Conosco Federico Magi da tanto tempo e sapendo del suo impegno nella campagna elettorale per
Giorgia Meloni mi sono permesso di rivolgergli alcune domande.
È un'intervista densa, lunga, spero possa interessarvi:
A) Ciao Federico, in apertura, come sta Roma dopo gli anni di Marino e Alemanno e Mafia Capitale e il tramonto di Totti come fondale sbiadito di Cinecittà?
F) Ciao Andrea. Come sta Roma, mi chiedi? Credo che anche chi come te, e come la maggioranza degli italiani, non capiti spesso nella Capitale possa immaginare che da queste parti non ce la passiamo molto bene. Fuori da ogni facile retorica, Roma oltre che essere una città corrotta all’ennesima potenza e svilita da un degrado non degno d’una capitale d’Europa, è anche un luogo dove oramai, nonostante la proverbiale socievolezza dei romani, individualismo e solitudine esistenziale stanno mettendo radici profonde e si propagano come metastasi di un cancro che non è soltanto morale, ma è anche e soprattutto un mal di vivere che penetra profondamente anche la sfera spirituale. E non mi riferisco, naturalmente, a propensioni fideistiche – qui esiste solo il tifo per la squadra di calcio, come fede reale – o religiose, quanto più a quella salutare tendenza, oramai quasi del tutto perduta, a guardare altro e soprattutto oltre il consueto e l’immanente. Ognuno, in sostanza, è a protezione del suo piccolo orticello personale e materiale, e non ha più né la voglia né tanto meno la capacità di guardare oltre il proprio privato. Da un lato è comprensibile, ed il discorso è estendibile alla vita d’ogni metropoli d’occidente, ma Roma respira, o dovrebbe ancora respirare, una tradizione millenaria di arte, bellezza, maestosità e spiritualità. E quando parlo di spiritualità non mi riferisco certo all’influenza del Vaticano, che anzi a mio parere è addirittura deleteria, in questo senso. Tu citavi i disastri delle giunte Alemanno e Marino, ma io andrei ben più indietro, almeno retrocedendo finchè la mia memoria di ragazzo di allora me lo consente: non è che le giunte Rutelli e Veltroni fossero state migliori, anzi. Hanno solo usufruito di più denari da spendere rispetto alle ultime due, tanto da godere di una migliore visibilità, ma li hanno comunque utilizzati molto male. E i privilegi di allora erano i medesimi di oggi, per chi a Roma comanda veramente (la lobby dei palazzinari in primis), solo che attualmente c’è una diversa consapevolezza nella gente, dovuta al fatto che la crisi economica ha investito anche tutta la medio borghesia romana.
Su Totti invece non vorrei dir molto, perché questi americani - ma proprio gli americani ci dovevano capitare? Avrei preferito addirittura russi o cinesi, giuro - lo hanno trattato senza alcun rispetto. È stato, è e resterà un simbolo per tutti i romanisti di questa città e non credo solo per loro. Per le sue gesta sportive, evidentemente.
A) Hai deciso di impegnarti nella campagna per Giorgia Meloni sindaco di Roma e vorrei chiederti in prima battuta quali sono le motivazioni che spingono un cittadino, in una fase storica come questa di profonda sfiducia, a impegnarsi in politica. E in seconda battuta, in cosa consiste impegnarsi nella campagna elettorale di una candita e quali sono fino ad ora gli elementi/episodi di interesse che vorresti raccontarci?
