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mercoledì 31 dicembre 2014

Recensione che non è una recensione, ma più uno sfogo, di "Nessun dolore. Una storia di CasaPound" di Domenico Di Tullio (Rizzoli)



"CasaPound non s'addormenta mai completamente: c'è sempre qualcuno pronto ad aprire il portone di legno del grande atrio o a serrarne le doppie porte di metallo che, in caso di pericolo, proteggono i suoi occupanti. La Casa è come un grosso cane da guardia, sempre con un occhio aperto. Anche la sua struttura architettonica, razionalismo di travertini squadrati e funzionali che si staglia con prepotenza in un quartiere umbertino e decadente, l'Esquilino con i suoi palazzi monumentali dagli intonaci scrostati, suggerisce marzialità e rigore. Questa sensazione è amplificata al massimo dall'insegna di marmo bianco alta un metro e mezzo, che campeggia sul faccia: CASAPOVND, sembra dire, è qui per sempre." (pag 24)


Sgomberiamo subito il campo da eventuali dubbi: "Nessun dolore" opera di Domenico Di Tullio (Rizzoli, 2010) non è un'indagine giornalistica sul mondo nero, non è un'atto d'accusa a CasaPound, non è un romanzetto spensierato che prende a pretesto quel determinato mondo per poi trasformarsi in lucchetti e bacetti caramellosi, non è narrativa confezionata in qualche talk show fintamente eretico e non è nemmeno un noiosissimo monologo ribellistico all'Ascanio Celestini in versione nera o la confessione di un eventuale distacco.

Domenico Di Tullio è l'avvocato di CasaPound, ha pubblicato per Castelvecchi "Centri sociali di destra. Occupazioni e culture non conformi" ma soprattutto è un uomo che respira l'aria di quegli ambienti, che ne condivide gli ideali, che non si fa scrupoli benpensanti nel raccontare quel mondo. Insomma uno che le cose le conosce bene e che è riuscito a scriverne con testa e cuore, con ardimento e sentimenti, con notevole sensibilità letteraria. Uno che per quanto mi riguarda ha scritto una delle opere più intense e fisicamente prosciuganti uscite in Italia negli ultimi anni. Già prevedo che qualcuno stia storcendo il naso, incazzato dal fatto che io possa applaudire un'opera che non condanna affatto CasaPound e Blocco Studentesco ma che ne racconta la storia con passione e coinvolgimento, che trasuda da ogni pagina fascismo del terzo millennio (e tanta tanta Roma) e dove si può leggere con affetto e partecipazione di un gruppo come gli Zetazeroalfa, del fondatore Iannone, di un locale come il Cutty Sark a Roma. Se vi state scocciando cavoli vostri ma ricordatevi bene che annovero fra i miei scrittori preferiti gente come Céline, Brasillach, Hamsun, Drieu La Rochelle, Nimier, Bukowski, Pound, Gaureschi, Waugh, Dantec che di sinistra proprio non erano (e non sono) e che soprattutto non gradisco che ci sia qualcuno a farmi la morale, tantomeno a proposito di gusti artistici e frequentazioni di persone. Ed è anche per motivi artistici che ho sempre guardato, pur partendo da storie diverse e rimanendo su posizioni opposte, con curiosità a questa realtà che ebbe il coraggio di intitolarsi a uno dei più grandi poeti della storia, per non parlare del simbolo di CasaPound, la Tartaruga: "Il simbolo di CasaPound è la tartaruga: un animale che ha la fortuna di portare sempre con sé la propria casa. Perché chiunque dovrebbe averne una." (insieme alla Salamandra), che è uno degli animali più belli in circolazione.

Durante la lettura è facile che qualcuno di voi si scontri (a me è successo) con questo fascismo del terzo millennio, con le sue idee sull'immigrazione, la nazione, lo stato, il lavoro, l'immigrazione  e poi il vitalismo, l'ebbrezza della fisicità, della violenza. Dovrete anche scontrarvi con alcuni fatti, con alcune storie,  con alcuni personaggi, con un certo mondo, descritti questa volta da chi non ha quasi mai spazio per raccontare, per far sentire la propria voce.

Fatti, episodi, scontri che tendenzialmente sono narrati con una chiave di lettura di sinistra o di quella della democrazia o della magistratura e raramente di destra. Sempre che voi siate di sinistra o pseudodemocratici. Spero che leggendo questo libro riusciate a capire che anche dall’altra parte ci stanno persone che sanno leggere, scrivere, pensare (uno come Avgvsto non è per niente un ignorante e se vi interessa qui c'è la sua intervista a Di Tullio), fare 2 + 2, che sanno innamorarsi, che sanno pensare, che sanno stringere amicizie, che studiano, che soffrono, che hanno principi, dignità, sogni, dolori. E che non sono soltanto un massa di bruti, crani rasati, deficienti, teste di cazzo e magari circondati da fascistelle di destra. Se però non non avete voglia di sporcarvi o di bagnarvi il cuore, il corpo, le ferite, se non volete riempirvi di dubbi, di scontro e confronto, di strade alternative, allora lasciate da parte questo libro, cercatene un altro più accomodante, cercatene altri, cercate sempre e comunque qualcosa che vi rispecchi, che non faccia che raccontarvi sempre la stessa faccia della medaglia, quella giusta per presunzione.

