
Quando seppi della morte di Simone Cattaneo rimasi letteralmente di ghiaccio. Mi scrissero che si era gettato dal balcone di un palazzo. Aveva deciso di farla finita e ci era riuscito. Non conoscevo personalmente Simone ma avrei voluto incontrarlo solo per dirgli grazie. Grazie. Nient'altro. Magari berci qualcosa insieme. Ma non sono una persona di grande compagnia. Non amo uscire, stare in pubblico. Probabilmente non sarei nemmeno stato in grado di salutarlo.
Quando avevo letto "Made in Italy", pubblicato da Atelier nel 2008 ero rimasto letteralmente annichilito. Quando leggo le sue poesie scivolo dentro me stesso. E' come se Simone avesse il dono di mettere in versi, in racconti in forma di poesia, tutto il mio malessere, la mia vita di provincia lecchese, il Nord Italia dove sono nato e cresciuto, le disgrazie, le periferie degradate, il sesso, le prostitute, i transessuali, i parcheggi, gli incubi, l'insonnia, lo stomaco rotto, i campi abbandonati, le stazioni ferroviarie, i barboni, lavoro precario, disoccupazione, le fabbriche, la droga, le sofferenze, Milano, la morte. Le giornate autodistruttive. Le paranoie. La depressione. L'alcolismo. La vita che si consuma in una continua ansia di vivere. Gli eccessi che ti segnano il volto, la carne, il fegato, il cuore. L'autodevastazione collettiva di un Paese alla deriva.
Era una voce amica che saliva dalle pagine come una stagnola imperdibile. Mi aveva spronato coi suoi versi, odiati e disprezzati da molti, a continuare a scrivere, a non piangere soltanto. Ma soprattutto mi aveva fatto capire che non ero solo. Solo per come cercavo e cerco ancora oggi di muovermi nel mondo. Per come mi relaziono a quella discarica vivente che è il sistema editoriale. Per la voglia di scrivere che mi è rimasta dentro. Impressa come un cancro, come l'amore, come la droga, come l'alcool, come il sesso. Non ne riesco a fare a meno. Seppure mi muovo fra fallimenti, tromboni, leccaculi, imbucati, giornate/settimane/mesi immobili nella depressione. Seppur è sempre più difficile far capire che i giri non mi interessano, che non voglio stringere amicizie per arrivare da qualche parte, che non voglio fare quel genere di piacere che poi magari....o scrivere la recensione giusta o andare alla festa giusta o votare il partito giusto, far parte del movimento giusto. Niente di tutto ciò.
Simone Cattaneo era un poeta vero. Un amico che ho perso. Un amico che continua a indicarmi la via. Che mi aiuta a scansare, almeno per ora, la voglia di farla finita.
Cercate questo "Peace & Love" edito grazie alla meritoria opera de
Il Ponte del Sale di Rovigo. Raccoglie i suoi due libri pubblicati "Nome e soprannome" (Atelier, 2001) e "Made in Italy" (Atelier, 2008) e le poesie che non videro mai la luce di "Peace & Love". Fatevi questo viaggio.
"E in fondo le parole non hanno peso
sono solo un compromesso fra pietre e nubi,
un vapore brillante che ti lega a sé
come un torrente d'acciaio in fonderia
che gli occhi non devono vedere
per non lasciarsi consumare
dalla rabbia del rame" (2001)
"Non aveva lavoro e non aveva una moglie,
così i ragazzi delle giostre gli hanno infilato
una pistola nel culo e l'hanno costretto a
raccogliere tanti mozziconi da fare almeno cinque sigarette.
Una per ognuno e tutti per nessuno.
I ragazzi che confidano nel mondo hanno tramutato
quelle fini ossa da ricchione in un paracadute di cartone
e alla sera sono tornati senza farsi male nelle loro case" (2001)
"Non mi importa niente dei bambini del Burchina Faso che muoiono di fame,
non ne voglio sapere delle mine antiuomo,
se si scannassero tutti a vicenda sarei contento.