F) Bella domanda. Effettivamente sono davvero pochi i motivi per cui un cittadino, pur animato dalle migliori intenzioni o da un senso civico più sviluppato rispetto al comune, possa trovar interesse a spendersi per una qualunque campagna elettorale. Oramai le ideologie son tutte crollate, e anche il possibile impeto ideale è assolutamente difficile da ritrovare. Nel mio caso, in effetti, non c’entra né la passione politica né la reale convinzione che, chiunque vinca, possa cambiare gran ché dell’attuale stato di cose. Perché mi impegno, dunque? Perché Roma è pur sempre la mia città, perché la amo nonostante tutto, e perché è meglio vedere “il mostro” da vicino che immaginarselo più orribile di quel che in effetti sembra. Fuori dalla metafora, il mostro in questione è evidentemente la politica romana, che ahimé ben conosco tanto da poter ragionevolmente affermare, e immagino non ti sorprenderai di ciò, che qui la classe dirigente non solo è davvero scadente ma è mediamente più corrotta e inaffidabile che altrove. E per ciò che ho visto nemmeno c’è da far distinzioni tra partiti, in questo senso. Cinque Stelle compresi, naturalmente. Episodi non te ne citerò, per non sputtanare nessuno, ma te li lascio solo immaginare.
A) Cosa ti ha spinto a impegnarti per Giorgia Meloni? Perché Giorgia Meloni potrebbe essere un buon sindaco per Roma?
F) E qui arrivo a spiegarti perché sostengo Giorgia Meloni, nella sua comunque difficile scalata al Campidoglio. Tu mi conosci, sarebbe facile dirti perché vengo da quell’area politica, ancorché Giorgia – che è quasi mia coetanea – al tempo della nascita di Alleanza Nazionale e della trasformazione del Fronte della gioventù in Azione Giovani fosse di un gruppo interno al partito contrapposto al mio. In sostanza, lei era una giovane militante di Colle Oppio, io di Balduina. Lei con Fabio Rampelli, io con Andrea Augello, che al tempo si contendevano, insieme a pochi altri, il controllo del partito nella Capitale. Detto ciò non ho mai avuto nulla di personale contro Giorgia, né contro la maggioranza dei gabbiani (così chiamavamo il gruppo di Colle Oppio, per il loro simbolo che era un omaggio ideale a Il gabbiano di Jonathan Livingstone), né tanto meno ho avuto ruoli o cariche che mi avrebbero messo in contrapposizione con loro. Ma all’interno di Alleanza Nazionale i maggiorenti delle correnti del partito si odiavano, tanto che oggi Andrea Augello sostiene Alfio Marchini e non certo Giorgia Meloni. Certo non immaginavo che sarebbe arrivata dove è adesso, che sarebbe divenuta addirittura un capo di partito a livello nazionale. Tanto di cappello ai suoi inimmaginabili miglioramenti, e al fatto che ha saputo studiare da professionista della politica pur non perdendo quella schiettezza e quella veracità che la contraddistingueva già a 18 anni, a mia memoria, tanto da essere sin da giovanissima nelle grazie del Presidente del partito, Gianfranco Fini. Ho scelto la Meloni perché, più in generale, credo che quella che è considerata la destra italiana attuale abbia una sola via possibile da seguire: quella dell’alleanza con Matteo Salvini e la Lega, e quella europea con Marie Le Pen e i partiti antieuropeisti. E la Meloni lo ha ben capito. Detto ciò, non mi illudo che questa alleanza possa essere in tempi medio-brevi maggioranza in Italia, ancorché in politica tutto cambia molto repentinamente, a volte.
A) Cosa pensi dei vari Raggi, Fassina, Giachetti, Marchini?