“Nessun dolore” non è un capolavoro e infatti nel libro talvolta si sente il peso di alcune ripetizioni e passaggi meccanici e anche di taluni sguardi semplicistici sulla parte avversa (che è una delle pecche costanti in opere del genere) che stilisticamente si sarebbero potuti ripulire e/o migliorare ma mi è capitato davvero raramente nel panorama italiano di leggere un libro dotato di un tale sguardo sfrontato, coraggioso nel raccontare, anche in maniera sbruffona, qualcosa che secondo tutti i comandamenti del politicamente/costituzionalmente/sinistramente corretto non si dovrebbe mai raccontare.

Come se la letteratura, l'arte dovrebbero sottostare a comandamenti...bah....

Tutto ciò non significa cambiare le proprie idee, anzi, liberissimi di continuare a disprezzare le idee di CasaPound, a contrastarle, a immaginarne e pensarne di nuove...come accade al sottoscritto.

"L'avventura era iniziata quasi dieci anni prima: un gruppo di amici, provenienti da varie e diverse esperienze politiche, zone, estrazioni sociali, che si incontravano in un piccolo pub vicino al Colosseo. Un gruppo davvero eterogeneo, i cani sciolti, gli eretici matti, i transfughi di tutti gli altri movimenti: i principi dei rompicoglioni riuniti tutti insieme. Un'accozzaglia chiassosa e spavalda, innamorata delle nottate di bagordi e dell'avventura, che non si tirava mai indietro se c'era da menar le mani o bere una pinta. Il paragone con una ciurma di pirati fu immediato, la primissima bandiera appesa alle pareti il Jolly Roger bianco e nero. Il pub divenne presto una zona franca, dove tutti si ritrovavano a metà della notte, si facevano un numero variabile di medie chiare e passavano il buio, senza preclusioni e pregiudizi. Alcuni di loro avevano formato una band dal nome criptico ed esoterico, la cui prima vera azione era stata tappezzare la città di manifesti e adesivi che ripetevano solo ed esclusivamente: "Zetazeroalfa". (pp. 62-63)


"Forse non faremo mai la rivoluzione, ma quanto ci stiamo divertendo!"

E quando poco sopra scrivevo di amicizie lo facevo perché sostanzialmente questo libro è un racconto di amicizie e di crescita individuale e collettivo. Se da una parte si narra la genesi e l’affermarsi del movimento di CasaPound, con lo sbocciare delle prime occupazioni, la scelta del simbolo, la spiegazione degli ideali di riferimento, le avventure degli attacchinaggi, gli scontri, i confronti, le iniziative, le sedi, dall'altra "Nessun dolore" è la storia di uomini e donne che intrecciano relazioni d’amicizia, che si riscoprono vivi, che si emancipano, che scazzano fra di loro, che vivono di fedeltà e coraggio, di amore e ideali, di cambiamento e contraddizioni, di stima e silenzio, di carceri e di ribelli birmani, i Karen. Storie profonde, di carne e sangue, come quella dei protagonisti del libro: Giorgio, figlio della Roma popolare, militante di Blocco Studente, con un fratello più grande che ha conosciuto la galera, che vive a Casa Pound e quella di Flavio, figlio della Roma bene,  destinato a un mondo di sciate e università e che invece scopre un mondo che sembrava aspettarlo al varco. Due ragazzi che diventano inseparabili, dividendosi fra cortei, concerti, sentinelle, nottate insonni, boccali di birra, scazzi, scontri, discussioni, donne, sesso, fino al giorno in ci Giorgio viene arrestato con l’accusa di aver accoltellato uno di quei pusher che rovinano la vita dei giovani. Verrà difeso da un avvocato, dietro cui si nasconde l’autore, che vive una condizione di sdoppiamento: se da un lato sopravvive come un cadavere della Roma borghese, con la professione giusta, con la fidanzata fica, coi soldi in tasca, dall’altro è un uomo che respira l'ossigeno di CasaPound, che vive a stretto contatto col mondo di destra, che conosce la strada, che vive dentro allo stomaco e ai muscoli il buio dell’anima e di una città in rovina, di un’Italia a pezzi, degradata, distrutta, offesa, invasa. Un uomo che trasuda dolori nelle palestre, stritolato fra la ricerca di una verità che non è affatto quella raccontata dai ragazzi e la fedeltà alle persone che conosce da sempre, ai silenzi che bisogna mantenere, a una storia a cui si appartiene. Un uomo lacerato che a fine libro si trova su un cornicione:

"Perché la vita è un grosso cane bastardo: ringhia a più non posso e morde a fondo i disattenti. Non devi fargli vedere che hai paura prima d'averlo conquistato a pedate e urla. Perché poi, una volta che a deciso che tu sei il suo padrone - chissà perché hai scelto proprio lui, vecchio pulcioso irascibile, con tutti i cani di razza che ci sono - ti da ciò che gli dai e quello che ti prende restituisce in altro modo, fedele in eterno senza leccarti le mani. La ricetta della felicità è semplice su questo cornicione: non è buttarsi e bruciare in un attimo per il proprio autocompiacimento, non è fare il botto per richiamare l'attenzione, un secondo solo, affinché tutto si fermi e ascolti. No, la felicità è rientrare dentro e vivere, affrontare i giorni, accada quel che accada, accettare il tuo destino con coraggio e gioia. Perché quando hai una storia e un mondo a cui appartieni, una comunione di intenti e vita così grande e profonda che niente può scalfirla, quando ti guardi negli occhi e, senza pensare, riconosci accanto a te il fratello, il padre, la figlia, il tuo amore che ti sorride leggere un secondo prima di iniziare la battaglia, non esiste più nessuna paura, non rimane più nessun dolore. (pag. 224)

