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venerdì 31 gennaio 2014

Lantern


Potete scaricare il disco bomba dei Lantern, "Diavoleria", cominciando ad andare qui: http://noilantern.bandcamp.com Questo album fa venir voglia di gridare, piangere, spogliarsi e gettarsi nel lago ghiacciato, richiamare amici scomparsi, passare dal cimitero a salutare persone, mettersi a cucinare qualcosa di buono per la ragazza che torna tardi dal lavoro, questo album fa venire tanta voglia di scrivere.

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Ho imparato sin da piccolo a confrontarmi con idee diverse dalle mie, ad ascoltare, a confrontare posizioni, lasciare la parola a persone distanti da me. Per cinque anni ho vissuto, studiato in un luogo dove il 99% delle persone era diverso da me per provenienza sociale, abitudini, ideali, possibilita' ma questi cinque anni mi hanno stimolato, mi hanno insegnato l'arte del silenzio (sono 5 giorni che al massimo mi saranno uscite dalla bocca detto cento parole), la curiosita'. Vaclav Havel e' uno di quei personaggi che considero controversi e appartenenti a un mondo distante dal mio ma.... Ne sentii parlare per la prima volta dal fratello di mio padre, anticomunista e sconvolto da quello che accadde a Praga. Del suo "Il potere dei senza potere" possedeva una copia tutta sottolineata di questo libro scritto nel 1978 e se fosse vivo oggi quanto litigheremmo io e lui a proposito di politica. Poi in collegio venne a parlarmene il rettore e poi un professore e poi una compagna di classe. Fate conto che era da poco crollato il Muro. Poi viene fuori che lo sta leggendo la figlia di un'amica e siamo tornati nuovamente a parlarne. Questo sotto il capitolo 4 dall'edizione Garzanti del 1991 mentre e' uscita per Itaca una nuova edizione:

"Fra le intenzioni del sistema post-totalitario e le intenzioni della vita c'e' un abisso profondo. Mentre per sua natura la vita tende al pluralismo, alla varieta' dei colori, a organizzarsi e costituirsi in modo indipendente, tende, insomma, a realizzare la propria liberta', il sistema post-totalitario esige monolitismo, uniformita', disciplina; mentre la vita tende a creare strutture "inverosimili" sempre nuove, il sistema post-totalitario le impone "le situazioni piu' verosimili". Queste sue intenzioni del sistema rivelano che la sua natura piu' peculiare e' di ritornare a se stesso, di essere sempre piu' saldamente e incondizionatamente "se stesso" e di allargare pertanto sempre di pi il proprio raggio d'azione. Questo sistema e' al servizio dell'uomo solo nella misura in cui cio' indispensabile perche' l'uomo sia al servizio del sistema; tutto "il di piu'", quindi tutto cio' con cui l'uomo va oltre la sua condizione predeterminata, viene valutato dal sistema come un attacco a se stesso, e a ragione: ogni trascendenza di questo tipo - come principio - lo nega. Si puo' dire allora che lo scopo intrinseco del sistema post-totalitario non e', come a prima vista potrebbe sembrare, la pura e semplice conservazione del potere nelle mani del gruppo dominante; questo sforza di autoconservazione come fenomeno sociale e' subordinato a qualcosa di "piu' elevato": a una specie di cieca "autocinesi" del sistema. L'uomo - anche se occupa un qualche posto nella gerarchia del potere - per questo sistema non e' niente "in se'", ma solo quello che deve sostenere e servire questa "autocinesi"; anche il suo desiderio di potere pertanto puo' realizzarsi solo in quanto il suo orientamento si identifica con l'"autocinesi". L'ideologia - come "alibi-ponte" fra il sistema e l'uomo - copre l'abisso fra intenzioni del sistema e intenzioni della vita; da' ad intendere che le pretese del sistema derivano dai bisogni della vita: e' una specie di mondo dell' "apparenza" che viene spacciato per realta'. Il sistema post-totalitario con le sue pretese tocca l'uomo quasi ad ogni passo. Ovviamente lo tocca con i guanti dell'ideologia. Percio' in esso la vita e' percorsa in tutti i sensi da una rete di ipocrisie e di menzogne: il potere della burocrazia si chiama potere del popolo; la classe operaia viene resa schiava in nome della classe operaia; la totale umiliazione dell'uomo viene contrabbandata come sua definitiva liberazione; l'isolamento dalle informazioni viene chiamato divulgazione; la manipolazione autoritaria e' chiamata controllo pubblico del potere e l'arbitrio applicazione dell'ordinamento giuridico; il soffocamento della cultura si chiama suo sviluppo; la pratica sempre piu' diffusa della politica imperialista viene spacciata come sostegno degli oppressi; la mancanza di liberta' di espressione come la forma piu' alta della liberta'; la farsa elettorale come la forma piu' alta di democrazia; la proibizione di un pensiero indipendente come la concezione piu' scientifica del mondo; l'occupazione viene spacciata per aiuto fraterno. Il potere e' prigioniero delle proprie menzogne e pertanto deve continuamente falsificare. Falsifica il passato. Falsifica il presente e falsifica il futuro. Falsifica i dati statistici. Finge di non avere un apparato poliziesco onnipotente e capace di tutto. Finge di rispettare i diritti umani. Finge di non fingere. L'uomo non e' obbligato a credere a tutte queste mistificazioni, ma deve comportarsi come se ci credesse o per lo meno deve sopportarle in silenzio o almeno comportarsi bene con quelli che con esse operano. Pertanto e' costretto a vivere nella menzogna. Non deve accettare la menzogna. Basta che abbia accettato la vita con essa ed in essa. Gia' cosi' ratifica il sistema, lo consolida, lo fa, lo e'."