F) In generale credo che a Roma nessuno abbia questa voglia impellente di vincere, e lo dimostra la campagna elettorale un po’ sottotono di tutti i candidati. La Raggi, come candidata Cinque Stelle, è solo una figura messa lì perché, tra i consiglieri uscenti grillini, è quella che è stata ritenuta più presentabile. Non so dirti se abbia o meno capacità per guidare una città come Roma, non credo e non la conosco abbastanza, ma immagino siano irrilevanti le sue effettive capacità per chi l’ha scelta. Giachetti era il capo di gabinetto di Rutelli, al tempo in cui l’ex sindaco governava la città. È un uomo d’apparato, che ha già trascorsi tali per poterne diffidare quanto basta. Fassina, poverino, è stato messo lì a portare la sua croce, e il fatto che la sua candidatura non sia stata riconosciuta idonea, in un primo momento, per stupide irregolarità burocratiche mi fa pensare che sia stato in qualche modo boicottato perché toglieva voti a Giachetti. Marchini invece è gran furbacchione, ha fatto propaganda per mesi dichiarandosi libero dai partiti e adesso imbarca tutti, da Berlusconi a Storace (mi dispiace molto dell’appoggio di Storace a Marchini, perché Francesco l’ho conosciuto bene, al tempo in cui feci parte del suo staff elettorale, alle politiche del 1996. Ho fatto diverse campagne elettorali, e umanamente è quello che ho apprezzato maggiormente, rispetto agli altri politici che ho incrociato in questi anni), e chi più ne ha più ne metta. Credo che se dovesse arrivare al ballottaggio sarebbe il favorito, perché lo voterebbero sia a destra che a sinistra. Non mi piace nemmeno lui, evidentemente, e non lo ritengo così libero da lobbies e poteri assortiti come si dichiara, non fosse altro perché, come a Roma in molti sanno, dietro di lui c’è Caltagirone.
A) La candidatura, o autocandidatura, di Giorgia Meloni è stata molto travagliata (forse anche un po' furba per la gravidanza?) e mi appare come uno dei tasselli nella creazione di una nuova destra, di una destra che si trasforma a livello nazionale, grazie anche all'alleanza con la Lega di Salvini. Sei un uomo che ha vissuto in maniera individuale e eretica tutti i travagli della destra, come descriveresti questa situazione? Sta per nascere un Front National italiano?
F) Come ti ho detto rispondendo a una precedente domanda, io auspico che si consolidi l’asse Meloni-Salvini, e più in generale quello europeo con i partiti antieuropeisti. In Italia (e in Europa, perché le grandi battaglie saranno a livello europeo, nei tempi a venire), per la destra è l’unica via possibile, e secondo me c’è spazio per costruire una realtà forte e alternativa non solo al centrosinistra e ai Cinque Stelle, ma anche ai cosiddetti moderati di ogni specie e colore. Moderato è una parola che non ho mai amato, come puoi immaginare, e mi fa sorridere chi si professa tale: è la morte di ogni possibile passione, politica e non soltanto. Se poi mi chiedi se Giorgia Meloni e Matteo Salvini siano personalità che esaltano il possibile elettore o militante, ti dico che non sono proprio il sogno della mia vita ah ah ah… e non credo solo della mia, ma non è questo il punto. Si prende ciò che passa il convento, se si vuole prendere. E per adesso prendo questo, perché di meglio non trovo in giro. Peraltro ambedue sono migliorati molto, rispetto a quando si sono affacciati nel nostro grigio panorama politico. E penso che Salvini sia anche abile e scaltro, più di Giorgia che per fare breccia in un elettorato più vasto deve smussare ancora qualche piccolo difetto caratteriale. Ma il tempo è dalla sua. Non sarà comunque un nuovo Front National, ma una nuova destra all’italiana, nel senso più neutro del termine.
A) Giorgia Meloni potrebbe comunque passare per essere una figlioccia della stagione berlusconiana. Un Berlusconi che non tramonta mai. Come dimenticare che pure lei ha partecipato come ministro a quei governi? E come pensare che anche lei non sia legata a poteri forti e lobby varie? In cosa dovrebbe distinguersi Giorgia Meloni da Alemanno?