Ma questo libro è anche timidamente la storia di una ragazzina, Giulia, divisa e contesa fra Giorgio e Flavio. Una ragazzina dei giri giusti, di sinistra da salottosantoriano e braccialetti indiani, che sulla carta dovrebbe appartenere a tutt’altra galassia esistenziale, che dovrebbe frequentare i collettivi e che invece si sente attratta da un mondo che tutti le sconsigliano di frequentare, un mondo sopra cui è stata apposta una grande ics, un divieto di pensiero, un divieto per lei impossibile da accettare. E il suo sguardo verso i fatti di Piazza Navona, il suo schierarsi emotivamente con i ragazzi di Blocco Studentesco, il suo abbandonare le canzonette dei collettivi, mi ha ricordato me stesso che vince le reticenze e si trova a scrivere su un sito come Lankelot e a confrontarsi con persone di provenienza e formazione opposta alla mia, fino a stringere amicizie che durano ancora oggi. Mi sono sentito liberato dalle catene che mi imprigionavano e finalmente libero da parrocchie a cui prestare giuramento ma anche più solo, in cammino su una strada lunghissima da percorrere. Una strada che non ha mai fine, da percorrere spesso in solitudine.  Ma non importa. Io e Giulia continueremo a percorrere questa strada, qualunque prezzo ci tocchi pagare.

"Aux animaux, aux malades, aux prisonniers" (L.F.C)

(Questo scritto che non è una recensione è dedicata al mondo lankelottiano e in particolare a G.F. e F.M.)


martedì 30 dicembre 2014

Riscoperte musicali 2014: The Organ & Franco Califano + appunti


La riscoperta musicale del 2014 è "Grab That Gun" del gruppo The Organ. Riscoperta nel senso che mi è nuovamente scivolato dentro come quando lo ascoltai la prima volta. Non ho mai smesso di ascoltarlo questo disco. Le canzoni, lo so, possono provocare un certo effetto ripetizione ma io ci sono affezionato. Quando lo ascolto riesco a camminare con maggiore sicurezza per le strade della città. Possiede una carezza oscura che mi fa sentire bene. Un disco da lesbicacce come dice una mia amica lesbica. Un disco che mi ricorda l'abbraccio del ragazzo gay che mi stette vicino in uno dei momenti peggiori della mia vita.






La riscoperta 2014 italiana è invece Franco Califano. Tutto merito di mia madre:






Appunti:

- Noto nuovamente che tutti quelli che precarizzano le vite delle persone godono di una vita tutto sommato stabile, garantita, economicamente florida. Tutti i cretini, alcune volte precari e in crisi, che applaudono e votano per questo genere di modernità meritano solo vagonate di letame. E anche moltissimi di quelli che si oppongono a queste manovre meritano lo stesso trattamento.

- Domani uscirà la recensione del romanzo di Domenico Di Tullio.

- Domani ultimo dell'anno. Lavorerò, poi tornerò a casa, mi laverò, mangerò, poi tornerò al lavoro, tonerò a casa, mi laverò, berrò alcolici in fretta e andrò a letto presto. Non festeggerò. Non me ne frega proprio un cazzo di queste robe. Così come non frega un cazzo nemmeno alla mia compagna. Niente spumante, niente cenone, niente feste, niente buoni propositi che non valgono un cazzo di niente. L'anno 2014 si chiude con mal di gola e febbre in arrivo. Esattamente come l'anno prima. mia madre, in fin di vita, mi telefonò alle 22 e mi disse: "Ciao Andrea, mi raccomando".

- Mio padre si sente solo. Mia sorella è in Egitto a lavorare. Io sono qui. Non c'è niente che lo possa far stare meglio.




"Mi addormento su una spiaggia,
mi risveglio su un'altra.

La barca è ormai pronta,
tende gli ormeggi."

(Raymond Carver)

lunedì 29 dicembre 2014

Classifiche musicali

Sto al gioco che mi ha lanciato mia cugina, anche se non amo stilare classifiche (e non c'è una classifica) e le ragioni delle mie scelte sono così complicate da spiegare che vi dico che alla base dc'è sempre qualcosa che mi ha toccato nel profondo, che mi è scattato nel cuore, qualcosa che mi ha s-travolto. Potrei motivare le mie scelte, potrei scrivere una recensione ma le sola recensioni che scriverò prossimamente saranno del bel romanzo su Casa Pound, "Nessun dolore. Il romanzo di CasaPound" di Domenico Di Tullio e del nuovo album dei Peter Kernel che ho già ascoltato in anteprima, perché scrivere recensioni mi ha annoiato e ci trovo sempre meno senso.

In breve.

