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giovedì 31 ottobre 2013

La banda del palo d'oro

"Per ogni film, non si potranno girare più di tre scene di sesso ed il compenso per gli attori sarà minimo di seimila euro per le donne e cinquemila per gli uomini" (Federica Zarri, pornostar e politica italiana)

 


Potete leggere la mia recensione del romanzo "La banda del palo d'oro" di Enzo d'Antonio (ad est dell'equatore) sempre su Lankelot.

Sono i giorni dei morti e dei santi. Quando ero un bambino queste giornate erano l'occasione per vedere i miei parenti. Quelli vivi e quelli morti. Più che a Natale o nelle vacanze estive. C'erano i parenti di mia madre e quelli di mio padre. I comuni vicino al mio, la Brianza milanese e poi tutta quella zona che comprende Cerro Maggiore, Legnano, Varese. Mia cugina Luigia è ancora viva. Vive a Carate Brianza. Ha 88 anni. E' la nipote della mia nonna materna. Quando la vedo vedo mia nonna. Stesso fisico, stessi occhi, stesso modo di parlare. Suo marito combattè in Russia e faceva il sarto. Quando ero bambino era lui a confezionarmi le giacche della festa. Quando andavamo a trovarli c'erano sempre tè e biscotti buonissimi. Quella di Luigia è una famiglia di Comunione e Liberazione, una di quelle che contano assai. Sua figlia chiama mio padre zio anche se non è suo zio. Quando mia nonna tornava nei suoi luoghi natali andava a dormire da loro. Nando Sanvito, giornalista Mediaset, è suo figlio e quindi mio cugino (Gene Gnocchi lo paragonava a Renato Zero) e vuole molto bene a mia madre e a mio padre. Io non lo vedo da tanti anni. Ogni tanto tiene delle conferenze sullo sport. Quando era piccolo mia nonna gli lasciava sempre la buona mancia sotto il materasso. Un giorno zia Luigia (noi lo chiamiamo zia in ragione della sua età) mi regalò una scatola di Caran d'Ache. Li usai alle medie nelle ore di educazione artistica. A mia sorella regalò un libro in latino che adesso è tutto sottolineato. Stanotte ho sognato zia Luigia che bussava alla porta di questa casa accompagnata da mia nonna e mio zio Ezio. In mano portava un piatto di lumache e polenta per me. Nonna rideva con un breviario in mano. Lo zio invece piangeva sangue da tutto il corpo. In quei giorni lontani andavamo tutti e quattro al cimitero. E poi mangiavamo il gelato. Mia madre è una grande intenditrice di gelato. Adesso non riesce e non può più mangiarlo. Ha riscoperto i capelli d'angelo. Mia zia Luigia li cucinava spesso a mia nonna e quando tornava da Carate mia nonna li cucinava a me e mia sorella. Io li ho cucinati alla mia ragazza. In brodo e con olio e formaggio. Portavamo mazzi di fiori e lumini. Mia madre raccontava storie e mio padre ne raccontava altre e mia sorella altre ancora. Io stavo zitto e guardavo le file di tombe, le cappelle, le chiese, le fotografie e pensavo. C'era una casa di riposo vicino a un cimitero. Domenica andrò nel cimitero dove è seppellito il fratello di mio padre. Appoggerò la fronte al vetro della cappella dove è seppellito. Non sono mai entrato in quella gigantesca cappella. All'interno ci sono sempre vasi con fiori freschi. Adesso che sono cresciuto avrei potuto finalmente parlare di politica in maniera seria con lui. Mi manca tantissimo. Quei giorni di novembre sono stati fra i giorni migliori della mia vita.

Vi lascio con un articolo di Annalisa Chirico dal titolo "Doppia morale per la Pascale" che mi ha causato infinite discussioni con persone di famiglia e se pensate che sono diventato berlusconiano o robe del genere siete degli idioti della peggiore specie. (è che i/le  rompicoglioni/e mi stanno simpatici/e a pelle)


E un film che vorrei tanto vedere:


 
"CT Scan" from by The Lonesome Southern Comfort Company

lunedì 28 ottobre 2013

Mortalità

Ho passato una giornata in un day hospital oncologico rileggendo "Mortalità" (Piemme) del mio eroe (lui credo che lo avrebbe detestato questo termine) Christopher Hitchens. La struttura del reparto mi ha fatto pensare a un alveare o alla capsula della Ripley ibernata per il tipo di poltrone, disposizione e tipo delle stanze. Torno a casa e apro il nuovo romanzo di Martin Amis "Lionel Asbo - Stato dell'Inghilterra" (Einaudi) e trovo la dedica a Christopher Hitchens. 



