Il mio rapporto con Chuck Palahniuk è molto simile a quello che avevo con mio madre. Folgoranti slanci di puro amore, odio assoluto, impossibilità di comunicazione, sbalordimento, sorrisi, silenzi, feroce risentimento, schifo totale, pacificazione, confidenze. Un eterno ritorno. I primi libri dello scrittore statunitense sono molto importanti per me sia da un punto di vista strettamente letterario, sia che da quello affettivo e amicale. Sono forse uno dei pochi, almeno penso, ad amare follemente “Fight Club” romanzo e molto meno il pompatissimo film che ne è stato tratto. Chuck ha scritto delle boiate immense con pero' sempre due, tre pagine che valgono più loro di molti romanzi incensati dalla critica. I racconti di “Romance” (Mondadori, traduzione di Gianni Pannofino e usciti precedentemente su varie riviste) hanno un andamento molto altalenante e la maggior parte non sono un granché. Grandi fiammate ma anche orribili cadute. In molti passaggi si respira una sciatteria/maniera incomprensibile, altre volte si viene presi al cuore, allo stomaco e si sorride, si soffre, ci si commuove.
Avevo bisogno in questo periodo di qualcosa di violento, satirico, sarcastico, disgusto e sono comunque contento di aver letto questi racconti, uno dietro l'altro.
Intanto che leggevo ho segnato alcuni spunti che questi racconti mi suggerivano (fra parentesi un riassunto minimale del racconto) e sono spunti poco da recensione seria, con un tono molto divertito:
“Driin! Driin” (un padre, un figlio, le barzellette, la morte, la tristezza): non so raccontare barzellette e mi annoio in fretta ad ascoltare i barzellettieri, anche se Gino Bramieri da piccolo mi piaceva molto; io e mio padre praticamente non parliamo di nulla; una volta su un treno diretto a Torino salì un rom che si mise a raccontare barzellette volgari e i viaggiatori (uomini, donne, bambini, bambini, studenti, studentesse, lavoratori e lavoratrici, pensionati) gli riempivano il cappello di soldi e non smise mai, nemmeno quando passò il controllore...arrivato a Torino avrei voluto diventare sordo; Todd Solondz; forse uno dei migliori racconti della raccolta.
“Eleanor” (Un pitt bull, un figlio un agente immobilista che di nome fa Gazelle): un brutto racconto, ma davvero brutto. Ho segnato solo Gazzelle (perché poi sono un adolescente morto dentro).
“Di come Scimmia si sposò, comprò casa e trovò la felicità a Orlando” (Scimmia che cerca amore, Gorilla, venditori/assaggiatori, un formaggio puzzolente): col mio lavoro mi capita spesso di incontrare venditori di prodotti di pulizia, uno più laido e furbo dell'altro. Uno però è solo una voce maschile e questa voce è di una gentilezza incredibile; nei supermercati le donne che offrono assaggi sembrano sempre le Faine di Chi ha incastrato George Rabbitt?, tranne una che la incontro spesso e si è stabilizzata sui biscotti e che invece sembra lei.
“Zombi” (defribillatori, lobotomia, il Grande Balzo all'Indietro): un altro dei racconti migliori perché anch'io rincorro spesso il suicidio, la voglia di scomparire. Un istituto, una droga, l'alcool, un anestetico. E la vita non è più la stessa. Il dolore, le aspettative, gli altri. Tutto scompare.
“Perdente” (giochi a premi e partecipanti): si dice spesso che Renzi e Salvini siano accomunati dal fatto di aver frequentato giochi a premi. Di sicuro hanno imparato qual è il prezzo a cui si mettono in vendita la maggioranza degli italiani.
“Red Sultan's Big Boy" (uno stallone sfonda ani, una bambina affarista, un padre con un minimo di dignità): i cazzi dei cavalli e in generale degli animali mi hanno sempre angosciato; la volta che vidi il video di Cicciolina col cavallo stavo con due compagni di classe e ci sborrammo tutti e tre nei pantaloni; una volta in un cesso di una stazione vidi per la prima volta dal vivo un uomo incularne un altro...il cazzo dell'uomo era così immenso che dall'ano del ragazzo colò tantissimo sangue; un tipo della mia scuola invece amava fare le seghe al suo cane, diceva che il cane aveva poi smesso di scopare le cagnoline e voleva solo la sua mano.
“Romance” (una storia d'amore, una Britney sfasata): un altro di quei racconti belli; l'amore è una questione sostanzialmente privata; sono stato in classe per tre anni con una ragazza bellissima ma con qualche ritardo, in pochi credevano che qualcuno potesse amarla davvero e invece no, invece si è sposata e vive serena ed è ancora bellissima; e Britney mi è sempre stata molto simpatica; “The Last Romance” è un grande album degli Arab Strap.
“Cannibale” (educazione sessuale, leccata di fica): ho conosciuto una donna che mi ha confessato che se un uomo non accetta tutto quello che le scende dalla fica e dall'ano, lei non può amarlo. La prima volta che ho vista una fica davanti a me, sono partito dai piedi. Quando ci sono arrivato Lei se ne stava già andando. Il sapore della fica in bocca mi piace molto.
“Perché Coyote non aveva mai le monete per il parchimetro” (un padre, una figlia che piange, una prostituta): racconto molto triste e tenere. Una prostituta può essere la salvezza di un matrimonio, la sua rovina o la nascita di un nuovo amore. Di tenerezza sono capaci le prostitute. Non solo di aprire le gambe e ricevere soldi. "Ultima fermata a Brooklyn".
