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domenica 31 maggio 2015

Fumetti ("Neve", "Winter World"), viaggi/mia madre; mostre/ricordi/Giuseppe Terragni

Ogni mese acquisto in edicola Nathan Never, Adam Wild e Lukas ho cominciato a leggere anche:



"Neve"




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Quando finisco in colonna in autostrada mi riempio dei ricordi dei viaggi in macchina per raggiungere Pesaro. Quanti ne abbiamo fatti fra gli anni '80 e gli anni '90. Partivamo di notte per arrivare la mattina presto. Ci stavamo un mese. Sul sedile posteriore, fra me e mia sorella, c'era la gabbia col pappagallo. Adoravo quei viaggi. Adoro il mare. I giorni precedenti al viaggio, quasi 500 chilometri, non riuscivo mai a dormire. Una volta impiegammo 12 ore per raggiungere Pesaro. Colonne ovunque e mio padre scelse la via Emilia. Mia madre ha sempre sofferto di mal d'auto e quell'anno stette veramente male. Tornò a star bene verso Gabicce e quando arrivammo a Pesaro, prima di andare nell'appartamento che avevamo affittato, volle raggiungere la spiaggia e sedersi nell'acqua. La lasciammo tranquilla. Poi arrivarono i responsabili del Bagno e i nostri conoscenti a salutarla. Mia madre adorava il mare, l'estate, la sabbia, il caldo, le riviere. Adesso che è morta le spiagge e il mare mi fanno piangere. Lunedì avrebbe compiuto 69 anni. Da maggio fino al primo freddo autunnale lei e mio padre avrebbero cominciato a spostarsi in macchina fra laghi, colline, montagne, città d'arte. Robe del tipo "Ciao Andrea, siamo a Genova", "Ciao Andrea, siamo a Ginevra". Mi manchi tantissimo.


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Dal 29 maggio al 16 settembre alla Casa dell'Architettura di Roma c'è una mostra dedicata all'architetto comasco Giuseppe Terragni e ai suoi progetti realizzati per Roma. Sono affezionato a Terragni per motivi familiari e dovrei scendere a Roma per visitare questa mostra. E poi sotto il suo monumento ai caduti di Como ho giocato, mangiato gelati e letto libri, giornali, fumetti. 




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Il dolore.

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giovedì 28 maggio 2015

Le schede elettorali, Alta definizione, i merdosi docu/film sulle star





- Domenica andranno a votare in italia. Chi passa da queste parti sa bene che sono un astensionista convinto. Ovviamente chiunque libero di fare quello che vuole e ho amici e amiche e parenti che votano...non c'è problema...insomma..Andranno a votare anche per il nuovo sindaco di Lecco. Lecco è la città a cui tengo di più, anche se ormai l'ho abbandonato e non ci torno quasi più. I candidati di questo giro sono davvero tutti impresentabili. Un vero festival dell'orrore. Da destra a sinistra, dal centro ai grillini, roba da far venire gli incubi. Se volete recarvi all'urne lecchesi quantomeno votate scheda bianca, annullatela ma date ascolto alla vostra coscienza. I motivi di questo mio appello li evito per fare troppi discorsi ma i lecchesi sanno bene di cosa sto parlano.
Gli elettori che continueranno a dare fiducia all'attuale sindaco del Pd rimangono per me assolutamente incomprensibili.
Per non dire di robe da perditempo come questa pagliacciata.
La brava borghesia lecchese è una vera schifezza.



Lo so benissimo che l'immedesimazione non è in sé un valore quando si legge un'opera letteraria o si vede un film (anche quando si prova a scrivere per far immedesimare), anzi si corre il rischio di cadere in un tranello. Comunque sia immedesimarsi non è nemmeno qualcosa di cui vergognarsi. Sono cresciuto immedesimandomi negli eroi biblici, in Moby Dick (intendo il libro in generale perché mi sento tutto quel libro dentro al corpo), in Bardamu, in Ethan Edwards, in Uncas, Holden, Seymour e molto altro e poi mi sono immedesimato in Eli Schwartz, protagonista del romanzo di Adam Wilson "Alta definizione" (Isbn Edizioni), che mescola Salinger, Lpsyte, Auslander spazzatura nerd di ogni genere e molto altro di generazionale e ebreo americano e collegiale e sitcom, perché anche io sono esattamente un perdente come lui, uno che non saprà mai cosa fare nella vita, che ha combinato una cazzata dietro l'altra, che è stato spesso preso per il culo e abbandonato da tutti, che ha fatto dentro e fuori da storie sentimentali imbarazzanti, che si è divertito e si diverte con le droghe e l'alcool e i medicinali, che ha vissuto di abbandoni, solitudini e vie d'uscita che quando arrivano non sembrano portare speranza ma solo una strada di noia. E poi perché se mi venite a trovare io sono vestito in maniera improbabile come Eli: disordine, libri/giornali/bicchieri/dischi/medicinali/zaino/bigliettini sparsi ovunque, pigiami scombinati, coperta a quadrettoni addosso quando fa freddo e a casa nostra fa molto freddo, magliette nere di Star Wars o con simboli di qualche ditta meccanica o elettrica scomparsa, jeans cascanti per la cintura slacciata o pantaloni della tuta macchiati di caffè e pomodoro e la faccia grigio/verde/gialla di uno che non sta un granché bene e pensa solo a sopravvivere in attesa di qualcosa che stenta ad arrivare. 

- Sono stati tutti contenti di girare documentari su Cobain e Amy Winehouse adesso arriva pure il film su David Foster Wallace. Roba da vomitare. Tutte robe realizzate da stronzi. Roba per succhiasangue e parassiti del cazzo.

- Su Linkiesta un articolo su Caligari. Il suo "Amore tossico" è uno di quei film che non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per avermelo fatto vedere.



martedì 26 maggio 2015

Drieu La Rochelle / The Brown Bunny


Quando la tristezza è così forte cerco di risollevarmi pensando a persone come Drieu e a leggere qualche sua pagina. Ad avere una pistola...