Disco dell'anno è "The Visitation" dei My Autumn Empire. Perché mi fa scomparire, perché mi commuove e perché mi permette di scrivere.


e questi sono i video di "Blue Coat" e di "Andrew" :




Il disco uscito quest'anno e che ascolto spessissimo in macchina quando esco dal lavoro per scaricare tutta la merda e l'inutilità che mi sento dentro al cuore e mi rovinano lo stomaco e mi fanno venire voglia di schiantarmi contro un muro è "For You The Wild" di Camilla Sparksss:



La scoperta dell'anno, che devo a un luogo del cuore come Invisible Show, è senza dubbio Winter Family


domenica 28 dicembre 2014

- 6 alle 5 e mezza di stamattina (Senza paura delle rovine)



Tempo fa ho conosciuto una donna che mi disse che lei non leggeva scrittori o scrittrici cattoliche o in generale tutti quelli che erano credenti.
Innamorata del suo credo marxista mi prese per il culo quando le risposi che in questo modo si perdeva artisti assoluti come Flannery O'Connor o Graham Green.
Al che lei esclamò, versandosi un altro bicchiere di rosso, che non era affatto convinta che questi fossero credenti.
L'ho rivista settimana scorsa in un supermercato che acquistava generi alimentari controllandone l'origine ed escludendo ogni prodotto proveniente da Israele e mi ha nuovamente aggredito col suo verbo sindacale.
Questa donna è una vera cretina. 
Oltre che una vera stronza.

(Se non mangiate prodotti provenienti da Israele non dovreste nemmeno mangiare quelli prodotti in Italia. E non solo per la questione palestinese ma in generale per il ruolo che l'Italia, con le sue aziende, svolge come sfruttatrice, complice e devastatore in tutto il mondo)



"Senza paura delle rovine" dei Vintage Violence è scaricabile gratuitamente qui.




venerdì 26 dicembre 2014

Life in the dark, La guerra contro i cliché, Il Garantista, Modern Baseball

"Ora lavoro davvero a Berna in un istituto scolastico, come sostituto custode o aiuto giardiniere o come diavolo lo si voglia chiamare. Come ho fatto a trovare questo lavoro vorrei saperlo anch'io, ma ora faccio quello che posso. Con i maestri vado d'accordo, e così anche con gli allievi. E anche l'altra cosa è vera. Durante i fine settimana di tanto in tanto prendo di nuovo un po' di roba, una fumata di ero qua e una là, ma sempre in modo da tenere la situazione sotto controllo. O almeno lo spero. Con quella roba infatti non si sa mai. Ma non la prendo in modo avido, la prendo solo perché scalda. E se poi finirò per cascarci di nuovo vedrò come andare avanti.

Tutto sommato non ho niente di cui lamentarmi. Cioè, in realtà avrei molte cose di cui lamentarmi, soprattutto se penso al futuro. Ma cosa ci possiamo fare? In fondo per qualcosa ce l'abbiamo un passato. Anche se non è del tutto bello come vorrei, ma almeno posso raccontarlo come più mi va. E chissà, magari prima o poi mi arriva di nuovo un buon pallone." (Pedro Lenz, "In porta c'ero io", pag. 140)





"Limbs in gloom" è un album scurissimo di Life in the dark. Lo potete scaricare qui e ascoltare in versione ampliata qui


"La guerra contro i cliché" di Martin Amis (Einaudi). Minima&moralia ripropone un articolo di  Marco Missiroli uscito sul Corriere della Sera che ne parla che si legge qui mentre su Il Foglio è uscito questo pezzo di Antonio Gurrado: "Leggere Martin Amis è un buon farmaco contro il poeticamente corretto".




Un giornale che leggo abitualmente insieme a Il Foglio e ad altri. Qui uno spot.

(Ma allora dopo le feste ricomincia quella rottura di cazzo dei tizi che grideranno prodi, prodi, rodotà, rodotà, rodotà e robe del genere?...quali nuove presunte bandiere della libertà salteranno fuori questa volta dal cilindro dei purificatori?...meglio prepararsi in anticipo i tappi per le orecchie...e intanto piangete piangete per la fine del vostro sogno cubano...io aspetto ancora che i castro e tutta la loro cricca vengano presi a calci nel culo...)


(il mio pezzo natalizio)


giovedì 25 dicembre 2014

Canzoni di prima mattina


(Fine Before You Came - Alcune certezze)


(Slint - Good Morning, Captain)


(Sparklehorse - Spirit Ditch)


(The Van Pelt - the Good, the Bad & the Blind)



(Nirvana - The Scentless Apprentice)


(Manetti! - Playground love)



"Raccontare tutto questo dopo… è una parola… è una parola!… Si ha, comunque, l’eco ancora… brroumn!… la capa ti oscilla… anche con sette anni passati… la zucca!… il tempo non è niente, ma i ricordi!… e le deflagrazioni del mondo!… le persone che si sono perse… le pene… i compagni sparsi… gentili… malvagi… smemorati… le ali dei mulini… e l’eco ancora che ti scuote… sarei scagliato nella tomba insieme!… Porco di un vento! ne ho piena la testa!… pieno lo stomaco… Brrroum!… risento… avverto… vibro delle ossa, qua nel mio letto…


(L.-F. Céline, Féerie II, Normance.)

mercoledì 24 dicembre 2014

Pausa prima di tornare al lavoro (Rachel Grimes, Cicada, Vaclav Havel)


(Rachel Grimes & Cicada - P Festival 2014)

Fra meno di quattro ore, dopo questa pausa, tornerò al lavoro per altre quattro ore. Il cielo sta nascondendo la neve, in alto, dietro le nuvole. Fra un paio di giorni comincerà a cadere. Sento la stanchezza nelle ossa e il freddo non fa che amplificarla. Mi scaldo con la sensazione di aver incontrato un grande scrittore: Edward St Aubyn. Per ora ho letto tre suoi romanzi, me ne mancano altri tre. Se anche quelli si manterranno allo stesso livello sarò davvero felice. Stamattina avevo in testa e nel cuore anche Knut Hamsun e Louis-Ferdinand Céline e me li sono tenuti stretti per non impazzire completamente. Frasi che funzionavano come carezze. Come detersivo per lavare via tutti gli incubi della notte appena trascorsa.
Frasi come quelle di Havel che ho trascritto sopra.
Quanto fu contenta mia madre quando fu ammainata la bandiera rossa a Mosca.
Sorrideva proprio di felicità. 
Se dovessi pubblicare un altro libro queste due frasi le trovereste in apertura.