E poi il nuovo di Tom Wolfe, "Le ragioni del sangue":


E avendolo provato più di una vota ribadisco che è meglio finire in di vita al pronto soccorso che avere a che fare con tutti i candidati del congresso PD e con lo stesso PD/DS/PDS/PCI/MARGHERITA/ULIVO/DEMOCRAZICRISTIANA/PARROCCHIE/BOYSCOUT........... Della politica parlamentare di pseudo sinistra me ne sbatto assai ma oggi ne ho dovuto parlare fin troppo e ho addosso tanta di quella rabbia che è meglio bere vino bianco. E comunque quando incontro un grillino (di solito venduti, leccaculi di qualunque cosa c'era prima, voltagabbana e opportunisti e falsamente rivoluzionari...) io mi chiudo nel silenzio. Uno schifo vero. E poi visto che siamo nella serata della bile e dei giudizi sommari posso anche dire che io provo a leggerlo quando riesco e ogni tanto ci trovo qualcosa di bello (ma dove non lo si trova?) ma alla fine devo confessare che a me la rivista Internazionale fa cagare e son quasi sempre 3 euro gettati nel cesso.

sabato 26 ottobre 2013

Dead City + Blonde Redhead


Potete leggere qui la recensione di "Dead City", romanzo di Shane Stevens (Fazi).


"Mishima: una vita in quattro capitoli" è un film di Paul Schrader che vi consiglio spassionatamente e che io rivedrò per cercare strade alternative durante la stesura di una recensione ad un saggio su Ezra Pound "Ezra fa surf". Tra l'altro Schrader ha filmato splendidamente Lindsay Lohan nel suo ultimo film presentato a Venezia. 



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E poi visto che in questa casa son tornato a riascoltare massicciamente i Blonde Redhead ecco a caso "23" , "Melody of Certain Three" e "Silently" dal vivo. Ed è anche grazie a un loro lontanissimo concerto che sto con la ragazza che amo. A loro sono davvero legatissimo. Ecco, ai Blonde Redhead voglio tanto tanto bene.


venerdì 25 ottobre 2013

Pianeta tortura

Una copertina dedicato a uno dei temi che da sempre mi stanno più a cuore.
(...ma lasciamo perdere il papa per piacere che ha scassato le palle...)

La vita è strana. Succede che arriva un giorno in cui mi trovo ad applaudire l'inizio di un ciclo di chemioterapia. Sono con te. Con le mie poche forze, col mio umore storto, con la mia faccia scheletrica, con la mia poca voglia di vivere.

"e io?
io aspetto qui
e mi affido alla notte
che confonde le tracce
che nasconde i rifiuti
che ritorna costante
" (Massimo Volume, "La notte")

E sempre e comunque Camilla Sparksss.

giovedì 24 ottobre 2013

Serial Writers


Ne parlavo tempo fa e adesso potete trovare la recensione di questo libro qui, sempre e comunque su Lankelot.

mercoledì 23 ottobre 2013

Les Revenants


Una gran bella serie. Tutto merito anche di "Serial Writers" che ho letto in questi giorni. 
E poi la colonna sonora è dei Mogwai.


"Mamma si nascondeva sempre la bocca quando rideva. E anche quando parlava con troppa allegria e dilatava quei muscoli felici, scoprendo troppo i denti. Ancora oggi io sono in grado di riconocere una persona del mio quartiere dai denti. O dal fatto che non ne ha. E quando mi capita di riconoscere, queste persone le chiamo "famiglia". So subito per esempio che posso affidargli il cane, ma non le chiavi della macchina, e so che non posso essere sicura che si ricordino l'ora esatta in cui devono tornare a prendere i figli. So che se cominciamo a litigare e a un certo punto arriva la Madama, diremo di comune accordo: "Non si preoccupi, agente, è tutto sotto controllo". So che cosa vogliono nascondere quando nascondono i denti. A quindici anni mamma aveva solo tre denti sani: tutto gli altri erano spezzati oppure marci o stavano per cariarsi. Ha avuto molto tempo per imparare a coprire quel sorriso. Per quanto fosse bella, alta, con le gambe lunghe, nonostante i lunghi capelli castani e la pelle chiara che non aveva mai perso la sua lucentezza, era quella vulnerabilità della bocca e anche quella vulnerabilità nello sguardo che spingevano gli uomini a tornare da lei. Probabilmente questi uomini tornavano solo perché lei era particolarmente propensa a riaccoglierli e, sì, forse mamma era una che ci stava facilmente, ma per quanto mi riguarda tanto di cappello perché, come potranno confermare tutte le donne che ci stanno facilmente, non è affatto facile far sembrare che la cosa sia facile. Comunque, per quanto potesse apparire carina, specialmente dopo essersi regalata per il suo venticinquesimo compleanno una bella dentiera bianca nuova di zecca, mamma non ha mai dimenticato quanto si sentisse brutta con quei denti orribili. Nella sua testa lei è rimasta sempre la ragazza con i denti marci. Stesso discorso per la debolezza mentale. Poco importa se poi nella vita dimostri di essere in gamba o se sei pieno di diplomi vergati su pergamena bianca: gli sbagli che hai commesso prima di imparare a fondo le lezioni che veramente contano non si cancelleranno mai. Quei documenti con tanto di timbri ufficiali, firme e controfirme puoi appenderli bene in vita su tutti i muri che ti pare e puoi metterli dentro cornici lucenti, ma la tua immagine riflessa sul vetro non riuscirà mai a farti dimenticare quanto ti sei sentito stupido quando eri alle prime armi. Non arriverà mai un momento in cui potrai finalmente sorridere senza vedere quegli spazi che hai in bocca." (Tupelo Hassman, Bambina mia, 66tha2nd)