mercoledì 29 gennaio 2014

I rifugi notturni dove ancora si muore

Dopo aver letto su un sito che pubblica notizie relative alla citta'(e non solo) a cui restero' per sempre legato questo articolo: "Dramma al rifugio notturno: ospite muore nel sonno" il resto della giornata finisce per non avere senso. Sono rimasto senza parole. Accade tutti i giorni un evento del genere, dentro e fuori i rifugi, per strada, nei capannoni, negli appartamenti accanto al nostro. Eppure io continuo a stare male quando leggo di fatti del genere. Conosco quel luogo e negli ultimi vent'anni ho conosciuto alcune delle persone che sono passate dal "rifugio notturno" di Lecco e con alcuni di loro ci ho bevuto un calice di vino e fumato sigarette, scambiato due chiacchiere, litigato, condiviso macchine, puzza di urina, alcool, vomito. Di qualcuno, senza nemmeno saperlo, ho lavato persino i vestiti. Lecco e'  una delle ricche citta' del ricco nord, citta' dal passato industriale e di straordinarie lotte operaie e resistenza, e aggiungietegli pure ex, se volete, ma siamo sempre nel ricco nord, dove anche se c'e' la crisi si sta malissimo ma nemmeno cosi' malissimo come da altre parti. Ma stare male significa stare male, significa stare a pezzi, significa dolore e vite a rotoli, significa conseguenze e scelte dolorose. Lecco e' una cittadina che la si gira in poco tempo e i pochi luoghi destinati ai giovani rimangono comunque dei porti di mare da dove, almeno fino a qualche tempo fa, transitavano e dove sostavano spesso persone senza dimora, tossici, alcolizzati. Per esempio l'area dell'ex tribunale in ristrutturazione e a due passi dal lago e' sempre stato uno delle zone dove era facile incontrare quelli che un po' tutti consideravano gli indesirati, gli straccioni, i rompicoglioni, quelli che rompevano il cazzo e negare che lo rompano significherebbe non rendere giustizia ad alcuni di loro. E i ricordi sono riandati a quando sbarco' nuovamente l'eroina fra di noi e ai problemi che causo' e a chi ci resto' dentro, a chi ne usci', a chi si e' perso chissa' dove. Questa della morte sara' una tipica notizia che nel giro di un giorno svanira' dalla memoria collettiva, cosi' come alla fine della questione Electrolux e di tutto quello che comporta non freghera' piu' un cazzo a nessuno...pensateci...fra qualche mese arrivano i Mondiali di calcio. Perche' poi per me leggere di "Electrolux" significa ricordare il polo industriale McCulloch di Valmadrera, a due passi da Lecco, da dove sono passati amici, persone che conosco, cani e poi piazzali, strade, nottate bianche, agenzie interinali, catene di montaggio, bevute di gruppo, parchetti come case. Insomma, lasciamo perdere. Poi boh, la mente e' andata a "Furore" di Steinbeck e poi al capolavoro di John Ford e poi al disco di Bruce Springsteen dedicato a Tom Joad e in quel disco c'e' una canzone che parla di vite che vanno alla rovina ma che vale la pena di vivere e che mi e' sempre piaciuta un casino. La canzone e' "Higway 29"

martedì 28 gennaio 2014

"Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra" - "Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything" (Constellation


Senza parole.