"La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno. "

"O abbiamo la speranza in noi, o non l'abbiamo;
è una dimensione dell'anima,
e non dipende da una particolare osservazione del mondo
o da una stima della situazione.
La speranza non è una predizione,
ma un orientamento dello spirito e del cuore;
trascende il mondo che viene immediatamente sperimentato,
ed è ancorata da qualche parte al di là dei suoi orizzonti."


martedì 23 dicembre 2014

La nebbia, mi mancava.


(Caspian - Of Foam and Wave)

Della giornata di ieri salvo le 10 ore in autostrada (5 all'andata e 5 al ritorno), i due caffè di merda bevuti all'Autogrill, la nebbia fitta per lunghi tratti, la quarantina di euro spesi ai caselli, un camion che ci stava uccidendo. Non salvo quello che ci sta in mezzo. La nebbia mi faceva paura ma ho imparato ad amarla. Sono un uomo del nord che è cresciuto nella nebbia. Mi ci sono anche perso dentro, alla nebbia. Avevo 14 anni. Erano le 8 di mattina. Tempo di vacanze. Ricordo che mi sedetti per terra. E ci rimasi seduto per almeno due ore. Poi la nebbia mi concesse una tregua sufficiente per tornare a casa. Nessuno si era preoccupato per la mia assenza.


A gennaio ritorna "Le variazioni Reinach" di Filippo Tuena. Uno dei più bei romanzi in lingua italiana che io abbia mai letto e 








"Il fiordo di Killary" di Kevin Barry (Adelphi) e una raccolta di racconti dedicata a uno dei libri che mi hanno cambiato la vita: "Dubliners" (Minimum Fax).




E' poi uscito l'ultimo numero di Letteraria. E su Carmilla è riproposto il pezzo di Wolf Bukowski.  Lo trovate qui.



domenica 21 dicembre 2014

A proposito di campagne di sostegno, ricerca abbonati e offerte varie




In questi ultimi giorni mi sono sentito letteralmente preso d'assalto da rompicoglioni, tipo mosche che si attaccano alla merda, alla ricerca di soldi per continuare a vivere che mi hanno messo addosso una furia devastatrice assoluta: Radio Popolare (incappato nella loro campagna ho tirato un pugno così forte sul cruscotto mentre ero a un semaforo che la tizia nella macchina accanto ha fatto il gesto delle rotelle fuori posto), Il Manifesto (come si fa ad avere un inserto dell'Eni?), Pagina99, Mato Grosso, Mani Tese, ospedali vari, enti caritatevoli, le più impensabili onlus, Legambiente, Emergency, Greenpeace, lotta all'Aids, Unicef, Santa Rita, Sant'Antonio, lotta al cancro, lotta all'aborto, Alpini, associazioni reduci, la parrocchia, i disabili, eccetera, eccetera. Tutti che ti spiegano perché dovresti farlo e che comunque fai conto che venti centesimi al giorno...e bla bla bla....
Personalmente sono libero di far quel cazzo che voglio e comunque, consapevole di tutte le contraddizioni, continuo a preferire i rom che cercano soldi fuori dai supermercati o la ragazza che vicino alla piazza canta da dio pezzi anni '60 o l'uomo con la barba che gira con l'organetto per tutta la città o la tossica che cerca i soldi per una dose.
Non sto meglio dentro quando offro loro soldi, non mi sento migliore, non mi sento guarito, nemmeno più buono ma è un gesto che riesco a fare, con un sorriso e tempo da concedere per qualche chiacchiera e confidenza.



sabato 20 dicembre 2014

Asleep - Dannato Natale - Appuntamento a Samarra


"Distal" dei Crash Of Rhinos è uno dei dischi più belli e intensi che io abbia ascoltato negli ultimi anni. "Asleep" è il pezzo conclusivo. Vi giuro che a me fa piangere.




Perché a differenza di mia madre io ho sempre odiato Natale. E ho sempre finto per lei. E lei sapeva che stavo fingendo. E mi voleva bene perché facevo qualcosa per lei, pur se stavo fingendo. E adesso Natale lo odio ancora di più perché senza mia madre non so più come fare a nascondere il dolore che mi provoca un giorno come questo.

