente schifo. 
Vera e propria carta straccia buona per pulirsi il culo.

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Che bello vedere il fiume Cassarate gonfio d'acqua e cielo riversarsi nel lago.
Invadere le rive, giocare con le anatre.
Scaricarsi di rumore nelle orecchie.
Mi siedo sulla panchina e lo guardo scorrere per ore.
Non c'è bisogno d'altro nella vita.
L'acqua.
Le onde.
Il buio.


giovedì 29 giugno 2017

Due righe su "L'arte della rapina. Come svaligiare una banca senza tanti perchè" di Francesco Ghelardini (Oaks Editrice)


Lavorando in un cinema he nelle ultime settimane (e questo stile volgarissimo e schiavistico proseguirà chissà per quanto) utilizza con costanza i messaggi su wahtsapp per chiedere disponibilità, come in un'asta o come dice una mia cara collega “Come fa il proprietario di una piantagione che gira col camioncino alla ricerca di braccianti", un posto di lavoro che mi parla di  spirito di gruppo, con paghe da fame, ipocrisia generalizzata, con i padroni della catena che organizzano una festa ridicola/volgare è stata una boccata d'aria leggere un libro divertente, appassionante, violento, senza troppi piagnistei come quello scritto da Francesco Ghelardini, (rapinatore di lunga data che sta scontando l'ultima condanna, prima, come da lui annunciato, cambiare definitivamente vita) “L'arte della rapina. Come svaligiare una banca senza tanti perché” (Oaks Editrice).

Una sorta di esplorazione/bignami della professione di rapinatore e basta leggere i titoli dei capitoli per rendersene conto: L'ammiratore, Le armi, Aspettativa, Batteria, I cammuffi, Complici, D-DAY, La dritta, Imbosco, Ricerca obiettivo, Effetti collaterali, Anche quando non c'entri un cazzo, Poligoni irregolari. Un libro che è l'autobiografia di un uomo che è un bravo rapinatore. Per capire cosa intendo per bravo rapinatore bisogna leggere questo libro abbandonando pregiudizi, anche se forse è quasi impossibile entrare pienamente in sintonia con questo tipo di narrazione se non vi sentite, come invece accade a  me, battere il cuore di vita nel leggere le parole di un altro leggendario uomo come Albert Spaggiari: “Non mi interessa rifare il mondo, è come è. E non sono mai stato così corrotto da affrontarlo con la fortuna dalla mia parte. È per questo che la gente come me non si salva mai”.

Ultima nota.

 È capitato spesso anche a me di frequentare bar che sono ovviamente luoghi di traffici di ogni genere. In uno di questi bar, quando capito in quella zona, non posso fare a meno di entrare per il caffè, i cappuccini e i gratta e sosta e le chiacchiere.

Sono certo che questa parte vi farà restare a bocca aperta perché scoprirete veramente i volti degli insospettabili, quella classica battuta “La ragazza della porta accanto” cela tutta la sua incredibile verità ed estensione ad ogni categoria.
Io stesso sono rimasto stupito più di una volta trovando aiuto e connivenza che mai mi sarei aspettato.
Senza che la categoria se ne senta offesa, i baristi, il più delle volte, sono ottimi complici e con loro non è necessario che siano perfettamente a conoscenza dei retroscena, più semplicemente si prestano a tenerti in consegna una borsa carica di armi per un paio d'ore in cambio di una buona mazzetta di foglietti rosa o Euro 50 se preferite.
Non serve che sappiano cosa c'è dentro e neppure te lo chiedono; se ti conoscono sanno quello che fai e quindi è altrettanto evidente che in quella borsa non ci sarà una scatola di Lego o la Barbie per tua figlia, ma che importa.
Nei quartieri di periferia il 50% dei bar è ricettacolo di pregiudicati e di questo il 25% dei baristi è colluso con la fauna che lo frequenta.
Se in quel bar la frequentazione è di rapinatori, vai tranquillo che dietro al banco troverai borse d'armi, chiavi di motorini o auto parcheggiate poco distante, ovviamente e rigorosamente rubate, caschi da morto.
“Paese che vai, usanze che trovi, qui potremo dire “Bar che vai, mercanzia che cela”. (pag. 37)

Nella mia vita ho sempre trovato moralità, dignità e amore per la vita in persone come Francesco Ghelardini al contrario del vuoto, dell'ipocrisia, dell'assoluta mancanza di codici morali incarnata dal padrone della catena per cui lavoro e dal suo braccio destro.



mercoledì 28 giugno 2017

"Bull Mountain", "Sophia", "Il pianeta delle scimmie"



Non hai mai voluto capirlo. Questa non è la terra del Signore, è la mia terra. Soltanto mia. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Dio non ha diritto di parola qui. Sarebbe potuta appartenere anche a te, se non avessi tradito me, tuo padre, la nostra famiglia. L'hai deciso tu.

“Bull Mountain” di Brian Panowich (NNE, traduzione di Nescio Nomen) é un romanzo che vola via leggero come la morte. Una montagna, la Bull Mountain, dove da anni comanda la famiglia Burroughs. Echi di Justified, Lawless, Hatfields & McCoys, James Ellroy, Jim Thompson, Don Winslow. Traffico di wiskey, droga. Legami di armi. Ritmo serrato. Esplosioni di violenza. Il bisogno di vendetta e un finale veramente sorprendente. Particolarmente riusciti sono 1) la figura dell'oscuro agente federale Simon Holly e quella di Kate, moglie di  Clayton Burroughs (il traditore della famiglia, colui che ha mollato i traffici illegali per diventare un poliziotto), colei che ristabilirà “l'ordine” ancestrale nella valle 2) come l'autore traspone sulla pagina le drammatiche fasi della costruzione di una famiglia criminale 3) alcune figure, apparentemente marginali ma decisive nell'economia della storia, come la bellissima e sfregiata madre di Simon Holly, Marion. Il limite forse di “Bull Mountain” è la breve durata, scelta però anche necessaria per non perdere in aggressività. 
Grande attesa per il seguito.

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"Sophia" di Vanna Vinci (Bao) è sicuramente una graphic novel affascinante e che spalanca mondi alchemici ma alla lunga tutti questi personaggi fighi, questa Bologna superfiga, eccetera eccetera mi sono stati un po' sulle palle.

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Trovato usato ma nuovo. Sono un grande appassionato de "Il pianeta delle scimmie".

martedì 27 giugno 2017

Contro l'idiozia e un grande grazie a Roberto Burioni e Massimo Del Papa

Riporto questo bel post di Roberto Burioni e un grande grazie anche a Massimo Del Papa
E posso solo ringraziarlo.
Questo non vuol dire piegarsi totalmente alla scienza, alle sperimentazioni, agli eccessi, alla merda.
Non vuol dire piegarsi alle medicine, alla medicina.
Ma io di fronte a questa idiozia che avanza resto senza parole.