Per aggiungere il mio punto di vista alla questione OGM. Ieri ho lasciato l'intervista a Moore per dare spazio a posizioni diverse dalla mia, personalmente mi trovo invece piu' vicino a quanto viene esposto in un saggio/racconto ormai quasi introvabile e che si intitola: "Sulla zattera dell medusa - Il conflitto sugli ogm in Francia" (edizioni 415)


Ed morto Peter Seeger.
Quando ero un ragazzino quante volte ho ascoltato Seeger e Guthrie. Poi anche da grande. E insomma. Lacrimoni. Qui una sua versione di una storica canzone dedicata a un personaggio sicuramente ambiguo ma ce ne fossero di personaggi ambigui di questo genere. 

lunedì 27 gennaio 2014

"L'arte di vivere in difesa" di Chad Harbach (Rizzoli)


Ho scritto un lunghissimo pezzo su questo romanzo, se vi va potete leggerlo qui.

Ieri sfogliavo giornali e leggevo dell'Egitto, paese a cui sono affezionato per tanti motivi. Ormai e' passato di moda l'Egitto. Finche' c'era da parlare di democrazia della rete, di twitter che serviva per la rivoluzione ne parlavano tutti perche' faceva fico parlarne e magari sentirsi parte di una rivoluzione digitale globale, "Uh le rivoluzioni arabe, quanto son fiche". Adesso invece non frega piu' un cazzo quasi a nessuno. 

Poi ci sono argomenti spinosi, complessi, su cui litigo sempre e di uno di questi si discute nell'intervista di Annalisa Chirico a Patrick Moore. 

sabato 25 gennaio 2014

Broken By - Dividing Opinions



Ci sono dischi che non ascolti da tempo e che quando li rimetti su ti dici: "Ma perche' ho aspettato cosi' tanto?" "Dividing Opinions" dei Giardini di Miro' e' uno di questi casi. Ho cominciato a riascoltarlo e sto ascoltando ancora. Poi ho ritrovato un video particolarmente crudo e la sua bellezza mi ha avvolto completamente. Mi ha fatto ripensare a due persone lontane: una e' E. (che magari passerai di qui), splendida donna che ho visto due volte ma che rimarra' per sempre dentro di me, e l'altra e' P., una mia ex collega in Cooperativa. P. le prendeva sempre dal suo ex marito, arrivava al lavoro con gli occhi rotti, il collo gonfio, fu minacciata con la pistola. Vivevano separati ma lei non riusciva a fare a meno di rivederlo. Io e un mio collega cercammo di aiutarla in tutti i modi. Per alcuni mesi sembr decisa a cambiar vita, ad ascoltare i nostri consigli, poi tutto torn come prima. Alla fine lei e il suo ex marito sono tornati insieme, hanno avuto altri figli e la sua vita non e' cambiata di una virgola. Quando incontrava mia madre in posta mi mandava sempre a salutare e diceva: "Suo figlio ha fatto tanto per me". A questo punto non credo di aver fatto proprio nulla per lei.

Un articolo di Piero Sansonetti su un tema decisamente spinoso e che mi trova d'accordo: "Il governo inasprisce il 41bis. Una barbarie di stato"

giovedì 23 gennaio 2014

La vita in tempo di pace

Was it right when
it made the germs that
would have put you away before the vaccine?

Or was even that nearsighted?

Like the x ray 
that pinpointed the break
and showed us the baby before it was too late?

Before the meat turns
toxic in our tubes
beware the "fittest and the cycle"
that too often turns a stalemate.

Crucify our father Edison.
Sacrifice to the New Mysticism. 
Smash the bulbs that lengthen the day.
Grind up the pills that took the fever away. 
Behold! The monsoons and the river snakes


The Van Pelt - The Good, The Bad & The Blind


Mentre guidavo per andare da mio padre pensavo a un libro davvero bello che avevo letto e che si intitola "La vita in tempo di pace" di Francesco Pecoraro, edito da Ponte alle Grazie. Questo libro comincia in questo modo:

"Ivo Brandani era perseguitato dal senso della catastrofe. La vedeva in ogni iniziativa di trasformazione della realt, in ogni edificio (che puo' crollare), in un aereo in volo (che puo' precipitare), in un'automobile in corsa (che puo' sbandare), in una presa di corrente (che puo' andare in corto), in una pentola sui fornelli (rischio di incendio), in un bicchiere d'acqua (che puo' rovesciarsi), in un uovo fresco (che puo' rompersi): tutto cio' che sta in piedi puo' cadere, tutto cio' che funziona puo' smettere di farlo. Anzi, prima o poi avrebbe smesso di farlo, questo era sicuro. Ma come si sarebbe potuta evitare, quella catastrofe? Era un evento molto lontano nel tempo, non avrebbe dovuto importargliene. Invece gliene importava."