Di un libro bellissimo e di Natale ha scritto un gran pezzo Tommaso Pincio: "Dannato Natale"

venerdì 19 dicembre 2014

Appuntamenti di sabato e domenica


-  S a  b a t o   2 0   D i c e m b r e  -

L’ORACOLO TOCCA A VOI

Presentazione della Pubblicazione “L’Oracolo Squisito”
50 copie numerate a mano \ 50 carte disegnate dall’artista e scritte dal pubblico
di Arrington de Dionyso - a cura di Invisible°Show

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OraᏨolo 
Responso di carattere divinatorio, fornito in risposta a questioni ignote riguardanti  il presente, il passato o il futuro.
+
Cadavre EᏯquis
TRAD. “CADAVERE SQUISITO”. Gioco collettivo surrealista, nato negli anni ‘20 a Parigi,  consistente nel far comporre una frase o un disegno da più persone, senza che nessuna possa conoscere l’intervento dell’altra.
=
L’OraᏨolo  Ꭶquisito
Bergamo, 14 e 15 novembre 2014: il postulante scrive una domanda, Arrington de Dionyso risponde senza leggerla, con un disegno.  Il risultato sono le 50 carte che avete tra le mani.  Come utilizzarle? Questa è la domanda: l’oracolo tocca a VOI

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Presso la libreria “Incrocio Quarenghi” Via Quarenghi 32, Bergamo - dalle h. 17:30 - 19:30


a cura di INVISIBLE°SHOW
con il contributo della Libreria Incrocio Quarenghi
Progetto Grafico Woodoo Studio
Media Partner Ctrl Magazine
Disegni di Arrington De Dionyso
Video Teaser



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Sabato 20 dicembre alle 21:00 incontro con Piero Cipriano, autore del libro "La fabbrica della cura mentale - diario di un psichiatra riluttante)

A distanza di decenni dall’approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos’è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Se il manicomio ricordava un campo di concentramento, l’attuale spdc ricorda una fabbrica, dove lo psichiatra è il tecnico specializzato addetto alla catena di montaggio umana, e il malato la macchina biologica rotta da aggiustare non con la parola ma con il farmaco. Così, quei luoghi destinati ad accogliere la sofferenza mentale sono diventati le roccaforti di una rinata cultura manicomiale in cui ad apparire socialmente pericolosi sono spesso proprio coloro che avrebbero dovuto garantire la gestione umana ed efficace delle crisi psichiatriche.

Alle ore 20:00, prima della presentazione del libro, cena di autofinanziamento del GLCA l’Erba.

Menu:

risotto ai funghi
salsiccia con sugo
lenticchie
patate
torte salate (vegetariane)

prenotazione obbligatoria entro giovedi 18 dicembre al 3334770116 (franz)

costo: 10 euro

presso l’arciblob di Arcore, via Casati 31.
(ingresso gratuito con tessera arci).




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BERGAMO 20-21 DICEMBRE 2014
XVI EDIZIONE FIERA DELL'EDITORIA ANARCHICA E LIBERTARIA!
presso Kascina Autogestita Popolare via Ponchia 8 Bergamo (quartiere Monterosso).

Per dare gravità ai pensieri, aggrappandoli alla carta.
Per dare forma ai moti dell’animo.
Per strappare all’oblio visi, gesti e parole.
Perché un libro può salvare da ogni isolamento.
Perché la rivolta vive di iniezioni d’inchiostro,
di idee da ardere.
Perché ci accomuna essere clandestini
e tali vogliono essere i nostri scritti.
Per proteggerli dal mercato
che tutto fagocita, rigetta e svilisce.
Per non finire impalati su uno scaffale mondadori.

SABATO 20 DICEMBRE 2014

15,00: apertura

16,30: presentazione del libro "C.S.O.A. Fantasma" a cura del Centro Studi Pier Carlo Masini. Relatore: Guera. "La storia gli avvenimenti i racconti di un centro sociale occupato bergamasco che nel 1996 diede una scossa alla città". E' gradita la presenza degli ex-fantasmi.

17,00: presentazione del libro "Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il Nazismo" (La Fiaccola, Ragusa 2014, pp. 80) di David Bernardini. Le Schiere nere erano un'organizzazione antifascista che si riconosceva nel sindacalismo rivoluzionario tedesco. Sarà presente l'autore.

18,00: presentazione del libro "Millennial Fascism" di Emma Gi. Con un'analisi antropologica, l'autrice si interroga se sia possibile stabilire dove inizi il fascista e dove finisca l'uomo. Sarà presente l'autrice.

19,00: Presentazione dell'opuscolo "Nessuna faccia buona, pulita e giusta a Expo 2015. Dossier su Slow Food, Coop Italia e Eately". A cura di Farro & Fuoco.

20,30: cena e convivialità

A seguire: proiezioni a rotazione video resistenti

DOMENICA 21 DICEMBRE 2014

10,30: apertura

13,00: pranzo

16,00: presentazione del libro "La fabbrica della cura mentale. Diario di uno psichiatra riluttante" (Milano, Eleuthèra, pp. 176) di Piero Cipriano. A distanza di decenni dall'approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos'è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Sarà presente l'autore. A seguire dibattito.

17,00: presentazione del libro "L'amore ai tempi dello Tsunami. Affetti, sessualità, modelli di genere in mutazione." (Verona, Ombre corte, pp. 238). Sarà presente Chiara Martucci, una delle autrici. A seguire dibattito su relazioni aperte e poliamore.

18,00: presentazione del libro "I dannati della metropoli. Etnografie dei migranti ai confini della legalità." (Milano, Milieu edizioni, pp. 192).

20,30: cena... per i sopravvissuti.
Saranno presenti con le proprie pubblicazioni le case editrici Eleuthèra, Zero in condotta, Nautilus,Libera e Senza Impegni.