“Fenice” (una famiglia, una figlia cieca, la disperazione): accendi la tv e vedi padri che uccidono figli e si uccidono, uccidono mogli e si suicidano, madri che uccido figli e resto zitto.
“I fatti della vita” (Un padre che spiega al figlio i misteri del sesso): mio padre non mi ha raccontato nulla sul sesso, nemmeno mio padre e non ho mai frequentato un corso di educazione sessuale, quello che so l'ho imparato, anche a mie spese, dagli amici, dalle amiche, dalla tv, dai giornaletti, dalle prostitute, dai papponi, dalle donne che ho frequentato. E ho imparato che non si impara mai niente.
“Pubblicità telefonica” (call center, la nascita di un amore): quanta finzione esiste in questo blog, nelle persone che mi scrivono, in quelle che sento solo via messaggi. Cosa pensano di me e cosa pensano che io pensi di loro? Una volta dietro una voce immaginai tutto un altro genere di persone. Una volta negli occhi di una ragazza vidi la delusione. Lei mi immaginava più bello. Io la immaginavo meno bella.
“Il principe rospo” (cazzo & esperimenti): il racconto forse più forte, nel senso di “horror/splatter/disgusto della raccolta”, con la follia di questo giovane che sottopone il proprio cazzo a una serie di esperimenti di batteri, virus, con tutto quello che può accadere. La visione di questo cazzo nella mia mente è stata disgustosa. Una volta mi crebbe un brufolo sul pene così grande che dovetti andare al pronto soccorso. L'infermiera mi disse: “Hai un brufolo che è più grande del tuo pene”. Fu il mio ingresso nell'età adulta.
“Fumo”: racconto insignificante.
“Fuochista” (un festival neo-hippy, omicidi, l'età adulta): leggendolo mi sono tornate in mente le parole della mia amica Brit Pat al ritorno da un festival inglese “Non capisco come la gente possa stare così tanto nell'immondizia, che schifo!”; non mi sono mai piaciuti questi neo-hippy, in tutte le forme possibili; la prima volta che andai ad Arezzo Wave fu per caso, dovevo andare da mia madre in Versilia e invece finii ad Arezzo. Ero solo e affacciatomi sul campeggio compresi che non era un posto per me. Dopo i concerti vagai tutta notte in attesa del primo treno, in mezzo a sbandati, malcapitati come me, tossici, insonni fino a trovare una panchina dove rimasi a bere un paio di birre senza addormentarmi. Poi però mi addormentai e mi trovai una ragazza accanto a me che appena sveglia si fece una stagnola e quando si riprese un po' mi parlò dei suoi esami in psicologia che la aspettavano a settembre.
“Liturgia”: un giochetto veramente vuoto.
“Perché Formichiere non è mai arrivato sulla Luna” (tre ragazzini che faticano a stare al mondo): è una fatica andare a scuola, essere presi di mira, non sapere cosa fare, come si fa a crescere, a lasciarsi tutto alle spalle e allora si sceglie di prendere una strada che ci permetta di cancellare tutto questo dolore, tutte queste sofferenze, di saltare uno, due, tre turni e aspettare, mettersi alla finestra in attesa che tutto passi, che venga il nostro momento e finalmente respirare, coronare i nostri sogni, sorridere e invece il tempo è semplicemente scaduto, passato e non c'è più nulla, nessuna possibilità, se non un baratro che si apre tutte le mattine quando ti svegli.
“Riporto” (una buona azione): tenero e delicato che mi ha fatto pensare alle mie buone azioni ma di queste non si parla.
“Spedizione” (padre, figlio, il sesso, i quartieri a luci rosse): insignificante. Poi potrei aggiungere qualcosa sugli italiani che vengono a scopare nei bordelli ticinesi. Delle prostitute in libera uscita che sembrano delle bambine. Ma mi fermo qui.
“Mister Elegant” (strane malattie, balli, disabilità): riuscito a metà. Per certi versi ho un po' come sentito la paura di Chuck di spingere veramente sull'acceleratore. Si può amare un essere deforme? Si può provare desiderio sessuale per uomini e donne con qualche strana patologia? Impossibile non pensare a Elephant Man. Ma certo che si possono amare gli esseri umani.
“Il Tunnel dell'Amore” (massaggi, suicidio assistito, amore): dove finisce la vita e dove inizia l'amore? Esiste un confine? Ho conosciuto una donna che stava per morire flirtare col suo oncologo e poi l'ho ascoltata raccontarmi tutta la vita di sua figlia. Ho conosciuto una ragazzina che mi ha detto che ci saremmo rivisti fuori dall'ospedale ma lei da quell'ospedale non è mai uscita. Smokers Outside the Hospital Doors.
“Inclinazioni" (sesso, omosessualità, campus di riabilitazione): lungo e noioso. E mi ha fatto pensare a un uomo, campione di moralità, cattolico, sposato, con figli, esponente di spicco della comunità, feroce coi comportamenti sessuali devianti che poi di pomeriggio e la sera si dava appuntamento con altri uomini nelle zone discoste della provincia. È stato uno degli uomini che più mi ha dato del frocio in vita mia, ha stigmatizzato i miei comportamenti, mi ha additato come responsabile del dolore nella mia famiglia. Uno di quelli che ha sempre provato ad accarezzarmi. Guardavo lui e vedevo il sorriso di Kennedy.
“Di come un'ebrea salvò il Natale” (Natale): non riesco più a festeggiare il Natale. E a Natale sento la mancanza di una figlia, di un figlio. Di mia madre. Del pigiama giallo che indossavo da bambino e che era il mio costume da supereroe preferito.