E a chi mi seguiva su Lankelot comunico che, chiuse alcune recensioni in arretrato, nei prossimi mesi mi troverete da quelle parti in maniera saltuaria, casuale, discontinua, irrisolta. Tempo di riflessioni insomma. E chiudo con una segnalazione di un concerto a Ca' Blase':


Prague  un tuffo indietro di qualche anno, quando si suonavano le chitarre elettriche e si scrivevano canzoni pop sbilenche e malinconiche e a dettare la linea c'erano Pavement e Red Red Meat.
Prague oggi Ale di Eaten by Squirrels e lo potete ascoltare qui: https://soundcloud.com/eaten-by-squirrels 

Cacao sono 2/4 degli Actionmen, sono dei malati, non lasciamoli soli

Adele H & Alice D ci riporteranno un po' di Space in the place 

Arrivate alle h21.30 cos facciam tutto con calma
per info: casablase@gmail.com 

martedì 21 gennaio 2014

La vita degli animali e dell'animale che forse conosceremo

Capita che in queste settimane di notti insonni e pomeriggi afoni si siano visti o rivisti alcuni film, in solitudine, in coppia, a gruppi. Qua sotto una piccola selezione:









e "Rambo" perch era mia madre.



E se va in porto come si deve magari da queste parti troverete una lunga e articolata intervista/discussione a/con Piero Sansonetti. Tirato dentro una discussione ho voluto riprendere in mano questo gran libro:



lunedì 20 gennaio 2014

Primo ostacolo - Vintage Violence - primo singolo del nuovo album "Senza paura delle rovine"



Ecco che oggi uscito il primo singolo del nuovo album dei Vintage Violence: "Primo ostacolo".

Un enorme abbraccio a loro. E grazie.

Piccola patria



"Piccola patria" di Alessandro Rossetto e' un piccolo, duro, esilissimo film, non esente da difetti, presentato l'estate scorsa a Venezia. Mi ha fatto pensare ad alcuni luoghi, ad alcune situazioni, ad alcune persone, ad alcune voci che fanno parte di me e credo anche di molti che sono nati, cresciuti e continuano a vivere in provincia o che se anche l'hanno abbandonata continuano a ritornarci, a rifletterci, a discuterne animatamente in qualche bar o circolo. Tutto qua. Ne hanno parlato su Indie-Eye: "Piccola patria di Alessandro Rossetto a Venezia 70: Nord-Est terra di nessuno"


Questo disco lo potete scaricare gratuitamente andando qui: 

sabato 18 gennaio 2014

L'isola del tesoro, Giorgio Manganelli e ...

In questi giorni il figlio di mia cugina ci ha tenuto a ricordare quando mia madre gli regalo' per un suo compleanno "L'isola del tesoro". Gli si sono illuminati gli occhi mentre ne parlava e poi via a ricordare "L'ultimo dei Moicani", "Zanna Bianca", il cofanetto di "Star Wars", "Cronache marziane" e tanto tanto altro. Ricordo la lettura del romanzo di Robert Louis Stevenson come uno dei momenti piu' belli e trascinanti della mia vita. Mirabili sono le parole di Giorgio Manganelli nell'Introduzione a "L'isola del tesoro":