E loro, loro, cazzo che grandi, grandissimi, come se fossero amici:




(..quando apro i giornali e leggo della Bindi e poi dei candidati di un congresso e poi dei falchi e delle colombe e di manovre finanziarie e il papa e e i calciatori e poi delle stronzate dei grillini e poi e poi e poi mi sento la febbre che mi prende anche allo stomaco e devo correre in bagno e svuotarmi...)

martedì 22 ottobre 2013

Ondata di freddo




Leggo e rileggo. Ascolto e riascolto. "Ondata di freddo" lo lessi nel 2003 e non l'ho mai dimenticato. Condivido questo amore con una persona speciale. Lo apri e prima c'è un dedica alla figlia e poi Thom Jones spara questa citazione: "Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterito da uno spirito cattivo, da parte del Signore. Allora i servi di Saul gli dissero "Vedi, un cattivo spirito sovrumano ti turba. Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio". 
(1 Samuele, 16,14-16)

Nick Drake - Parasite

venerdì 18 ottobre 2013

Il signore del caos


Fra qualche giorno recensirò anche questo libretto "Il signore del caos. Sono Sion" a cura di Dario Tomasi e Franco Picollo, pubblicato da CaratteriMobili.

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Ci sono telefonate che mi tolgono il respiro e mi riempiono di tristezza, inquietudine, dolore, senso di inutilità e vuoto assoluto peggiorando ancora di più il mio umore ridotto a meno di zero. Torno a casa e accendo lo stereo su vecchie canzoni che mi accompagnano da sempre mentre alla televisione passa un documentario sugli orsi. Canzoni come "Quartier Latin" cantata da Léo Ferré che si mescolano a filmati di orsi che si strofinano contro tronchi di alberi nei boschi dell'Italia orientale. Bevo vino bianco scadente, consumo pasti e cene frugali. Costruisco difese contro l'inverno. Mi tengo i sorrisi e le carezze e gli abbracci solo per le persone più care. Aveva ragione mio nonno: meglio morire per strada che ridursi a vivere da leccaculi. (E nel Quartiere Latino nel 1998 a 19 anni mi presi una sbronza colossale di cui non ricordo quasi nulla, se non l'inizio e alcuni frammenti intermedi e tantissime ma tantissime risate)

"Ce quartier
Qui résonne
Dans ma tête
Ce passé
Qui me sonne
Et me guette
Ce Boul' Mich'
Qu'a d'la ligne
En automne
Ces sandwichs
Qui s'alignent
Monotones
Quartier latin
Quartier latin
Quartier latin
Chez Dupont
Ça traînait
La journée
C'était l'pont
Qui durait
Tout' l'année
L'examen
Ça tombait
Comme un' tête
Au matin
Sans chiqué
Ni trompettes
Quartier latin
Quartier latin
Quartier latin
Cett' frangine
Qui vendait
Sa bohème
Et ce spleen
Qui traînait
Dans sa traîne
J'avais rien
Ni regrets
Ni principes
Les putains
Ça m'prenait
Comm' la grippe
Quartier latin
Quartier latin
Quartier latin
Ce vieux prof
Qui parlait
A son aise
Très bien, sauf
Que c'était
Pour les chaises
Aujourd'hui
Un diplôme
Ça s'rupine
Aux amphis
Tu point's comme
A l'usine
Quartier latin
Quartier latin
Quartier latin
Les années
Ça dépasse
Comme une ombre
Le passé
Ça repasse
Et tu sombres
Rue Soufflot
Les vitrines
Font la gueule
Sans un mot
J'me débine
J'ferm' ma gueule
Je r'trouv' plus rien
Tell'ment c'est loin
L'Quartier latin"


E a proposito di Léo Ferré c'è anche questo suo romanzo, purtroppo ignorato e pubblicato da Lindau:


giovedì 17 ottobre 2013

Virgins - Tim Hecker




Lo aspettavo.
Finalmente.

