Potete leggere qui la recensione di "Dieci" di Andrej Longo (Adelphi Edizioni), un libro uscito qualche anno fa ma che mi è sempre piaciuto e che era giusto che prima o poi recensissi.
Segnalo anche altre cose:
Potete ascoltare il nuovo disco di Gabriel Sternberg qui: http://www.rockit.it/gabrielsternberg/album/phantomschmerz/19978 e sul mio vecchio blog avevo scritto qualche riga sul suo primo album, "Endless Night", che uscì per Canebagnato Records nel 2007. Proprio sul suo sito ho ritrovato quelle parole:
"Album dedicato a quei momenti in cui il mondo intorno si confonde, pian piano scompare e quello che rimane, i dettagli, si fa chiaro, a volte doloroso a volte necessario”, così recita la presentazione di Endless Night, l’album di Gabriel Sternberg, giovane cantautore italo-tedesco di stanza a Milano, edito dalla Canebagnato Records, in una confezione cartonata dalla linee e paesaggi adombrati di bianco e nero (a cura di Caterina Pinto) che personalmente mi ha riportato, (con immenso dolore) all’universo disegnato da Craig Thompson, in quel capolavoro dei sentimenti che è Blankets. Ascoltare questo album fa male. Tanto male. Nei primi giorni da che mi era stato spedito ero stato capace solo di ascoltare una canzone alla volta, Marzena, così scarna, l’oscurità malinconica dei cuori di Nick Drake-Elliott Smith rappresa in quella chitarra, in quel sussurro, in quelle pause dove ci può stare tutta quanta la tua vita…e sono stato costretto a fermarmi, a prendere fiato per poi ricominciare infilandomi nelle aperture di willow tree, dove Gabriel Sternberg, supportato da Christian Alati, finge di cambiare umore senza mai farlo in verità, perché quelle frasi finali…“although i am all alone // you’re standing here, by my side”...mi restituiscono al dubbio che nulla nella mia vita sia cambiato…che nulla di quanto io stia vivendo sia davvero reale…e così il disco l’ho richiuso senza azzardarmi per qualche giorno a riascoltarlo…perché tutte le canzoni mi sembravano così simili una all’altra nell’umore…come se Gabriel volesse cantare una sola canzone lunga un album e poi…ecco…in pieno maggio ritorna l’autunno…carico di vento forte e pioggia gelida e l’album mi ha attirato a sé…come una donna irraggiungibile…la tristezza da città deserta di soon… sotto un cielo limpidissimo nella sua desolazione che sembra trovare un tiepido chiarore nelle vaghe reminiscenze alla Kings of Convenience… fino ad arrivare alla coppia di canzoni che più mi hanno scosso l’animo…la strumentale silent day col pianoforte accompagnato dal sommesso brusio di voce lontana…come un funerale che scorre lungo le vie di un paese dalle finestre sbarrate…e la successiva with you dal ritmo avvolgente di un ballo ipnotico..ad occhi chiusi…le dita che si sfiorano e si allontanano “still I won’t forget single day…// with you//…..come in una delle prime canzoni di Maximilian Hecker… la ninna nanna sussurrata sul dorso di un letto o sul manto di un bosco autunnale di Close to me fino a concludersi con la traccia che da il titolo al disco: endless night, nella semplicità di voce e chitarra…“in your arms i’m sleeping…the deepest dream”… ed è proprio in queste ultime parole che non lasciano tregua al cuor, che viene custodito il piccolo gioiello che è questo disco."