"E' ora di parlare del bambino morto di morbillo, per fare un poco di chiarezza tra le mille scemenze che si leggono.
1) il bambino è morto di morbillo, non di leucemia. La leucemia infantile qualche tempo fa era una condanna a morte senza appello, ora in oltre il 90% dei casi guarisce completamente. Ho sentito alcuni imbecilli dire "l'avrebbe ucciso anche un raffreddore". Non è vero. Non l'avrebbe ucciso un raffreddore, malattia lieve, e da tantissime infezioni l'avremmo potuto difendere con antibiotici e farmaci vari. E' morto di morbillo, malattia grave per la quale non abbiamo una cura. Insomma, questo bambino stava attraversando la strada lentamente con una gamba rotta e le stampelle: qualcuno l'ha investito e ucciso. E' morto per colpa della gamba rotta? Direi di no.
2) Chi l'ha investito? Il bambino è stato contagiato da un individuo NON VACCINATO. Che si trattasse del fratello, del cugino, del panettiere o dell'amante del nonno poco importa. Era una persona non vaccinata. Proteggere una persona immunodepressa dal morbillo è difficilissimo, in quanto chi ha contratto il morbillo è infettivo anche i due giorni PRIMA dell'insorgere della malattia. Curarla è impossibile: non abbiamo farmaci efficaci. L'unico modo in cui possiamo difendere queste persone è attraverso l'immunità di gregge, che è tanto vera quanto la forza di gravità. Per ultimo, e non vorrei ripeterlo, CHI E' VACCINATO CONTRO IL MORBILLO NON TRASMETTE IL VIRUS. Chi vi dice il contrario è un bugiardo o un somaro (è consentito il cumulo delle cariche) e se vi cita un "bugiardino" non sa neppure leggere, perché l'unico virus vaccinale tra quelli in uso che in casi rarissimi (cinque casi su 55 milioni di somministrazioni) si può trasmettere è solo quello della varicella.
E' il secondo bambino che muore un questo modo negli ultimi tempi. La scienza con i suoi progressi salva dei piccoli dalla leucemia, e questi muoiono di morbillo a causa dell'ignoranza diffusa, dell'egoismo e dell'oscurantismo. Non è tollerabile. Abbiamo un solo modo per evitare l'inevitabile ripetersi di queste tragedie. Alzare la copertura vaccinale in modo tale da ristabilire l'immunità di gregge. Vaccinare tutti i bambini e vaccinare anche gli ex-bambini che, non vaccinati anni fa, sono diventati adulti. I malati di cancro, i bambini troppo piccoli per essere vaccinati, gli adulti che hanno il sistema immune indebolito da malattie o da terapie saranno allora al sicuro. Se questo non avverrà, altri bambini moriranno.
Ricordatelo quando vedete in piazza gente che reclama la "libertà di scelta" sui vaccini. La libertà che invocano è quella di potere fare morire altri bambini.
Lo stato non dovrebbe consentirlo e dovrebbe difendere i più deboli e i più sfortunati.
In California (lo stato di Rhett Krawit, un bambino guarito dalla leucemia che rischiava la vita a causa dei non vaccinati, nella foto) persone come il bambino di Monza vengono difese, speriamo che accada anche da noi.
PS: molti di voi mi hanno inviato il video di una svanita che dice di essere una giornalista, parla in modo ispirato dei vaccini chiedendomi di commentarlo. Ovviamente non ci penso neanche di dare un minimo di visibilità ad un personaggio di tale - infimo - livello, vi dico solo che è un concentrato delle peggiori scemenze in circolazione e che l'autrice dovrebbe vergognarsi per una azione così grave e così dannosa nei confronti della salute pubblica e della verità. Dovrebbe essere espulsa dall'ordine, ma - seppur si definisca giornalista - non è iscritta a nessun ordine (pure millantatrice, oltre che irresponsabile bugiarda). Per cui il suo insulso blaterare è qualcosa che dobbiamo tollerare in nome della libertà di parola, della quale è possibile abusare."

Fonti:
Measles, CDC Pinkbook
Lancet. 2013 Jun 1; 381(9881) Acute lymphoblastic leukaemia


lunedì 26 giugno 2017

Elezioni amministrative, Hideji Oda

Ieri sera ho visto un paio di donne bruciare dei tronchi e sorridere mentre fumavano.
Ecco quello che farei con tutte le chiacchiere, le riflessioni, le schede elettorali se qualcuno mi chiede una riflessione sulle recenti elezioni amministrative.
Fuori piove a dirotto.
Lo schifo che mi fanno i vari Grillo, Casaleggio, Renzi, Toti, Prodi, Gentiloni, Brunetta, Landriscina, Berlusconi, Alfano, Casarini, Salvini, liste civiche varie, Civati, Bersani...e tutte queste facce di eletti e giornalisti e politici esclusi vari mi fanno salire in gola la voglia di bere.
Ascoltare mio padre che parla di politica è una vera e propria tortura.
Io guardavo il lago, lui mi rompeva i coglioni con quanto è fica la sinistra o quanto lui sa come si fa a stare al mondo.
Io non lo so come si fa a stare al mondo, non l'ho mai saputo, mi bastava solo bere un caffè, raccontargli dei miei ultimi giorni, del mio mal di testa.
Robe semplici.
Troppo semplici forse per gente cosi'.
Non contano un cazzo i mal di testa.
Non fregano un cazzo le minuzie.
Mia sorella mi ha detto che sono un asociale di merda.
Mentre mi insultava io accarezzavo una gatta di nome Milena.
Mi sono fatto leccare le dita e le ho sorriso.
Poi lei se ne è andata attraverso i prati, le recinzioni, i marciapiedi.
Poi sono ripartito in macchina verso casa.
Poi ho pianto.
Sono giorni che non dormo mai anche se dormo.
Il lago.
Dio, quanto è bello il lago.

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Fra le mani ho i tre volumi di questo manga:


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In questo disco, in questa canzone trovo la forza per vivere una vita di strascichi.
Si strascica fino alla morte.

domenica 25 giugno 2017

Mattine fredde

Le mattine fredde di estate.
I corpi addormentati nelle macchine.
Donne che chiedevano alcool davanti ai baracchini che vendevano panini e scarti di cipolle.
Fulmini.
Scrosci di pioggia fra le mani tremanti.
La testa vuota sopra alla camicia e ai jeans stirati a meno di mezzanotte.
C'era gente che vomitava per strada.
Le camicie di una rissa perduta di vista.
Spacciatori e poliziotti stazionavano ciascuno al proprio angolo.
C'erano vecchi coi cani al passo.
E una bambina, sorridente, col suo gatto sul lungo fiume.
E io che alle 05 e 41di una domenica mattina aprivo la porta del cinema.


sabato 24 giugno 2017

I miei migliori colleghi, Charles Bukowski, Antarès

La giornata di ieri è stata un incrocio di molte preoccupazioni, idiozie, campi coltivati, fieno, discussioni di lavoro, critiche, scazzi, mucche, falsità, giochi di gruppo del cazzo (a cui mi sono rifiutato di partecipare), leccaculaggine diffusa, regali che sono una vera e propria presa per il culo.

La sola cosa buona di una giornata come quella di ieri (oltre al paesaggio incontaminato e all'alcool) è stato approfondire il rapporto con alcune colleghe e colleghi, farsi sorprendere da loro e scoprirle come persone in gamba, sensibili, intelligenti, delicate.

Ad Alessia, Sophie, Silvia, Adriana e Marco va tutto il mio ringraziamento.

Donne e uomini col cuore grande e una vita di merda come la mia.

Non dimentichero' mai la loro dolcezza, i loro sguardi, i loro abbracci, le loro parole che sembravano arrivare da un altro mondo.