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Uno dei film più dolorosi che io abbia mai visto. Fa schifo quasi a tutti. A me no.

lunedì 25 maggio 2015

Le persone che muoiono - Blessed Arms That Hold You Tight, Freezing

Certi giorni, a sorpresa, muoiono persone che si conoscono.
In questo caso, persone che ho conosciuto da bambino e che hanno fatto sempre parte dei racconti di famiglia.
In questo caso, ieri notte, a morire è stata un padre.
Dieci anni dopo sua moglie.
Tutti e due  falciati dal tumore.
Quella moglie era mia cugina.
Mia cugina somigliava tantissimo alla mia nonna paterna.
La sua morte fu una ferita dolorosissima per mia nonna.
Una ferita per tutta la famiglia.
Del funerale di mia madre ricordo tutta la parentela paterna al completo.
Un regalo gigantesco per il sottoscritto.

Resisti tu.

Ragazzina già indurita dalla vita.

Orfana di genitori.

Ma con una nonna, Angelina, sorella di mia nonna, straordinaria.








domenica 24 maggio 2015

Di PJ Harvey, oroscopi, brutti libri, Bagattelle, Maurice Bardèche, prostituzione, Annalisa Chirico






Conosco una tizia sulla cinquantina che consulta praticamente tutti gli oroscopi disponibili: giornali a pagamento/gratuiti, Brezney, quelli della tv, quelli delle riviste, quelli radiofonici. contenta solo se il suo segno ha zero stellette, se le prospettano disastri, sfighe, solo se le dicono che è un'incapace, una mentecatta, una che non sa fare nulla o fa le scelte sbagliate, una che s'innamorata degli uomini sbagliati, una che non sa troncare, una che dovrebbe cambiare vita. Se ascolta qualcosa di buono lei sta male ma davvero male. Io le chiedo perché non smette di leggere gli oroscopi e lei mi risponde: "Tu ti fidi dei libri perché mi fai la morale?" e poi le offro un bicchiere di vino e lei sorride. 

Ecco, in giro c'è un oroscopo davvero fico: "L'Oroscopo Odoroso" e lo realizza un alieno.  Il mio segno è questo.


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Il nuovo libro di Tommaso Pincio è una vera schifezza. Un vero peccato.

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Uno dei libri che la prima volta che lo lessi mi fece capire che non dovevo vergognarmi della mia solitudine.

"Potrei, oh potrei diventarlo anch'io, un vero stilista, un accademico "pertinente". È una questione di lavoro, un'applicazione di mesi... forse di anni... Si arriva a tutto... Come dice il proverbio spagnolo: "Molta vaselina, molta pazienza, Elefante arrangerà per le feste Formica".

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E sto leggendo anche questo libro del cognato di Brasillach:




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Qualche giorno fa si è svolto a Milano questo convegno: "#ADDIOMERLIN. Prostituzione tra diritto e tabù". Lo si può vedere e ascoltare su Radio Radicale qui.  C'era anche Annalisa Chirico.

Un saluto e un abbraccio a tutte le prostitute che ho conosciuto e abbracciato nella mia vita.


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Mi sono addormentato e svegliato ascoltando nella testa le canzoni di PJ







sabato 23 maggio 2015

Piero Cipriano, Daniel Clowes, José Revueltas, The Beatles



"Il manicomio chimico" di Piero Cipriano (Eluthera) è un libro importante. È un atto d'accusa contro un mondo, contro uno stile di pensiero, contro la didattica psichiatrica, contro la contenzione, il TSO, i manicomi mascherati dietro le case di cura, contro le case farmaceutiche, contro l'incapacità del dialogo, contro le chiusure, contro chi non ha mai voglia di fermarsi a parlare, discutere, tacere. Un libro coraggioso e necessario. Un libro che parla anche di me, di quello che sono, della mia vita. Ci sono alcuni capitoli che mi hanno fatto letteralmente piangere.

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"Mr Wonderful" di Daniel Clowes (Fandango) è una storia d'amore improbabile e impossibile e per questo molto reale. A metà fra Allen e Solondz. Ma soprattutto è di Daniel Clowes. E poi a me le storie d'amore mi piacciono un sacco.


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"Le scimmie" che è un bellissimo e intenso racconto carcerario di José Revueltas (Edizioni Sur). Pochissime pagine ma che sono un vero e proprio manuale doloroso di scrittura. I racconti carcerari mi piacciono. Per tanti motivi. Perché mi sento in carcere. Perché il carcere l'ho sfiorato e magari ci entrerò un giorno. Perché in carcere ci stanno persone che conosco.


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Oggi mi sono svegliato con questa canzone in testa:




venerdì 22 maggio 2015

Chi mi manca





Tutta questa pioggia e tutto questo vento freddissimo e questa neve a meno di due chilometri di distanza mi fanno stare malissimo.






Quando passo giorni così inutili, dolorosi, vuoti, come questi sento ancora di più la sua mancanza. E già la sento tutti i giorni. E leggere le sue pagine non mi fa stare meglio. E se lo rileggo mi viene da piangere. 
Però poi lo rileggo e mi sento meglio nel modo peggiore che uno possa sentirsi meglio e e penso a un ragazzo che alcuni anni fa mi disse "Non ti uccidere per piacere...".
Quel ragazzo poi si è ucciso e non me lo perdonerò mai. 
Domani mi sveglierò e tornerò a svolgere le mie solite mansioni.
Con dedizione e attenzione, consumando troppe energie.
Tornerò a casa svuotato e la giornata sarà finita.
Mangerò poco, verdure o legumi, berrò tanto e me ne andrò a dormire.
Poi mi sveglierò e via da capo.