"Vorrei toccare brevemente dell'isola e del tesoro; essi sono indicazioni talmente precise dell'avventura, da poterle considerare due immagini, due ipostasi dell'avventura. L'isola - luogo isolato e oniricamente affollato di ignoti profili - non e' la sede dell'avventura, ma l'avventura nella sua invenzione geografica (la geografia trasportata al letterario); allo stresso modo il tesoro, trionfo del possibile irreale, e' il luogo dinamico per eccellenza, il coacervo indifferenziato di tutte le possibilita', il mezzo avventuroso che consente di acquistare altre avventure. Potremmo dire che e' impossibile vivere rinunciando alla ricerca del tesoro, giacche' la nostra stessa esistenza - irreale e possibile - presuppone non solo l'esistenza del tesoro, ma il deposito, in quello, di qualcosa che ignoriamo, ma che sappiamo essere per noi decisivo. Il tesoro e' formato di avventure pietrificate, metallizzate, pronte a scatenarsi, ad agire come potenza, magnificenza, significato. Ancora dell'isola e del tesoro, come forma allucinatoria e tangibile dell'avventura; in queste due immagini si riconoscono due caratteri essenziali, il gioco e il destino. Chiunque interpreti la propria vita nei modi dell'avventura non puo' rinunciare a questi segni illuminanti e coesistenti; un'isola e' un luogo fantastico, ma cio' che accade nell'isola e' destino, non nel senso che vi accade o deve accadervi, ma nel senso che ha significato, e che il suo significato e' scatenato appunto dalla struttura dell'isola appartata, inaccessibile, fantastica. Allo stesso modo il tesoro, questo gioco supremo, e' il deposito insondabile di tutti i miti che ci danno significato. Il gioco, apparentemente gratuito, e'  costruito in vista della sua necessaria relazione con il destino, e il destino cerca la forma leggera e infantile del gioco per rendersi sensibile".

E c'e' chi trova che il modo migliore per starmi vicino in quel giorno sia stato regalarmi un romanzo e restituirmene un altro. Il regalo e' stato: "Intanto anche dicembre e' passato" di Fulvio Abbate e quasi per caso ho trovato questo delizioso commento di Pietrangelo Buttafuoco: "Caro Abbate, proprio tu, genio comunista, parli ancora attraverso i libri?" mentre la restituzione e': "La freccia del tempo" di Martin Amis e qualche giorno su Repubblica era stato pubblicato un articolo dello scrittore inglese dedicato alla sua straordinaria matrigna e che potete leggere qui su zeroviolenzadonne e nella versione originale qui sul MailOnline



venerdì 17 gennaio 2014

Quassù c'è quasi tutto



Perché poi la vita non si ferma e va avanti. Sai che novità. Mia madre quando moriva qualcuno in famiglia o nella cerchia dei suoi amici passava in un batter d'occhio dalle lacrime (poche) ad organizzare cene, pranzi, colazioni e spediva fuori i più volenterosi fra i presenti a comprare da bere e tutto ciò che mancava in casa. Anche le sigarette per quelli che fumavano Si va avanti. E allora ecco che in questi giorni è uscito un Ep di due pezzi dei Fine Before You Came che s'intitola "Quassù c'è quasi tutto" e lo potete ascoltare e scaricare gratuitamente per esempio da qui e avrei voglia di vederli dal vivo. Suoneranno fra una settimana al Magnolia a Milano ma in questi mesi, in particolare in queste ultime giornate, ho già dato tutto/troppo per quanto riguarda la vita sociale.

E con una settimana d'anticipo segnalo anche questo appuntamento:


♑ MALAIKAT DAN SINGA ♑ INVISIBLE°SHOW ♑ VENERDI 24 GENNAIO ♑ BERGAMO ♑
info e prenotazioni - invisibleshow@yahoo.it \ 349 88 30 539

Le tigri dell'ira sono più sagge dei cavalli dell'educazione.
(William Blake)

Malaikat dan Singa è la creatura indonesiana dell'americano Arrington de Dionyso, sciamano blues punk affermatosi con gli Old Time Relijun, rabdomante musicale dalle molteplici visioni, sperimentatore instancabile, polistrumentista, pittore, etnomusicologo, mistico, poeta. Dopo aver imparato l'indonesiano per amore di una donna, De Dionyso fonda i Malaikat dan Singa ("Angeli e leoni"), con cui reinterpreta nella lingua d'adozione l'infuocato immaginario del poeta inglese William Blake, per dare nuova carne e sangue a un pantheon primordiale di mitologie e fantasie, e così forgiare un viluppo cosmico e ferino di tribalismi trance e voodoo garage punk. Il progetto di De Dionyso prende vita nelle forme di un trio rock'n roll primitivista, a base di basso e batteria, voce estatica e clarinetto impazzito, capace di creare un ibrido ritmico viscerale ed eclettico, dove si possono incrociare canti gutturali mongoli e sonorità giavanesi, improvvisazioni free-jazz e allucinazioni noise. Nel 2013 i Malaikat dan Singa arrivano a "Open the Crown", terzo disco per la K Records di Calvin Johnson, che, insieme a umori avvicinabili al rap e al dub, mette in luce l'anima danzereccia e dionisiaca di una nuova forma deviata di pop, grezzo, conturbante e ossessivo. 