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"Chi difende
i diritti dell’uomo senza qualità? Quello che manca sempre nella foto di gruppo, perché è più invisibile degli invisibili. Quello senza etichette, che non trova mai spazio nel calendario delle giornate da dedicare"



"Anche se scrivo sulla razza umana, più sono lontano e meglio sto, due pollici va bene, due miglia va bene, duemila miglia è fantastico, finché riesco a mangiare. Mi nutrono perché io nutro loro, ma non mi piace averli accanto


"La voce umana ha il difetto di ricordarmi la razza umana, e una delle ultime cose a cui voglio pensare e una delle prime da cui voglio fuggire quando ascolto musica classica è la razza umana. È con lo scopo di dimenticarla che scrivo"

giovedì 22 giugno 2017

Domani/Slowdive, Farinetti/Milano, Giorgio Ballario, Raggi/Il Foglio, Il Campo dei Santi, Slowdive

- Domani mi tocca vivere una giornata durissima.
Un vero condensato di tutto cio' che odio, mi fa paura, mi fa star male, mi fa venir voglia di farmi fuori.
Nell'attesa bevo birra e ascolto gli Slowdive.
Nella mia testa ci sono solo pensieri negativi.
Il dottore ha detto "Rilassati".
A me viene voglia solo di piangere.
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Guardando #cartabianca con quell'ignobile mentecatto di Oscar Farinetti in confronto a Marta Fana ho sorriso di disprezzo.

Nella trasmissione si parla anche di Carugate che sta a pochi chilometri da dove son nato. 
Eataly/Farinetti è una grandissima e violentissima truffa intellettuale, imbarazzanti sono i punti Eataly (sono entrato solo in uno e mi è bastato) ma mi preme anche ribadire:
- la piazza Gae Aulenti a Milano (Eataly è a due passi) fa orrore e basta una volta che si aprono gli occhi, li si aprono per davvero ma per davvero veramente. Forse piace perché guardando all'insu' nemmeno scorgiamo la nostra idiozia.
- Corso Como fa schifo pure quello.
- i barbieri alla moda, tipo Womo, tutti fighi, hipster, spuntati dalle fogne come spioni sono insopportabili.
- i vari Pisapia/Montanari/Civati/Laforgia/Camusso/Bersani/Gotor sono una zavorra e la morte nel cuore.

Se non si uniscono le questioni poi tutte le critiche a Farinetti finiscono nel vuoto.

- le varie destre sono la stessa merda.



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Questa copertina di Vincino, che sembra un abbraccio del giornale, de Il Foglio dedicata al primo anno di Virginia Raggi è bellissima. Grandissimo.

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Poi vabbé io mi sento altrove. Disconnesso.

Trascrivo una parte del capitolo XV di quello straordinario romanzo che é “Il Campo dei Santi” di Jean Raspail. Le parti migliori di questo romanzo sono proprio quelle dedicate all'inconsistenza dell'Occidente.

“Affermare che la notizia della partenza della flotta inquietasse sul serio il mondo occidentale, sarebbe, sostanzialmente, contrario alla verità. Per questo molti personaggi si affannarono subito a spalmare con compiacimento e maestria la crema untuosa sgorgata dai loro cervelli. Le vacche da latte del pensiero occidentale contemporaneo si resero subito disponibili e, in occasione della mungitura quotidiana, muggirono con soddisfazione tanto maggiore in quanto, per il momento, nulla lasciava sospettare la particolare gravità del problema. Se si vuol capire qualcosa dell'opinione pubblica occidentale, in relazione alla flotta migrante o a qualsiasi avvenimento fuori della sua norma, occorre afferrare un concetto essenziale, ovvero che essa se ne infischi altamente di tutto. È una constatazione curiosa, ma la sua ignoranza insondabile, la fiacchezza delle sue reazioni, la vanità grossolana e il cattivo gusto dei suoi impeti passionali (sempre più rari), aumentano in misura proporzionale al suo grado di informazione. Sì, certo! Essa si concede qualche emozione, quando va al cinema o si incolla fremendo al televisore per seguire un teleromanzo, di sua spontanea volontà o grazie all'azione di qualche professionista. Lo spettacolo degli avvenimenti mondiali, offerto dalla puttana chiamata Comunicazione di Massa, serve semplicemente a vivacizzare il nulla in cui da lungo tempo essa è sprofondata. Chi crede di pensare, non fa altro che sbavare di fronte a un avvenimento. Non si deve, però, disprezzare più di tanto questa bava. Colando al momento del telegiornale o della lettura dei quotidiani, essa rivela una qualche attività cerebrale, così come la bava del cane di Pavlov dimostrava l'azione dell'istinto. L'opinione pubblica cerca di ravvivare la propria inerzia, non fa altro... Qualcuno pensa davvero che per un occidentale medio, appena uscito dall'officina o dall'ufficio, i grandi avvenimenti mondiali rappresentino altra cosa da un'interruzione provvisoria della noia mortale in cui si dibatte? La concertazione stessa, la Santa Concertazione, salvagente della società moderna, non è che un diversivo per la massa, perchè la massa è troppo stanca per sopportare svaghi più seri. Chi si azzarda a proporli, viene annientato. La luna, il Biafra, un terremoto rovinoso, una campagna anti-inquinamento, una guerra dei sei giorni, una Baia dei Porci, una morte di Mao in sonno, in realtà, che una festa di Natale in cui il nulla mentale si addobba improvvisamente di ghirlande e suona delle trombette. Ecco, la noia sparisce: è già un buon risultato, sperando che la cosa duri! Non tutti i giorni è domenica o scoppia una guerra in Biafra on in Israele. Detto tra parentesi, ringraziamo gli israeliani, i grandi intrattenitori del mondo occidentale. Quando occupano le scena, nessuno si annoia. Gli omuncoli possono dormire tranquilli: al risveglio, il giorno dopo,  il caffè del mattino avrà un sapore diverso, al rombo dei cannoni d'Israele. Sentirsi personalmente coinvolti? Non sia mai? A che pro?
Quando il primo elicottero carico di giornalisti si diresse verso Ceylon e scattò, a bassa quota, la prima serie di foto della flotta migrante, foto davvero sconvolgenti che vennero pubblicate come uno scoop dai giornali di tutto il mondo, che cosa pesnò, secondo voi, l'omuncolo occidentale? Che fosse minacciato? Che l'orologio del tempo avesse iniziato il conto alla rovescia della sua morte? Niente affatto. Pensò soltanto che questa sarebbe stata proprio una lunga storia divertente, vista la lentezza esasperante con cui la flotta avanzava, disseminando il mare di cadaveri.
Proviamo però a immaginare un risveglio brutale, un'immersione nella realtà che coinvolga tutti quanti, cosa che non si è più verificata dalla seconda guerra mondiale in poi. Il teleromanzo infrange all'improvviso lo schermo, che si schianta tra la bistecca e le patatine fritte. Ed ecco i personaggi irrompere in massa dal televisore, affollarsi nel salottino, perfettamente identici a quelli che si muovevano nell'acquario solo qualche istante prima ed erano tanto divertenti. Ora però, frantumato il vetro protettore, non recitano più, sono carichi di miseria, di piaghe, di pianti, di odio e di mitragliatrici. Attraversano l'appartamento messo a soqquadro, distruggono l'armonia sonnolenta, pietrificano le famiglie in fase di digestione e si riversano nella città, nella nazione, in tutto il mondo, come immagini fotografiche che prendono vita, attori di un documentario che dicono improvvisamente “merda!” al regista, diventando frenetici, incontrollabili. All'ora l'omuncolo si accorge di aver letto o sentito male. Stavolta l'evento non è stato pubblicato e diffuso per la sua quieta esultanza. Questo è ciò che l'omuncolo udrà veramente: “Un milione di profughi del Gange si appresta a invadere la Francia, domattina. Altre cinque flotte sono in viaggio, provenienti dall'Africa, dall'India e dall'Asia”. Allora l'omuncolo correrà ad acquistare zucchero e olio, pasta e salsicce. Nasconderà i suoi denari in un calzino sotto un'asse del pavimento. Leccherà le scarpe bisunte del signor benzinaio per strappargli due taniche di carburante, indispensabili al suo esodo ciclico. Infine, gli occhi inumiditi da una maschia tenerezza, osserverà la moglie, la figlia e la vecchia madre, già circonfuse dall'aureola degli oltraggi. Dopo di che, espulsi con un rutto gli umori dell'ultimo banchetto degli ex-combattenti della gastronomia, si dichiarerà finalmente pronto ad “affrontare gli eventi”. In vista di questo, il suo sguardo diventerà furbesco e mansueto. L'omunculo tenterà di cavarsela, questo è certo. Ma, per il momento, non siamo ancora giunti a tal punto. Per il momento, l'omuncolo si è addormentato in compagnia di altri nella bava in cui affonderà, annegherà. Sta ascoltando tranquillo le campanelle che i grandi pensatori agitano per lui.” (pp. 83-85)