Dalia Nera



Proseguo nella recensione delle opere di James Ellroy, questa è la volta di "Dalia Nera".

Fra poco comincerò anche a leggere "Dead City" di Shane Stevens che poi recensirò sempre su Lankelot.



mercoledì 16 ottobre 2013

64 Warwick Way / Europe


Una bellissima canzone di The Lonesome Southern Comfort Company: "64 Warwick Way"e poi è uscito il nuovo video/singolo di Camilla Sparksss "Europe"

(Discutevo con un'amica francese dopo aver letto il programma di Marine Le Pen e lei mi diceva di fare una prova: trascriverlo togliendo il simbolo del Front National e farlo leggere alle persone che giurano e spergiurano di essere di sinistra. Su 14 persone 14 l'hanno approvato quasi in toto. Fascia d'età che andava dai 19 ai 73 anni. 13 sono le persone che votano abitualmente e una che si astiene. L'argomento più spinoso è stata la questione sulla "laicità" dello Stato. Il sottoscritto ha scosso il capo e l'amica francese ha esultato perché aveva vinto la scommessa. Lei aveva detto che il 100% l'avrebbe approvato. Da 12 me lo sarei potuto aspettare. Da 2 proprio no. Meno male che nessuno di loro era amico mio. Ovviamente è un discorso che andrebbe analizzato e contestualizzato ma che in generale mi conferma la fondatezza di alcuni miei noiosissimi dubbi)

martedì 15 ottobre 2013

Cane che corre

In generale non stravedo per Don DeLillo. Alcuni romanzi mi piacciono davvero tanto, altri molto meno. Ho riletto in questi giorni "Cane che corre" nell'edizione Tullio Pironti, con una bellissima dedica che risale al maggio 2000. Avevo 21 anni e sembra passato un secolo. Anche questa volta il romanzo mi ha soddisfatto a metà ma quando l'autore statunitense scrive di deserto mi lascia sempre senza parole. E molto bello è anche DeLillo come risolve la vicenda del filmato girato nel bunker hitleriano a Berlino. Il resto invece l'ho ritrovato molto debole.


(...Respingente il ricorso al feticcio della legalità...) 

venerdì 11 ottobre 2013

Un amore dell'altro mondo


Lo comprai nel 2002. Appena uscì. Succede che ogni tanto ne rileggo qualche pagina. In questi giorni l'ho riletto tutto. Mi commuove sempre. Negli anni ho maturato una specie di venerazione per Tommaso Pincio. "Un amore dell'altro mondo" al di là del suo valore in sè mi trasporta in un mondo di ricordi che sembra una sistemata d'eroina. Volti. Facce. Notti. Amici scomparsi. Non posso dimenticare quando a 14 anni trovai In Utero sul letto. Oppure quando Cobain morì e quella mattina io e M. ci guardammo in faccia e non ci rivolgemmo una sola parola mentre andavamo a scuola. C'è un aspetto di questo romanzo che mi spacca sempre in due e che mi riporta alla mia infanzia/adolescenza. Da quei pensieri/problemi non ne sono mai uscito. Vederli scritti in questo modo mi lasciò senza parole. E' sempre bello trovare l'impronta di un'amica lontana che non vedrò mai più.

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E una serie di libri che sto per leggere e recensirò su Lankelot:



E ieri è arrivata la mia nemica numero 1: la neve. Vaffanculo.

"New Sentimentality" di Toe per rimanere in un'atmosfera malinconica e "Cocaine Socialism" dei Pulp perché loro sono dei grandi e basta.

mercoledì 9 ottobre 2013

Mercoledì di segnalazioni - The World Is a Beautiful Place & I Am No Longer Afraid to Die

Oggi vi lascio una sfilza di segnalazioni:



* La vecchia intervista (siamo nel marzo 2005) di Simone Buttazzi a Patrick Karlsen:


1) Cominciamo dalla lettera. Postnovecento: come mai?

Il Novecento è un blocco storico a sé, un oggetto intellettuale a sé: è la pagina successiva alla storia moderna. Noi viviamo nella pagina che viene dopo ancora: nel -Post, in mancanza di migliori definizioni. Nel mio libro ho inseguito atmosfere che potessero evocare questa nuova dimensione.

2) Attenzione a questa: cosa dovrebbe essere la poesia allo stato attuale delle cose?

