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sabato 30 luglio 2016

Venner, De Benoist, Jünger

Tre libri che si incrociano. Che si rincorrono. Che si affratellano. Tre uomini impossibili da incasellare. Da imprigionare. Dominique Venner. Ernst Jünger. Alain De Benoist.
Trascrivo alcuni estratti e condivido pensieri confusi. Niente recensioni perché sarebbe solo tempo perso. Questi autori sono da incontrare, scoprire, studiare. I loro sono libri non solo da leggere ma da sentire nel cuore, nella testa, nella carne.
Libri che in questi miei giorni sacrificati al lavoro sono stati di grande conforto alla mia anima a pezzi.
Per fortuna che ci sono la mia compagna di vita e gli alcolici.
Poche frasi.
Pochi passaggi per riprendere a respirare.
Fra le lacrime.



Sarebbe facile, da idioti, considerare Dominique Venner che si suicida nella cattedrale di Notre Dame come un pazzo furioso. Un fanatico, un vecchio rincoglionito che di fronte al progresso, alla modernità decide di suicidarci come un povero imbecille. Magari anche un fifone che che non ha nemmeno il coraggio di portare qualcuno dei suoi nemici insieme a sé verso la morte. Tutto semplice. Molto semplice per la vulgata comune. Per i presunti progressisti. Per i custodi della modernità-Immaginare che qualcuno in nome degli ideali, di un codice di comportamento possa scegliere con lucidità un suicidio rituale è qualcosa di assolutamente inconcepibile al giorno d'oggi. Ci si è abituati a leggere di uomini e donne e bambini con addosso una cintura kamikaze, si ammazzano le prime persone che passano per strada, si fa strage di bambini, inermi. Qualcosa di assolutamente inconcepibile se non si decide di aderire a una dimensione più alta. Quella del ribelle. Del bushido. Del samurai. Del sacrificio estremo di un combattente. Di un animo nobile scagliato contro la decadenza di questo mondo, il suo silenzio, la sua paura. Di un modo di stare nel mondo e combattere che sta al di fuori di questo tempo dominato da eroi di cartapesta creati sul web. 

" Io mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze assopite. Mi ribello contro la fatalità del destino. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invasivi desideri individuali che stanno distruggendo i nostri ancoraggi identitari, prima su tutti la famiglia, intimo fondamento della nostra civiltà millenaria. Mentre difendo l’identità di tutti i popoli a casa propria, mi ribello nel contempo contro il crimine che mira alla sostituzione dei nostri popoli."

Dominque Venner ci fa regalo col suo “Un samurai d'Occidente. Il breviario dei ribelli” (Settimo Sigillo) di un vento di speranza che abbraccia il futuro, come scrive Adriano Scianca nella prefazione: “La consapevolezza di questo nuovo inizio è viva in ogni pagina di “Un samurai d'Occidente”, ed è il motivo per cui questo libro – sorto all'ombra di un suicidio e con la certezza della catastrofe – non appare mai disperante o disperato. Questo è un libro di fondazione ed è proprio a un'opera fondativa che ci invita. Agli eroi spetta il compito di fondare le città, il che significa sempre: tracciare dei confini divinamente ispirati e accendere un fuoco sacro. Avere anche solo la consapevolezza di questo compito è il nostro modo di essere eroi. Cerchiamo di esserne all'altezza. Lo dobbiamo a Dominique Venner. Lo dobbiamo a noi stessi.” (pag. 

“Noi che conosciamo la storia di migliaia di anni, e la scrutiamo con lo sguardo ansioso quale poteva essere quello di Simmaco, sappiamo quello che lui non sapeva. Sappiamo che individualmente siamo mortali, ma che lo spirito del nostro spirito è indistruttibile, come lo è quello di tutti i grandi popoli e di tutte le grandi civiltà. Nei nostri tempi, non è solo l'Europa della politica o della potenza che è assente, dopo le guerre distruttrici del XX secolo. È prima di tutto l'anima europea che è in letargo. Quando verrà il grande risveglio? Lo ignoro, ma di questo risveglio non dubito affatto. Ho mostrato in questo Breviario che lo spirito dell'Iliade è come un fiume carsico, inesauribile e sempre rinascente, e che spetta a noi scoprire. Poiché questa continuità è invisibile, e tuttavia vera, dobbiamo rievocarcela mattina e sera. E in questo modo saremo invincibili. Essere stati spodestati dalla posizione dominante che è stata nostra fino al 1914, e quindi precipitati in un abisso di negazioni e colpevolizzazioni, siamo i primi Europei posti davanti all'obbligo di ripensare interamente la nostra identità attraverso un ritorno alle nostri fonti più autentiche. L'Antichità che invochiamo non è quella degli eruditi. È un'Antichità vivente, che abbiamo il compito di reinventare. Inizieremo così a ricomporre la nostra tradizione, per farne un mito creatore, questo non può avvenire solo tramite scritti e parole. Lo sforzo intenso di rifondazione deve essere reso autentico da atti che abbiano un valore sacrificale e fondatore.” (pp. 181-182)



e leggete cosa scrive Alain De Benoist nella postfazione (che tra l'altro è l'intervento alle Giornate del pensiero ribelle del 20 gennaio 2002 a Parigi) de “Il Trattato Transatlantico. L'accordo commerciale USA-EU che condizionerà le nostre vite” (Arianna Editrice e lasciatemi dire che il titolo, visto i contenuti, è abbastanza fuorviante e riduttivo):

“Ci sono sempre stati spiriti ribelli. Ma il mondo attuale riserva loro un posto tutto particolare. Nell'epoca della modernità, il ribelle appariva come in ritirata, rispetto al rivoluzionario. Oggi che la modernità finisce, esso ritrova tutto il suo posto. La globalizzazione, l'ho già detto, fa della Terra un mondo senza esterno, che non si può più attaccare a partire da fuori. Un tale mondo è votato non tanto all'esplosione, quanto alla depressione implosiva. La globalizzazione, ripetiamolo, consacra l'avvento delle reti, la cui influenza si propaga alla maniera dei virus. 
Il ribelle è adatto a questo mondo, appunto perché anima delle reti e propaga le sue idee in modo virale. In un mondo che tende all'omogeneo, il ribelle, insomma, è la singolarità stessa. In un mondo sempre più conforme, è il non-conformismo stesso. In un mondo votato alla trasparenza totalitaria, è il punto opaco, un soggetto che ha saputo restare reale in un mondo di oggetti virtuali, un sedizioso per eccellenza in un mondo votato alla sorveglianza totale, uno straniero che si potrebbe a buon diritto escludere in nome della lotta contro l'esclusione se non si fosse di primo acchito autoescluso. 
L'avvenire, perciò, appartiene al pensiero ribelle, a quel pensiero che osserva e delinea inediti spartiacque, abbozza una topografia nuova, prefigura un altro mondo. Bisogna pertanto essere attenti a ciò che viene, attenti a quello che non si lascia prevedere, ma soltanto presagire e intuire. 
Ne “Le coeur rebelle” (1994), Dominque Venner diceva che:

ogni uomo che cerca di darsi una forma interiore secondo la propria norma è un creatore di mondo, una sentinella solitaria posta alle frontiere della speranza e del tempo.