lunedì 19 giugno 2017

Il lavoro, Il Campo dei Santi, Il treno, crisi, Cechov, Bruno Lauzi

Poi torno al lavoro e respiro la solita merda di sempre. Anzi, per non farmi mancare nulla, fra le mani un nuovo grattacapo di merda da risolvere al più presto. Poi viene l'ora di tornare a casa, esco dal cinema e mi siedo sul muretto per respirare due minuti. Sto guardando nel vuoto quando sento un ragazzino a venti metri da me che mi urla “Cazzo hai da guardare faccia di merda?”. L'ho guardato e sorridendogli gli ho risposto che non lo stavo guardando ma che ho davvero una faccia di merda come la sua e quella di sua madre e di suo padre e di tutti i suoi amichetti di merda che gli stavano intorno. Poi sono tornato a casa, qui, adesso, e ho aperto una birra e c'è un padre che per strada litiga con sua figlia tornata dal mare con un tatuaggio sulla schiena.

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Sono andato a rileggermi alcune pagine de Il Campo dei Santi (Edizioni di Ar, traduzione di Fabrizio Sandrelli) e sono rimasto nuovamente sconvolto dalla lucidità profetica di Jean Raspail. 
Da applausi.

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Sempre in queste notti ho riletto il bellissimo “Il treno” di Simenon (Adelphi, traduzione di Massimo Romano). 

Romanzo magistrale e commovente. 

Le ultime righe sono da incorniciare:

Tutto era in ordine, mobili, oggetti, come li avevamo lasciati partendo da Fumay, e in casa c'era un bambino in più.
Un mese dopo vidi affisso sul muro del municipio un manifesto ancora fresco. Vi erano stampati cinque nomi, fra i quali un nome inglese e quello di Anna Kupfer. Tutti e cinque erano stati fucilati come spie due giorni prima, nel cortile della prigione di Mézeries.
Non sono mai ritornato a La Rochelle. Non ci tornerò mai.
Ho una moglie, tre bambini, un'attività commerciale in rue de Chateau.” (pp. 145-146)

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Appena acquistato e questo invece l'ho adocchiato sul sito Adelphi e spero di leggerlo a breve:


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In testa da un paio di giorni, uno degli ascolti dietro il libro che sto scrivendo:


sabato 17 giugno 2017

Passo del San Gottardo, Zachar Prilepin, Parlamento, Piero Cipriano, legge 104, Vincino

- Trascorrere ore, condivisioni, giorni, spazi in un posto meraviglioso e fuori dal tempo come il Passo del San Gottardo mi fa sentire vivo e anche tristissimo quando poi scendo a valle, ritorno in città, mi ritrovo ad affrontare le solite inutili cose della vita. (Nel video ci sono anche io, immobile, nero)

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- Quando guardo la Camera, il Senato, i si' , i no, i parvenu degli astenuti e tutto cio' che gli protesta contro o a favore a me viene da vomitare.
Non ho altro da aggiungere su quanto accade in quella cloaca chiamata Parlamento.

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Se come scrive Piero Cipriano nel suo brutto da un punto di vista stilistico (le parti piu' narrative/inventive sono veramente insopportabili e spero che l'autore non prosegua su questa via romanzesca) "La società dei devianti" (elèuthera), e lo credo anch'io, la depressione è il cibo/invenzione/Verbo dell'industria della psichiatria e della farmacologia, credo anche di aver smesso di sopportare quei depressi/addolorati/artistoidi/colleghi di costume artificiale che non fanno che scappare quando gli si comincia a parlare di dolore e della vita che conduci.

- Quando leggo questo tipo di storie, al di là di tutte le noioisissime speculazioni possibili a me viene da pensare a:

- le odiose visite a cui veniva sottoposta mia nonna per ottenere/rinnovare l'invalidità. Sedute che la devastavano. L'osteoporosi l'aveva mangiata in due. Ho assistito personalmente a una di queste visite che somiglio' piu' a una tortura argentina che a una seduta medica. Mia nonna pianse fino a casa.
- cio' che accadde a mia madre quando si ammalo' di un tumore e preferisco non proseguire...
- tutto il percorso di mia sorella per diventare dottoressa, egittologa e prossimamente...
- alle enormi difficoltà di mia sorella per conciliare lavoro nell'apparato statale e malattia di mia madre...
- le storie che raccolsi all'università fa i borghesi e meschina gentaglia di ogni genere che si facevano sovvenzionare dalle loro famiglie per unire divertimento e presunto studio...
- alla mia borsa di studio all'università come proletario. Borsa che restituii tutta quando me ne andai.
- ai medici mai compiacenti che ho incontrato nella mia vita e ai quali non ho mai chiesto trattamenti di favore
- all'attuale dirigente scolastico del collegio dove ho studiato, la signora Giovanna Oddono, vero e proprio fulgido esempio di dedizione alla professione di insegnante. Donna affascinante, insegnante maestosa. Una maestra di vita che mi ha salvato la vita e donato il cammino da percorrere e che non ho ancora davvero compreso.

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Senza entrare nel merito della discussione sullo Ius soli, rimarco sempre l'assoluta schifezza incarnata dai 5stelledimerda e dal suo schifoso uomoincantatorediyogurtumani.

giovedì 15 giugno 2017

Grazie Domenico Pozzovivo!


Grazie Domenico che oggi mi hai commosso in questi ultimi giorni di vacanza fatti di angoscia e dolore e tanti dubbi e domande sul futuro.
Grazie.
Tappa e maglia.
Grazie.
Davvero.

Al dio degli inglesi non credere mai. Storia del genocidio degli Indiani d'America 1492-1972; microchip, rassegne/festival, Une vie e altro



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Non c'é giorno che nella città dove vivo (e in tutte le altre città di cui mi capita di informarmi) non vengano organizzati convegni sul senso del mondo, festival musicali/letterari/cinematografici/filosofici/sul pensiero critico di sto' cazzo, carnevali di ogni etnia, rassegne enogastronomiche, premiazioni, rally, fiere dell'autoproduzione/artigianali/agricoltura/bio, sfilate di bancarelle, sagre del pesce/bondola/salame/formaggi/cantine aperte, street food, musica per giovani/liceali/universitari da cui mi tengo volentieri alla larga.
Mi chiedono: ma tu come vivi? Come trascorri il tuo tempo libero? Non ti va di cercare altre opportunità in queste occasioni? Tu che leggi, scrivi, che ti interessi....come fai? Cosa fai?
Non lo so come vivo, so solo che tutta sta roba mi toglie il respiro oltre che, spesso, il piacere di godere del suolo pubblico.
A tutto ciò, tutt'al più preferisco la mia casa, il mio divano, un bar, un ristorante, un pub, un locale, una spiaggia, un sentiero, una radura, una panchina, un bosco.