Ci si sveglia e si lavora e ci si specchia nel dolore.

giovedì 21 maggio 2015

Sunday Morning | POWERDOVE Domenica 24 maggio 2015 h. 11.00 Accademia Carrara Piazza Giacomo Carrara 82, Bergamo



Sunday Morning | POWERDOVE

Domenica 24 maggio 2015 h. 11.00
Accademia Carrara
Piazza Giacomo Carrara 82, Bergamo

L'accesso al Sunday Morning è incluso nel biglietto d'ingresso dell'Accademia Carrara.
Quest'ultimo va acquistato presso la biglietteria del museo, non include il costo della colazione (opzionale) ed è soggetto al tariffario standard: 
Intero (oltre i 25 anni): 10 euro
Ridotto (dai 18 ai 25 anni): 8 euro 
Under 18: Gratis

Dopo l'indiana Tritha e l'americana Orion Rigel Dommisse, sarà il trio franco-americano Powerdove
l'ospite del terzo appuntamento della rassegna itinerante Sunday Morning, contraltare pop, pubblico e alla luce del sole degli appuntamenti solitamente segreti e notturni di Invisible Show.
Sarà stavolta un luogo di assoluta eccezione quale l'Accademia Carrara ad ospitare l'evento, in una delle sale della sua prestigiosa e ricchissima pinacoteca, riaperta il 23 aprile dopo 7 anni di restauri. Ispirato all'omonima canzone dei Velvet Underground e al motto «Il mattino ha l’oro in bocca», il progetto “Sunday Morning” consiste in una serie di concerti per mattine domenicali e nasce dalla volontà di offrire prospettive inedite ad un pubblico quanto più eterogeneo di “non iniziati”, spesso irraggiunti dalle tendenze musicali meno conformi (e più innovative) dell'attuale produzione underground. INFO: http://invisible-show.tumblr.com/


POWERDOVE (psychfolk, USA/Francia)


I Powerdove nascono nel 2007 come progetto solista di Annie Lewandowski, cantante, fisarmonicista e pianista originaria del Minnesota, attiva sul doppio fronte della musica sperimentale d'improvvisazione e del folk-noise indipendente. Nella più recente delle riformulazioni dei Powerdove, risalente a due anni fa, la polistrumentista americana è accompagnata dal francese Thomas Bonvalet alias L'ocelle Mare (Cheval de Frise, Le Chant de L'Amour) e dal chitarrista dei Deerhoof John Dieterich (sostituito in questo tour europeo da Chad Popple, ex Colossamite). Oltre a diverse esperienze nel sottobosco rock americano (Emma Zunz, Doublends Vert e The Curtains, con membri di Gowns e Deerhoof) e a collaborazioni con Xiu Xiu e Hawnay Troof, Annie ha collaborato anche con musicisti d'avanguardia di rilievo internazionale come la sound artist Miya Masaoka, i sassofonisti Caroline Kraabel ed Evan Parker, fondatori di band epocali come Charles Hayward (This Heat) e Fred Firth (Henry Cow), insieme al quale ha realizzato l'album-performance Long as in Short, Walk as in Run (2011). Arrest è l'ultimo album dei suoi Powerdove, uscito a fine 2014 per l'etichetta francese Murailles Music (con le grafiche del fumettista di culto Mark Beyer), e vi si intrecciano timbri avant-folk e puntinismo glitch, litanie inconcluse e cortocircuiti percussivi, con una gamma di strumenti inconsueti (concertina, fisarmonica, chitarra resofonica, campanelli) che aprono a una voce cristallina e inquieta, quasi fosse una Sibylle Baier sedotta dalle aritmie sperimentali. In occasione del terzo appuntamento della serie Sunday Morning (a cura di Invisible Show), il trio franco-americano proporrà all'Accademia Carrara un set mattutino a base di voce, tastiera, banjo e vibrafono. Non avrete indizi su quale sala della Pinacoteca ospiterà l'evento: chi verrà dovrà scovarla da sé.

mercoledì 20 maggio 2015

Oggi + Nadine Shah + libri

Al lavoro vivo ore senza senso.
Ore che lasciano ferite, angoscia, dolore, depressione, disprezzo, autocommiserazione, solitudine, stanchezza, inappetenza, voglia di morire.

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Devo a una grande amica la scoperta di Nadine Shah.


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martedì 19 maggio 2015

Souvlaki Reheated - An Italian Tribute to Slowdive


Gli Slowdive sono uno dei miei gruppi preferiti ed è appena uscita una compilation tributo al loro "Souvlaki" scaricabile in free download. Il mio disco preferito degli Slowdive è "Just for a Day" ma anche "Souvlaki" è splendido. 

In questo tributo c'è anche Novanta.

Si può scaricare da qui.

lunedì 18 maggio 2015

Alcuni estratti da "Money" + Roberto Minervini + The Lonesome Southern Comfort Company

"Money" di Martin Amis é un romanzo micidiale. Mi sa che l'ho già scritto ma non smetterò di ripeterlo. Debordante, surreale, cinico, divertente, cattivo, tristissimo sentimentale, infernale....



Il primo estratto mi ha fatto ricordare a una ragazza che ho conosciuto tanto tempo fa e alla quale continuo a volere un gran bene. Quanti ragazzi hai strapazzato, masticato, spolpato, prosciugato, sputato sul marciapiede.