I am a song of psychic fire!
I teach by example, ten thousand tigers in my temple-
No cage can hold us!
(Malaikat dan Singa / "Open the Crown")

http://arrington.bandcamp.com/
http://malaikatdansinga.tumblr.com/
http://www.youtube.com/watch?v=Muo2fr...

teaser_ http://www.youtube.com/watch?v=d4xtLf...
web_ http://invisibleshow.tumblr.com/

E poi ieri, tornata finalmente la mia vecchia casa in silenzio, riaprivo un libro caduto da una delle librerie spostate per far posto in camera mia alla bara di mia madre. Si tratta de "Il lamento del prepuzio" di Shalom Auslander. Un romanzo che comincia così: "4. E Dio disse a Mosè: "Ecco il paese che io ti ho promesso, ma tu non vi entrerai. Tiè". 5. E Mosè morì. (Deuteronomio)" e prosegue in quest'altro:

"Quando ero bambino, genitori e insegnanti mi parlavano di un uomo che era molto potente. Mi dicevano che poteva distruggere il mondo intero. Mi dicevano che poteva sollevare le montagne. Mi dicevano che poteva dividere il mare. Era importante mantenerlo di buonumore. Quando obbedivamo a quanto ci aveva comandato, gli piacevamo. Gli piacevamo talmente tanto che uccideva quelli a cui non piacevamo. Ma quando non obbedivamo a quanto ci aveva comandato, non gli piacevamo. Ci odiava. Certi giorni ci odiava talmente tanto che ci uccideva. A volte invece lasciava che altri ci uccidessero. Questi giorni non li chiamiamo "giorni di festa". Per Purim, ci ricordiamo di quando cercarono di ucciderci i persiani. Per Pesach ci ricordiamo di quando cercarono di ucciderci gli egiziani. Per Chanukkah, ci ricordiamo di quando cercarono di ucciderci i greci. "Sia Egli benedetto" pregavamo. Per crudeli che fossero queste punizioni, non erano niente in confronto alle punizioni che ci elargiva. Lui in persona. Allora arrivavano carestie. Arrivano diluvi. Arrivava furibonda la vendetta. Hitler avrà pure sterminato gli ebrei, ma questo signore ha inondato il mondo. Ecco la canzoncina su di lui che cantavamo all'asilo: "Dio è qui, Dio è lì, Dio è ovunque, In ogni dì". Poi merenda e un sonnellino agitato. Sono stato allevato come un vitello nella cittadina ebreo-ortodossa di Monsey, nello stato di New York, dove era proibito mangiare insieme vitello e latticini. Se avevi mangiato vitello, ti era proibito mangiare latticini per sei ore. Se avevi mangiato latticini, ti era proibito mangiare vitello per tre ore. Era proibito mangiare maiale per sempre, o per lo meno fino all'arrivo del Messia. Solo allora, ci aveva insegnato il rabbino Napier in quarta, i malvagi sarebbero stati puniti, i morti sarebbero resuscitati, e i maiali sarebbero diventati kosher."

E poi tu Michel, vicino a noi due derelitti:


giovedì 16 gennaio 2014

Mia madre

Adesso che sei scomparsa ti ricordero' per sempre con queste frasi di Vaclav Havel che hai scolpito dentro di me in questi anni:

"La speranza non e' ottimismo.
La speranza non e'  la convinzione che cio' che stiamo facendo avra' successo.
La speranza e'  la certezza che cio' che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno."

Per sempre fedele al motto che ho cercato di raccontarti: "Agli animali, ai malati, ai prigionieri". Per te. Per me. Per me e lei. Per noi due. Per lui. Per quei pochissimi che senza gridare, senza farsi vedere, in silenzio,da lontanissimo, sempre ribelli, sensibili, tenerissimi, bellissimi, stronzi, scorbutici, alcolizzati, incarcerati, tossici, sulla strada, depressi, non allineati mi sono e ci sono sempre stati vicini. Per voi che mi avete anticipato in questo cammino del cazzo. Sempre. Con affetto.

giovedì 9 gennaio 2014

Gli eventi - My mind's not right

- Personalmente sono andato a cercarmelo questo Dieudonne' M'Bala M'Bala. Prima di tutto questo putiferio non sapevo nemmeno chi fosse. L'ho trovato un coglione razzista, antisemita e qualunquista ma con delle buone movenze da comico, pur se i comici faticano sempre a farmi ridere. Ma visto che quest'uomo non e' al centro delle attenzioni per le sue qualita' comiche ma per le derive antisemite dei suoi spettacoli mi preme solo dire che sono completamente contrario alla censura dei suoi schifosi spettacoli e di tutti i dispositivi di legge messi in atto per impedirli. Cosi' come ritengo una schifezza tutte le leggi messe in atto per vietare forme di manifestazione ed espressione (come, in questo caso, lontanissime da me). Sono leggi e dispositivi che semplicemente vanno presi e gettati nel cestino. 