Siamo fedeli allo spirito ribelle, fedeli alla Ribellione.” (pag. 184)



e pensando a Ernst Jünger e al suo "Trattato del Ribelle" (Adelphi) nel mio cuore batte il passaggio al bosco. 

“Che cosa vuol dire per l'uomo di oggi farsi guidare dall'esempio del vincitore della morte, degli dei, degli eroi, dei saggi? Vuol dire partecipare alla resistenza contro il tempo, e non soltanto contro questo tempo, bensì contro ogni tempo, il cui potere fondamentale è la paura. Qualsiasi paura, per quanto sembri derivativa, è essenzialmente paura della morte. L'uomo che riesce qui a strapparle terreno può imporre la sua libertà in ogni altro ambito governato dalla paura, e abbattere i giganti, la cui arma è il terrore.” (pag. 79)

mercoledì 27 luglio 2016

Giorni - Immanu El

Sto trascorrendo tempo con gessatori, pittori, architetti, idraulici, elettricisti, colleghi.
Troppo tempo.
La loro sporcizia umana è come un'infezione, un'epidemia.
Mi consolo nel non dover lavorare in un ufficio, in una libreria, in un supermercato, in una scuola.
Aspettare il giorno di riposo per potersi concentrare significa vivere una vita di merda.
Ma ho sempre pensato che la vita fosse un merda.
Non sto vivendo niente di nuovo.
Stanotte ho sognato mia madre che mi carezzava i capelli e mi lasciava piangere.
Due ore di sonno e il resto della notte a occhi aperti guardando il soffitto dal letto, dal divano. 
Guardando fuori le nubi cariche di tempesta.

Ascolto gli Immanu El per riconciliarmi con la bellezza.



lunedì 25 luglio 2016

Hamsun, Stefano De Rosa, Maria Paradiso, Carlos Busqued, la prostituta, salone del libro di torino



È sempre un'emozione rileggere "Pan":

"Ritengo di essere capace di leggere un poco nell'animo delle persone che mi circondano. Forse non è così. Nelle mie giornata migliori ho l'impressione di scrutare in fondo all'animo altrui, anche se non sono poi una gran testa. Siamo seduti in una stanza, qualche uomo, qualche donna e io, e mi sembra di vedere quel che accade dentro queste persone, e cosa pensano di me. Attribuisco un significato a ogni cenno che appare nei loro occhi, a volte il sangue sale loro alle guance e le fa arrossire, altre volte fingono di guardare da un'altra parte, e invece mi tengono d'occhio di nascosto. E io sto lì e osservo tutto questo, e nessuno sospetta che metto a nudo ogni anima. Per molti anni ho creduto di poter leggere nell'animo di qualsiasi persona. Forse non è così..." (pag. 31)

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Libri che mi sembrano interessanti:


(qui)


(qui)


(qui)

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Vivendo praticamente in casa, se non lavoro e non cammino in ore impensabili, mi diverto nel cercare di capire dal rumore della doccia se la prostituta affianco sta per cominciare a lavorare, se sta lavorando, se è in pausa, se ha finito. Una volta un cliente, alle due di notte, mentre stava facendo la doccia bussò alla parete e disse "Vicini, avete sentito quanto l'ho fatta godere?" Non era la voce di uno sconosciuto.

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Il Salone del Libro non spostatelo a Milano.
Cancellatelo.
Uno dei luoghi più schifosi dove mi sia capitato di stare, insieme alla Statale di Milano.

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Meno male che ci sono i Beatles.

sabato 23 luglio 2016

Andre Dubus - Memory Lane

Entro nelle librerie con l'animo perso sapendo che non potrò più leggere nuovi racconti di Andre Dubus. Forse è arrivato tempo di rileggere le sue pagine in questi giorni di fatica, stupidità, vuoto, disperazione, fisicità, alcool, preghiere.





venerdì 22 luglio 2016

Esco ed entro

Esco ed entro senza sosta da una giornata lavorativa in un'altra.
Bevo birra e ascolto musica in cuffia guardano fuori dalla finestra.
Non riesco a scrivere perché la testa é del tutto distrutta dal ritmo esfoliante dell'economia quotidiana.
Hamsun sul davanzale e al di là della strada una donna che si spoglia per il suo cliente.
La schiena bloccata e l'herpes estivo che si diverte sul mio corpo.
Il mondo mi è del tutto indifferente, stasera e non solo.
Non frequento.
Non parlo.
Non esco.
Resto in casa e nient'altro.

giovedì 21 luglio 2016

Due parole su "Pensieri del lambrusco. Contro l'invasione" di Camillo Langone (Marsilio)