"Tanto vale che tu sappia anche i retroscena sul conto di Selina, e subito. Quella grandissima troia, perché lascio che mi tratti così? 
 Come tante ragazze (immagino), specie quelle del tipo soffice, tutto curve e che a letto ci sanno fare, Selina trascorre la propria esistenza nell'incallita paura di essere aggredita, molestata, stuprata. Il mondo l'ha violentata troppe volte in passato per non farle pensare che voglia tornare sull'argomento. Sdraiata tra le lenzuola o seduta rigida al mio fianco nel corso di lunghi e rischiosi viaggi a bordo della mia Fiasco, o al di là di un tavolo alla fine di cenette senta limiti di prezzo, Selina mi di frequente intrattenuto con il racconto di affronti e violenze subiti a partire dall'infanzia e dall'adolescenza: schifosi dal fiato fetido e la caramella facile al parco, guardiani grondanti sudore che le facevano il tergo grado nel capanno degli attrezzi, qualche ritardato mentale che la fermava nei vicoli, fino ai fotografi narcisisti e ai coetanei priapici che la insidiavano al tavolo, e, adesso, i minacciosi teppisti, i trogloditi del calcio, i negri appostati alle fermate dell'autobus, tutti a ciondolare per la strada carichi di cattive intenzioni e pronti a metterle una mano sul culo, a strizzarle le ette a fare quello che vogliono senza stare a pensarci due volte...Deve essere faticoso sapere che meta degli abitanti del pianeta, uno su due per chiarire, può farti tutto quel che cazzo gli passa per la testa. 
 E deve essere ancora più duro per una ragazza come Selina, il cui aspetto dopo parecchie ore davanti allo specchio, è un compromesso perfettamente bilanciato tra la minorenne leziosa e la provocazione spudorata. I suoi gusti rigorosamente costosi promettono senza ipocrisie un knowhow da bordello e lingerie con prezzi da capogiro. Ho seguito Selina in centro per acquisti, con lei che mi camminava davanti in blue-jeans tagliati e T-shirt sbiadita, o in abitino frufrù altezza coscia, o fasciante come un preservativo, o in uniforme scolastica minimalista...Gli uomini non fanno altro che strabuzzare gli occhi e fissarla. Si fanno forza e si voltano dall'altra parte. Chiudono gli occhi e si afferrano le palle. E qualche volta, vedendomi avvicinare la mia michetta per metterle un braccio intorno alla vita muscolosa e sottile, sembra che stiano per dirmi: - E tu fa' qualcosa, no? Non farla andare in giro conciata così. Insomma, sei tu il responsabile.
 Ho parlato a Selina di questo. Le ho reso noti gli imprescindibili nessi tra uno stupro e il suo guardaroba estivo. Lei ride. Arrossisce di piacere. E io intanto continuo a fare a botte per difendere la sua reputazione nei pub e alle feste. La palpano, le rifilano pacche, le fanno proposte, ed eccomi di nuovo in pista, esausto ma pronto a menare le mani malconce. Le dico che capita perché lei va in giro che sembra una rivista prono. Lei trova divertente anche questa. Certe volte penso che Selina sarebbe disposta a restare ferma immobile davanti a un tir che le viene addosso, a patto che il camionista non le scollasse gli occhi dalle tette. 
 Oltre che delle aggressioni sessuali, Selina ha paura di topi, ragni, cani, dei funghi velenosi, del cancro, della mastectomia, dei boccali sbreccati, di fantasmi, visioni, prodigi, chiromanti, oroscopi, dell'acqua alta, del fuoco, delle alluvioni, della candida, della povertà, dei lampi, delle gravidanze extrauterine, della ruggine, degli ospedali, di guidare, di nuotare, volare e invecchiare. Come il suo flaccido e pallido amante, non apre mai un libro. Non ha più un lavoro: non ha un soldo. Può avere ventinove anni o trentuno, forse trentatré. È parecchio in ritardo sulla tabella di marcia, e lo sa. Dovrà decidersi a fare qualcosa, e oltretutto piuttosto in fretta. 
 Non necessariamente credo a quello che mi dice Alec, ma a Selina non credo di sicuro. In base alla mia esperienza, con le ragade non si sa mai. Dico sul serio. Se anche ti capita di beccarle sul fatto - magari a gambe all'aria contro la testiera del letto, o mentre si lavano i denti con l'uccello del tuo migliore amico, non si sa mai. Lei negherà tutto, indignata. E convinta, per giunta. Se ne starà lì con l'uccello in mano come un microfono a dirti che non è come pensi. 
 È più di un anno che sono fedele a Selina, Cristo di un Dio, proprio così. Sto cercando di cambiare, ma non funziona mai. Non trovo nessuna con cui tradirla. Non vogliono quello che posso offrire. Chiedono coinvolgimento e candore e fiducia e partecipazione a tutte quelle altre cose di cui, a quanto pare, io sono a corto. Hanno superato lo stadio di quando andavano a letto con qualcuno tanto così per fare. Anche Selina lo ha superato, da un pezzo. Una volta la dava facile, è vero, ma adesso deve pensare al domani. Ai soldi. E dai, Selina, dimmi che non è vero." (pp. 20-22)

Un secondo estratto dedicato alla città che più amo al mondo: Londra e a molto altro.