F) Giorgia è stata Ministro della Gioventù, nell’ultimo governo Berlusconi, come ben ricordi, un ruolo peraltro puramente simbolico, vista l’effettiva valenza politica. Le sue fortune politiche, però, non le deve a Berlusconi, ma a Fini, che l’ha voluta ministro e che l’ha lanciata giovanissima nella politica che conta. Per quel che so la Meloni è stata fedele al Presidente di Alleanza Nazionale finché ha potuto, poi quando l’ambizione di Fini gli ha fatto perdere la bussola, fino a fondare un partito (Futuro e Libertà) che sosteneva Monti, Giorgia ha fatto l’unica scelta politica possibile: lasciarlo al suo destino. L’errore colossale di Gianfranco Fini, e scusa se divago, non è stato tanto inimicarsi progressivamente i nostalgici del Duce con dichiarazioni fuori luogo e fuori tempo massimo, quanto scegliere di fondere A.N. con Forza Italia, dando vita al P.D.L. In quel momento è morta la destra in Italia, e di qui le grandi difficoltà per ricrearne una che sia non solo credibile e elettoralmente pesante, ma anche appetibile per quei tanti italiani che da allora hanno deciso progressivamente di abbandonare le urne. Ma guarda che mi fai scrivere, mi fai pure fare un involontario elogio della democrazia rappresentativa, io che non l’ho mai amata ah ah ah. Non mi risulta che abbia o abbia mai avuto lobbies o poteri forti alle spalle, quanto meno sono sicuro non ne abbia di rilevanti, tali da spostare equilibri nella Capitale. In cosa dovrebbe distinguersi da Alemanno, mi chiedi… be’ io spero prima di tutto che abbia la possibilità di distinguersi, se dovesse vincere, evidentemente. Poi è logico che la giunta Alemanno sia stata fallimentare, per la destra e per Roma, pertanto bisogna far tabula rasa di quella esperienza.
A) Ho letto di una taglia sui corrotti proposta da Giorgia Meloni. Non mi convince molto. Sapresti spiegarmela brevemente?
F) Ah ah ah, la taglia sui corrotti… è una stupidaggine, evidentemente, e credo che Giorgia l’abbia sparata così per un po’ di ingenuità. Ma immagino che qualcuno, all’interno della sua coalizione, gliel’abbia fatto notare. Infatti non è più tornata sull’argomento.
A) Roma è il centro della cristianità: come si convive col Vaticano? Sempre e solto subalternità? Non è forse ora di far pagare qualcosa alla casta vaticana?
F) Fosse per me la casta vaticana pagherebbe tutto e anche di più. Purtroppo tutti se la devono tenere buona, soprattutto in politica e considerando che la politica si fa a Roma. Non credo che qualcuno abbia mai il coraggio né l’effettiva possibilità di far pagare al Vaticano ciò che deve, in tutti i sensi. Detto ciò Roma è certamente la culla della cristianità, ma questo deve essere un valore per chi viene da fuori, turisti in primis, volendo considerare lo smisurato valore artistico che la cristianità ha prodotto nei secoli nella Capitale. Dal punto di vista dei diritti civili e delle libertà religiose Roma dovrebbe essere, al pari di altre capitali europee una città laica, nel senso più pratico del termine: in sostanza, l’ingerenza vaticana sulla vita dei romani, e non solo dei romani, sarebbe auspicabile diminuisse progressivamente. Ma ciò avverrà, se avverrà, non tanto per scelte politiche antagoniste o rivoluzionarie, quanto più per lo spirito del tempo che muta con lo scorrere degli anni. E in conclusione ti dico, anche se c’entra poco forse con la tua domanda, che questo Papa non mi piace per nulla, e lo considero fin troppo politico, altro che paladino degli umiliati e offesi. Sembra amato da tutti, in politica come tra gli intellettuali e i giornalisti televisivi e non. E questo è già un ottimo motivo per diffidare. Preferivo Ratzinger, di gran lunga; un teologo, un uomo di cultura, decisamente più vicino come immagine ad un leader spirituale, a un riferimento che ha a che vedere con il sacro. Questo deve essere per me un capo religioso, uno che ha che fare con la dottrina non con la politica, qualsiasi sia la confessione che rappresenta. E lo dico da non credente.