- Ho visto "Capitan Harlock" di Shinji Aramaki e l'ho trovato deludente forse anche perche' sono un fan, cosi' come mia sorella, della vecchia serie anime...e comunque noi di quella generazione abbiamo goduto di una grande opportunita' guardando quella serie e tutte le altre trasmesse in tv quel determinato periodo. Una mia amica ha mostrato a sua figlia "Candy Candy" e dopo un paio di puntate la bambina, particolarmente sveglia, ha immediatamente ha mollato tutti i cartoni animati iper moderni e super educatori che stava vedendo (principalmente dai nonni) per dedicarsi alla ricciolona bionda.


- Anni fa parlavo di hospice. Adesso ne ho incontrato gli operatori. Vedro' entrare un letto diverso. E aspetteremo che la malattia faccia il suo decorso.

lunedì 6 gennaio 2014

6 gennaio + molto Altro

Beh, insomma, è uscito questo disco degli Altro, "Sparso" che riunisce "Autunno", "Estate", "Primavera" e "Inverno", affrettatevi e fate un salto anche sul sito di Alessandro Baronciani:


Ho in testa poi un passaggio di "Barbarico", ultimo libro di Giovanni Lindo Ferretti, che parla direttamente a me, come se fosse un monito:

"Scrivere in assoluta liberta' equivale all'edificazione di una struttura fortificata a salvaguardia di tutto ci che va protetto: una vigilita liberta'. Innanzitutto la dimensione dell'intimita' che non ha niente da nascondere ma ancor meno da esibire si sottrae: all'intimita' si addice il pudore. Esiste poi una dimensione del fare non riducibile alle parole, se un gesto puo' evocarne mille non saranno duemila parole a poterlo sostituire. Il mondo della comunicazione soggetto alle leggi dello spettacolo, sfuma velocemente nel regno della chiacchiera. Sottrarsi e' sempre piu' difficile; forse l'eremo lo permette, qualche cenobio ne ribolle. lo sai che...no, non lo voglio sapere e comunque la mia simpatia tende agli sbeffeggiati, i disgraziati di turno che, si badi bene, non sono gli stessi delle generazioni precedenti. I riprovevoli di allora oggi dettano legge, hanno fatto dei loro vizi, delle loro manie, il galateo cosmopolita; sono i nuovi benpensanti, alfieri e custodi della civilta' che avanza. La polemica mi si addice: sono un grumo emotivo di nervi. Frasi del telegiornale appena percepite mi fanno saltare per aria; titoli e foto di giornali spiegazzati sui tavoli del bar mi infiammano; conosco la rabbia che prende lo stomaco e straparlare imprecando sembra l'unica via di scampo. Devo rifuggire, me lo sono promesso, la polemica. Se le concedo spazio, me ne lascio prendere, ne divento succube: eccita la mia vanita' intellettuale, mi tonifica ma da' assuefazione, occorre aumentarne le dosi per mantenere l'effetto; un macigno che cresce, annebbia l'intelletto e grava sullo stomaco. Inutile combatterla, vanno rifuggite le occasioni che la propiziano." (pp. 29-30)

Ieri su La Lettura de Il Corriere della Sera c'era un bel reportage firmato da Lorenzo Cremonesi sul kibbutz di Nazareth. Mentre lo leggevo ricresceva dentro di me la voglia di vivere in un luogo del genere e di sperimentare modelli di vita quotidiana totalmente diversi da quelli attuali (idee in testa ne ho eccome). E' che sinceramente vivere in questo modo fa cagare e basta. Sono diviso fra vita nei boschi e esperienze collettive ma vita nei boschi e una vita come quella dei kibbutz sono legate da un solido filo che non ha nulla a che fare con la realta' di oggi. 

Tra l'altro Lorenzo Cremonesi ha scritto questo interessante libro pubblicato da Giuntina: "Le origini del sionismo e la nascita del kibbutz (1881-1920)".