"Una volta qui di fronte c'era un ristorante italiano gestito dalla stessa famiglia  da tre generazioni: aveva le tovaglie di stoffa sui tavoli e sederete cameriere nerovestite. Adesso è un Burger Den. C'era già un Burger Hutch sulla via. E un Burger Shack, e un Burger Bower. Più si fa rapida la ristorazione e più rapidi si fanno i soldi. Lo so bene: ci ho lavorato. Forse c'è posto per un altro mucchio di soldi. Un'entrata su due si apre su una boutique inondata di luci al neon. Ma quante ce ne vorranno per ogni strada? Trenta, quaranta? Qui una volta c'era una libreria, con la sua brava merce sistemata in ordine alfabetico e per soggetto. Non c'è più. Al negozio mancava la cosa essenziale: impatto commerciale. Attualmente c'è una boutique, e ci girano tre signorine abbronzatissime e sempre sorridenti. C'era un negozio di musica (flauti, chitarre, spartiti). È diventato un ipermercato del souvenir. C'era una sala d'aste: adesso è una videoteca. Una gastronomia kosher: un salone per massaggi. Ho reso l'idea? Questa mia strada si sta facendo strada nel mondo. Mi fa piacere. No, dico sul serio. Per il ristorante è un peccato - ero un cliente abituale, e a Selina piaceva l'ambiente - ma del resto non mi ü mai importato molto e sono contento che sia tutto cambiato.
 Allontanandomi dalla zona ad alto ingorgo demografico, mi inoltrai nel più tranquillo reticolato di rotonde polverosi e luridi hotel. Stanno recuperando terreno anche alcuni terreni edificabili: si vanno raffinando, rinverdendo, marmorizzando. Arrivano in zona e si sistemano qui pubblicitari, commercianti, giovani coppie di sposi. Ormai ti può capitare anche di imbatterti in qualche celebrità di secondo piano, dalle mie parti. Tipo un vecchio attore che canta malinconiche arie nei pub delle traverse qui dietro. C'è una signorina del telegiornale che ogni tanto vedo stipare figli a bordo di una Boomerang mezza sfasciata. Ogni giorno un mancato ospite a un talk show e un ex conduttore di quiz televisivi alcolizzato pranzano alla Kebab House nei Giardini Zilchester. Ah già, c'è pure uno scrittore che abita dietro casa mia. Me l'ha indicato un tizio al pub, e da allora l'ho visto ciondolare al Familz Fun, la sala giochi, e trascinare la sua sporta azzurra del bucato alla lavanderia a gettoni. Non credo che li coprano d'oro questi scrittori, tu che dici?...Lui si ferma e si mette a fissarmi. Ha la faccia contratta e incredula - oltre che sorniona e attraversata da un sorriso sbilenco che sa di collusione. Mi mette i brividi. "Perché non mi dai un'altra ripassata?" gli ho gridato una volta, rivolgendogli anche un segno di vittoria e un pugno chiuso a mo' di avvertimento. Lui non ha battuto ciglio e ha continuato a fissarmi. Mi dicono che sci chiama Martin Amis. Mai sentito nominare. Tu hai letto mai niente di suo?
 ...Strizzai gli occhi e guardai su: ancora niente, nessun fenomeno meteorologico. Certe volte, quando il cielo è grigio così - di questo grigio impeccabile che pare la negazione assoluta del concetto stesso di dolore -, quando le moltitudini chine alzano il capo, è difficile distinguere l'aria dalle impurità dei nostri occhi umani, come se l'andirivieni degli arabeschi di pulviscolo fossero parte degli elementi: pioggia, spore, lacrime nebbia, sporcizia. Forse, in quei momenti, il cielo altro non è che la somma di tutto il luridume che abita nei nostri occhi umani." (pp. 87-89)

Una volta terminata la rilettura di "Money" mi dedicherò a questi altri due:




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"Stop The Pounding Heart" di Roberto Minervini mi era piaciuto tantissimo e adesso non vedo l'ora di vedere: "Louisiana (The Other Side)"




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domenica 17 maggio 2015

"Immagini che ci guardano. Teoria dell'atto iconico" di Horst Bredekamp (Raffaello Cortina Editore)


Ma perché siete andati a Cannes a fotografare starlette, fotomodelle, cani, cosce e caviglie quando invece a Torino c'era una vera star, un traduttore che riempie di sogni erotici e bratwurst vegani la notte, di pizze surgelate che solo gli immigrati sono capaci, non sempre, di mangiare e che grazie a lui si trasformano in miracoli che vi riempiranno la bocca di orgasmi?

Questa divinità barbuta ha tradotto questo libro.

sabato 16 maggio 2015

Le pensioni



Plano, non come cantava Battisti, su un argomento di cui si sta discutendo parecchio negli ultimi tempi: le pensioni. Niente discorsi tecnici. Faccio parte di quella generazione che magari non andrà nemmeno in pensione e lavorando in uno stato straniero avrò pure il problema del conteggio di questi anni precari sommandoli a quelli precedenti. Tenendo conto di alcuni buchi nella mia, per fortuna opacissima, carriera lavorativa.
C'è però mio padre che fa parte di quelli che non sanno se si vedranno restituiti i soldi che gli spettano. Non é un politico e non riceve una pensione mirabolante, ma proprio per niente, ma ha lavorato una vita in un settore molto pericoloso per la salute e ha altrettanto faticato per mantenere la sua famiglia e far quadrare i conti fra gas, luce, affitto, figli.
Ogni volta che bisogna aggiustare i conti le persone come mio padre si vedono derubati dallo Stato. Mio padre mastica amaro, soffre in silenzio, perché é una persona fin troppo per bene ed estremamente educato e lo scrivo anche se i rapporti con mio padre sono alquanto sfilacciati e drammatici. 
Penso anche a mia zia che ha 84 anni e vive da sola e riceve una pensione da fame e sopravvive grazie all'aiuto dei miei due cugini. 
Poi penso che di ricevere la pensione non me ne frega quasi un cazzo.
Che nella mia famiglia é molto alta la percentuale di coloro che non arrivano nemmeno alla pensione o muoiono poco dopo esserci andati o che alla pensione ci arrivano in condizioni disastrose.
Mi fanno sinceramente orrore i giovani che mi fanno troppi discorsi sulla pensione, su quando ci andranno e su quanto prenderanno e sulle riforme e su questo e quest'altro 
Come se ci fosse qualcosa di appassionante in simili discorsi. 
A me mettono solo tristezza.
È capitato anche a me di farli, ci mancherebbe, ma di andare in pensione e di ricevere un versamento ogni non me ne frega assolutamente un cazzo e mi fa orrore.
Spero di morire prima.
Vedere mio padre che fa una fatica del porco per arrivare fino alla fine del mese però mi mette addosso tanta di quella rabbia che devo bere tantissimo per farmela passare.


venerdì 15 maggio 2015

Ripensare a Mad Max e altre cose...