La poesia è la forma d'arte con le più alte possibilità espressive -secondo me. È prossima all'impossibile: a far parlare l'essere. A far parlare, quindi, la verità. L'esigenza di verità, pur non potendo essere appagata, è costante nell'essere umano. Oggi come ieri, la poesia dovrebbe rendere sopportabile la nostra fame di verità, sempre frustrata.

3) Certa tecnologia, certa politica, certe parole ti infastidiscono molto. Che valore dai alla manifestazione dello sdegno?

Io credo che l'intelligenza sia, in buona parte, la capacità di comprendere la sofferenza degli altri; l'amore il tentativo di placarla. Lo sdegno è sempre l'espressione di una sofferenza: sollecita la nostra intelligenza e - potenzialmente - chiama in causa il nostro amore.

4) La sterilità ricorre spesso nei tuoi testi. Cosa vuoi comunicare?

Cerco di comunicare, con una metafora, lo stacco fra l'essere umano contemporaneo e la natura. Intendo natura come appartenenza, come adesione piena al mondo, che sappiamo retto da una giustizia diversa dall'umana. Natura come accettazione della componente tragica della vita. Questa componente, per carità, non è la sola di cui è costituita l’esistenza. L'esistenza per fortuna è anche altro, anche conciliazione e persino armonia. Però la sua componente tragica è importante. Mi sembra che la storia moderna sia, anche, il tentativo umano di affrancarsi dalla base tragica della vita. Ciò comporta, naturalmente, tutta una serie di vantaggi materiali. È quindi un tentativo comprensibile, se non apprezzabile. Ma può isterilire spiritualmente. Che vuoi che dica? Sarà che ho letto Nietzsche quando ero troppo giovane. E molto di seconda mano, per giunta.

5) "Aurea condizione mediana", "Attenti che stiamo invecchiando"... moniti, burle o solo ovvietà?

Credo che non sia io a doverlo dire. Certo nelle mie intenzioni non volevano essere ovvietà, né burle. Moniti? Diciamo constatazioni.

6) Che rapporto hai con la tua città, Trieste?

Trieste è un ottimo osservatorio del Novecento. Per molti versi, è il Novecento in una sola città. Al di là di questo, posso dire che l'adoro e mi fa paura. Ha una doppia anima, sempre in bilico tra vita e morte. Troppe volte ha invitato i suoi figli a toccare la luce per bruciarli. La si può perdonare? Il perdono è la questione essenziale che pone Trieste.

7) Stile o contenuto? Una scelta secca, senza compromessi.

Mi pare che l'arte ne ricerchi la sintesi.

8) Perché concludi la raccolta con un testo immerso nel novecento?

Per evidenziare il contrasto con le immagini tratteggiate in precedenza. Viviamo in un mondo abbastanza asettico. Il contrario di tutto il fuoco e ferro del Novecento.

9) A chi parli quando scrivi?

Ha-ha, bella domanda. Parlo a persone e luoghi rigorosamente idealizzati: nella speranza di non parlare una lingua soltanto mia.  

10) Hai paura del buio?

No, mi piace. Lo sento abitato da figure amiche. Nel buio prendono corpo i nostri sogni. Sa di libertà prenatale.

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** Un articolo di Francesco Costa intitolato: "Carceri, amnistia e indulto: le FAQ". A margine di questa vicenda non posso che ribadire la mia convenzione che gli amici più fedeli di Berlusconi e utilissimi al perpetuarsi di questo stato di cose siano i grillini, i giornalisti del Fatto Quotidiano (la prima pagina di oggi sembra uscita da un film di Alvaro Vitali e non mi annovero fra gli sdoganatori di quei film) e compagnia bella, tipo Repubblica, Micromega e robe così. Sembrano il quarto canale di Mediaset. Apparentemente rivoluzionario. O forse rivoluzionario come i(l) rivoluzionari(o) al potere di 1984.


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*** Ne avevo scritto qualche tempo fa. Adesso è possibile leggere l'articolo di Angela Azzaro sul libro della Attanasio: "Schicchi o della rivoluzione sessuale. Ma oggi lo abbiamo tradito". Sullo stesso numero c'era un altro bell'articolo che riguardava lo stesso tema: "Amore e morte di Riccardo Schicchi" scritto da Vincenzo Sparagna, direttore de "Il Nuovo Male" e "Frigidaire".