Nel cinema dove lavoro fanno occasionalmente tappa vari festival, tutti improntati ai buoni sentimenti, ai diritti con al seguito la solita marmaglia di giornalisti, registi, pensatori, volontari, educatori, psicologi, artisti, grafici, religiosi.
Per mia fortuna questa volta ero in ferie.

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Cazzo, noi ci saremmo amputati la mano pur di non farci controllare.
Mai amati i braccialetti.
Che bello vedere tutti questi ragazzini e ragazzine disperati del cortile dei palazzi dove abito.
Selvaggi.
Simpatici.
Vivi.

mercoledì 14 giugno 2017

"Eravamo dei grandissimi", Sovranità, The Middle



"Eravamo dei grandissimi" di Clemens Meyer (Keller, traduzione dal tedesco di Roberta Gado e Riccardo Cravero) è un romanzo commovente, trascinante, tosto, torrenziale. Una storia di amicizia e dolore, di scoperte e Lipsia, di chiacchiere e pugni, di alcool e droga, di sottoscala e prigioni. Una vita dove si confondono sogni, ricordi, ipotesi, lacrime, mondi scomparsi.

Un estratto:

Avrei voluto alzarmi e andare a mollargli un pugno in faccia, un cartone come si deve, e poi trascinarlo da un cazzo di dottore che magari lo avrebbe aiutato. Invece rimasi seduto con gli occhi puntati sullo schermo e mi accesi una sigaretta.
«Dani...»
«Eh...»
«Come sta...»
«Rico sta bene. Ha combinato un altro casino e tra un po' deve tornare dentro, ma per il resto sta benone. Anche Paul sta bene. E Pittbull... Pittbull..»
«E tu, Dani?»
«Tiro avanti. Come sempre»
«Tra poco non devi tornare dentro anche tu?»
«Per adesso no»
«Bene, Dani». Sentii un colpo di tosse e poi un risucchio alle mie spalle come se Mark avesse tirato su col naso, certamente non se la sentiva di farsi mentre ero lì con lui, senza contare che era troppo buio e richiedeva un po' di preparazione. Una volta che eravamo andati a bere in cantina da Pittbull gli avevo trovato addosso una siringa. L'avevo preso alla gola con una mano e con l'altra gli avevo puntato la siringa a un millimetro dall'occhio, per poco l'ago sfiorava il bulbo. «Se ti becco a bucarti ti ammazzo». Ma non lo avevo ammazzato, non lo avevo mai più toccato e ogni tanto mi pentivo di non averci almeno provato, anche se non sarebbe cambiato niente.
«Dani...»
«Eh...»
Parlava così piano che si sentiva appena, con lunghe pause tra una parola e l'altra. Quella roba del cazzo gli stava arrivando alla testa. «Quando eri via, Dani... non avevo nessuno. Nessuno che mi dicesse 'non farlo, Mark'. Nessuno. Perché te ne sei andato così, Dani?»
«Pianta con 'ste stronzate». Era sempre la stessa storia, quando era fatto dava la colpa a noi. Che fosse colpa nostra? «Dai, piantala, son stronzate».
«Perché non siete venuti a trovarmi, Dani?»
«Su, Mark, non serve a niente. Tu, sempre e solo tu».
«Mi spiace così tanto, Dani. Faccio schifo, sono uno schifo».
«Non, non è vero» risposi. «Ti ricordi quando mi hai insegnato a guidare il motorino?» Piangeva, e sicuramente tremava anche, perché sentivo scricchiolare i sedili. Volevo alzarmi e andarmene, era tutto inutile, non aveva senso. «Sai, Dani» farfugliò, «mi hanno raccontato che c'è una pillola che dice no al posto tuo...ma è una palla, figli di puttana, non è vero niente».
«Ti ricordi la lezione che abbiamo dato ai poliziotti quella volta nel capannone...» ci riprovai. Mark era nel suo tunnel, «faccio schifo Dani, sono una merda», ma io continuai, gli raccontai dei bei vecchi tempi, di Walter, di Fred, dell'Eastside, del bar di Goldie dove ci trovavamo sempre a bere, gli raccontai dell'altro locale, lo Grune Aue, che Goldie odiava perché quando lo tradivamo per andarci lui restava solo soletto dietro al suo bancone, gli raccontai della vecchia e del suo Apferlkorn, il liquore alla mela, «ti ricordi che colore dorato?», gli raccontai del cane che aveva Pittbull quando si chiamava ancora Stefan ma Mark non rispondeva, raccontai e raccontai, di Rico, che una volta era il miglior pugile di Lipsia, e di come volteggiava sul ring e che prima o poi ci sarebbe salito di nuovo, sicuro, gli raccontai delle ragazze del quartiere che aspettavano solo noi, gli raccontai della nostra squadra di calcio, la Chemie Leipzig, che sarebbe tornata in cima alla classifica, raccontai e raccontai finché mi si seccò la bocca, cominciai a tremare anch'io e crollai sul sedile. Non rispondeva. Mi voltai e cercai nel buio.
«Mark» lo chiamai piano, «Mark». Niente. Feci luce con l'accendino verso di lui. Era scomparso. E intuivo, anzi, sapevo che non l'avrei mai più rivisto."


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Quando voglio tirare il fiato  non mi dispiace guardare questo telefilm

martedì 13 giugno 2017

Camminare, elezioni, Boldrini, Bersani, Nico, libri, The Notwist

Ogni giorno, in queste vacanze, cammino per una decina di chilometri costeggiando il fiume, quasi in completa solitudine.

È un sentiero/passeggiata che non ha niente di speciale (oltre la cortine fumogena degli alberi ci sono una strada molto trafficata e tanti capannoni) ma mi piace perché il fiume ti scorre quasi accanto, perché il sentiero è pulito, perché ci sono delle panchine dove potersi sedere a leggere e non si incontra quasi nessuno se non qualche camminatore solitario o gruppi di donne che corrono o fanno esercizi. 
Non mi stanco a ripercorrerlo. 
È una specie di esercizio buddhista.
Non ho voglia di stare in mezzo alla gente e questo sentiero mi permette di rilassarmi e riflettere su cosa fare nei prossimi mesi.

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Che noia le elezioni.

Le solite discussioni, le solite chiacchiere, i soliti personaggi che escono allo scoperto. 
Il crollo del Front National in Francia era abbastanza plausibile e me ne dispiace (nei limiti minimi del dispiacere che mi provocano le elezioni) perché Macron è davvero insopportabile/imbarazzante e ancor di piu' lo sono i suoi estimatori. 
Poca autocritica, troppi smarcamenti, fragilità di fondo e una lettura della situazione con molte lacune possono essere le cause di questo delicato impasse del Front, oltre, a mio parere la pausa che si è presa Marion, che comunque continua a far campagna elettorale.


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Accendo la tv e per sbaglio finisco sulla Boldrini che parla.

Ecco come farsi andare di traverso il caffè.

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Come ieri sera che finisco su una trasmissione mentre stiro e vedo Bersani.
Bersani capito...................?
Ha ancora il coraggio di andare in tv e di parlarmi della birra che lui si puo' bere alla Festa dell'Unità e di quanto vuole bene ai giovani.

Ah si'?