A) Nello stesso tempo a Roma c'è la più grande moschea almeno d'Europa. Come pensa di regolare Giorgia i rapporti con le comunità musulmane. Vivo in un paese che ha appena vietato il burqa. Credi che sia un provvedimento utile anche in Italia?
F) Non ho idea di come Giorgia Meloni approccerà, se eletta, il problema delle moschee e più in generale come si orienterà nel dialogo con la comunità mussulmana di Roma. Dal mio punto di vista vietare usi e tradizioni d’altri popoli, anche se ospiti in casa nostra, non è mai una scelta corretta. Certo che il burqa, oltre ad essere antiestetico, ma non è il problema, cela fin troppo il volto di chi lo porta. È questo l’aspetto più preoccupante, ma non tanto perché dietro al burqa si possano nascondere potenziali terroriste, anche se non è escluso, quanto perché è un indumento che lede profondamente la libertà non solo di chi lo indossa, ma anche di chi interloquisce con chi ne fa uso. Dammi del maschilista ma io la penso così sull’abbigliamento delle donne (ma lo stesso vale per gli uomini, se proprio dobbiamo dirla tutta), mussulmane, cattoliche o buddiste che siano, ovvero che il limite dovrebbe essere sempre dato dal buon gusto e dall’intelligenza di chi sceglie indossare un qualsivoglia indumento. E il buon gusto, ci tengo a precisarlo, non lo valuto secondo criteri moralistici né tanto meno religiosi, ma semplicemente estetici. Se una donna/ragazza ha un corpo che le permette di indossare abiti succinti e scollati che ne valorizzano le forme, fa bene a indossarli. Diversamente, se non se lo può permettere perché non ha un corpo che ben si armonizza con tali abiti, meglio che si copra il più possibile o che usi abiti e colori adeguati alle proprie forme.
A) La Destra italiana, e non, viene spesso, a vanvera, accusata di essere culturalmente arretrata. Poca cosa insomma. Roma, proprio per la sua storia, potrebbe essere un laboratorio per poter far emergere tutta una serie di idee, proposte culturale innovative e non, che si smarchino anche da una dimensione puramente statica, fossilizzata della capitale. Cercando di non copiare Milano che alla ricerca della Modernità a tutti i costi, si trasforma in una città schiava della movida, viva ma senz'anima, se non quella del soldo e del radical chic.
F) Il problema del rapporto tra la destra italiana e la cultura ha radici lontane. Tornando al Movimento Sociale Italiano, l’unico partito che per anni ha rappresentato chi si sentiva di destra, in Parlamento e nel Paese, il fatto di essere dichiaratamente erede dell’esperienza fascista ha contribuito non solo a ghettizzarlo a livello politico e parlamentare, ma anche nell’ambito culturale e intellettuale. Lo stesso M.S.I. ha purtroppo contribuito, in parte, al consolidamento dell’idea che a destra non ci fossero né cultura e né intellettuali, soprattutto nell’ampia fase che va dai primi anni Sessanta ai primi anni Ottanta, toccando l’apice immediatamente dopo il 68 e per tutti gli anni Settanta. Ciò fu colpa di scelte politiche ottuse e del clima che si respirava nei roventi anni di piombo. Per spiegarti cosa avvenne in quegli anni dovrei rilasciarti un’intervista intera sull’argomento, e non mi sembra il caso, ma posso dirti che nell’immediato dopoguerra il M.S.I. era un partito sostenuto da diversi uomini di cultura e intellettuali, certo anch’essi sufficientemente ghettizzati se non addirittura oscurati dalla cultura dominante. Julius Evola è un esempio lampante, a questo proposito. Con l’avvento della Nuova Destra, nata dalla corrente rautiana, e attraverso l’esperienza dei Campi Hobbit, tra la fine dei Settanta e i primi anni Ottanta, il mondo giovanile missino, a dispetto di una dirigenza