Leggere "Pensieri del lambrusco. Contro l'invasione" di Camillo Langone (Marsilio, collana gli Specchi) è stato come prendere una boccata d'aria. Una scossa elettrica nel corpo e nella mente addormentati, prigionieri, stanchi. Di carezze e schiaffi sono piene queste pagine. Un antidoto da bere contro la falsa modernità, contro il politically correct imposto quotidianamente a destra e a manca, contro le varie mode imperanti, contro la cucina vetrina, contro la retorica diffusa da presunti pensatori/giornalisti/critici/artisti, contro chi straparla di multiculturalismo, ambientalismo, salute, moralità. Contro chi non si accorge di essere ormai a un passo dalla diffusione gentile dell'eugenetica. Della compravendita di bambini e bambine. Di vivere una vera e propria invasione. Leggere questo libro è stato come confrontarsi a cuore nudo contro un mondo in decadenza, un mondo dove la bellezza, la ragionevolezza, le tradizioni, la religione sono considerati materiale di scarto, da portare in discarica. Non sono sempre d'accordo con quanto scrive Langone ma ne condivido l'impeto, l'insofferenza, la tragedia, il sorriso. A costo di passare per reazionario, sciovinista, conservatore, misogino, oscurantista. Ma questo mondo mi appartiene sempre di meno. Non ne capisco nemmeno più le parole, le situazioni, i riti e non mi va nemmeno di capirli. Dovrei sentirmi attratto da Masterchef? Twitter? Facebook? Le archistar? I premi Strega? Davvero, continuo a pensare che piuttosto che dedicarsi a queste stupidaggini sia meglio mettersi a  leggere il Vangelo o la Bibbia e lo scrivo da non credente. Crescendo mi sento sempre più a mio agio con quei cattolici accusati di essere fuori dal mondo, che non si sono accodati alla modernità, donne come Costanza Miriano, papi come Ratzinger, uomini come Langone. Con quelli che credono ancora nella bellezza dell'inginocchiarsi, del crocifisso, del cimitero, della liturgia. Sono stato cresciuto in un collegio cattolico che mi ha trasmesso la bellezza della contemplazione, del sacrificio, della preghiera, della sofferenza, dell'amore cristiano. Che poi io abbia intrapreso altre strade è un altro discorso. Il mio prete confessore mi diceva che per lui rimanevo un credente perché ritornavo sempre a parlare di colpe, perché tornavo da lui per confessarmi, perché ero intransigente nel mio ritornare a riflettere sulla religione. Langone tocca tutti questi temi e basta sfogliarlo per trovare varie perle (lascio a voi il piacere di leggere interamente questi pezzi): "Oltre alla malattia ci colpiva l'ecologia" (pag. 16) oppure "Gli animalisti si consideravano l'avanguardia di una civiltà superiore esattamente come i gesuiti nel Paraguay e gli anglicani nella Nigeria della Regina Vittoria. Con la differenza che al tempo di Kipling e Defoe la supremazia bianca era teorizzata, al tempo di Morrisey e Michela Vittoria Brambilla veniva invece occultata: e la menzogna è segno peculiare del demoniaco." (pag. 27) e che dire di questa perla: "Prima di nominare Berlusconi, il Dalai Lama avrebbe dovuto sciacquarsi la bocca." (pag. 37) oppure di quest'altra che liquida in due parole tutta la moda delle Triennali, dei Saloni, del femminismo "Alla Triennale di Milano cominciava "Il tempo delle donne", un festival contro la differenza sessuale e quindi contro l'uomo, e io per reazione guardavo le bellissime foto di Negroni Cocktail, libro dedicato da Luca Picchi alla famosa miscela alcolica e al suo inventore." (pag. 63) o il guizzo per parlare dell'immigrazione: "Gli imbecilli pensavano il razzismo provenire dall'ignoranza. A me il razzismo era venuto dal leggere troppi libri Adelphi. Ad esempio Spillover di David Quammen". (pag. 81) o quest'altra che farà saltare sulla sedia i tanti scrittori progressisti/antirazzisti: "Non avevo capito se gli sbarchi degli immigrati sulle spiagge erano diminuiti (versione ministero dell'Interno) oppure aumentati (versione Caritas). Avevo capito che erano aumentati gli sbarchi degli estranei in libreria." (pag. 109). Potrei andare avanti per molto tempo e ce n'è per tutto e tutti: pacifismo, pauperismo, superomismo, turismo, grattacielismo, islamismo, nichilismo ma chiudo con una dedica alla politica più interessante, libera e bella in circolazione, Marion Maréchal-Le Pen. 
Se state cercando un libro estivo da consumarvi placidamente con un bel bicchiere di Lambrusco, carne di cavallo oppure le quaglie che cucinava mia madre leggete questo libro perché vi sentirete meglio. O forse no. Perché il mondo fuori volge al tramonto.


"La Francia aveva il triplo dei problemi dell'Italia (sei milioni di maomettani anziché due) ma disponeva pure di qualche anticorpo. Il più bell'anticorpo si chiamava Marion Maréchal-Le Pen, che notoriamente venerava santa Giovanna d'Arco." (pag. 134)

martedì 19 luglio 2016

La giornata

Riassunto della giornata:
tanta, tantissima, fatica fisica
noia
depressione
mal di collo
intolleranza
troppe ore trascorse al lavoro
discorsi inutili
inutilità in generale
mente vuota
un taglio sul dito
insofferenza per la presenza degli esseri umani
telefonate a casa da mio padre che mi riempiono il fegato di odio e bile
diarrea la mattina e la sera
colon irritabile e chissà magari un tumore che sta proliferando.
Insomma, una giornata di merda.
Da spararsi in bocca e farla finita.
Ringrazio Langone per i suoi scritti e soprattutto lui, ascoltato nelle cuffie, tornando dal lavoro. Alla cassa, mentre pagavo la mia stupida spesa, avevo gli occhi gonfi di lacrime. Lo ascolto da tanti tanti anni. Un vero amico Elliott.







lunedì 18 luglio 2016

ritornare (Hamsun, Langone, Viola)



Quando ritorno veramente al lavoro (anche se in realtà non ho mai fatto vacanze....praticamente ho sempre lavorato...ma le mie vacanze son finite) mi sento morire. Ho comprato una confezione da sei di birra da mezzo litro e le ho fatte fuori in poco tempo. La cassiera bionda aveva uno strano momento di succhiarsi le dita mentre le davo i contanti. Sopra le birre non ci ho mangiato nulla. Ma non passa per un cazzo la certezza di continuare a sprecare le giornate andando al lavoro. E poi ho comprato altra birra. Per farmi del male. Che poi domani mattina avrò lo stomaco distrutto. E mi sveglierò alle 4 e 30. Ma sono davvero stanco. Già stanco. Un coglione. O forse no. Non ho nemmeno più voglia di andare al lago. Forse perché me lo sento poco mio questo lago. Forse perché sembra di stare in una riserva indiana. Forse perché la depressione è ritornata a picchiare dura.



......