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Domani mia sorella, egittologa, terrà una breve conferenza presso La Scighera a Milano. Qui di seguito il lancio:

"Inizio: Giovedì, 10 Ottobre, 2013 - 19:15 - 20:45

Egitto che passione! Basta la parola, e subito la fantasia corre verso piramidi, faraoni, sfingi e mummie: insomma tutto l'armamentario dell'immaginario archeologico, da Indiana Jones a Liz Taylor in Cleopatra e Topolino. ViaggiNeiParaggi vuole andare oltre e con Anna Consonni, egittologa, stasera chiacchiereremo dell'Antico Egitto al di fuori dei luoghi comuni. C'è qualche motivo per questa passione popolare? Nella realtà, oltre a faraoni&piramidi, com'era la vita in Egitto? Quali aspetti della loro cultura sono arrivati fino a noi? Ingresso libero con tessera Arc
i.



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"We are the walls in formless shapes. The overbearing weight. This house weighs heavy on my mind. Erasing tapes, undocumented faiths. Took down your pictures and your belongings. In boxes buried under the soil, in the yard behind our tree, you’ll wait. Wrote tiny poems through the lines of my hands. Little birds flew by me. The wind’s been calling your name south in pursuit of foreign lands. Can’t go back. Where’s your tact? Where’s your grace? Where are the things you replace? Are our words more than sound? We cut the air and we’ve found to lose your faith in the world is to lose faith in yourself. We are ghosts in your homes. We travel under the floor. And when our voices fail us we will find new ways to sing. When our bodies fail we’ll find joy in the peace that it brings. The world is a beautiful place but we have to make it that way. Whenever you find home we’ll make it more than just a shelter. And if everyone belongs there it will hold us all together. If you’re afraid to die, then so am I." ("Getting Sodas" dall'album "Whenever, If Ever" dei The World Is a Beautiful Place & I Am No Longer Afraid to Die)

martedì 8 ottobre 2013

POSTNOVECENTO - Patrick Karlsen

Una libreria che crolla nella mia casa italiana. Mia madre che chiede a me e a mia sorella di sistemare i libri nelle altre libreria, di portarceli via, di regalarli. Spostando i miei libri mi sono ritrovato fra le mani un gioiello pubblicato nel 2005 dalla gloriosa Edizioni del Catalogo, splendida idea di Gianfranco Franchi. Il libro in questione è "POSTNOVECENTO" e l'autore è Patrick Karlsen. Triestino sanguemisto, classe 1978. Ricercatore, storico, poeta, consigliere comunale. Artista. E gran bella persona. Vi lascio copertina e prefazione di Franchi.




L’immortalità nel gesto minimo

Hope is a knave befools us evermore,

Which till I lost no happines was mine.

I strike from hell’s to grave on heavens’ door.

All hope abandon ye who enter in

(S. BECKETT, Pseudo-Chamfort)


Patrick Karlsen è un artista triestino, sanguemisto, classe 1978. Talentuoso ed eclettico figlio d’una città di splendida tradizione letteraria; ricade anche su di lui la responsabilità d’esserne prima e nuova espressione nel post-Novecento: con l’intelligenza, la profondità e la sensibilità d’un giovane storico, che canta in versi e in prose la condizione dell’intellettuale nel tempo nuovo. La poesia di Karlsen si fonda su tre colonne portanti: l’impegno e la satira civile e politica; l’intimismo e il sentimentalismo; l’insofferenza e lo spaesamento di fronte alle innovazioni tecnologiche. È l’artista che sogna di “agguantare le nuvole sulle rotaie”, per restituire ai suoi contemporanei la dolcezza e l’umanità di tempi e ritmi estranei alla frenesia e all’esasperazione della società odierna: è inquieto, ferito e rabbuiato nella consapevolezza dell’isolamento dell’intellettuale, basito e scosso dalla sensazione d’estraneità alla neo-lingua italiota propagandata dai media e imposta dalle innovazioni tecnologiche; s’è incarnato l’incubo vagheggiato e titillato dai futuristi, siamo nel tempo in cui leggiamo sui led e per scintillanti comandi ci ritroviamo a pensare per check, press, confirm. In “tempo reale”. Oh, abort. Karlsen vive in una nazione irriconoscibile, che pretende pacificazione e comunanza della memoria per via d’amnesie o d’oblio o di partigiana revisione: è un cittadino che sente la responsabilità di testimoniare l’alta lezione politica, vivile e democratica dei Padri della Repubblica, e rifiuta le logiche nuove che cercano nello “stivale accartocciato sconvolto”. “Nella veronica acerba d’un ballottaggio / postindustriale” (“Dieci di giugno”), infatti, “l’Italia è uno scoglio dove / si squaglia a banchi il cerone; contrada / dei trastulli, delle paraboliche in fiore, / delle banane illiberali in corteo. A te / consegnerò un astro nuovo, ove le foche / stenteranno in pace: e non ci sarà / più tracci di corrotte entità umane” (“Il regalo”). Corruzione, culto dell’immagine fine a se stesso, caducità e precarietà di tutto: flessibile s’è fatta non solo la condizione del lavoratore, ma l’esistenza e il senso della verità e della realtà. Sopraffatto dalle aberrazioni delle violazioni dell’etica, della morale, della democrazia e dell’intelligenza, asfissiato dalla de-umanizzazione nelle interazioni tra individui, lacerato dalla coscienza d’essere incapace d’esser servo d’un potere illiberale, l’artista e l’intellettuale può e deve gridare di rabbia e di dolore – e sussurrare e sorridere solo quando si rivolge al suo amore, alla coscienza d’un amico, al microcosmo della sua esistenza. Spegnendo lo stomacante “chiasso della televisione”, Karlsen si va allora guardando attorno cercando “l’immortalità nel gesto minimo”. È una corazziniana e gozzaniana poesia delle piccole cose: minimalista ed intimista, essenziale e postromantica. “Scrivo di quel niente di profilo ed è tutto, / il niente è la parola della poesia, tutto.” Nel nostro nebuloso e grigio panorama letterario si propone e si staglia la voce di uno storico che conosce e domina la poesia: e fondendo e ibridando l’essenza del suo ruolo di ricercatore e creatore di bellezza va costituendo un’opera nuova; è un libro che ripudia il disordine e la feroce indifferenza della contemporaneità, rinuncia alla volgare normalizzazione figlia della menzogna idolatra della società dell’immagine, e si lascia leggere e interiorizzare, nel tempo: padre di pensieri fertili e solari: nel regno e nel destino d’una rigenerazione d’un popolo, dettata dal dominio delle arti, e della letteratura.