Che tristezza......l'uomo che si vanta delle liberalizzazioni...

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Libri che leggero' a breve:




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lunedì 12 giugno 2017

Le sale d'aspetto negli ospedali e i prelievi

Le sale d'aspetto negli ospedali sono sempre identiche a se stesse.
Fin da quando ero bambino le scene si modificano ripetendo il medesimo schema.
Colonne.
Incomprensioni.
Folla.
La sofferenza.
La paura.
L'insofferenza.
Litigi.
Mille piccoligrandiimmensi drammi che s'intrecciano.

Questa volta a rompere l'equilibrio c'è stata la grazia di una ragazza efebica coi capelli a scodella che sembrava uscita da Vogue.
Impaurita, gentilissima, timorosa, pallidissima.
Le sudavano le mani piu' di me.
Non amo questi luoghi, gli ospedali, i prelievi.
Gli aghi invece mi provocano sempre dei brividi.
Anche se ogni volta sento male per parecchie ore.
Quando sono uscito dal prelievo lei mi ha stretto la mano, ho ancora il suo sudore sulla mia pelle.
Quando sono tornato a casa, sono passato dal centro, la posta, la spesa, la biblioteca e poi la solita tossica con le gambe lunghissime, pure, abbronzate che camminava davanti a me, con una birra in una mano e un panino nell'altro.
Quando l'ho affiancata lei fa "Uomo in nero che fretta hai?"
Le ho sorriso e le ho guardato le braccia completamente segnate dai buchi e il viso biancocenere.
Mi ha lasciato un bacio ed è entrata nel parco.
Io sono tornato a casa.
Questo caldo è fantastico.
Il dolore me lo sento bruciare sulla pelle.
Dentro allo stomaco.
Le giornate trascorrono come al solito inutilmente.


sabato 10 giugno 2017

Due righe su "Splatter" di Ed Wood (Gallucci editore); Virginie Despentes; Mara Redeghieri


La maggior parte delle persone conosce Ed Wood nelle vesti del peggior regista di tutti i tempi oppure come il protagonista della pellicola che Tim Burton gli ha dedicato nel 1994 oppure non lo conosce affatto. 

Ma c'è anche l'Ed Wood splendido autore dei racconti splatter/pulp contenuti in "Splatter" (Gallucci editrice, traduzione di Daniele Petruccioli)
Racconti improbabili, violenti, perversi, ironici, stupefacenti, che grondano di sesso  a ogni pagine, anticonformisti perché sono completamente alieni al senso comune, alla morale e mi basterebbe citare i passaggi di sesso omosessuale contenuti in questa raccolta per farvi capire di cosa sto parlando.

A me basta un titolo come "Petti di pollastrella" per capire che mi trovo in un universo incontrollabile, ingabbiale e pieno di una insospettata poesia che poi questa poesia, questo dolore lo trovate davvero...nati come riempitivi, come modo per far soldi, sopravvivere, tirare a campare questi racconti sono magici, diabolici.

Cercateli, staccate la spina, fatevi del bene, non state a seguire gente come Castellitto o il fantomatico/presunto/incensato cinema d'autore o impegnato che d'autore non ha nulla.

Respirate.

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Io sono totalmente innamorato di Virginie Despentes, come scrittrice, militante, pensatrice, donna.


Fra le mani ho il suo  "Vernon Subutex 1" (Bompiani, traduzione di Tiziana Lo Porto) e arrivato a pagina 20 sono già infoiato.

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venerdì 9 giugno 2017

Su "La riproduzione artificiale dell'umano" di Alexis Escudero (Ortica Editrice)


"La riproduzione artificiale dell'umano" di Alexis Escudero (Ortica Editrice) è un libro importante, profetico, delicato e durissimo che sposo quasi interamente nelle tesi, nello stato d'animo che lo pervade. Se ne è discusso molto di questo libro, tesi contrapposte. Personalmente io mi metto fra quelli che sostengono questo libro.

Ripropongo l'introduzione:

"Fine 2012, inizio 2013. Il dibattito sul matrimonio omosessuale occupa la scena politica e mediatica francese. Cortei, magniloquenze da ogni parte, dibattiti senza fine all’Assemblea nazionale; diatribe sui giornali e nelle trasmissioni televisive proseguono per mesi. Chiasso alimentato dall’appena eletto governo socialista per distogliere l’opinione pubblica dalla sua politica economica.

Oltre al matrimonio omosessuale, collettivi e associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) impongono, nel brusio, l’estensione del diritto alla procreazione medicalmente assistita (PMA) alle coppie lesbiche. L’inter-LGBT1 ne ha fatto una posta in gioco della campagna presidenziale. La PMA, fino ad allora riservata alle coppie eterosessuali medicalmente infertili, viene mascherata come condizione imperiosa dell’uguaglianza tra omosessuali ed eterosessuali. Il dibattito è volontariamente ridotto a questa falsa simmetria.

Il ricatto paga e la parola d’ordine è ripresa da tutta la sinistra. Vediamo emergere il collettivo “Oui, Oui, Oui”– Sì al matrimonio, sì alla filiazione, sì alla PMA. Dal partito socialista all’area anarchica, dalla molto istituzionale inter-LGBT alle femministe queer del pink bloc, dagli eco-tecnocrati di Europa-Ecologie2 ai mélenchonistes3 del Fronte di sinistra: tutti riprendono l’ultimo grido dell’epoca: “La PMA per tutti e tutte!”. In poche settimane quest’ultima è istituita a norma. Diventa il marcatore identitario di una sinistra che fatica a distinguersi dalla destra in ambito sociale ed economico. Chi-non-sostiene4-la-P-M-A-non-è-di-sinistra-sì-sì! Forti di quest’unisono, membri del governo, azionisti del quotidiano Le Monde, militanti gay o femministe liberali uniscono le loro voci per reclamare la legalizzazione della gestazione per conto di altri (GPA), cioè delle madri portatrici.

Nello stesso momento, nelle strade e nelle trasmissioni televisive, la “manif pour tous” (la manifestazione per tutti), un movimento sociale eteroclito di grande ampiezza, guidato da Frigide Barjot si oppone al “mariage pour tous” (matrimonio per tutti). Riunisce alla rinfusa cattolici, militanti e cittadini di destra, difensori della famiglia, omosessuali contrari al matrimonio. Ai suoi margini, nazistoidi, identitari e cattolici integralisti, riuniti sotto le bandiere di Civitas e della Primavera francese di Béatrice Bourge. La destra istituzionale li sostiene. Non che Copé o Fillon (dirigenti della destra) siano ferventi difensori della Famiglia. I liberali di destra hanno un unico valore: i quattrini. L’UMP riscalda il vecchio discorso familiarista soltanto per adescare il popolo di destra, imbarazzare la sinistra al potere e approfittare delle ricadute elettorali di un movimento che non ha fondato. Centinaia di migliaia di persone manifestano sotto le bandiere blu-bianche-rosa. Anche se non tutti i manifestanti sono omofobi, molti di quelli che protestano contro il matrimonio, l’adozione omosessuale, la PMA o la GPA sfilano, in realtà, contro l’omosessualità.