Voglio solo salute, soldi e belle fighe. Giovani belle fighe, è chiaro.
Che gli appestati restino appestati, i malati siano malati i bastardi che vivono in un polmone d'acciaio
fondano come formaggio in un forno a microonde. Voglio bei vestiti,
una bella casa e tanta bella figa. Buttiamo gli spastici giù dalle rupi,
strappiamo fegato e reni ai figli della strada
ma datemi una Mercedes nera con i vetri affumicati.
Niente piani per la salvaguardia delle risorse energetiche planetarie
vorrei solo scopare quelle belle liceali che sfilano tutti i sabato pomeriggio
con la bandiera della pace. Non ho soldi e la botta è finita.
Ma sono un uomo rapace, per le vacanze pasquali
quindici milioni di italiani andranno in ferie lasciando
le loro comode case vuote.
Alla fine non sono razzista. Bianchi, neri, gialli e rossi
non mi interessano un granché. (2008)
"Accendo il televisore cercando qualche telepromozione di film porno.
Vedo tante giovani fighe che leccano e si fanno cavalcare e poi si
leccano ancora fra loro, con decisione e parsimonia.
Sveglio mia moglie e le biascico che deve farmi qualcosa,
deve dimagrire, deve tingersi i capelli e poi tagliarli, si deve rassodare il seno
perle ai porci. Lei mi manda a quel paese e dice di andare a letto che fra poco mi
tocca correre in cantiere. Qualche pastiglia strana,
quelle per dormire e quelle per dimenticare, perché le danno
solo ai fottuti tossici che non valgono niente,
a noi le dovrebbero dare, noi che lavoriamo sodo e
non pensiamo mai a rubare." (2008)
"Non è importante ciò che resta o si è fatto,
sono le cicatrici suppergiù visibili
disegnate sul corpo come una mappa di punti interrogativi
che mi piombano addosso e mi inchiodano qui davanti a te,
frontiere avide di dubbi latitanti
che non puoi risanare né ingabbiare
nemmeno se ti plasmi una religione su misura
colma d'amore per i sudari e le leggi marziali." (2008)
"Arrivano cani con occhi come monete cucite nella notte
pronti a divorarti le dita, donne stuprate e uomini castrati
troppo deboli per godere, giovani ragazze a cui scarti umani
mangiano il seno e il bambino che portano in grembo,
vecchie torturate per il loro presente agiato, ragazzi buoni solo
per cucinare i loro coglioni, stringi il delfino gemello che ruota
nei miei pantaloni, sono pronto a farmi saltare carico di esplosivo in una chiesa,
in una moschea o in qualsiasi luogo di culto, supermercati compresi.
Vorrei essere una rugiada di sangue." (2012)
"Una medaglia al valore portano sul petto tutti quei bastardi
che dormono in strada a Milano, lontano dal centro del piacere,
ubriachi di vino scadente ma esenti da psicofarmaci e cocaina:
hanno l'aria da scimpanzé, potrebbero finire allo zoo comunale.
Non mi fermo mai ad ascoltare le loro storie, preferisco guardarli
mentre nel primo mattino vengono picchiati e derubati da immigrati,
viziati e transessuali. E' luna di miele per me.
Guardo una donna dalle orrende tette e mi rifilo
una raffica di pugni in pancia. Non sono stato tradito." (2012)
Ho suonato al campanello di casa e mi ha aperto una vecchia baldracca
che si pisciava addosso e beveva Fernet, diceva che era tutta colpa mia.
Aveva tempia affossate, lobi delle orecchie tagliati come cubetti di ghiaccio e
un naso consumato, biscotti di cane erano sparsi dappertutto.
Ero mancato per molto tempo questa volta - chissà dove ero stato -
casa dolce casa stai sicura, la morta sistema ogni cosa." (2012)
La morte sistema ogni cosa.