Libri da leggere e rileggere.


qui e ne aveva scritto il Franchi qui. Ed è un romanzo bellissimo.


qui e sempre il Franchi qui.


qui, Camillo Langone è una firma che amo particolarmente e dovrei scriverne su questo libro. Filippo Burla ci ha scritto sopra un bel pezzo qui.
 Passerò per un fascista, un reazionario ma ormai non me ne frega più un cazzo.


dovrei scrivere anche di questo ma poi alla fine chissà se veramente scriverò di qualcosa. 

.........

Vorrei solo morire sdraiato davanti alla lapide di mia madre.
Poi bruciato.
Disperso nel vento.
Tipo bolle di sapone.

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sabato 16 luglio 2016

Di notte - golpe

Stamattina mi sono svegliato molto presto e ho camminato incontrando zombie della notte precedente, uomini e donne diretti o di ritorno dal lavoro, uomini e donne fitness. Non sono riuscito a dormire tutta notte e sono rimasto a guardare le dirette televisive sul golpe turco e ne sono uscito abbastanza schifato anche alla luce di come si è risolto. C'era un giornalista, tale Nava, giornalista di non so quale testata di minchia, che ha sproloquiato a vanvera sulla bontà del golpe e mi sono chiesto: Ma perché ascoltare sta gente? Il resto degli ospiti, opinionisti, lecchini vari, distribuiti come avvoltoi nei vari studi, in collegamento dalle loro case, sul posto, non è stata da meno. Queste dirette continue, questo accumulo di news, notizie, tweet sono solo merda che danno visibilità, notorietà a personaggi inutili. 


"ringrazia le puttane quelle ubriache come te

mi rendono la vita accettabile

ricordati che devi morire adattati

ricordati che devi morire rilassati"

SABATO 16 LUGLIO 2016 - 21.30 Invisible°Show e contemporary locus presentano: NEUNAU sui "Passi" di Alfredo Pirri in Ex Centrale Daste e Spalenga (Via Daste e Spalenga, Bergamo)


SABATO 16 LUGLIO 2016 - 21.30
Invisible°Show e contemporary locus presentano:


NEUNAU
sui
"Passi" di Alfredo Pirri 
in
Ex Centrale Daste e Spalenga
(Via Daste e Spalenga, Bergamo)



Decisione. Direzione. Passo. Segno. Specchio. Proiezione. Rifrazione.

L'artista incontra l'artista ed il pubblico è parte dell'esibizione.
Il Musicista elettronico Sergio Maggioni, in arte “Neunau”, interverrà sull'acustica dell'ex Centrale Daste e Spalenga dove “Passi”, opera site specific di Alfredo Pirri ha riacceso, dopo più di 50 anni, lo spazio industriale risalente al 1927. 


ore 21.30 visita guidata a “Passi” di Alfredo Pirri
ore 22.30 performance musicale di Naunau


NEUNAU

Il progetto Neunau nasce come tentativo archeologico di recupero di una memoria ben più antica. A Loa di Berzo Demo, in Valle Camonica, da qualche migliaio di anni, sulla roccia c'è scritto "Neunau". Si tratta di un'iscrizione rupestre in lingua camuna, una sorta di etrusco occidentale, forse è il nome di una persona o di una divinità. Qualche migliaio di anni dopo che una mano umana ha inciso quell'iscrizione, il camuno Sergio Maggioni ha deciso di avviare un progetto di ricerca archeologico-musicale, utilizzando i moderni strumenti della musica elettronica per registare l'acqua del torrente Grigna e la lavorazione del ferro con magli e martelli, i cui suoni da millenni si riverberano e si tramandano in Valle Camonica.


contemporary locus 10 - “Passi” di Alfredo Pirri

Per la sua decima edizione, contemporary locus ha riaperto l’ex Centrale termoelettrica di Daste e Spalenga, luogo silente in una vasta urbanizzazione alla periferia di Bergamo, con un progetto site specific dell’artista Alfredo Pirri riconosciuto internazionalmente per i suoi interventi su grande scala. L'intervento di Pirri sollecita la memoria di una “cattedrale industriale” spenta dagli anni ’60, riaccendendola di giorno e di notte, attraverso l'interazione con i visitatori e un progetto sperimentale che integra l'utilizzo di nuove tecnologie e forme di energia.

a cura di:
(evento facebook)

venerdì 15 luglio 2016

Elliott


Oggi - SMiLE - The Beach Boys


Tanto per ricordarvi da che parte sto.
Che al di là di quello che penso sulla questione in sé (ne ho davvero pieni i coglioni delle ennesime riflessioni sociologiche sinistrorsechic, ne ho davvero pieni i coglioni...così come del rispetto per le religioni semitiche...ne ho pieni i coglioni dei vostri dio di merda) ho un rapporto d'amore con la Francia che dura da tutta la vita.
Letture, film, poesia, musica, luoghi, amicizie.
Però oggi stavo anche io sopra una bara.
Ad ascoltare schegge della mia famiglia in esplosione.
Con una lontana cugina rimasta giovanissima senza genitori che porta sul viso lo stesso profilo di mia nonna.
E di parenti che ricordano di come l'albergo della mia famiglia fosse un luogo straordinario.
E allora io ho pensato a un disco fantastico.
Ho pensato a Smile.
Guardavo un cadavere, avevo appena ascoltato trasmissioni radio una più indecente dell'altra, dalla Rai, alla Rsi, a Radio Popolare, a RadioSole24ore.
Trasmissioni che mi hanno fatto venire voglia di guardarmi un bel video porno e farmi una sega da riempirmi le mani di sborra.
Fanculo bastardi assassini di merda.
Fanculo insopportabili analisti, giornalisti, commentatori, predicatori, abbracciatori vari.

Io continuo ad ascoltare Smile.