Credo di aver avuto dieci anni la prima volta che vidi "Interceptor" e "Oltre la sfera del suono" e quando Mel Gibson rimane solo nel deserto quante lacrime versai. Adesso è arrivato "Fury Road", quarto capitolo della serie. Ho letto recensioni positive ma ho molta paura di uscirne deluso  ma un giorno di questi troverò il coraggio di sedermi nella sala del cinema del lavoro sperando che la magia si riaccenda.

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Se penso al mio passato e al futuro dentro il cuore io non so perché ma oggi penso a queste due cose:




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E a proposito di film questa foto sotto speditami da una mia amica carissima direttamente da Londra mi commuove e rasserena per qualche istante.
Londra val bene una messa e spaghetti all'inglese per sempre.


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Ecco com'è messa l'editoria italiana. Lasciamo stare. Davvero però. Tanto c'è sempre qualcuno che è capace di riciclarsi.

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A me non è mai piaciuto andare a scuola. 
Non mi sono mai piaciuti gli insegnanti tranne tre che ho incontrato.
Non mi sono mai piaciute le aule.
A proposito di questioni scolastiche e riforme e altre amenità varie mi è venuto di pensare a:


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Dopo aver riletto lo splendido " Cane giallo" riprendo in mano:


e mi aspetta anche:


di Antonio Rapisarda e ne scrive Adriano Scianca qui.

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mercoledì 13 maggio 2015

⟊ INVISIBLE°SHOW ⟊ AWOTT [Russia] ⟊ BIG DEBBIE [USA] ⟊ //+ Plasman51Beats Dj-set [MI]// Venerdì 15 Maggio ⟊ Albano Sant’Alessandro ⟊ BERGAMO Dalle ore 22.00 alle 03.00


⟊ INVISIBLE°SHOW ⟊ AWOTT [Russia] ⟊ BIG DEBBIE [USA] ⟊ 
//+ Plasman51Beats Dj-set [MI]//
Venerdì 15 Maggio ⟊ Albano Sant’Alessandro ⟊ BERGAMO
Dalle ore 22.00 alle 03.00

⟊ Asian Women on the Telephone (RUSSIA) ⟊ Big Debbie (USA) ⟊
Nati nel 2007, gli Asian Women on the Telephone sono uno dei nomi di punta della scena d'avanguardia moscovita. Tra noise, psichedelia, industrial e sperimentazione elettronica, gli AWOTT si sono affermati con performance dalla teatralità esasperata e tribale, vestiti di maschere e costumi autoprodotti che traggono ispirazione dalla tradizione dadaista e futurista russa. Li accompagna dal vivo l'americano Big Debbie, sempre al crocevia tra post-punk e improvvisazione. 

⟊ AWOTT [Russia] 

⟊ Big Debbie [USA]


Ingresso su prenotazione
Per info su luogo e orari, scrivi a invisibleshow@yahoo.it 
o chiama il +39 3498830539 - +39 3491680619

⟊ Fuckdate ⟊
I N V I S I B L E ° S H O W

in collaborazione con

"Iniziativa partecipante a PLAY ArtDate 2015, le giornate dedicate all'Arte Contemporanea organizzate annualmente da The Blank (15-16-17 maggio 2015). Il programma completo di Play ArtDate su www.theblank.it"

lunedì 11 maggio 2015

Forza Domenico Pozzovivo!


Ho pensato al peggio oggi.
Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime.
Domenico è il corridore che seguo con più affetto.
Quest'anno mi auguravo che potesse almeno finire sul podio del Giro d'Italia.
Forza Domenico!
Un abbraccio grandissimo a te e a tutta la tua famiglia.

domenica 10 maggio 2015

Dominique De Roux, Knut Hamsun, Hella Haasse, Karin Boye, Andrew Macdonald, Albert Camus, mia madre, Heavenfaced


"Céline giudicato in contumacia, era tuttavia rientrato dalla Danimarca, poiché il commissario del governo aveva riconosciuto che il dossier a suo carico era vuoto. Temendo nuove difficoltà, si era rinchiuso a Meudon, route des Gardes, in una villa stile Luigi Filippo. E' stata Lucette a trovare la casa in quel luogo appartato, invasa dai rovi, dalle ortiche. Degli arbusti soul fianco della collina. Non c'è riscaldamento. La cucina è inesistente. Bisogna rivoltare le pietre. Sono arrivati in taxi ed ecco quel luogo inabitabile che dà sulle fabbriche Renault, su Parigi, inevitabilmente sulla torre Eiffel. Sono scesi. Il gatto sguscia giù. Trascineranno i bagagli nella legnaia, tranne una valigia che Céline posa al piano terra e che diventa il suo tavolo. Una sedie pieghevole davanti. Il corpo si inclina. Scrive. Scrive. Rifiuta assolutamente che Lucette tocchi qualsiasi cosa. Non prova più nessun bisogno, poiché ha deciso di comporre un'opera più grande del Viaggio. In stato d'ispirazione, si preoccupa solo del corso delle parole. E' inutile sistemare il loro soggiorno. A che serve preparare, pulire, cucinare, riscaldarsi, nutrirsi? Lavora senza posa, con tanta dedizione che la notte, persino durante il dormiveglia, il richiamo della sintassi, di una figura, della parola giusta, lo fa sussultare. Non vuole vedere né ricevere nessuno. Sempre la stessa silhouette: capelli al vento, un vecchio foulard intorno al collo, un ammasso di maglioni consunti, un giaccone macchiato. Esce un'ora con i suoi cani, scomparendo in mezzo alle erbe, alle piante, in quel giardino che scende fino al selciato della route des Gardes. Poi ritorna a sedersi sulla sedia pieghevole, circondato di carte, di penne biro. Unico interesse: scrivere e morire. Rifiuta quasi ogni alimento e diventa sempre più debole. Poco a poco sua moglie riuscirà a farlo ragionare. La sua presenza causa qualche imbarazzo agli indignati patentati, per i quali la ricomparsa del nome di Céline in un giornale è un insulto. Piuttosto che organizzare delle campagne stampa, trovano più facile dipingere svastiche sulla sua cassetta postale o scrivere Céline traditore sui muri di Bellevue. Ma come astuzia, i cattivi maestri proveranno a escluderlo imponendo il silenzio sul suo nome. Gli alberi sono rinverditi. La scabbiosa, la verbena si sono moltiplicate nel giardino ora dissodato. Céline è ritornato il dottor Destouches. Lo segnala una targa su un picchetto." (pp. 115-116)

