"In fondo alle scale, Old France spolverava i gradini, una gobba sulla schiena. Mi rivolse un sorriso mentre passavo, questa donna che era stata picchiata e terrorizzata dal marito per tre decenni finché una notte d'estate finalmente crollò, prese una delle molte pistole di lui, gli si avvicinò mentre era seduto al tavolo della cena e gli sparò cinque volte in piena faccia. Alan D. la definiva un'assassina e, dal punto di vista legale - e magari anche da quello morale - aveva ragione. Ma quando restituii il sorriso a France, una cosa che adesso avrei dovuto smettere di fare con tanta regolarità, seppi di non considerarla esattamente in quel modo. Vedevo una donna che era stata ferita, ferita e poi ancora ferita finché era arrivata al punto da poter fare solo due cose: morire oppure ributtare tutto in faccia a un'altra persona. Era un flusso quasi inevitabile di cattivi sentimenti e mentre uscivo nella fredda aria primaverile di quella città pedemontana, seppi che era questo a unirmi a quei criminali, la capacità condivisa di trasformare una ferita ricevuta in un'offesa che poteva addirittura uccidere l'altra persona, quella che se l'era meritata."
(Andre Dubus III - I pugni nella testa)
(Andre Dubus III - I pugni nella testa)
Mi sembra una scrittura filmica, di certo molto forte.
RispondiEliminaCiao Ally questa frase è tratta dal memoir di questo scrittore (figlio di un altro scrittore) che ripercorre la sua durissima vita fatta dell'abbandono del padre, ristrettezze economiche, boxe, arresti, pestaggi, violenze ma anche speranza, amori, gioie, bevute, la scrittura, i figli. E' abbastanza lungo, più di 500 pagine, ma quando cominci a leggerlo poi non lo molli più.
RispondiEliminahttp://www.nutrimenti.net/libro.asp?lib=212