Una canzone della mia adolescenza.



giovedì 18 dicembre 2014

Pedro Lenz





La mia vita è esile. Di provincia profonda. Lontana dai riflettori. Del tutto disinteressata a frequentare happy hour, giri giusti o i salotti intellettuali. Oggi mentre lavoravo pensavo al romanzo di Pedro Lenz, "In porta c'ero io". Alle sue microstorie di redenzione, di amori, di vita da ex tossico, di ricerca di lavoro, di debiti, di bar sconosciuti, di sogni di riscatto. E magari di cene di natale nel posto di lavoro come quella a cui sto, con grande tristezza, sto per andare.

"A casa ho fatto passare la posta. Non c'era niente al di fuori di volantini pubblicitari e richieste da parte di associazioni umanitarie. Come se io fossi uno a cui chiedere dei soldi. Non hanno proprio idea! Alla fine ho dato un'occhiata a un concorso, poi, visto che volevo uscire comunque a prendere un po' d'aria, ho risposto alle domande del concorso e ho portato la risposta alla bucalettere vicino alla panetteria. Per trovare la parola chiave bisognava azzeccare tutti le risposte. Statua della liberà. Una soluzione più stupida non se la potevano inventare. Il primo premio era una macchina, una Ford-non-ricordo-il-modello. A me interessava soprattutto il secondo premio: un viaggio a New York per due persone. Certo, non c'è niente di più facile che vincere il secondo premio di un concorso cui parteciperanno altri centomila deficienti." (pag. 50)



mercoledì 17 dicembre 2014

del nulla



Da domani cominciano giorni durissimi che si protrarranno fino al 6 di gennaio 2015.

Per tirarmi su di morale guardo una foto di mia madre che mi fa il solletico una mattina di Natale. Avevo il morbillo, le occhiaie e ricevetti regali magnifici.

Sorrido anche quando talvolta capito sul telefilm che parte dopo Blob,"Tre mogli per un papà". 


E poi c'è da dire che Marcia Gay Harden (quella col vestito viola) mi ricorda la mia ragazza nel carattere, nel volto e nelle sue espressioni casalinghe.




E poi finisco per ascoltare e riascoltare questa canzone. Lo comprai appena uscì. Sono anni che ascolto Elliott ed è anche grazie a Elliott che io e la mia ragazza ci siamo conosciuti.


Perché.
Punto.


Dedicata a mio zio. Un altro che vorrei fosse qui con me.

lunedì 15 dicembre 2014

La merda (uno sfogo)

E poi dopo quella merda che è l'Expo avremo, forse, anche quella merda che sono le Olimpiadi.

Arrivare a Milano e vedere in cima a un palazzo la scritta Expo e camminare fra strade che non fanno che ricordare quell'infausto evento mi hanno fatto venire voglia di prendere la pistola e farmi saltare il cervello.

Pochissime cose, come i libri, riescono a proteggermi, in parte, da questa merda che avanza e che viene accolta a braccia e bocche ben aperte da gran parte di coloro che mi circondano. 

Tutta bio questa merda, mi raccomando, tutta bio, autoriale, artistica e meritoria di uno scatto e di una recensione e di un biglietto pagato e di chissà quale altra merda vi passerà per la vostra cazzo di testa di merda. 

Perché la vostra non è merda che porta vita.
Che concima i campi.
Che è parte del mondo.

La vostra è merda velenosa, cancerogena, distruttiva, furba, spietata, suadente, ricattatoria, assassina, meschina, vendibile, spendibile, acquistabile, premiabile.



Perché siamo "Come morti".



domenica 14 dicembre 2014

Il dottor Karl Koenig (visto da Geminello Alvi) + il lavoro, i centri logistici e i grandi marchi

Riporto qui sotto le quattro paginette che Geminello Alvi nel suo "Uomini del Novecento" (Adelphi) dedica a Karl Koenig. Le trascrivo perché mi ci ho pensato tutto oggi mentre lavoravo duramente.