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Ritorna nelle librerie per merito di Iperborea "Misteri" di Knut Hamsun. Ne scrisse tanto tempo fa Gianfranco qui






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Sulla festa della mamma dico solo: "Ciao, ovunque tu sia"



sabato 9 maggio 2015

Le giornate finiscono + Gigi D'Alessio, Mug e Westkust


Le giornate finiscono in grande stanchezza e in fitte di mal di testa. Mi curo con vino bianco e aspirine. Una volta al mese godo di due giorni liberi alla settimana. Passerò questi due prossimi giorni in casa a leggere i molti libri che ho intorno a me, scrivere, ascoltare musica, guardare il Giro d'Italia. Un'uscita al giorno della durata di meno di dieci minuti. Non mi interessano le belle giornate, il caldo, gli avvenimenti culturali. Anche se col caldo dovrei stare meglio, alla fine non sto mai bene in nessuna condizione climatica o sociale.

"E' forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire." (L.F.C)



E intanto è uscito questo album.

E questa segnalazione da Radio Radicale: "Radio Carcere: informazione su processo penale e detenzione" perché in questa discussione c'è anche Gigi D'Alessio e quando vedo o ascolto Gigi D'Alessio io penso a Caterina, una ragazza disabile che lavorò con me per anni. Una ragazza splendida, originaria di Portici. Un metro e 40 per 75 chili. Una donna vera. Innamorata alla follia di Gigi D'Alessio. Quanti sorrisi se penso a questa donna, amica. Un vero e proprio scrigno di consigli. 

giovedì 7 maggio 2015

Quando mi danno del frocio di merda + Martin Amis




Quest'anno compio 36 anni e sono almeno 28-29 anni che mi sento dare del frocio di merda. Non sono omosessuale e mi si cominciò a dare del frocio di merda per la mia timidezza, la mia voglia di solitudine, le mie mani sudate, la mia incapacità di stare con gli altri, il mio disinteresse per il cameratismo maschile, il mio rispetto per le ragazze, i vestiti che portavo, il taglio di capelli. Col passare degli anni altre motivazioni della mia frociaggine di merda sono state le amicizie con omosessuali e lesbiche, le mie frequentazioni in generale, l'amore per la letteratura, il mio quasi assente spirito pratico, l'insofferenza all'ambiente degli spogliatoi, l'essere anarchico, non avere una macchina sportiva, non parlare in dialetto, soffrire di depressione, aver rischiato/cercato di morire più volte. Dell'epiteto non me n'è mai fregato un cazzo ma il contorno è stato spesso doloroso con un portato di soprusi, malintesi, cattiverie, vigliaccate, crudeltà, lacrime. Allontanandomi sempre più dal paese dove sono cresciuto mi è capitato più raramente, vuoi anche la vita ritirata che conduco, di essere additato come frocio di merda ma continua ad accadere. E' accaduto due mesi fa in una stazione degli autobus. Pochi giorni fa mi è invece accaduto nuovamente nel mio paese. Aspetto mio padre. Entro in un bar per bermi una birra. Il bar è pieno di persone che sono cresciute con me o che sono l'idraulico, il ferramenta, il padre o il fratello di questo o di quell'altro. Mi si saluta. Loro parlano in dialetto. Io odio il dialetto. Vengo sottoposto a un interrogatorio a cui rispondo in maniera evasiva all'inizio e poi sempre più scocciato. Il socio di un idraulico sghignazza guardando i miei polsi magri. Dopo aver pagato e sul punto di uscire ecco che arriva "E' proprio rimasto un frocio di merda". Sono andato a casa e volevo spaccare il muro ma ho solo bevuto quattro birre in 45 minuti. Non ho passato un'infanzia e un'adolescenza felici e basta poco per alzare al massimo il volume del mio canale del dolore.


"Il dossier Rachel" di Martin Amis è un romanzo che non dimenticherò facilmente. Irriverente, freschissimo, divertente, tristissimo, incredibile per come racconta il passaggio all'età adulta, i legami familiari, i turbamenti del sesso, l'amicizia, le relazioni sentimentali, l'universo femminile, il mondo della scuola. Trascrivo un passaggio che racconta di un problema che ho vissuto anch'io sulla mia pelle: le malattie sessualmente trasmissibili. A ripensarci, che imbarazzo, che dolore ma anche che sorrisi. Amis fa parte della categoria dei miei scrittori preferiti.