nazionale tutta intenta ad occuparsi di questioni più strategiche che poltico-culturali, diede largo spazio alle iniziative culturali e alla riscoperta di autori, simboli e tradizioni che non avevano nessun legame diretto col fascismo. Mi piacerebbe dilungarmi un po’ a spiegarti cosa avvenne in quegli anni, e quanto ciò ha influenzato la mia stessa generazione, nel momento in cui ha scelto di fare politica nel Fronte della Gioventù, ma non è questo il contesto, come ripeto. Arrivando alla metà dei Novanta, e all’avvento di Berlusconi sulla scena politica, è facile registrare per chi ha vissuto quel periodo in prima persona come la realtà cambi nuovamente. Qui però la decadenza è generale, non solo a destra ma anche a sinistra i riferimenti culturali risultano essere sempre meno rilevanti nella scelta di far politica. E venendo all’oggi, è triste constatare come la cultura conti poco in qualsiasi ambito politico e che i nascenti partiti, come il Movimento 5 stelle ad esempio, si costituiscano senza nessuna base ideologica e senza nessun riferimento culturale riconoscibile. Gli intellettuali poi in Italia sono morti, e se non sono morti hanno perso qualsiasi potere di influenza, di indirizzo, qualsiasi credibilità e senso critico. Non esistono più intellettuali, tanto per fare due nomi provenienti da culture opposte, come Pier Paolo Pasolini, o come Adriano Romualdi, immagino sconosciuto ai più, sia perché morto giovane e sia perché era il figlio di un ex Segretario del M.S.I. Chi sono gli intellettuali italiani con un minimo di credibilità oggi? Saviano, Camilleri o Erri De Luca? Benigni che traduce la Divina Commedia al popolino? O per dirne uno non di sinistra, Sgarbi? Ah ah ah facciamoci quattro risate per non piangere, che è meglio. L’unico vero intellettuale italiano credibile vivente è Massimo Fini, e se leggete la sua bella autobiografia capirete anche perché non è mai entrato in nessun circuito culturale che contasse veramente, in Italia. Roma è stata, è e resterà un laboratorio politico, più che culturale, non immagino una destra che possa ridefinire un orizzonte culturale partendo proprio dall’esperienza romana. È più una questione di tempo che di luogo, a mio modesto parere. E questo tempo che ci ospita non favorisce affatto.
A) Chiudo con una domanda provocatoria: non è che la Meloni potrebbe diventare sindaca proprio perchè è l'anima incazzosa ma consolatoria, rassicurante, vuota, che piace tanto ai media e ai trasformisti italiano? Insomma siamo sempre a votare politici senza vero spessore ma che fanno parlare solo perchè viviamo in un'epoca di politici mediocri, se non scandalosamente imbarazzanti? La Meloni è una di questi politici?
F) Non so rispondere alla tua provocazione. Giorgia Meloni è una ragazza, ormai meglio dire una donna, anche se nel mio immaginario resterà sempre la ragazzina col megafono ai cortei di Azione Giovani (e lo dico in senso positivo, ricordando quegli anni con affetto e una punta di nostalgia), che si è migliorata molto, nel tempo. Non risponde a nessuna lobby o potentato, ed è spontanea quanto basta per essere sufficientemente credibile. E per quel che ne so è una persona onesta e pulita. Forse non sarà mai un genio politico, e non avrà mai il carisma e la cultura di altri che l’hanno preceduta, nella nostra area politica, ma ad oggi non vedo alternative migliori per chi proviene da un mondo e da una cultura che altrimenti non sarebbe rappresentata. Ovviamente sarà il tempo a dirci quanto vale, e se il suo progetto politico avrà l’ampio respiro auspicato da chi - come me e come tanti altri che hanno deciso di credere che una nuova destra sia possibile - ha scelto di sostenerla.