Mi chiedo spesso cosa mi sarebbe potuto accadere negli anni '30 in Italia, Russia, Stati Uniti, Germania, Giappone, eccetera. E sempre mi son risposto che avrei fatto una brutta fine ovunque. Non solo per le mie idee ma anche per il mio fisico gracile, la mia depressione, il mio essere indisciplinato.
"Zavorre" è un libro in uscita a fine mese per Einaudi. Parla dell'Aktion T4. Probabilmente io in Germania avrei fatto questa fine. In Francia e Italia mi avrebbero fatto fuori i comunisti. In Russia sarei finito nei gulag all'istante. Solo ipotesi.
.......
.......
Sono cresciuto con cassette registrate, cd masterizzati e ho scaricato per un certo periodo film e dischi. Da parecchio tempo a questa parte ho detto basta. Senza moralismi e senso di purezza. Capita ancora che mi salti fuori un disco da scaricare. Negli ultimi dieci mesi sono stati tre. Il resto li ho acquistati. Una cernita, usufruendo anche delle possibilità di pre-ascolto che Internet offre.
Ma continuo a pensare, pur conoscendo tutti i discorsi su case discografiche, introiti, bla bla bla, eccetera che sostenere fisicamente un gruppo, un regista, un cantante sia soprattutto un segno di rispetto nei suoi/loro confronti.
Ecco, io la metto nel segno del rispetto.
Rispettare la sua fatica, chi ha lavorato con lui e per lui. Chi lo ha sostenuto.
Suonare, scrivere, recitare non è una perdita di tempo e nemmeno un hobby. Non è un gesto gratuito, a meno che il singolo artista non decida di farlo autonomamente.
L'artista puro, senza soldi, che non cerca soldi, che non mangia, che non ha figli, che non deve pagare un affitto è qualcosa di assolutamente folle e irreale.
Sono uno che ha sempre pensato che accanto allo scrivere ci dovesse sempre essere una professione ma mai che lo scrivere fosse gratis.
Ma quando andate a lavorare, anche il vostro secondo lavoro, non chiedete soldi?
Quand'ero un ragazzino e aiutavo un signore a sbrigare piccole cose nei suoi campi, lui mi pagava con uova e latte da portare ai miei genitori.
Organizzare un tour costa. Produrre un disco costa. Girare un film costa.
E finisce sempre che poi siano sempre i figli di papà a permettersi molte possibilità.
Anche perché se hai un lavoro non è semplice organizzare il tutto.
Ormai sembra che tutto debba essere gratuito, salvo poi lamentarsi di eventuali sponsor, sostegni, eccetera.
Ovviamente, nessun discorso sulla partecipazione alla costruzione di un evento...perché insomma, troppo sbattimento...e poi non ricevo neanche un soldo...ci si fa belli e intelligenti e grandi intellettuali con le fatiche altrui...
Parlavo con mia cugina. Sul suo pc ha trecento dischi. Nemmeno uno acquistato. Non vede un film se non scaricato.
Discorso complesso ma è come quelli che vogliono assolutamente i pomodori anche nella stagione sbagliata.
Oppure che chiedono che in un cinema i biglietti siano pari a zero, senza preoccuparsi del personale, delle spese, della produzione (e ripeto i margini di profitto esistono, siamo nell'era del dominio capitalistico, mica nel paradiso socialista).
Personalmente poi non mi piacciono nemmeno quegli scrittori che organizzano veri e propri tour di presentazioni. Capisco, fino a un certo punto, i saggi ma la narrativa...dai su, non c'è un vero bisogno, c'è già il libro. Alla fine, da queste presentazioni, cio' che emerge è l'ego legittimo dello scrittore e dei presentatori, le discussioni laterali senza fine, condite da divagazioni politiche, argomentazioni frustranti sul futuro delle librerie, dei libri, della scuola, sulle politiche del governo per favorire la cultura e altri soliti discorsi di bla bla bla.
Ok, le interviste, ok il minimo sindacale ma tutto il resto mi sembra superfluo per uno scrittore.
Non mi piace questo trend contemporaneo di scrittori e scrittrici che devono essere bravi a presentare, a parlare, a vendersi, a promuoversi.
Ma chiudo perché mi son fatto pesante e preferisco andare a bere della birra.