E il 31 gennaio esce il nuovo disco dei Vintage Violence e queste sotto sono per adesso le date dal vivo:



Oggi, se fosse stata viva, la mia nonna materna si sarebbe truccata, vestita, sciolti i capelli lunghi 2 metri e 50 e avrebbe fatto paura a tutti.

sabato 4 gennaio 2014

Love is to die

Ieri ho comprato Il Manifesto senza sapere nemmeno cosa ci fosse in copertina. Pioveva a dirotto e quando l'edicolante me l'ha consegnato l'ho infilato subito nello zaino e sono corso in posta. Una mezz'oretta dopo mi sono seduto in un bar di un supermercato stanchissimo di lavoro e altre faccende e finalmente l'ho aperto. Quando in copertina ci ho trovato Fidel Castro ho rimpianto i soldi che avevo speso e ho pensato che per qualcuno proprio il passato non passa mai, che il Muro è sempre su, che siamo ancora lì, alle solite storie polverose e di propaganda e al culto della personalità che scalda tanto il cuore e ci fa sentire tutti più al sicuro. Lo so che c'è scritto quotidiano comunista. Lo so che io lo leggo (ormai raramente) pur non essendo mai stato un comunista, perché è il solo quotidiano che mi offre qualche spunto interessante e non lo sarò mai ma questa roba è davvero pazzesca. Poi mi son detto, andiamo a leggere questa cavolo di intervista/articolo e alla fine l'ho trovata identica alle interviste in ginocchio ai soliti dittatori, ai capi partito, ai potenti, una di quelle che quando son fatte al tanto odiato Silvio Berlusconi fanno scatenare le ire funeste di tutta la sinistra. Un vero schifo che non ha niente a che fare con me. Non è la prima volta che accade, lo so, è un classico di questo giornale ma trovarsi nel 2013 ancora Fidel Castro trattato come un santino mi ha fatto pensare a una casa di riposo abitata da un sacco di vecchi malati di demenza senile che giocano coi Lego a costruire prigioni, dittature, fili spinati e gridano tutto il giorno e quello che resta quando tacciono sono il vuoto, la noia, le regole e vagonate di pannolini sporchi di merda e urina. Immagine spaventosa, forse, ma è la prima che mi è venuta in mente un attimo prima che gettassi il giornale nel primo bidone dell'immondizia sulla strada. 



E intanto una persona cara mi dice: "Cazzo, le Warpaint!"

giovedì 2 gennaio 2014

Panorami

Dopo una notte trascorsa dentro e fuori i miei incubi ricorrenti mi sono svegliato con questa canzone e quest'altra in testa e fuori c'era la merda bianca che scendeva dal cielo. L'ennesima punizione del cazzo in questi giorni festivi che non vedo l'ora che passino. Una situazione simile a quelle di quando ero un ragazzino e avevo la luna storta, non me ne girava una, i miei mi avevano castigato, mia sorella mi dava dello stronzo cacciandomi dalla stanza che condividevamo, ero rimasto senza soldi e sigarette, non avevo voglia di vedere nessuno, scendevo in cortile e incontravo gli stronzi più grandi che me le davano di santa ragione e alla fine mi pigliavano pure per il culo dandomi del pezzente rottinculo. Vedo questa roba immonda e pestilenziale per la mia mente scendere dal cielo e mi sento scivolare al cimitero.Ed è anche per questo motivo che "Moby Dick" è uno dei romanzi che porterei sempre con me. Fortuna che appena uscito dal lavoro c'è stata mia madre che mi ha strappato un sorriso al telefono con una battuta sull'oxycodone  che sta assumendo e su come le sue dottoresse/infermiere sappiano poco o nulla dei film/telefilm americani che guarda lei. Parlando con lei continuo a pensare che sarebbe stata una perfetta agente dei servizi segreti. Mio padre, un allenatore di boxe. (Domani dovrebbe ritornare il sole, fuori)

Forse, poi, nei prossimi mesi, cercherò di compiere una missione che mi è stata affidata tanti anni fa: andare a Bayreuth.

mercoledì 1 gennaio 2014

Verso una nobile morte

"Verso una nobile morte" di Shigeru Mizuki una graphic novel che mi giunta fra le mani ed stata una lettura decisamente straniante.


E mentre ero in macchina oggi ho ascoltato una parte di questa trasmissione di Radio24 dedicata ad Arturo Toscanini che penso sia stata rimandata in onda in replica. 

Che dire di questo 2014 appena iniziato? Che sar un anno di merda e violento come tutti gli altri sin da quando son nato.