I rappresentanti del Partito Progressista controllano tanto meglio le loro truppe dato che, queste ultime, non gli oppongono alcuna volontà di pensare con la propria testa. Chiunque critichi il matrimonio omosessuale o la PMA «fa il gioco della destra». Chiunque critichi il regime sovietico fa il gioco dell’imperialismo USA. Marie-Jo Bonnet, ex militante del MLF (Movimento femminista), del FHAR (Fronte omosessuale d’azione rivoluzionaria) e cofondatrice delle «Gouines Rouges» nel 1971, ha preso questo rischio:

«Nessuna argomentazione di sinistra può esprimersi contro il matrimonio. Se si è di sinistra, si deve unanimemente essere favorevoli al matrimonio, il che significa la parità dei diritti e il riconoscimento dell’omosessualità. I suoi avversari, invece, sono per forza di destra, reazionari e omofobi. Le posizioni sono talmente sentenziate che abbiamo l’impressione che il dibattito riguardi molto più l’omosessualità, e più esattamente i gay, che il matrimonio, cioè l’aspirazione di una piccola parte della comunità all’assimilazione, integrandosi alla norma piccolo- borghese della rispettabilità coniugale e familiare5».

Idem per la PMA. C’è qualcosa di rivelatore nella rapidità con cui la sinistra riprende questa rivendicazione. Dibattito sull’argomento: niente. Nulla. Nada. Come se essere di sinistra e sostenere la riproduzione artificiale dell’umano procedessero necessariamente di pari passo.

L’inseminazione praticata a domicilio con lo sperma di un amico non è la PMA. Per la prima occorrono soltanto un barattolo e una siringa. Solleva, essenzialmente, la questione dell’accesso alle origini per il bambino: dirgli chi è suo padre? La PMA invece, praticata in laboratorio, sottomette le coppie alla perizia medicale, trasforma la procreazione in merce, mette gli embrioni in balia del biologo e porta alla loro selezione: l’eugenismo. È la PMA che rivendicano la sinistra e il movimento LGBT.

Le rare persone etichettate «di sinistra» che hanno avuto posizioni discordanti sull’argomento sono state ignorate o accusate di fare il gioco della destra e dei reazionari. Come Sylviane Agacinski, che da anni denuncia la gestazione per conto di altri e il business della riproduzione artificiale nei termini in cui dovrebbero parlare tutti i militanti di sinistra6 – se si crede che la sinistra si opponga alla commercializzazione del corpo e di tutti gli aspetti della vita. I tre ecologisti ispirati da Jacques Ellul e Ivan Illich, i quali hanno espresso la loro opposizione, hanno avuto la stessa sorte. Si può discutere in merito alla loro idea di natura, ma bisogna discutere anche delle loro critiche alla PMA, completamente ignorate dai progressisti: disumanizzazione, onnipotenza degli esperti, fuga in avanti tecnologica, negazione dell’Altro e atomizzazione degli individui nel capitalismo globalizzato7. Aggiungiamo che hanno criticato a proposito, in maniera pungente; è troppo facile avere ragione troppo tardi, quando tutti gli argomenti sono stati rimuginati da tutti. Altri si sono espressi da diversi anni, senza trattare esclusivamente della PMA, avrebbero potuto permettere di pensarci doppiamente: denuncia delle manipolazioni genetiche, dell’eugenismo scientifico, dell’artificializzazione del vivente, del transumanesimo, della medicalizzazione di tutti gli aspetti della vita. Invano.

Senza dubbio l’unanimità in favore della PMA è soltanto apparente e numerose persone di sinistra non si riconoscono in questa innovazione. Ma, in politica, contano solo le apparenze. I silenziosi hanno torto.

Forti di questo mutismo, le avanguardie della sinistra cibernetica –filosofi post-moderni, transumanisti, post-femministe, medici e biologi specializzati nella procreazione – se la godono. L’omofobia di destra, che sia reale o gonfiata (esistono anche i Gays Libs, una destra omo, una borghesia gay), permette loro di presentare i propri deliri sotto un aspetto emancipatore. Questa sinistra ciber-liberale travisa la lotta per la libertà individuale con l’apologia della libertà mercantile. Confonde uguaglianza politica e uniformizzazione biologica degli individui. Sogna un eugenismo liberale, l’abolizione del corpo e l’utero artificiale. Fantastica una postumanità tramite la ri-creazione tecnologica della specie umana. Sotto la maschera della trasgressione e della ribellione: l’adesione entusiasta al tecnocapitalismo.

***

Per mesi ho sperato di sentire qualcuno esprimere queste evidenze: che la PMA non ha niente a che vedere con la parità dei diritti; che deve essere criticata in quanto tale e non per la sua estensione agli omosessuali; che non abbiamo niente da guadagnare e tutto da perdere nel lasciarci imbarcare sulla via della riproduzione artificiale dell’umano. Constatando che non si è mai meglio serviti che da se stessi (chi fa da sé fa per tre), in queste pagine mi decido a dire perché i partigiani della libertà e dell’emancipazione (ma sono ancora di sinistra?) devono opporsi allo sviluppo della riproduzione artificiale dell’umano. Né per gli omo, né per gli etero: la PMA per nessuno!"

Potete leggere il primo capitolo qui.

giovedì 8 giugno 2017

Anne Sexton

Di Anne potrei solo dire che mi ha aiutato ad affrontare il mio dolore, a viverlo.

Mi ha fatto sentire meno solo nella mia disperazione, nella mia ricerca della morte, dell'amore, delle parole.

Ho trovato in lei un'amica, una spalla, un'amante soffusa, uno sprone, uno specchio.

Tra le mani ho tenuto per giorni e giorni e giorni le sue poesie.

Fra le pagine dei miei libri, inserisco sempre un passaggio in suo onore e lo faro' sempre.




"La zavorra dell'eterno" (Crocetti Editore, traduzione e cura di CristinaGamberi) raccoglie alcune delle sue poesie piu' significative e celebri.

Potrei trascriverne tantissime ma scelgo di trascrivere "Wanting to Die" del 1964.

La mia poesia preferita della Sexton è comunque un'altra.

Ecco la poesia "Voler morire":

"Dato che lo chiedi, molti giorni non li ricordo.
Cammino vestita, immemore di quel viaggio.
Poi quella brama innominabile ritorna.

Con questo, non ho nulla contro la vita.
Conosco bene i fili d'era che menzioni,
i mobili che hai messo sotto il sole.

Ma i suicidi hanno una lingua particolare.
Come falegnami, vogliono sapere gli utensili.
Non si chiedono mai perché si costruisce.

Due volte mi sono dichiarata cosi' semplicemente,
possedendo il nemico, mangiandolo,
rubando la sua arte, la sua magia.

in questo modo, pesante e pensosa,
piu' calda dell'olio o dell'acqua,
ho riposato, con la saliva in bocca.

Non pensai al mio corpo al punto croce.
Persino le cornee e i resti di urina erano spariti.
I suicidi l'hanno già tradito, il corpo.

Nati morti, non sempre muoiono,
ma abbagliati, non scordano una droga cosi' dolce
che farebbe sorridere un bambino.

Buttare tutta quella vita sotto la lingua!...
già questa, di suo, diventa una passione.
La morte è un osso triste; contuso, diresti,

e tuttavia lei mi attende, anno dopo anno,
per risanare cosi' delicatamente una vecchia ferita,
per svuotare il mio respiro dalla sua cattiva prigione.

Là equilibrati, i suicidi alle volte si incontrano,
infuriati contro la frutta, una luna imbottita,
lasciando il pane che avevano scambiato per un bacio,

lasciando la pagina del libro sbadatamente aperta,
un qualcosa di non detto, la cornetta non riagganciata
e l'amore, qualunque cosa fosse, come un'infezione."