Ah, sì, per capirci qualcosa dovete ascoltarlo questo album.




giovedì 14 luglio 2016

Carlo

Ci sono giorni come questi. Con qualche linea di febbre a sorpresa. Che poi svanisce. Lasciando tanta stanchezza attaccata al corpo. Un giorno di commissioni. Di luoghi ameni. Di obblighi. Poi arriva un messaggio che mi dice che è morto mio zio Carletto. Era il marito di Angelina, la sorella della mia nonna paterna. Per vent'anni sono cresciuto indossando le camicie che confezionava lui. Era un camiciaio di qualità. Sapeva anche confezionarti delle scarpe fantastiche. Era soprattutto un uomo buono. Buonissimo. Così alto che quando mi issava sulle sue spalle io mi sentivo in paradiso. Fa parte di quel mondo di persone umili, sincere, oneste, gentili, educate delle quali ormai nessuno più osa parlare. Domani andrò a salutarlo. Morto anche lui in una sala rianimazione. Vedró parenti lontani. Tutti presenti al funerale di mia madre. E soprattutto vedrò mia zia Angelina. Una donna buonissima. La sosia di mia nonna. Ricorda tutto, mi disse mia nonna un giorno. Ricordo tutto. Ci provo nonna. Ma è un peso gigantesco. Quando morì mia nonna mio zio Carletto mi raccontò della prima volta che vide mia nonna. Mia nonna che aveva cresciuto tutti i suoi fratelli. Suo padre in sanatorio, la madre troppo timida per combattere contro le avversità. Ripensare a quel racconto mi fa piangere.


mercoledì 13 luglio 2016

Mia madre e i temporali

mia madre odiava i temporali.
quando scoppiavano tuoni e lampeggiavano fulmini lei urlava e piangeva.
da piccola aveva rischiato di morire durante un temporale.
si salvò per miracolo.
un giorno, durante un temporale spaventoso che ci prese mentre guidavo, mi chiese di raccontarle una storia.
le inventai qualcosa che ho dimenticato.
mi ricordo solo che lei piangeva e mi teneva una mano sulla coscia destra.
arrivammo a casa sani e salvi con la frizione fumante.
quando stava in ospedale, con pochi giorni che le restavano, e fuori infuriava un temporale le chiesi se voleva che le raccontassi una storia.
mia madre mi sorrise e mi rispose che non ne valeva più la pena.

su "Hollywood Requiem" di Robert Ward (Aliberti compagnia editoriale)



"Eravamo seduti tutti insieme, ci guardavamo ma facevamo finta di niente. Masticavamo gomma, bevevamo caffè, andavamo al cesso, pisciavamo, dormivamo. Restavamo seduti su quelle panche a fumare sigarette che non avevamo voglia di fumare. Ci guardavamo e quello che vedevamo non ci piaceva. Guardavamo gli oggetti sui banchi e le rastrelliere: patatine, riviste, noccioline, best seller, gomma da masticare, pasticche al fluoro, pasticche di liquerizia, fischietti.” (Charles Bukowski, Factotum, pag. 91, Guanda, 1996)