What is that sound high in the air
Murmur of maternal lamentation
Who are those hooded hordes swarming
Over endless plains, stumbling in cracked earth
Ringed by the flat horizon only
What is the city over the mountains
Cracks and reforms and bursts in the violet air
Falling towers
Jerusalem Athens  Alexandria
Vienna London
Unrea
(T. S. ELIOT, The Waste Land)


e un estratto dell'intervista di Simone Buttazzi a Patrick:

"Certa tecnologia, certa politica, certe parole ti infastidiscono molto. Che valore dai alla manifestazione dello sdegno?"
"Io credo che l'intelligenza sia, in buona parte, la capacità di comprendere la sofferenza degli altri; l'amore è il tentativo di placarla. Lo sdegno è sempre l'espresione di una sofferenza: sollecita la nostra intelligenza e - potenzialmente - chiama in causa il nostro amore."

domenica 6 ottobre 2013

Dalia Nera (James Ellroy) + Dieci dicembre (George Saunders)

Proseguo nella mia lettura/rilettura dell'opera omnia di James Ellroy. Stanotte ho ho finito per l'ennesima volta "Dalia Nera". Rilettura preceduta dalla rivisione del film girato da Brian De Palma. E sempre gli stessi passaggi che mi fanno male. Sono straconvinto che una persona che non vive di ossessioni, di dolori atroci, di incubi spaventosi, di insonnia, di bassifondi, di prostitute, di stomaco a pezzi, di sensi di colpa, di tradimenti, di ferite, di alcool, di missioni suicide da portare a termine non potrà mai capire appieno la portata di questo (e non solo) romanzo dello scrittore statunitense.


E finalmente arriva un libro da me tanto atteso:


(Torno a casa dal lavoro. Apro Repubblica. Trovo una frase del cazzo che dice "Ora vi spiego come il buon vino salverà l'Italia". Una vera e propria stronzata da attribuire (seppur lancio pubblicitario) a uno di quei fantomatici salvatori dell'Italia che raccolgono tanti consensi a destra e a sinistra. Quando lo incrocio in tv mi sale la bile. Spero di non incontrarlo per strada)

sabato 5 ottobre 2013

venerdì 4 ottobre 2013

"Non dite alla mamma che faccio la segretaria"


Peccato non riuscire a trovare l'articolo di Angela Azzaro che ho letto oggi a proposito di questo libro che mi è stato regalato ma che ho solo sfogliato. Comunque il libro in questione è "Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard" (Sperling & Kupfer) di Debora Attanasio. Vi starete chiedendo il perché di questa segnalazione. La risposta è semplice e molteplice. Per vari motivi fin da piccolo ho avuto a che fare con il mondo del "sesso", ho amiche che gradiscono determinati argomenti, la nazione dove sto ha una legislazione molto diversa da quella italiana che porta a parlarne, discuterne, litigare e tanto tanto altro. 