"Nell'ingresso d'una grande casa che col tetto curvato in più tratti e le finestre asimmetriche, oblique, pare un incrocio tra un fungo e un insetto sdraiato, chi entra, davanti a sé, subito, vede appesa alla parete una particolarissima foto. Ritrae un piccolo uomo sui sessant'anni seduto su una panca. Appoggia, nel modo inconsueto per un adulto, e che usano per solito tra loro i bambini, il suo braccio intorno alle spalle di un bimbetto mongoloide di sette, otto anni, che è assorto e ha il cappellino ben legato attorno al collo, con la testa rialzata sopra la fronte. Il panciotto ottocentesco, e il taglio della giacca dell'anziano sono stravaganti. Ancora più strano è quello sguardo fermo che senza badare alla macchina fotografica costui dedica al bimbetto: è lo sguardo calmo che hanno sempre i re saggi, i quali sanno come andranno a finire le fiabe, o gli altari di pietra che ornano certe severe cattedrali gotiche. Il vecchio, e piccolo, uomo attento è il dottor Koenig; la casa si trova nel paese di Camphill in Scozia; il roseo bambino mongoloide colle labbra amaranto è il cuore, la ragione d'esistere d'un movimento pedagogico diffuso ormai in ogni continente. Il senso comune s'è abituato all'idea che simili bimbi debbano essere cresciuti assieme agli altri; ma giudica che averli sia una vera disgrazia, da evitarsi attraverso qualche tecnica diagnostica fetale. Si lavora per cancellarli con qualche sofisticata ingegneria genetica. Koenig, che iniziò il Camphill movement, dissentiva invece da ambedue i pregiudizi. E ancora ognuno di questi bimbi è considerato, da quanti proseguono il suo lavoro, una autentica fortuna per il uomini, e il cuore di nuove comunità e di pedagogie sociali. Karl Koenig era nato nel 1902 a Vienna in una ricca famiglia di ebrei osservanti. Caparbio, volle cambiar scuola per rimanere con un suo amico; più volte se ne tornò a casa senza il cappotto che aveva regalato ai poveri. Le magie domenicali delle giostre del Prater, dov'erano cavalli e grotte colorate, mitigarono i suoi fervori cerebrali. E scoprire poi all'università le mobili metamorfosi di muscoli e ossa, meravigliarsene, nutrì in lui fantasia più ponderate. Divenne socialista; ma diede un gran dolore ai suoi genitori rigettando l'ebraismo. Si sentiva un ebreo messianico-cristiano. Finita l'università l'avrebbe atteso una carriera di scienziato, ma dopo la morte di Rudolf Steiner s'innamorò delle sue idee. Gli embrioni che vedeva al microscopio gli parvero ripetere le passate reincarnazioni dell'uomo e della terra. Per quanto fosse il miglior assistente e un insegnante sorprendente, lasciò l'Accademia. Ma frequentando i seguaci svizzeri di Steiner s'accorse d'essere un eretico anche per loro. Tuttavia a Basilea, in una clinica per bimbi mongoloidi dove si seguiva la pedagogia steineriana, poté riprendere i suoi studi sugli embrioni. E una volta gli capitò d'assistere a una festa, per la Pentecoste. Vide quei bimbetti reggere devoti una candela accesa sopra una mela e sfilare. Si commosse: capì allora quale sarebbe stata la sua vita. Con la moglie tedesco-boema, fondò non una clinica, ma una comunità dove dottori, bimbi, infermieri e genitori vivevano assieme lavorando. Funzionava. Ma vennero Hitler e il 1933. Perquisizioni, minacce delle SA hitlerite lo costrinsero ad andarsene. La clinica fu chiusa anni più tardi dalla Gestapo; tuttavia salvò centinaia di bimbi dai campi di sterminio. Paziente, Koenig, esule a Vienna, intanto attrezzava un ambulatorio da medico generico, e si creava una buona clientela. Ma nel 1938, dopo l'annessione di Hitler, di nuovo dovette fuggire, prima che lo deportassero. Si ritrovò con i due figli, la moglie e pochi soldi alla Victoria Station di Londra. Già c'era in Inghilterra un eterogeneo gruppo di esuli tedeschi. Per bisogno si finì con loro in un'unica famiglia; affittarono l'ampia casa di Camphill e tra le brughiere ridondarono quelle comunità terapeutiche che aveva perduto in Germania. Non importò molto che tutti gli uomo poi, in quanto enemy aliens, fossero deportati sull'Isola di Man. Coi bambini rimasero le donne di quella colonia scozzese dove si parlava solo tedesco. Tra il '41 e il '42 la comunità si accrebbe di cinquanta bambinoni in need of special care. Tornarono gli uomini, e ad essi si aggiunsero molti inglesi. Sette anni dopo c'erano a Camphill centottanta bambini arrivati coi genitori da Inghilterra e Ceylon, Kenia e Sudafrica. Altre simili comunità si diffusero in ogni dove; il dottor Koenig col suo inglese scoppiettante di inflessioni viennesi tenne molti discorsi memorabili, calmo andava spiegando che nei mongoloidi d'ogni età rivivrebbero le forze primigenie dell'umanità: l'originario Adamo angelico e inconsapevolezza paradisiache. Per questo essi sono una benedizione e un dono attorno al quale è ovvio aggregare comunità volontarie, che servano da modello pedagogico per una nuova società. Tenne un'ultima conferenza, intitolata Le porte della luna e quelle del sole, e morì, il 27 marzo del 1966. (pp. 154-157)




In questi giorni ho letto di Gucci, di lusso, di vendite, di shopping, di made in Italy, di negozi sempre aperti, di spedizioni, di acquisti on line e poco, pochissimo di quello che ci sta dietro. Tanto alla fine non gliene frega un cazzo a nessuno. Ci si indigna quel tanto che basta e poi si torna a farsi le seghe. Lascio un articolo uscito su gas.social che illustra cosa sono i centri logistici nel Canton Ticino e quali sono le condizioni di chi ci lavora in questi centri:

sabato 13 dicembre 2014

Geminello Alvi, "Uomini del Novecento" (Adelphi) + Robert Darnton, "Il grande massacro dei gatti e altri episodi della storia culturale francese" (Adelphi)


"Uomini del Novecento" è un libro di Geminello Alvi pubblicato da Adelphi nel 1995. Quarantudue microbiografie di personaggi più o meno conosciuti del Novecento: Gandhi, Malatesta, Evola,   Landauer, Crowley e molti altri. Un libro che mi ha incantato ed emozionato. Il libro è esile, ad ogni personaggio non sono che dedicate due o tre pagine ma è un'esplosione di suggerimenti, episodi, riverberi, storie, particolari che invitano a percorrere nuove strade, ad aprire altri libri, a studiare, a ricercare, a dubitare, a sognare. Il profilo che mi è rimasto più impresso è quello del dottore Karl Koenig:


e quello più commovente è di Malatesta. 
Vi trascriverei alcuni brani ma preferisco invitarvi a cercarlo nelle biblioteche o ad acquistarlo.
Un libro davvero bello, come quest'altro sempre pubblicato alcuni anni fa da Adelphi:






Walking away. 
Spero presto.