Stavo tornando dal lavoro con “Hollywood Requiem” nello zaino. Me l'ero portato dietro perchè avevo una mezza intenzione di cominciare a leggerlo quel pomeriggio. Magari su una panchina vista lago. O nel bosco. Ma la mattinata lavorativa era girata così storta che di stare al lago, sotto il sole, insieme a ragazzini urlanti, passeggini, cani, madri annoiate non ne ne avevo la minima voglia. Quando l'avevo acquistato non sapevo nemmeno di cosa parlasse “Hollywood Requiem”. Semplicemente mi era fidato del talento di Ward e della scia dolorosa che aveva lasciato dentro di me “Io sono Red Baker” (Barney Edizioni, sempre tradotto da Manuppelli). L'avevo comprato in una delle solite librerie del cazzo e me l'ero messo nello zaino. Poi però niente. L'avevo lasciato lì per giorni. Dopo il lavoro avevo sete, tanta sete. E così mi ero fermato in un bar vicino casa per bermi una birra. Uno di quei bar destinati a scomparire. Dove ci stazionano gli alcolizzati già alle sei del mattino per la prima birra della giornata, gli anziani per il bianchino che dura tre ore davanti allo schermo della televisione o durante una partita di briscola, scopa. Luoghi di incontro, perdizione, sollievo. Lontani anni luce da tendenze di ogni genere. Mi ero seduto al bancone con ancora le impronte di unto della sera prima e avevo ordinato una birra piccola. La barista mi avevo servito sorridendo perchè avevo capito il suo dialetto e non ero di certo uno di quei clienti occasionali che storcono il naso se non trovano happy hour, tramezzini, paste riscaldate, quadri di artisti contemporanei alle pareti, arredamento Ikea. Solo una birra con due olive, una patatina. In attesa della mia ragazza. Al mio fianco stava una tizia di trenta che ne dimostrava cinquanta di anni che prese a raccontarmi che mi aveva visto lavorare al cinema. Che andare al cinema costava troppo. Che dovevamo abbassare i prezzi. Le avevo sorriso. Era venuta al cinema con la figlia al seguito. Un sabato mattina. Impossibile dimenticarla visto che era bella sbronza e molesta. La bambina invece era gentile, sorridente. Simpatica. La donna mi aveva lasciato la mancia. E così, a quel bancone le avevo offerto il suo giro per ringraziarla. Non si era presa troppa confidenza e questo mi era piaciuto. Dietro, di lato, parlavano di immigrati, della nuova stagione del Lugano, fallimenti totali, divorzi, puttane, gonorrea, di affitti troppo alti, del persico e delle alborelle che arrivano tutte dall'Albania e poi tutta una serie di discorsi quasi sussurrati che lo si capisce subito che ruotano attorno a droga, truffe, ricettazione, traffichini, debiti, scommesse. Le finestre erano oscurate da tendine che non venivano mai lavate. Due cani che dormivano per terra. Un anziano che viveva nel mio stesso palazzo mi offrì un'altra birra. La tizia sorrideva e si grattava le braccia in astinenza. Il vecchio viveva attaccato alla bombola dell'ossigeno, un figlio morto per overdose, quarant'anni a fare il muratore. Si moriva di caldo nel bar. Ero uscito. Nello stesso palazzo una pizzeria d'asporto e un negozio sudamericano davanti a cui sostavano uomini coi muscoli gonfi e donne che lasciavano scoperto quanti più centimetri potevano del proprio corpo. Nasi gonfi di coca. Tutti con in mano una Corona. Finita la birra ero tornato a casa, un arrivederci alla donna e avevo cominciato a leggere questi quattro racconti (due dei quali, “Ispirazione” e “Billy s'innamora” in anteprima mondiale) magistralmente tradotti da Nicola Manuppelli (peccato per qualche refuso) uscendone sconvolto. Dentro ci ho trovato gran parte di quel mondo che avevo lasciato in quel bar. E non solo. Robert Ward ha quello stile che ti prende allo stomaco, ti mette ko come quando bevi troppo, ma soprattutto bevi troppo di fretta o continuativamente partendo molto presto la mattina. Da pugile che ti lavora ai fianchi, danza, balla e ti distrugge. Questi quattro racconti non fanno sconti a nessuno. Un po' come quelle persone che vedevo al bar o che ho conosciuto durante la mia vita. Sono uno di quegli stronyi che se n'è andato dalla provincia per finire a vivere nelle città, fingendo di conoscere il mondo, di aver chissà come cambiato vita ma poi alla fine mi basta ritornare nel mio paese per capire che sono sempre al punto di partenza come succede a Thomas Weeks il protagonista di “Una specie di mostro”: sei ancora lì a sentirti dire che visto che sei a Lugano, Los Angeles, Milano stai facendo la bella vita, perchè chissà cos'hanno sentito e intanto nessuno sa la vita di merda che stai facendo e sono sempre lì a puntarti il dito contro, sei sempre il solito ricchione di sempre, il bambinetto del cazzo che le prendeva e magari ci si mettono pure i parenti a guardarti con le loro facce da cazzo, con le loro vite da stronzi, da mostri. Ecco, quel personaggio lì è tremendo, un bastardo, lui e il suo amico di un tempo vivono al limite, uccidono, saldano i conti, se ne fregano e vanno avanti. Perchè la vita va così, rimane sempre una brutta bestia feroce. Ne stendi uno a terra, ne fai secco un altro, lo riempi di botte, lo lasci per strada a piangere, guaire, morire e andrai comunque avanti perchè c'è un'altra fica da scopare, da riempire col tuo cazzo gonfio, c'è un altro drink da bere, ci sono altri soldi da intascare. Però la merda ti insegue, mica ti lascia tranquillo. Col cazzo che succede. Ne ho vista di gente che da vent'anni sta seduta al solito bancone a bere a raccontare la solita storia di quel bastardo o di quella troia che li hanno lasciati o di quei soldi che non gli sono mai stati o di quella volta che ha perso il lavoro e non ne ha più trovato uno. Un incubo che dura tutta la vita. Non ti abbandona mai. Ti brucia da dentro. Ma quel viso, quel corpo lo vorresti ancora accanto a te. Anche se cadavere. Un corpo da abbracciare. Da scopare. Un incubo che si dilata come una galassia con il suo bel seguito di condanne, sensi di colpa, cagate varie, reati, disoccupazione, sfratti. Ma quel viso, quella voce, quelle labbra, quei muscoli, quell'abbraccio sono ancora tutto per te. Diventano dei fantasmi come accante nel racconto forse più devastante, “Chimica”, con quel Roger Deakens che brucerà la sua vita rincorrendo una donna, abbracciandone il fantasma, dopo essere stato fregato, truffato da due stronzi che si raccattano sempre nei bar, dopo essersi seppellito sotto un'autostrada di cocaina. Una sniffata dietro l'altra. Il naso ti sanguina. Ti sanguina tutto. Il cuore. Il cazzo. Lo stomaco. Il buco del culo. Il cervello. Stacchi questa donna dalla sua impiccagione. Ti ritrovi solo e meno solo. La solitudine che è pazzia ma non c'è migliore pazzia di quella che ci fa sentire meno soli nell'orrore dell'esistenza quotidiana. E sopra queste sventure magari ti viene voglia pure di scriverci, di farci i soldi, di fregarli quelli di cui ti senti magari simile ma simile non lo sei. Ti prendi le loro vite, le metti su carte, le trasformi in sceneggiature per film, serial. Fai successo, torni sulla cresta dell'onda, te ne freghi e quando il conto ti viene messo sul tavolo la sfanghi come nel primo racconto “Ispirazione”. Ecco che  Ward ti butta al tappeto, perchè si ricorda, sa, che la vita è davvero crudele, infame, vigliacca e che quasi sempre non c'è giustizia e non ci sarà mai. Qualcuno pensa che dopo la morte, lassù, da qualche parte in cielo i cattivi verranno puniti e i buoni andranno in paradiso ma per chi non ci crede, la verità è che si può finire al cimitero o in completa rovina senza che giustizia venga fatta. Senza che ci sia possibilità di riscatto. A un certo punto anche la speranza fa a farsi fottere. E intorno a te c'è gente che va avanti indisturbata mettendo i piedi in testa a destra e a manca, fregandosene se qualcuno soffre, se qualcuno si rovina la vita perchè a lui gira tutto per il verso giusto. Mica gli succede qualcosa a lui. E tu invece un cazzo. Neanche un numero sulla ruota della Fortuna. Niente. Come a Billy, in “Billy s'innamora”, lo stuntman che s'innamora perdutamente di una donna che pensa solo a prendersi gioco di lui perchè anche l'amore è una brutta stronza che ti porta dritto al cimitero e mentre tu stai dormendo lei continua a ridere di te, a bersi il suo bel Martini, sdraiata comoda nella sua villa piazzata a picco sull'oceano o da qualche altra parte, Dio solo sa dove, di sicuro in qualche bel paradiso, dove tu, io, poveri stronzi come siamo non finiremo mai.

martedì 12 luglio 2016

Pensierini

- con tutta la merda che  milano ha già ingoiato in questi anni fra saloni, baretti, expo, movide, fondazioni, distruzioni ecco la possibile apertura di una nuova discarica chiamata Salone del Libro. Da Torino a Milano. merda letteraria direttamente sull'alta velocità. roba da rettoscopia.

- il salvatore del socialismo, l'eletto de il manifesto e di tutta quella gente, Bernie Sanders, abbraccia definitivamente Hillary Clinton...ovviamente per cambiarla dal di dentro....che orrore.

- e intanto il servizio postale italiano fa così schifo che praticamente spedire e ricevere una lettera è diventato un lusso/optional.

- meno male che esistono libri come questo.


(qui)

domenica 10 luglio 2016

Alessandra Novaga, Shaft, Pusher, Vita di Epicuro, A Girl Walks Home Alone at Night


"Blume" è il disco di Alessandra Novaga. Maggiori informazioni qui.

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Per restare sull'argomento del giorno è appena arrivato in libreria "Shaft" di Ernest Tidyman (Sur, traduzione di Ettore Capriolo):


Da piccolo Shaft mi faceva davvero sballare. Adesso è un bel po' che non lo rivedo in tv.