Due righe sul deludente "Il clima ideale" di Franco Vanni (Laurana); Hugues Pagan; Do Make Say Think,


"Il clima ideale" del cronista giudiziario di Repubblica Franco Vanni (Laurana) me l'avevano consigliato alcuni conoscenti per via del mio amore per il noir e l'ho letto in questi giorni di ferie uscendone decisamente deluso e annoiato. Scrittura meccanica, trama pochissimo avvincente, nessuna possibilità di vivere il dramma della vendetta e delle guerre balcaniche, personaggi insopportabili, continui passaggi a vuoto, noiosissime spiegazioni di questo e quell'altro.
Ciliegina indigesta sulla torta: il finale con l'elogio al giornalismo d'inchiesta che abbatte i potenti di turno e fa giustizia a questo mondo. 
Vabbè.
Lasciamo stare.


Per quanto mi riguarda io non vedo l'ora di poter leggere un nuovo romanzo di Hugues Pagan:



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mercoledì 7 giugno 2017

Le orientali, Cinacittà, sulla legge elettorale, mio nipote, Jeniferever

Ho lavorato con ragazze thailandesi e vietnamite e ho conosciuto le loro amiche o pseudo amiche e i cuori/cazzi maschili spezzati  e sono contento di aver a mio modo incontrato un certo tipo di Oriente. Col tempo, forse, riusciro' veramente a descrivere il senso di spaesamento, follia, obnubilamento in cui ti precipitano. 
La thai è sta la mia capa mente la vietnamita colei che mi ha insegnato i segreti del cinema. 
Sono altrove adesso e mi dispiace parecchio. 
A loro modo due donne bellissime e assolutamente ingabbiabili. 
Di tutto quel giro mi capita di incontrare un'amica della mia capa che tutte le volte fa cosi' (le r e l si scambiano volentieri di posto a seconda di quanto voglia mentire): "Amole Andrea, tu bene? Tu volele prestare soldi me?  Cinquanta, cento meglio, poi io restituire? Vuoi sigaretta? Tu contento? Lavolo? Si, lavori? Tu dale me 1000 franchi a settimana e io stale con te, fale tutto per te, io blava moglie, brava fare amore, brava cucinare, tagliare io i capelli a te. Mi offri qualcosa da bere?".
Sorride sempre, muove i lunghi capelli decine e decine di volte intanto che parla, sbatte le palpebre. Una volta ho fatto l'errore di prestarle cinquanta franchi. 
Lei sa che non ha speranze con me ma tenta lo stesso di fare la piovra, la sirena, la puttana. 
Io rido, lei dice "Tu molto cattivo pero' anche molto molto buono".
Una birra ogni tanto gliela offro.
Poi la lascio al bancone dove ci sa stare da Dio.


Pensavo a loro rileggendo per l'ennesima volta "Cinacittà" di Tommaso Pincio (Einaudi), romanzo su cui sono diviso a metà. Pagine molto belle, altre no, nel complesso un romanzo che non mi ha mai convinto pienamente.

Un estratto:

"A voler dire le cose per quel che erano, la Città Proibita non era che un go-go bar. Il tipico locale dalle luci soffuse dove ragazze seminude ballano strusciandosi contro un'asta di ferro sotto lo sguardo allupato di uomini soli.
Si dirà che la mia esistenza di allora era davvero assai squallida, se questo ne era il fulcro. Io, pero', non mi sentivo squallido. Potrà anche sembrare blasfemo, ma alla Città Proibita sono riuscito a conoscere momenti di tale autentica spiritualità che manco un monaco tibetano. Trovavo che in quel posto aleggiasse un qualcosa di incantevole e superiore, percepibile ai soli iniziati.
E quando dico iniziati non mi riferisco certo agli attempati scimmioni che bazzicavano la Città Proibita. Lo si' che erano squallidi. Guardare, sbavare e poi comprare. Non gli interessava altro. Comprare un buco di carne nel quale scaricare cio' che non riuscivano a essere nella vita.
Quando dico iniziati è al mio modo di frequentare la Città Proibita che penso. Non ci andavo per le ragazze. Cioè, ci andavo anche per loro, ma non con voglie di consumismo allupato. Le ragazze non mi interessavano in quel senso. Di donne, in quel senso, non ne volevo piu' sapere. Avevo già sparato le mie cartucce al riguardo e ci avevo dato un taglio.
Era l'atmosfera nel suo complesso che mi irretiva. Li' mi sentivo rasserenato, pacificato. I miei tanti sbagli, il non sapere stare al mondo né tantomeno capirlo, il pizzico di ignavia che sempre mettevo in cio' che facevo, le cose che mi avevano condotto a un punto morto, alla persona che ero... tutto cio' mi sembrava piu' facile da sopportare alla Città Proibita.
Mi sedevo a un tavolo, ordinavo una birra e osservavo scorrere la vita. Non so, credo che il fatto di apprezzare la bellezza delle ragazze senza il benché minimo pensiero di congiungimento carnale mi mettesse nella posizione dello spettatore ideale, di osservare il mondo con il giusto distacco. Poter guardare e non voler comprare fu per me la scoperta della chiave della felicità.
Guardare e non comprare è anche la regola numero uno per una sana frequentazione di posti come la Città Proibita. Non c'è una regola numero due. Una notte in sé con una ragazza non costava poi molto. Trenta euro al bar e cinquanta alla ragazza. Piu' altri venti per uno degli scannatoi del piano superiore, nel caso avessi bisogno di un posto dove consumare. Ma le ragazze conoscevano il loro mestiere. Difficilmente la faccenda si risolveva con una botta e via. Cento zucche oggi, cento zucche domani, piu' i regalini vari. Come niente in meno di un mese finivi alleggerito di qualche migliaio di euro.
Anche per questo ero risoluto a non comprare. Se volevo campare di rendita il piu' a lungo possibile, dovevo gestire il mio modesto capitale con oculatezza. Gli strappi alla regola non erano consentiti. Non esistevano strappi con quelle ragazze. Erano peggio dell'oppio, una volta agganciato eri fatto, ti entravano dentro come una malattia.
Giravano un mucchio di storie di persone che avevano dilapidato fortune alla Città Proibita. Pure per questo mi piaceva andarci, per le sue storie. Guardavo gli uomini che sbavavano ai piedi delle ragazze e nei loro occhi vedevo il futuro. Li vedevo perdersi alla classica maniera di Hemingway. Prima a poco a poco, poi all'improvviso.
Osservare dal di fuori un altro essere che sta andando inconsapevolmente in rovina è gratificante. Ti fa sentire saggio. Per me che non avevo combinato alcunché di significativo nella vita era una sensazione piacevole. Forse non abbastanza da dire kimochi, tuttavia piacevole.
Una magra consolazione, sono disposto a riconoscerlo. Ma la vita mi aveva provato. Che potevo farci? Ero diventato un uomo che si accontentava. L'uomo delle piccole cose." (pp. 106-108)

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Che tristezza questa discussione sulla legge elettorale.
Imbarazzanti tutti.
I loro accordi.
La loro voglia di spartirsi il paese.
Ma, cattivo come sono, spero che lo sbarramento spazzi finalmente via entità malsane come Possibile, Sinistra Italiana, i bersaniani, i pisapiani, i civatiani e compagnia bella.

Certo che se ci vuole già stomaco a votare in generale, a votare i partiti/schieramenti/movimenti che si presenteranno alle prossime elezioni italiane ci vuole proprio uno stomaco capace di digerire anche l'amianto.

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Poi di fronte a tutto questo orrore, c'è mio nipotino che cerca di farmi gli auguri e scoppio in lacrime.

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