Interiors

Ho le palle girate. Per tanti motivi. L'argomento del giorno è quello che tutti sanno. Mi limito solo a esprimere tutto il mio disprezzo e odio sincero verso tutti gli ipocriti di destra e sinistra e democristiani e cristiani che stanno versando lacrime da coccodrillo, verso i giornali del cavolo e i commentatori di merda su qualunque organo di disinformazione. (La parola "informazione" è una parola che detesto). Andate davvero a cagare. La ragione è precisa. Seria. Non mi va di spiegarla. Ma durante tutti questi anni, tanti anni, secoli, millenni voi col cuore e col corpo non c'eravate, voi prendevate le distanze, voi restavate zitti, voi votavate, voi parlavate di prostitute, processi illustri, leggi elettorali, televisione, raccolte firme, cortei del 25 aprile, democrazia della rete, alleanze elettorali, delibere comunali, diritti del cazzo, eccetera, eccetera, eccetera. Vi difendevate dicendo che le questioni erano collegate. Ne siete sempre sicuri? Voi. "Voi" è un'altra delle parole che detesto. Ma è la sola che riesco a pronunciare in questo momento. Ma lasciamo stare. E state zitti per piacere perché tutti i giorni sono lì al fianco di immigrati di tutto il mondo. Perché sono un immigrato. E quando devi aiutare una giovane famiglia dello Sri Lanka a compilare dei cazzo di fogli senti il peso delle frontiere, delle carte d'identità dei passaporti, del sangue. 

Cambio argomento che è meglio.

Ieri la mia compagna ha fatto partire per caso un film che adoro. Girato dal regista di "Basic Istinct" tutte le volte che lo vedo mi prende sempre. Trash in molte scene. Contradditorio in molte altre. Non fa sconti a nessuno. E sicuramente infastidirà qualcun altro per il finale.




mercoledì 2 ottobre 2013

Hell on Wheels

La terza stagione di "Hell on Wheels" mi sta prendendo al cuore. Questi due sotto mi allietano le settimane. Peccato che tu non possa vederle. Peccato che tu detesti i sottotitoli. Questa sarebbe la tua serie perfetta. Sdraiata sul divano, in camicia da notte, con il volto pallido e la coperta so che te la divoreresti. Ancora una volta ringrazio questa vita per essere nato in una famiglia che pullula di donne della tua pasta. Il personaggio di Ruth e le scene scritte per lei sono indimenticabili. Ti somiglia davvero tanto.



Quando mi manca il coraggio per fare quello che vorrei mi sento male. Questo tempo fa schifo. Odio l'autunno e l'inverno. Anche se autunno e inverno sono le facce abituali del mio carattere. Questo primo freddo mi sta già scavando dentro. Tempo quindici giorni e mi sarò già riempito di centinaia di anfratti e gallerie.

"Viene da domandarselo,
soprattutto vedendo con quanto scrupolo abbiamo costruito le nostre vite al riparo
dalle rotture e dalle crisi, 
nascondendo il nostro conformismo
dietro a qualche bandiera e a qualche canto
sempre 
troppo
poco
intonato"

(Jumpin Cherries, "Considerazioni sull'Urbanistica", dell'album "Casi Incomprensibili". Un brano che mi ha segnato dentro)

martedì 1 ottobre 2013

Skippy muore - La Restaurazione


Come promesso tempo fa potete trovare qui la mia recensione di questo romanzo.

Altre cose sparse:

Di questa crisi non parlo, me ne frega assai poco, sono lontanissimo da tutti questi discorsi. Rimanendo nel campo dello sprecare parole per una questione bollita c'è questo articolo che parla di tre poteri. Oddio anche questo mi pare semplificatorio però vabbè. Lo faccio per fingere di stare al passo. In fondo a quest'articolo si cita il programma della De Gregorio su Rai 3. Quando potevo seguivo il programma di Augias anche se negli ultimi tempi era diventato abbastanza noioso e ripetitivo. Noi due abbiamo provato a seguire "Pane quotidiano" e ci è sembrato una lagna e non funziona nemmeno come sonnifero tanto rompe le palle. Dopo due tentativi abbiamo definitivamente mollato. Ho anche ascoltato il nuovo singolo dei Massimo Volume e non mi ha convinto per niente. 

Questa sotto è la copertina di un libro che comincerò a leggerò e forse recensirò. 


Sono contentissimo dell'uscita di un disco di un gruppo dove suona un batterista che ha fatto tanto per me. Un amico. Lui si chiama Christian Carta. Il gruppo: "La Restaurazione". Il disco: "Nella polvere". Ho omaggiato Christian anche nel mio libretto "La maledizione degli affetti". Suonava anche nei Jumpin Cherries, un gruppo straordinario e colpevolmente dimenticato. 



Se vi va potete andare qui o scrivere a questa mail: larestaurazione@japanapart.com