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Che testa mi ha fatto mia sorella con Epicuro. Se vi interessa Epicuro vi consiglio questo "Vita di Epicuro" di Goffredo Coppola (Ar)

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Con qualche caduta ma bello tosto.

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"A Girl Walks Home Alone at Night" di Ana Lily Amirpour è stato una straordinaria sorpresa. Qui il trailer per farvi un'idea.

sabato 9 luglio 2016

Tempo perso leggendo un'intervista a Luciana Castellina

tempo perso.
ecco, io sto ad ascoltare qualcuno che mi dice "Leggi, l'intervista a Luciana Castellina" su Il Dubbio.
e io ci provo.
e ci trovo una che ancora nel 2016 rimpiange Togliatti.
Togliatti?
a questo punto preferisco davvero le birre discount se una fantomatica intellettuale, fondatrice de Il Manifesto, rimpiange a modo suo Togliatti.
il disastro non è solo figlio della destra, del liberismo.
i fantomatici intellettuali, i fantomatici politicamente impegnati di questo genere hanno fatto più danni di Bim Bum Bam
il partito comunista italiano era una merda.
discarica.
esattamente come tutti i partiti di sinistra che ne sono stati cagati fuori.
nient'altro da dire.

Syd, The Piper at the Gates of Dawn, David Markson


"The Piper at the Gates of Dawn" è uno dei dischi fondamentali della mia vita. Dentro questo disco c'è Syd, c'è una cassetta scritta a mano, ci sono D., E., R., D. M., c'è un'Audi che mi arriva a prendere sotto casa guidata da D., ci sono i miei incubi, i miei sogni lisergici, il mio dolore, i miei quaderni pieni di appunti ........ Ci sono io che un giorno infilo il cd nello stereo della macchina e appena sento partire Astronomy Domine scoppio a piangere e devo smettere di guidare e parcheggio in una piazzola di sosta e spengo lo stereo.
Erano anni che non riuscivo a compire quel gesto.
Resto lì per un'ora fino a che un camionista mi bussa al finestrino chiedendo se va tutto bene.
No, non va tutto bene.

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Mi ha emozionato. Così come altrettanto emozionante è il saggio di David Foster Wallace.

"Se non fosse che, ora che ho preso questa decisione, mi sono resa conto che non mi è rimasto molto altro di cui scrivere.
In particolar modo se persino scrivere di argomenti innocui quali gli animali domestici finisce per farmi pensare alla meningite, per esempio. O al cancro.
O comunque sia per farmi sentire come mi sentivo.
Per cui, ciò che ho capito quasi contemporaneamente, di fatto, è che forse dovrei ricominciare da campo e scrivere qualcosa di completamente diverso.
Come per esempio un romanzo.
Per quanto forse queste ultime frasi contengano delle implicazioni che non intendevo sollevare.
Ovvero che chi scrive romanzi li scrive solo quando ha pochissimo altro da scrivere.
Indubbiamente molte persone che scrivono romanzi prendono il proprio lavoro molto sul serio.
Sebbene quando dico scrive o prendono, in realtà dovrei dire ha scritto o hanno preso, naturalmente.
Be', ci siamo capiti, insomma.
Comunque sia, mentre Dostoevskij scriveva di Rainer Maria Raskol'nikov sicuramente prendeva Rainer Maria Raskol'nikov molto sul serio.
O come Lawrence d'Arabia sicuramente ha fatto mentre scriveva di Don Chisciotte.
E pensate anche solo a quante persone nella vita hanno creduto che i castelli di Damasco fossero solo un modo di dire, per esempio.
Tuttavia subito dopo ho capito che scrivere un romanzo non sarebbe stata comunque la soluzione.
Non quando, per lo meno, si presume che il proprio romanzo parli di persone, ovviamente." (pag. 257)

Lettura da abbinare sicuramente a:


(qui)



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quando sento le casalinghe, le bravi madre del cazzo pettegole, infide, cafone starnazzare in cortile coi rispettivi mariti del cazzo mi sale una tale voglia di violenza che mi sento esplodere la testa....e alla fine mi limito solo a chiudere le finestre e a soffrire in silenzio....

giovedì 7 luglio 2016

Folgorato


Arrivato a pagina 50.
Folgorato da questo libro.
In attesa di andare al lavoro mi rimetto a leggere.
Mi hanno detto "Prendi qualche medicina per risollevarti l'umore".
Cerca di stare su.
Cerca di non crollare.
Tento, tanto, tento.



mercoledì 6 luglio 2016

Crescendo sentendomi dare della femminuccia/frocio ------------ The Hotelier

Sono cresciuto sentendomi dire che ero una femminuccia. Che facevo giochi da frocio. Che stavo troppo con le ragazze. Che non sapevo fare nodi. Che non avevo i muscoli sulle braccia e non ce li ho nemmeno adesso i muscoli sulle braccia, oddio ce li ho, ma non come i maschioni che ci sono in giro. Vitelli, li chiamava una mia amica. Sono negato per i lavori fisici. Ma li ho imparati crescendo. Ma mi fanno sempre schifo. Curare le piante, invece mi fa star male. Uno dei pochi successi della mia vita è stato quello di non far morire la beaucarnea che mi hanno regalato l'anno scorso. Cresce, vive, prolifera. Quando la guardo mi emoziono. Ci parlo con lei. Ci leggo vicino. In questi giorni trascorro tanto, troppo tempo accanto a quel genere di maschi. Muratori, imbianchini, elettricisti, posatori di moquette, piastrellisti, architetti. Talvolta devo dare loro una mano. E mi pesa molto. So benissimo che la vita è strana e fra quegli uomini che vanno dai 16 ai 60 anni di età si incroceranno storie di ogni genere. Lo so ma non percepisco nessuna affinità, solidarietà. Niente di niente. Non mi piace il cameratismo che si sviluppa fra maschi. Mi ha sempre annoiato. Trascorrere anche solo cinque minuti con queste persone che mi squadrano il fisico minuto, le mie ossa, la mia timidezza mi pesa tantissimo. Ieri poi ho sentito distintamente un tizio darmi del frocio. Ci vuole poco. Mi viene voglia di farmi esplodere in mezzo a tutti. Poi alla fine me ne frego. Ho la mia vita. Il mio corpo. I  miei pensieri. Le persone che amo. Ma questa sporcizia fisica e mentale si toglie solo con l'ammoniaca. Con i diserbanti. 
Donne, uomini, omosessuali, lesbiche, transgender sono accomunati dalla stessa merda mentale umana.
Torno a casa, leggo questo bell'articolo di Paolo Nori: "Le prime tredici righe di Anna Karenina".
E ascolto con furia, sempre e solo questi due album:


(qui)


(qui)

martedì 5 luglio 2016

Cercando di riprendersi (Céline, The Neon Demon)




Giorni di assoluta inutilità. Nemmeno rilassarmi riesco. Niente tuffi. Camminate lungo le solite strade che finiscono solo per intristirmi. Sulla corda per il lavoro. Disponibilità immediata. Disponibilità spalmata. Impossibile far riposare il cervello. Mi porto dietro una tristezza infinita per aver trascorso una serata altrove, in Val Camonica. In compagnia di mio padre, mia sorella e dei suoi colleghi archeologi. Tanta solitudine dolorosa. Da un lato gli snob intellettuali con la puzza sotto al naso, che hanno studiato, che hanno visto il mondo, che la sanno lunga, che quando aprono bocca ti fanno sentire una merda e dall'altra la peggior gente di provincia, razzista, ignorante, cafona, urlante, schiumante alcolismo e carne e polenta e salame da tutti i pori. 
Sono stato così male in quel posto, in mezzo a quella gente che stavo per scoppiare a piangere davanti a tutti. Quando sono rientrato nel mio appartamento svizzero e ho potuto bere una birra in tutta tranquillità, mangiare del melone fresco, con la mia compagna sul divano a leggere, ho finalmente potuto respirare.

Leggo.
Piango in silenzio.






Badgastein, 22 o 23 luglio 1935

Caro Élie, 
Il guaio in ttuto questo è che non esiste il popolo nel senso preciso in cui l'intendete, non ci sono che degli sfruttatori e degli sfruttati e ogni sfruttato non chiede che di diventare sfruttatore. Non capisce altro. Il proletariato eroico egualitario non esiste. È un sogno vuoto. Una FAVOLETTA, e quindi l'inutilità, la scempiaggine assoluta nauseante di tutte queste fantasie imbecilli, da una parte il proletario in tuta blu, l'eroe di domani, e il crudele capitalista con la catena d'oro dall'altro. Sono letame, l'uno e l'altro. Il proletario è un borghese fallito. Niente di più, niente di meno. Niente di straordinario in questo, solo un piagnucolio viziato e furbo. È tutto. Un pretesto per congressi, prebende, paranoie...L'essenziale non cambia. Non ci si impegna mai, si bava nell'astratto. L'astratto  è facile, è il rifiugio di tutti i fannulloni. Chi non lavora è pieno di idee generali e generose. Ciò che è molto più difficile è di far rientrare l'astratto nel concreto.
Chiedete un po' voi a Bruegel e a Villon se avevano delle opinioni politiche?...
Mi vergogno di insistere su questi fatti evidenti...Mi guadagno da campare dall'età di 12 anni (dodici). Non ho visto le cose dal di fuori ma dal di dentro. Si vorrebbe farmi dimenticare quello che ho visto, quello che so, farmi dire quello che non dico, pensare al posto mio. Sarei già ricchissimo se avessi voluto rinnegare un po' le mie origini. Invece che giudicarmi dovrebbero piuttosto copiarmi che bavare queste banalità – tanto di scrittori scriverebbero infine delle cose leggibili....
La fuga verso l'astratto è la pigrizia stessa dell'artista. Il suo disertare. Il convegno la sua morte. La lusinga la sua catena, da dove essa venga. Io non voglio essere il primo fra gli uomini. Voglio essere il primo nel mio lavoro. Gli uomini li smerdo tutti, quello che dicono è privo di senso. Bisogna darsi interamente alla cosa in se, né al popolo, né al Credito Lionese, a nessuno.
Con molto affetto.
Louis F. Céline.”


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Visto.
Mi ha sorpreso in positivo.



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Leggo da qualche parte che uno dei personaggi peggiori e imbarazzanti comparsi sulla scena pubblica negli ultimi trent'anni, Antonio Di Pietro, andrà, forse a gestire qualcosa, zona Pedemontana. Non capisco come non ci si sia ancora sbarazzati di codesta persona.



venerdì 1 luglio 2016

Gli ultimi giorni di pseudo vacanza (Mishima, Vollmann, Iannone, Leute)

Quest'anno non andrò in vacanza. Niente mare, niente montagne, niente capitali europee. Mi godo questi ultimi due/tre giorni di "riposo" (perché comunque non ho mai veramente staccato dal lavoro) e poi da lunedì ritornerò al lavoro. Qualche altro giorno libero lo avrò ma praticamente le mie vacanze sono finite. Ci sono comunque ancora luglio e agosto e spero in temperature elevate per potermi godere almeno il lago e i boschi. 

Se accendo la tv e leggo i giornali e incontro i volti di Di Maio, Freccero, Raggi, Grillo, Renzi, Salvini, Appendino, Fassino, Sala, Monti, Toti, Boccia e il resto della discarica mi sale la voglia di tagliarmi le vene.

Meglio leggere.


"Quando gli uomini guarderanno le stelle, nel loro cuore si leverà, carico di essenze, il vento della notte. Sulla foresta, sul lago, sulla città, le nuvole fluttueranno tranquille. Allora le stelle inizieranno a cadere copiose e come la rugiada copriranno ogni cosa. Nel disegno tracciato dall'invisibile nastro divino, tutte le costellazioni crolleranno a una a una con estrema eleganza. D'allora in poi le stelle dimoreranno nella nostra anima, e forse torneranno ancora quei giorni in cui gli uomini erano dolci e meravigliosi come gli Dei" (Mishima, La foresta in fiore, Feltrinelli, pag. 54)


" 6. Lo psicoterapeuta Wilhelm Stekel afferma che la nostra emozione fondamentale é l'odio. Di conseguenza, "possiamo concepire il masochismo solo come colorazione di un sadico ritratto sottostante. Una tale affermazione sarebbe mostruosa, se non fosse dimostrabile". Siamo creati a immagine della Madonna? Oppure, se preferite, la Madonna è come noi? Se sì, quale sadismo si nasconde nel suo ritratto? In caso contrario, é sovrumana? O Stekel si sbagliava?" (William T. Vollman, Ultime storie e altre storie, pag. 173)



(qui)