"Così la Natura raccomanda la monogamia.
Dalla zingara di Belsize Park, quella con la pancia zozza: le piattole, un formicaio tra le gambe. La cura: cinque sere di seguito con le palle in fiamme. Ti metti questa pomata bianchiccia come il latte e aspetti, con un penny tra i denti e una sigaretta per narice. Per cinque sere di seguito sono tornato in bagno, cercando, senza esito, di lavarmi di dosso quella roba. Il dolore pazzesco ti coglie ogni volta di sorpresa. Poi, di nuovo, dieci giorni dopo, tanto per vedere.
 Da Pepita Manehian: lo scolo. E' stato nove mesi fa. Pepita studiava in uno dei tanti college per segretarie che ci sono a Oxford, quegli istituti che riforniscono la città di un ampio numero di donne appetibili. Non era una grande bellezza, naturalmente, altrimenti avrebbe potuto scegliere a suo piacimento tra gli studenti universitari e non avrebbe avuto bisogno di mettersi con dei ragazzini pieni di punti neri. Era un fine settimana e l'ho fatta in mia in un cesso, durante una festa. (Tutte le camere da letto erano occupate, ma il gabinetto era alquanto spazioso, c'era un tappeto, diversi asciugamani e fazzolettini di carta a strafottere). Ce la siamo cavata bene, anche se, nei momenti finali, Perpi ha sbattuto tre volte la testa contro la tazza del cesso, cosa che ha reso ancora più assurde le operazioni di pulizia in quello spazio ristretto.
 Ad ogni modo, il venerdì seguente o giù di lì, quando mi sono svegliato, ho scoperto che qualcuno mi aveva spruzzato sui pantaloni del pigiama un tubetto formato famiglia di pus. Un sogno bagnato con una deriva tossica? Quando sono andato al gabinetto ho anche scoperto che pisciavo lava. Era ovvio che qualcosa che non andava. Per arginare il primo sintomo mi sono sistemato sulla cappella - con un batuffolo fatto di kleenex tenuto fermo da un elastico, una specie di beccuccio. Per alleviare il secondo sintomo, sono andato sempre al bagnato del pianoterra, dove, con i palmi delle mani appoggiati contro le pareti, come Santone tra le colonne del tempio dei filistei, lasciavo andare rabbiosi decilitri di pipì, pus, sangue...e chi più ne ha più ne metta. 
 E poi mi sono chiesto cosa dovevo fare.
 Ovviamente, non sarei mai più potuto andare a letto con nessuna, ma (Dio me n'era testimone) quello non sarebbe stato un grande sacrificio. Ho pensato che forse era meglio farmi curare. Il fatto, però, era che Pepita era straniera e questo voleva dire che per farmi curare forse sarei dovuto arrivare in Madagascar o chissà dove. "Ah. Lo scolo del Congo, - mi avrebbe detto il dottore a denti stretti. - La persona che fa al caso tuo è lo stregone Umbutu Kabuki: è l'unico in grado di aiutarti. Una volta arrivato allo Zambesi, gira a sinistra, secondo affluente, terza capanna a destra. Quando vedi il dottore, dovrai offrirgli queste perline dai colori sgargianti..."
 Ho passato il fine settimana a piangere e a sbattere la testa con la porta del bagno; ho pensato a vari modi in cui mi sarei potuto suicidare, sono scappato nel bosco e ho urlato a squarciagola, ho pensato a mozzarmi il pisello con una lametta, ho dormito in un orticaio di nervi. Ero quasi sul punto di dirlo a mio padre; sapevo che non mi avrebbe detto niente, ma la sua comprensione pragmatica mi avrebbe fatto schifo.
 Il lunedì successivo, dopo sei ore a scuola da lebbroso in incognito, sono andato con Geoffrey al Goerge's a bere un caffè. Passando per argomenti quali le ragazze, i Durex, la promiscuità, a un certo punto ho cominciato a parlare della questione - naturalmente, in via ipotetica. Geoffrey pensa di sapere tutto su questo genere di cose perché suo padre fa il medio. Perciò, quando ho fatto domanda sulle cure più appropriate, la sua risposta è stata appassionata:
 - Mi risulta che sia una cosa da incubo. Ti infilano della roba nel culo per farti, diciamo...venire su il pisello. Poi ti ficcano dentro il cazzo questo ombrello sottile come un ago, premono un pulsante, l'ombrello ti si apre dentro e poi te lo tirano fuori, con la forza -. Ha accompagnato queste parole mimando uno strattone con il cucchiaino che aveva in mano.
- Ma prima ti fanno l'anestesia, no?
- No. Non serve a niente. E' una zona troppo sensibile. Non dire scemenze. Ma comunque, prima di infilarti questa roba devono riuscire a fartelo venire duro. Ovviamente. Poi te la tirano fuori e così esce anche tutta quella merda -. Ha bevuto qualche sorso di caffè. - Di solito si sviene.
- Oh Cristo santo. E dopo quanto tempo uno può riprendere a scopare?
- Non lo so con certezza. Sei mesi, un anno. Come minimo sei mesi. Seguendo scrupolosamente le cure.
 Inutile dire che non era vera niente: sono bastate due iniezioni di penicillina sulle chiappe e una visita umiliante al consultorio di zona.
 Dopodiché ho scritto a Pepita. Cavolo, se le ho scritto, a Pepita. Conservo ancora la sua risposta, da qualche parte. La mia lettera era finita tra le zampe del cane del bidello; il nome del destinatario a quel punto era illeggibile e quindi la direttrice ha aperto la lettera ed è rimasta estremamente sconvolta da quello che c'era scritto. (Quella lettera è uno dei miei capolavori polemici, ricca di immagini forti). Pepita è stata presa per un orecchio e buttata fuori, i suoi genitori hanno ricevuto una lettera da parte della scuola, ecc.; tutto questo, all'epoca, mi è sembrato giusto e sacrosanto. Pepi mi ha raccontato tutta la storia nella sua lettera di risposta - un tentativo perdonabile di regolare i conti della colpa morale - che terminava con la seguente affermazione: "non havevo alcuna intensione di attaccartela a te".  (Carino, quel'"havevo"). In seguito, sono venuto a sapere che l'aveva attaccata a mezza Oxford; evidentemente, la sua igiene personale era così disinvolta che per un intero trimestre scolastico Pepita non si era accorta dei sintomi." (pp. 112- 115)



martedì 5 maggio 2015

In nome di Dio


Sfogliando un giornale a casa di mio padre scopro che programmeranno stasera "In nome di Dio", un film di John Ford che non so quante volte ho visto da ragazzino. Quanto mi fece piangere. Poi crescendo ascoltai il pezzo dei Massimo Volume. Ci sono giorni di merda, ma veramente di merda come oggi, che un film di Ford riesce a farmi sentire meno a pezzi.

E quanti sono ormai i giorni di merda della mia vita? Il 99%.